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Autore: NanaK    08/12/2013    4 recensioni
Abracadabra.
Quella era diventata la mia parola magica contro il malocchio. Non che ci credessi ovviamente, però mi infondeva coraggio quando ne avevo bisogno.
A volte mi sembrava di star pronunciando il mio nome, Abracadabra, eppure di nomi ne avevo avuti tanti.
Ero stata Caridee, ero stata Cary, per qualcuno ero anche stata “ tesoro ”.
Ora invece, ero Jenna, Jenna Olsen, e avevo una missione da portare a termine.
Genere: Azione, Erotico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Matt, Mello, Nuovo personaggio
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Caridee'
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Capitolo primo

Luglio 2009

 

Il sole era accecante, e caldo. Ero in osservazione da ore, ma ancora nessuno usciva da quel maledetto covo. Quella mattina mi ero svegliata presto e avevo preso al volo un top nero e dei pantaloni grigi; avevo legato i capelli in una coda alta e inforcato gli occhiali da sole che erano sul comodino.

La verità era che quella che mi  toccava era un’enorme scocciatura e invidiai Paul che continuava a dormire indisturbato.

< Dannato approfittatore > mormorai tra i denti, mentre fingevo di leggere una rivista posata sul tavolino del bar in cui mi ero seduta. In fondo però ero cosciente che quel compito spettava a me, chiunque stesse cercando di acciuffare Paul doveva avere le sue ragioni e lui non poteva permettersi il lusso di farsi vedere molto per strada. Con nonchalance presi il bicchiere e bevetti qualche sorso di succo fresco, tenendo d’occhio da dietro gli occhiali la porticina dall’altro lato della strada. Erano mafiosi ovviamente. Due settimane prima l’avevano aggredito in tre e a nulla erano valse le sue doti di taekwondo. Malauguratamente io ero al mio lavoro-copertura e perciò non avevo potuto fare nulla per aiutarlo: gli avevano chiesto tutti i suoi documenti e informazioni sugli strani affari in cui stava “ ficcando il naso ” e lo avevano minacciato che presto lo avrebbero preso. Lui e chiunque stesse collaborando alla sua stessa “cosa”. Cioè io, ma questo loro non potevano saperlo. Proprio in quel momento uscirono due uomini ben curati e dall’aria minacciosa che tentavano di nascondere il loro frenetico guardarsi intorno. Abbozzai un sorrisetto e tamburellai le dita sul tavolo: ora ero certa che quella fosse la loro base segreta. Uno dei due corrispondeva perfettamente alla descrizione di uno degli aggressori fattami da Paul e dalla foto segnaletica trovata su internet. Scossi la testa delusa: era bastato così poco per trovarli. Mi alzai lasciando i soldi sul tavolo e con nonchalance mi avvicinai ad un cameriere che stava pulendo il tavolo accanto a quello in cui ero seduta io.

< Mi scusi, sono nuova di qui. Non è che può consigliarmi un bel locale dove passare la serata? >.

I suoi occhi saettarono verso di me e fu come se non avesse mai visto una donna in vita sua. Doveva avere circa trent’anni, ma non mi feci spaventare dai dieci anni di differenza tra noi. Si schiarì la voce e mi disse con tono insicuro che conosceva alcuni bei posti nei dintorni e si offrì persino di lasciarmi una lista scritta.
< ..Oh, c’è anche il Templum, è un pub carino con della buona musica. Infine in fondo alla strada puoi trovare una discoteca, l’Abracadabra, ma non gliela consiglio, non girano buone voci su quel locale >. Non notò il cambiamento dei miei occhi, troppo occupato nel percorrere il mio corpo con lo sguardo.

L’Abracadabra.

 

Quando si metteva a studiare non c’era nulla e nessuno che avesse il permesso di disturbarlo. Io ero l’unica che rappresentasse l’eccezione, a patto che “ stai buona e zitta sul letto ”. Con un sorriso lo osservavo scrivere ed imparare a velocità disarmante, gli occhi luccicanti e attenti a conservare ogni più piccolo dettaglio. Ero segretamente gelosa  di quei momenti e non ne parlavo con nessuno. Quando poi finiva, diceva sempre una frase, sempre le stesse identiche parole.

< Domani sarò il migliore, lo sento >

< Pronuncia una formula magica, vedrai che ti aiuta >

< Non ho certo bisogno di magie, io >

< Sai, prima di addormentarmi la mamma diceva sempre che se all’inizio di ogni giornata avrei detto “Abracadabra” tutto sarebbe andato bene >

< E tu ci credevi? >

< E’ diventato una specie di rito. Me la fa sentire più vicina >. La verità era che mi pareva strano che di mia madre ricordassi solo questo dettaglio, quindi pensavo che ci doveva essere un motivo. Quella era diventata la mia parola magica contro il malocchio. Non che ci credessi ovviamente, però mi infondeva coraggio quando ne avevo bisogno.

Da allora ogni mattina mi attirava a sé e mi bisbigliava quella singola parolina che mi entrava dentro, come una calda coperta mormorante. In quella parola ormai, vi erano due delle persone più importanti della mia vita.

 

< La ringrazio, ora devo andare >. Rimase confuso dal mio tono brusco, non più mellifluo e seducente e non gli lascia il tempo di rispondere. La mia mente lavorava frenetica. Un segno? Una sciocca coincidenza? La mia rovina?

Respirai a fondo e riguardai la lista scritta sul foglio. Li avrei controllati tutti e in quello che mi sarebbe sembrato più giusto sarei andata ogni sera. Per prima cosa però bisognava avvertire Paul. Come se mi avesse letto nel pensiero il mio telefono iniziò a squillare per una sua chiamata.

