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Autore: Aquarius no Lilith    22/12/2013    1 recensioni
Questo è il prequel, ambientato in epoca mitologica, de la mia fanfiction "la maledizione dell'amore eterno".
Cassandra è una delle prime guerriere della dea Artemide ed è un'abile veggente.
All'età di vent'anni sarà costretta, a causa di una missione affidatale dalla sua dea, ad abbandonare il Santuario di Delo e ad andare al Santuario di Atene.
Lei che mai avrebbe pensato di innamorarsi, qui troverà il suo amore, anche se questo sentimento sarà molto tormentato.
Lo scoppio della guerra tra la dea Atena e la dea Artemide la metterà di fronte alla scelta più terribile: l'amore verso un guerriero della dea Atena o la fedeltà, verso la dea Artemide, che l'aveva cresciuta come una figlia?
Avvertimento: in questa storia non si tiene conto dell' Ipermyth di Kurumada.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Artemide, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La maledizione dell' amore eterno'
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<< Ifigenia, se continui a muoverti così lentamente, non riuscirai mai a colpirmi >>, dissi con tono adirato e scocciato, alla mia unica allieva.
Eravamo in campo di addestramento a combattere dalle prime ore della mattina e oramai era quasi arrivata l’ora del pranzo.
Stavo cercando di far migliorare la mia allieva nella velocità dei suoi colpi, poiché tra tre giorni avrebbe dovuto sostenere la prova della dea Artemide, che l’avrebbe resa una mia parigrado, o una guerriera semplice della nostra dea.
Era mia allieva da quattro anni ed ero sicura che possedesse un cosmo abbastanza potente, per meritare di essere una prima guerriera della nobile Artemide e di avere un’artemisia come la mia, ovvero un’armatura bagnata nel sangue della dea.
Per l’ennesima volta durante la mattinata, Ifigenia partì alla carica e cercò di tirarmi un pugno, ma lo scansai, rispondendo con un calcio allo stomaco, che la fece cadere a terra.
Mentre si alzava, la mia allieva si asciugò il sangue che le era uscito dalla sua bocca, per la botta appena ricevuta e mi guardò con uno sguardo che esprimeva odio e rabbia.
A quel punto, mi si lanciò contro e cominciò a tempestarmi di pugni, tentando di colpirmi.
Dopo un po’ che continuavo ad evitare i suoi colpi senza particolare impegno, la gettai di nuovo a terra con un forte calcio.
<< Per stamattina abbiamo finito, Ifigenia.
Questo pomeriggio però, pretendo che tu riesca a colpirmi almeno una volta.
In caso contrario, sappi che non ti considererò più mia allieva e dovrai cercare qualcun altro che ti aiuti nella preparazione allo scontro finale, per l’artemisia >>, le dissi, prima di tornarmene al palazzo, per la pausa pranzo.
Lo sguardo che la mia allieva mi aveva rivolto era un misto di sentimenti vari: rabbia, odio, tristezza, orgoglio ferito, vergogna e terrore.
Sapevo di non essermi comportata nel migliore dei modi con lei, ma le volevo bene come se fosse stata mia sorella e desideravo solo che tirasse fuori tutto il suo potenziale nascosto e che ottenesse il riconoscimento come prima guerriera della dea Artemide.
Passate le due guerriere di fronte all’entrata del palazzo, mi diressi verso le stanze che mi erano state assegnate e che erano vicine a quelle delle altre prime guerriere.
Quando fui all’interno delle mie stanze, mi spogliai degli abiti da allenamento e dopo essermi lavata velocemente, indossai un chitone bianco bordato di porpora, per il pranzo.
Questo era ciò che noi guerriere dovevamo indossare al cospetto della dea Artemide, quando non eravamo in tempi di guerra e poiché indicava lo status di prima guerriera.
Naturalmente prima di uscire mi guardai allo specchio, per vedere se avessi qualcosa fuori posto, ma per fortuna, era tutto in ordine.
