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Autore: Alis_2691    20/12/2013    0 recensioni
Alison vive a New York. È una ragazza molto sicura di se e conduce una vita tranquilla. Una sera si reca al "ballo d'autunno" con il suo fidanzato Marcus, il quale durante la serata gli farà una strana e alquanto inaspettata sorpresa. Alison rimane scioccata e perplessa dal comportamento di Marcus, tanto che durante il viaggio di ritorno a casa i due litigheranno pesantemente. Dopo quella notte, Alison non sarà piu la stessa. Qualcosa di brutto sconvolgerà la sua vita e finirà per cambiargliela per sempre.
Genere: Drammatico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il mattino seguente, il signor Nicholson uscì di casa per recarsi al centro commerciale in centro a New York. Quando fu lì si fece quasi prendere dallo sconforto. Sua figlia non era più la stessa ormai, non era più la sua Alison. Era stanco della sua situazione, del rapporto che c'era tra loro dal giorno dell'incidente e si vedeva costretto ad accudire sua figlia da solo. I suoi familiari erano troppo lontani, così come i suoi due fratelli. Doveva provvedere a tutto lui. Se solo ci fosse ancora Annie, la madre di Alison, nonché suo primo grande amore. Fecero in tempo a far nascere Alison, seguirono molte complicazioni e poco dopo morì. Alison non sapeva praticamente nulla di sua madre. Non aveva alcun ricordo legato a lei, solo qualche fotografia, che amava tenere bene in vista nella sua stanza. 
Il signor Nicholson sapeva che se sua moglie fosse stata ancora con lui, tutto questo sarebbe risultato molto meno pesante da sopportare. In quel momento sentì molto la sua mancanza  e una lacrima gli scese giù per la guancia. 
"Signor Nicholson? Tutto bene? "
Si voltó e vide Brittany. 
Stava a guardarlo con occhi colmi di dispiacere, per ciò che stava passando e ciò che doveva passare la sua amica Alison. 
"Ciao Brittany. Vorrei poterti rispondere dicendoti che va tutto bene ma non sarebbe la verità. 
È cambiato tutto dal giorno dell'incidente e..." 
Sospiró forte prima di proseguire.
"Io non ce la faccio quasi più. Devo affrontare tutto da solo e Alison non è proprio gentile con me. Non la riconosco più, è molto cambiata.  È molto fragile, nervosa e arrabbiata. Sembra avercela con tutti quanti. Tutti tranne Alex."
Brittany gli si avvicinó ed estrasse dalla borsa il suo portafogli. Lo aprì e prese tra le dita un piccolo rettangolino di carta azzurra. 
"Tenga."
Gli disse, porgendogli il bigliettino.
"Questo è il mio biglietto da visita, in basso ci sono anche scritti il mio numero di casa e di cellulare. Questi biglietti li consegno a chi vuole commissionarmi un lavoro."
"Dipingi ancora, eh?" 
Chiese il signor Nicholson, rivolgendole un sorriso.
"Si, ogni tanto. Non ho mai smesso in realtà. Mi ero solo presa un po' di giorni di pausa."
"Tre anni per te sono solo 'un po' di giorni di pausa'? Immagino se avessi detto qualche anno.."
Risero insieme di quella battuta. 
"Ad ogni modo, se avesse bisogno di una mano, con Alison intendo, può contare su di me. In questi giorni sono stata un po' occupata ma se per lei non è un problema stasera vorrei passare a trovare sua figlia. È possibile?" 
"Certo, Brittany. Ora perdonami ma devo proprio scappare. Ho un po' di cose da fare e spero di riuscire a portarle tutte a termine. È stato un piacere rivederti  e...grazie, grazie di tutto."
Brittany gli sorrise e gli rispose: 
"Si figuri. Buona giornata, signor Nicholson."
"Puoi chiamarmi anche solo Dave. Mi fa sentire vecchio essere chiamato signor Nicholson."
Risero lievemente di nuovo e Brittany gli fece sì con  la testa. 
"Allora, buona giornata Dave."
"Anche a te Brittany."
Dopo che ebbe terminato le commissioni al centro commerciale, il signor Nicholson si recó verso l'uscita. Quando salì in macchina tiró fuori dalla tasca dei jeans il biglietto di Brittany. Se lo rigirò tra le mani e poi emise un sospiro. Sorrise fra se, pensando 'finalmente, qualcuno che si offre di aiutarmi'. Se lo rimise in tasca e si avvió verso casa.