< Pronto? >

< Jenna. Dove sei? >

< Sono per strada, sto tornando a casa >.

< Raggiungimi al ristorante dove abbiamo pranzato due giorni fa. Voglio presentarti una persona >.

< Paul, chi è? Sei sicuro che possiamo fidarci? Non capisco proprio come tu possa essere così avv- >

< Tesoro, è a posto, garantisco io. Muovi quel bel culetto che ti ritrovi e vieni subito ok? Non farmi aspettare >. Sbuffai e chiusi la chiamata. Non avevo per nulla intenzione di accontentarlo, perciò camminai il più lentamente che potei. Era passata una mezz’ora buona quando entrai nel ristorante e fui immensamente soddisfatta quando sentii il suo sguardo di fuoco su di me. Era seduto ad un tavolo nell’angolo più appartato della sala ed aveva di fronte un uomo dall’aspetto piuttosto giovanile. Misi su l’espressione più indifferente che avevo e li raggiunsi.  Appena mi vide mi porse una mano e si presentò.

< Sono Stephen Gevanni, molto piacere. Andavo alle superiori con Paul >.

Lo degnai appena di un’occhiata, ricambiando la stretta < Jenna Olsen >.

< Scusala Stephen, la mia donzella è un po’ scorbutica oggi > gli disse ironico Paul, facendolo sorridere timidamente. Ordinammo in silenzio e ancora non capivo chi fosse costui: non mi sembrava un tipo particolarmente pericoloso, anzi. Aveva i capelli scuri e due begli occhi chiari e aveva la classica aura del bravo ragazzo casa e chiesa.

Quando finimmo di mangiare il primo, avevo ordinato un semplice risotto, non ce la feci più, perciò voltai il viso verso Stephen e gli chiesi senza vergogna chi fosse esattamente. Dallo sguardo di Paul compresi che aveva capito che non mi fossi bevuta quella scenata di “ rimpatrio tra vecchi compagni ”.

Evidentemente non si aspettava da me una domanda così diretta all’improvviso, perciò mi guardò con la bocca semiaperta. Allora il mio coinquilino prese la parola con un sospiro. Mi conosceva e sapeva che non era il caso di insistere con le sceneggiate.

< Va bene, va bene. A volte mi chiedo perché tu debba essere così dannatamente intelligente >. Sorrise di fronte alla mia smorfia < Ero in banca, sì, non guardarmi in quel modo, alle volte anche io sono onesto. Dicevo, ero in banca e ho incontrato per caso Stephan. Diciamo che, parlando, mi ha detto delle cose molto interessanti e potrei, dico, potrei, avergli comunicato la nostra missio- >

< Hai fatto cosa?! >. Non mi ero neanche accorta di essermi alzata in piedi, sbattendo la forchetta sul piatto, ma non me ne importò assolutamente nulla.

Ero fuori di me. Quell’idiota aveva sbandierato ad uno sconosciuto ciò a cui lavoravamo da anni.

Lo sconosciuto in questione si schiarì la voce e registrai con sorpresa il cambiamento d’espressione dei suoi occhi, molto più seri e decisi.

< Signorina Jenna, ora vorrei parlare io. Non deve preoccuparsi circa la segretezza del vostro piano, può tranquillamente considerarmi una persona affidabilissima. Inoltre faccio parte di una squadra Anti-Kira altrettanto segreta, perciò siamo nella stessa barca temo >. Questa notizia fu un altro duro colpo e mi fece risedere con uno scatto. Lo guardai fredda aspettando che continuasse.

< Con Paul avevamo pensato di poter unire le forze e le informazioni, così da avere più possibilità di successo. Conosco le potenzialità del mio amico e ho avuto il piacere di constatare che se ne sono aggiunte altre, anche se la strada che ha scelto non è esattamente la più giusta. Non so nulla di lei, ma sono sicuro che è altrettanto all’altezza >.

Sbuffai una risata di scherno, prima di tornare seria < Per chi lavori? >

< Al momento siamo una squadra agli ordini del nostro capo >

< Ossia? >

< Near. Sicuramente non lo conoscerai, ma è un ottimo talento ed ha una mente incredibilmente brillante >.

La testa cominciò a girarmi e mi sforzai di rimanere lucida. Un’incontrollabile repulsione verso il luogo in cui mi trovavo, le persone che avevo davanti e tutta la situazione in generale, mi costrinse ad alzarmi.

< Non se ne parla. Io e Paul lavoriamo da soli e questo è quanto. Per favore, non si faccia vedere mai più >.

Voltai le spalle al tavolo e corsi fuori. 

 

Due ore dopo ero nel salotto a prendere a pugni il sacco da box che avevamo in casa. Ero completamente sudata e avevo la gola secca a furia di urlare. Non avrei permesso che il mio passato tornasse a tormentare il mio presente. Solo da un anno ero riuscita a raggiungere una quasi-serenità e niente, più niente doveva buttarmi di nuovo a terra.

 

 

Buonasera a tutti!

Pubblico il questo primo capitolo sperando che vi piaccia così come vi è piaciuto il prologo. L’ho appena iniziata e già questa storia prende pieghe che io stessa non avevo programmato e tutto ciò mi piace da morire. Attendo con ansia i vostri commenti e vi ringrazio tutti per il vostro sostegno, mi aiuta molto. Vi voglio lasciare il link di una canzone che è stata basilare per la nascita di questa storia e, anche se si tratta di una canzone coreana, spero che la ascoltiate.

Un bacione,

Hime

 

 

https://www.youtube.com/watch?v=z8AVm_ROtDM&hd=1


   
 
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