E mi sciolsi i capelli, lasciando così che coprissero le spalle e gran parte della mia schiena.
Quando feci per aprire la porta, sentii bussare.
<< Avanti >>, dissi, dopo essermi seduta sul letto.
Come si aprì la porta, vidi entrare il mio caro amico e compagno Atteone.
<< Ciao Cassandra, scusami se ti disturbo, ma potrei parlarti un attimo? >>
<< Certamente, Atteone.
Andiamo nella sala delle armature, così nessuno disturberà la nostra conversazione >>, gli risposi, sorridendo e lui fece lo stesso in risposta.
Dopo essere usciti dalle mie stanze, ci avviammo verso la sala delle armature.
In quel luogo come indicava il nome, erano conservate le armature delle prime guerriere della nostra dea Artemide ed erano disposte intorno all’armatura divina della nostra dea.
Noi guerriere vestivamo le nostre armature solo in caso di combattimenti, feste e occasioni speciali, altrimenti eravamo tenute a indossare abiti normali.
Giunti nella sala, ci sedemmo nello spazio vuoto dei piedistalli delle nostre rispettive armature, che si trovavano l’una accanto all’altra.
<< Di cosa volevi parlarmi, Atteone? >>
<< Volevo parlare con te dell’addestramento che stai impartendo ad Ifigenia.
A mio parere, il metodo che stai usando con lei è sbagliato e dovresti essere anche più paziente >>, mi rispose, facendomi arrabbiare molto.
<< Da quando ti permetti di mettere in dubbio le mie capacità d’insegnamento, Atteone?
Il metodo che sto usando con Ifigenia, non è dissimile da quello che usò la maestra Pentesilea con me e con te, dunque non puoi lamentarti.
E non ci posso andare leggera con lei, poiché tra tre giorni, come ben sai, ha la prova finale della dea Artemide e non può assolutamente sbagliarla >>.
<< Hai paura del fatto che ti faccia sfigurare come maestra, essendo tu la guerriera più vicina alla nostra dea Artemide? >>
<< Lei farmi sfigurare come maestra?
Hai forse subito qualche colpo mentale di recente, Atteone?
Perché quello che dici è veramente preoccupante... >>
<< No, non è successo nulla di simile.
Però, perché stai pressando Ifigenia in questo modo? >>
<< Io vorrei solamente che riuscisse a mostrare la vera forza che ha dentro di sé, affinché possa realizzare il suo desiderio più grande.
La scelsi quattro anni fa come mia allieva, poiché sapevo che aveva un grande potenziale e poiché a mio parere, un giorno sarebbe stata degna di indossare un’artemisia esattamente come me e te >>, gli risposi, guardandolo negli occhi.
<< A quanto vedo, vi somigliate parecchio caratterialmente >>.
<< In che senso, Atteone? >>, gli chiesi, sorpresa per la sua affermazione.
<< Ifigenia mi ricorda molto te, quando avevi la sua età.
Avevate la stessa allegria e gentilezza >>.
<< Lo sai bene anche tu, che tali sentimenti sono solo superflui e dannosi in battaglia e quindi devono essere eliminati, per quanto si può.
E poi allora c’era già una differenza enorme tra me e lei: io avevo ottenuto l’artemisia già da sei anni, quando ne avevo sedici >>.
<< Vabbè, ma tu sei stata un’eccellente guerriera fin da quando avevi sette anni.
E negli anni sei diventata sempre più forte, divenendo così l’orgoglio di tutte le guerriere della nostra nobile dea Artemide >>.
<< Non esagerare, Atteone.
Non pretendo certo di essere la guerriera più potente della nostra dea >>.
<< Allora mi spieghi come mai lei ti ha scelto come sua guardia del corpo? >>
In effetti aveva ragione, poiché io ero colei che la dea Artemide aveva nominato propria guardia del corpo e che la seguiva in ogni suo spostamento, all’esterno del Santuario.
<< Ah, ecco dov’eravate Cassandra ed Atteone >>, sentii dire da una voce conosciuta.