Nel pomeriggio, il signor Nicholson salì le scale e aprì la porta della stanza di sua figlia. 
"Alison? Scusa se entro senza bussare. Vorrei.."
D'un tratto un oggetto sfrecció a tutta velocità verso suo padre. Il signor Nicholson si mise la porta davanti a sé per proteggersi e l'oggetto finì per cadere sul pavimento, era la spazzola di Alison.
"Ma sei impazzita?"
Tuonó rivolgendosi a lei.
"Mi hai quasi preso, lo sai?"
Alison non rispose.
"Ora basta. Ti porto di nuovo dal dottor Tunner."
"Perchè? A che serve il dottor Tunner?"
chiese Alison, con tono di sfida.
"A farti guarire! A trovare una soluzione, accidenti! Non puoi andare avanti così! Su, alzati. Ti aiuto a vestirti e andiamo da lui."
Si recarono all'ospedale. Il dottor Tunner chiese quale fosse il problema e ascoltó il signor Nicholson mentre parlava del comportamento della figlia. 
"Capisco. Una soluzione a questo problema c'è. Le dia queste." 
Il dottore prese delle pillole contenute in un tubetto arancione, posto assieme ad altri medicinali nell'infermeria. 
"Che cosa sono?"
"Sono dei calmanti. Non si preoccupi, ne basta una al giorno, al massimo due. Sono pillole dagli effetti molto blandi ma che saranno d'aiuto a sua figlia." 
Il signor Nicholson si mise in tasca le pillole.
"La ringrazio, dottore."
"Si figuri. Potreste scusarmi un attimo? Arrivo subito."
Il dottore uscì dal l'infermeria  e lasció Alison e suo padre soli. 
Alison era immobile, seduta al tavolo con le braccia conserte. Suo padre stava in piedi, di fronte a lei. D'un tratto il suo sguardo si posó su una cartella clinica posta sulla mensola, a fianco dei medicinali. Lesse di chi era. "Marcus Andersen". 
Guardó prima fuori dalla porta, se stesse arrivando qualcuno. Poi la prese in mano e la aprì. 
Su un foglio vi era scritto 'risultato analisi tossicologiche'. 
Continuó a leggere e gli venne quasi un mancamento quando vide la scritta "positivo".
"Oh, cavolo.." 
Disse a bassa voce. 
il dottor Tunner fu di ritorno ma non notó nulla poiché il signor Nicholson aveva già rimesso il fascicolo al suo posto. 
Si salutarono e si diedero appuntamento per la settimana seguente, per poter togliere i punti dalla testa di Alison. 
Appena arrivarono a casa, il signor Nicholson parló alla figlia della sua scoperta. 
"Ma come? Non può essere, papà. Ne sei sicuro?"
Chiese lei, scioccata. 
"Si, purtroppo ne sono sicuro. I risultati del test tossicologico sono positivi. Ora però dimmi la verità, ne sai niente?"
Alison rimase per un po' a bocca aperta, poi rispose.
"Certo che no, papà. Non ne so niente! E non so cosa pensare, davvero."
"Spero sia la verità."
Disse lui, con tono freddo.
"Papà, ti prego. Lo sai che non lo frequenterei nemmeno se sapessi che fa queste cose, mi conosci!"
Si irrigidì lei. Dopo un lungo attimo passato in silenzio, il signor Nicholson la accompagnò nella sua stanza. Appena chiuse la porta si fermó sulla soglia delle scale. 
"Ti conoscevo Ali, ora non più.." 
Pensó tra se. 


Suonarono alla porta. Era Brittany. 
"Buonasera, signor Nicholson." 
Gli sorrise lei. Lui la fece entrare.
"Buonasera, Brittany. Alison è di sopra, nella sua stanza." 
"La ringrazio."
Brittany salì le scale e bussó alla porta. Alison le permise di entrare e si abbracciarono forte. 
"Scusa se non sono passata subito a trovarti, sono stata un po' impegnata. Come stai?" 
Le chiese l'amica.
"Sto...non lo so. Ultimamente non lo so neanche io in realtà. So solo che vorrei che tutto tornasse come prima. Prima dell'incidente."
Brittany l'abbracció forte di nuovo, poi le chiese di Marcus. 