<< Ci stavi cercando, Ippolita? >>, risposi, voltandomi verso la porta.
Ella era un’altra delle prime guerriere della dea Artemide ed era un’abile conoscitrice di tutti i veleni esistenti al mondo.
Era di origini italiche e aveva capelli di colore castano scuro e occhi blu scuri e l’addestramento che aveva seguito, aveva reso il suo corpo tonico e slanciato.
Aveva ottenuto l’artemisia neanche cinque mesi prima a sedici anni, dopo sei anni passati ad addestrarsi con Niobe come maestra.
<< Sì, perché ti dovevo avvertire che la nostra dea Artemide, ti ha convocato nella sala delle udienze dopo il pranzo.
E cercavo Atteone, poiché la nobile Pentesilea vorrebbe parlargli >>, disse, sorridendoci.
<< Allora vi precedo nella sala dei banchetti, poiché non va bene fare aspettare la dea.
Ci vediamo dopo >>, le risposi, alzandomi dal piedistallo e li salutai.
Uscita dalla sala delle armature, mi diressi verso la sala dei banchetti.
Arrivata lì, mi sedetti ad un tavolo vuoto e consumai velocemente il pasto, che mi venne subito servito dalle ancelle.
La sala era quasi vuota, poiché molte delle mie compagne erano fuori in varie missioni e le guerriere semplici erano ancora in campo d’addestramento.
M’incantai poi, guardando fuori dalle enormi finestre, che davano sull’esteso campo di girasoli accanto al palazzo.
Era primavera inoltrata e la natura stava mostrando il suo lato più bello.
Dopo un po’, uscii dalla sala dei banchetti e mi diressi verso la sala del trono, dove avrei dovuto incontrare la dea Artemide.
Le due guerriere semplici poste davanti alle porte come mi videro, si spostarono di lato e mi aprirono subito la porta.
Dopo essere entrata, m’inchinai al cospetto della dea, che sedeva sul suo trono d’oro situato proprio al centro della sala.
<< Cassandra delle visioni ai suoi ordini, dea Artemide >>, dissi, con lo sguardo basso.
<< Vedo che sei venuta quasi subito, Cassandra >>, mi rispose, con tono pacato.
<< L’ho fatto, poiché essendo una vostra prima guerriera, devo dare priorità ai vostri ordini, rispetto a tutto il resto, oltre che il buon esempio, alle altre guerriere >>.
<< Ora puoi alzare lo sguardo, Cassandra.
Ti ho convocata per comunicarti una decisione molto importante, che ho appena preso >>, disse e come finì di parlare, alzai lo sguardo.
<< E di che decisione si tratterebbe, mia dea? >>
<< Ho deciso di accettare la proposta di pace e alleanza con mia sorella Atena, contro il nostro sommo zio Ade >>.
<< Capisco, mia dea.
E di grazia, io cosa c’entrerei con tutto questo? >>
<< Ho bisogno che una persona di fiducia vada al Santuario di mia sorella Atena e faccia da tramite tra me e mia sorella.
E quella persona sei tu, poiché non c’è nessun altra guerriera di cui mi fidi di più di te.
Dopo la conclusione della prova finale della tua allieva Ifigenia, mi seguirai ad Atene, per stipulare questo trattato di pace ed alleanza >>, disse la dea Artemide, con tono serio.
<< Se questi sono i vostri ordini li eseguirò, come sempre alla perfezione, mia dea >>, le risposi con tono sommesso e deciso, allo stesso tempo.
<< Cambiando argomento, come vanno gli allenamenti della tua allieva Ifigenia? >>
<< Le mentirei, se le dicessi che vanno benissimo, mia dea.
Purtroppo non è assolutamente così...
Nonostante quella ragazzina abbia un notevole potenziale, non riesce a esprimerlo del tutto.
È come se avesse qualcosa che la blocca, ma confido di riuscire ad aiutarla, prima della sua prova finale >>, le risposi, con tono preoccupato.
<< Confido nella tua capacità di giudizio, Cassandra.
Sono certa che tu non ti sia sbagliata su quella ragazza e sulle sue capacità >>.
<< Ora, con il vostro permesso, mi congederei, mia dea.
Vorrei tornare a dedicarmi alla mia allieva, al più presto… >>
<< Vai pure e buona fortuna, Cassandra >>, mi rispose la dea Artemide.
Allora mi alzai e dopo essermi inchinata un’ultima volta, uscii.
Una volta fuori dalla sala, mi diressi nei miei appartamenti, per cambiare i miei abiti.
Dopo nemmeno mezz’ora, ero nuovamente al campo d’addestramento, dove mi attendeva Ifigenia in compagnia di Atteone.
<< Come mai qui? >>, domandai, con voce atona.
<< Sono venuto a vedervi, mentre vi allenate, nulla di più >>, mi rispose, con tono allegro.
<< D’accordo, ma vedi di non intralciarci, in alcun modo >>.
Ero ancora arrabbiata per le sue critiche al mio metodo di allenamento…
Io e Ifigenia ci posizionammo così l’una davanti all’altra, scrutandoci per intuire il momento più opportuno in cui attaccare.
Fui io la prima ad iniziare, trascinandola così in un combattimento corpo a corpo, dove lei, non riuscendo a sostenere la potenza dei miei attacchi, dopo pochi pugni cadde a terra.
<< Rialzati, Ifigenia.
Davanti ad un vero nemico non puoi prendertela comoda, poiché dovrai combattere, per la tua sopravvivenza e per l’onore della tua dea >>, le dissi, con tono irato.
Lei si rialzò a fatica e mi guardò, con odio.
<< Avete mai pensato al perché non riesca a sostenere i vostri attacchi, nobile maestra?
Voi, non a caso, siete la guerriera più forte della dea Artemide >>.
<< Questa non è una giustificazione.
E comunque alla tua età, io indossavo già l’artemisia da sei anni >>.
<< Capisco>>, mi rispose, sconvolta e si rimise in posizione di difesa.
Ricominciammo così il combattimento corpo a corpo e questa volta la vidi metterci più forza nei suoi pugni, di quanto non avesse mai fatto prima.
Ad un certo punto, si mosse più velocemente e cogliendomi alla sprovvista, riuscì a sfiorarmi la spalla destra con il suo pugno sinistro.
In quel momento, sentii Atteone applaudire e io mi allontanai un poco da Ifigenia.
<< Ora che sei riuscita a sfiorarmi, sono più tranquilla.
Ti faccio i miei complimenti, perché difficilmente qualcuno, riesce a sfiorarmi, in battaglia e anche Atteone lo sa bene.
Non adagiarti troppo sugli allori, perché tra tre giorni dovrai riuscire a fare di più.
Sono sicura che, se combatterai con le stesse volontà e determinazione di oggi, riuscirai a superare la prova finale per l’artemisia, senza problemi >>, dissi, sorridendole.
<< Ciò che avete appena detto, mi riempie veramente di felicità.
Questo perché le vostre parole d’elogio significano molto, per me >>.
<< Ora vediamo, se sei migliorata nell’utilizzo dei tuo attacchi con il cosmo.
Quindi prova ad attaccarmi e ferirmi, Ifigenia >>.
<< Ma come potrei mai attaccarvi?
Voi siete la mia maestra e tutto ciò che ho imparato, me lo avete insegnato proprio voi >>, mi rispose, con tono sconvolto.
<< Devi mettere da parte i tuoi sentimenti, in battaglia, ricordalo.
Ora devi cercare di pensare a me come ad una tua nemica e non come alla tua maestra >>.
<< Cassandra, mi pare che tu stia esagerando >>, intervenne Atteone, mettendosi tra noi.
Ed io, guardandolo in cagnesco, gli risposi: << Che cosa c’è che non va, Atteone?
Sai bene ciò che dovrà affrontare, quindi devo saggiare la sua potenza cosmica >>.