"Sono un po' di giorni che non lo sento. Non è ancora neanche passato a trovarmi e non so perchè. Probabilmente teme una reazione di mio padre."
"Perchè? Come reagirebbe tuo padre? Ok, magari non lo accoglierebbe molto volentieri in casa ma non penso che ti impedirebbe di vederlo, no?"
"Beh.." 
Alison si bloccó.
"Che c'è?"
Chiese Brittany, curiosa.
"Mi faresti un favore? Mi chiuderesti le ante della portafinestra? Inizio ad avere un po' freddo."
"Certo!"
Brittany si alzó dal letto del l'amica e si diresse verso la portafinestra che portava fuori, sul balcone. 
"Anche quelle di tuo padre sono aperte, le devo chiudere?"
"Si, grazie."
Rispose Alison.
Brittany uscì sul balcone. Spostò le ante verso l'interno e le chiuse. Quando si voltó per rientrare e chiudere quelle di Alison lanció un urlo. Marcus era davanti a lei e la spaventó. Scavalcó la ringhiera dopo essersi arrampicato fin su per il balcone. 
"Marcus, che diavolo stai facendo?"
"Non lo vedi? Sto venendo a trovare la mia ragazza." 
Rispose lui, un po' affannato per la fatica.
"Perchè in questi giorni non ti sei fatto vedere da lei? Lo sai che ha bisogno di te? Soprattutto di te? Diamine, sei il suo ragazzo!"
"E a te che importa? Ora sono qui, no? Non mi rompere e dimmi piuttosto dov'è lei."
Brittany si acciglió.
"E se non fosse in casa?"
Le rispose, facendo un sorriso a mezza bocca.
"Certo che è in casa, altrimenti che ci faresti sul suo balcone?"
"Mi ha fatta entrare suo padre e mi ha chiesto di chiuderle le ante, lei non c'è."
Marcus la guardó attonito. 
"E tu pensi veramente che possa bermi questa storia?" 
Le chiese, ridendole in faccia.
"Come ti pare, non credermi."
"Finiscila Brittany. Lo so che è in casa!"
"Ma se ti ho appena detto che non c'è!"
Sbraitó lei. 
"Brittany? È tutto a posto?"
Chiese Alison dalla sua stanza.
Marcus la guardó freddamente poi entró nella stanza della sua ragazza. 
"Ciao amore! Sono io, Marcus!" 
Alison restó per un attimo senza parlare. 
"Marcus? Che ci fai qui? Come sei entrato?"
Le chiese, meravigliata. 
"Sono entrato dalla finestra! Come stai?"
Le si avvicinó e le diede un bacio delicato sulle labbra. 
"Sto un po' così, in realtà. Ma tu piuttosto, perché non ti sei fatto più vivo in questi giorni? Mi sarebbe bastata anche solo una telefonata o un messaggio.."
"Ah si? Un messaggio? E come avresti fatto a leggerlo?" 
La prese in giro, ridendo tra se. 
"Stronzo!" 
Sbottó Bruttany. 
"Tu pensa ai fatti tuoi! Scusa amore, pessima battuta."
La abbracció e le disse nell'orecchio:
"Devo chiederti un favore, amore mio."
Lei si staccó dal suo abbraccio, lentamente. 
"Dimmi. Di che si tratta?"
"Di un prestito. Hai 150 dollari? Te li restituiró subito, promesso."
"Che devi farci con 150 dollari?"
"Una cosa, ora non posso spiegarti."
Rispose Marcus, in modo sbrigativo.
"Devi comprarti quella robaccia?" 
Chiese Alison, in modo schietto.
"Quale robaccia?"
"Sai a cosa mi sto riferendo."
"No, davvero! Non so niente, di che parli?"
Marcus mentiva, sapeva benissimo a cosa si stesse riferendo Alison ma fece finta di essere confuso. 
Brittany li guardó entrambe, poi si mise a fissare Marcus e capì dalla sua espressione che stava mentendo. 
"Mio padre ed io siamo stati in ospedale. Abbiamo trovato il tuo fascicolo in infermeria, probabilmente il dottor Tunner se lo era dimenticato nel riceverci e mio padre lo ha letto. Sei risultato positivo al l'esame tossicologico."
Marcus sbiancó e Brittany rimase a bocca aperta. 