<< Se tu usassi alcuni dei tuoi attacchi, finiresti per danneggiarla seriamente e lo sai >>.
<< So bene quali attacchi non utilizzare, se non voglio ucciderla o rovinarla, per sempre…
Ricordati che quegli attacchi li ho inventati io stessa, modellandoli sul mio cosmo>>.
<< Io comunque resto del parere che uno scontro del genere non vada bene, perché è veramente troppo sbilanciato.
Tu usi attacchi di tipo mentale, mentre lei usa solo attacchi basati sull’uso della terra >>.
<< E se posso permettermi, da quand’è che ti preoccupi così per Ifigenia?
Te ne sei forse innamorato, per caso? >>, gli domandai, con tono sarcastico.
<< Non lo faccio per quello che dici tu, Cassandra.
Io so solo che, se per caso, le facessi dei danni irreparabili inavvertitamente, te ne pentiresti per il resto della tua vita... >>
<< Sono io la maestra di Ifigenia e so che cos’è meglio per lei, Atteone.
Ora fatti da parte e lasciami terminare l’allenamento di oggi con la mia allieva >>, gli risposi, con tono che non ammetteva repliche.
<< D’accordo, ma se lo riterrò opportuno, interverrò >>, mi rispose e tornò al suo posto.
Mi misi così in posizione di difesa e aspettai che Ifigenia tentasse di attaccarmi con tutta la potenza del suo cosmo.
La mia allieva iniziò a bruciare il suo cosmo e glielo vidi concentrare nel pugno destro.
Io avevo precluso a me stessa tutte le mie tecniche d’attacco principali, poiché avrei rischiato di ferirla gravemente o addirittura di ucciderla e questo non sarei mai riuscita a perdonarmelo per quanto avrei avuto vita.
<< Serpente di terra >>, urlò e il suo cosmo iniziò ad ammassarsi sul terreno circostante, dandogli così la forma da cui prendeva nome l’attacco.
Comparve a pochi centimetri dal mio viso il volto del serpente e con una sola ventata del mio cosmo raggruppato intorno alle mie membra, esso cadde al suolo distrutto.
Quando Ifigenia mi lanciò contro una marea di massi che si trovavano lì intorno, rimodellai la forma del cosmo che mi attorniava come se fosse un vero e proprio scudo.
Fatto ciò, il mio cosmo impedì il passaggio delle rocce e le frantumò in mille pezzi.
 << Come mai non riesci nemmeno a sfiorarmi?
Ti ho già detto che devi considerarmi una nemica e non la tua maestra.
Per questo motivo, brucia il tuo cosmo, fino ai limiti estremi >>, le dissi, cercando di spronarla a tirare fuori la sua vera forza.
Vidi Ifigenia guardarmi con sentimenti di rassegnazione e tristezza...
Mi spiace Ifigenia, ma devi migliorare, se non vuoi perire nella prova finale, pensai.
La mia allieva non rispose a parole, ma iniziò a bruciare il suo cosmo, in maniera adatta ad uno scontro contro un vero e proprio nemico.
<< Turbine di sabbia >>, gridò e un vortice di terra ed aria, mi avvolse completamente.
La capacità visiva era ridotta al minimo e per questo, chiusi gli occhi e iniziai ad usare quelli che si trovavano dentro di me.
Ifigenia aveva cercato di oscurare del tutto il suo cosmo, per potermi cogliere di sorpresa.
Ne aveva di strada però da percorrere, per riuscire a ingannarmi...
Nello stesso istante in cui cercò di colpirmi con il suo pugno destro intriso di cosmo, le bloccai entrambe le braccia e la buttai a terra, con forza.
Il vortice di sabbia si dissolse e potei tornare ad osservare la luce del sole.
<< Bella mossa Ifigenia, ma così non potrai mai riuscire ad ingannare un avversario con la mia esperienza in battaglia.
La prossima volta ricordati che è meglio attaccare un avversario alla luce del sole e non mentre si è nascosti, nelle tenebre >>, le dissi e dopo averle lasciato andare le braccia, mi allontanai di un po’ e mi rimisi, in posizione di difesa.