"Mi credi un tossico? Pensi che possa essere capace di usare quella roba? Ma dai, Alison!"
Rispose Marcus, infastidito. 
"E allora perchè sei risultato positivo al test?"
Le chiese lei, con calma. 
"Come fai a dire che quel fascicolo è mio? Lo hai visto per caso?"
Le chiese con tono di sfida. 
"Bastardo! Certo che non lo ha visto! Come puoi parlarle così?"
Sbottó di nuovo Brittany. 
"Tu stanne fuori! Rispondimi Ali, lo hai visto per caso? No! Come puoi quindi trarre certe conclusioni? E in più sai quanti Marcus Andersen esistono su questa terra? Il fascicolo poteva benissimo essere di qualcun altro e non per forza il mio! Ci hai pensato a questo?"
Alison non rispose. Il tono di Marcus era disarmante e non seppe più cosa dire. 
"Allora, li hai 150 dollari da prestarmi? Prometto che appena posso te li restituisco. Vorrei tanto fare un regalo a mia sorella che a breve compirà gli anni, tutto qui. " 
Le disse lui, tornando a parlarle con dolcezza. 
"Sono nel secondo cassetto del mio armadio, sotto il portagioie bianco. 
Brittany si diede un colpetto con la mano sulla fronte e stavolta si mise a fissare Alison, sempre più confusa e sbalordita. 
Marcus prese i soldi e se li mise in tasca. 
"Grazie, amore. Grazie, davvero! Ora scusa ma devo scappare. Torneró a trovarti presto, d'accordo?"
"Aspetta! Non ti va di rimanere un po' con me? Vorrei stare un po' in tua compagnia, anche solo cinque minuti, ti prego. " 
Imploró Alison. 
"Mi spiace, tesoro. Ho delle cose da fare. Ci rivedremo presto, promesso."
Le diede un bacio veloce sulle labbra e in un lampo uscì dalla sua stanza. Scavalcó di nuovo la ringhiera del balcone e scese arrampicandosi giù per la grata di legno. 
Alison restó in silenzio, triste per il fatto che Marcus se ne era andato via così in fretta. 
"Ali, ma che ti prende? Perchè gli hai dato i soldi? Sai benissimo a cosa gli serviranno e sono pronta a scommettere che il fascicolo è suo!"
"Tu non lo hai visto."
Rispose freddamente Alison. 
"Ok, io non l'ho visto, ma tuo padre si! Non ti direbbe mai una bugia, non su una cosa di questo genere e soprattutto non avrebbe mai detto niente se non ne fosse così sicuro!"
Insisté Brittany. 
"Magari stavolta si è sbagliato e Marcus forse ha ragione quando dice che di persone che si chiamano come lui al mondo ne esistono parecchie."
Brittany rimase scioccata dalle risposte di Alison. 
"Come sarebbe a dire che Marcus forse ha ragione? Sveglia, Ali! Ti sta abbindolando! Non lo vedi? Come puoi farti abbindolare così? Fossi stata in te col cavolo che glieli avrei dati i soldi. Specie dopo aver sentito in che modo ti rispondeva!"
"Brittany, la vita è mia. La gestisco io, come voglio. Ok?"
rispose acida Alison.
"Ma che risposta è?"
chiese Brittany, alzando un sopracciglio.
"Ti dico che la vita è mia e i soldi ne fanno parte. Sono parte della mia vita e sono miei, quindi scusami ma decido io quando e in che modo usarli. Riguardo a Marcus, lui mi ama e io amo lui. Secondo me è stato sincero ed è per questo che glieli ho dati."
Brittany lasció cadere le braccia lungo i fianchi.
"Sai che ti dico? Fa come ti pare. Per me Marcus è un gran bugiardo e ti sta prendendo in giro. Ah! Un' altra cosa...tuo padre ha ragione. Sei cambiata. Non ti riconosco più."
Detto ciò, Brittany uscì arrabbiata dalla stanza e Alison rimase immobile. Cercó a tastoni il letto e appena lo trovó ci si sdraió sopra. ripensó al dialogo avuto con Brittany. 'E se avesse ragione? Se Marcus mi stesse prendendo in giro?' 
Pensó tra se. 
'No, non ha ragione. Lei non mi capisce, nessuno può capirmi. Nessuno.' 
E le lacrime iniziarono a rigarle il viso. 






 

  
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