Passammo le due ore successive più o meno allo stesso modo e, quando il sole ormai era vicino al tramontare, Ifigenia non aveva fatto alcun progresso.
<< Per oggi va bene così, Ifigenia.
Domani però, dovrai riuscire a colpirmi almeno una volta, così mi convincerai di avere una possibilità su dieci, di superare la prova finale della dea Artemide >>, le dissi, mentre l’aiutavo a rialzarsi per l’ennesima volta da terra.
<< D’accordo, maestra >>, rispose, cercando di sorridere.
Lo sguardo però mi cadde su un particolare che non avevo notato prima: la sua caviglia destra che perdeva sangue da un taglio piuttosto profondo.
 << Sono stata io a procurarti questa ferita? >>
<< Non siete stata voi, maestra.
Sono io che prima, cercando di cogliervi di sorpresa nel turbine, non ho visto una scheggia di roccia aguzza e mi sono ferita >>.
<< Allora te la rimetto a posto io, cosicché tu domani non abbia problemi >>.
Imposi così le mie mani, sulla sua caviglia, facendo attenzione a non farle troppo male.
Cominciai così a concentrare il cosmo nelle mie mani, che passando, sulla ferita non troppo estesa, la sanarono del tutto.
Quando finii, tolsi le mani dalla caviglia della mia allieva, che mi guardava incredula.
<< Non sapevo che voi sapeste sanare le ferite, maestra >>, disse Ifigenia.
<< Non lo faccio molto spesso, perché su di me non funziona.
Le sole persone che abbia mai curato sono Atteone e Ninfadora >>, le risposi, sorridendo.
<< Grazie immensamente per ciò che avete fatto, maestra.
Ora vado e buona serata maestra e a voi, nobile Atteone >>, disse e se ne andò.
<< Per fortuna è andato tutto bene, Cassandra >>, disse Atteone.
<< Ne dubitavi forse, Atteone? >>, domandai, sarcastica.
<< Vabbè, ho capito che è meglio tacere, se non voglio litigare con te >>, mi rispose, mentre ci dirigevamo, verso il palazzo.
Giunti nella zona degli alloggi, ci separammo e raggiungemmo le nostre mete.
Mi rilassai con un lungo bagno caldo e, dopo aver indossato gli abiti per la cena, mi sedetti su una sedia vicina alla finestra, per osservare il tramonto che stava volgendo al termine.
Mi venne così in mente la missione che la dea Artemide mi voleva affidare, dopo la fine dell’addestramento della mia allieva.
Non ero molto felice di lasciare il Santuario di Delo per quello di Atene, ma non avrei mai disubbidito ad un ordine della dea Artemide…
Più che altro la cosa più difficile sarebbe stata il doversi abituare alla quasi assoluta presenza di guerrieri uomini, in quel luogo...
A quanto ne sapevo, le donne guerriere erano veramente pochissime ed erano costrette a portare una maschera, per celare la loro femminilità...
Sinceramente consideravo la costrizione della maschera una vera stupidaggine.
Noi guerriere della dea Artemide non temevamo di mostrare il nostro essere donne, perché essendo state cresciute tra le schiere delle Amazzoni, evitavamo gli uomini come la peste.
Era assurdo che la dea Atena nonostante fosse la dea della giustizia e della saggezza, avesse costretto le sue guerriere a quella terribile scelta.
Affermava che così sarebbero state degne di combattere accanto agli uomini…
Eppure non credo che nascondendo il proprio volto, una donna celi la sua femminilità…
Sinceramente provavo tristezza e compassione nei loro confronti, a causa del fardello che avrebbero dovuto portare tutta la vita…
Dopo queste riflessioni, mi alzai dalla sedia e uscii dai miei appartamenti.
Mi diressi così verso la sala mensa e, dopo essermi inchinata di fronte alla dea Artemide, andai a mangiare la cena al tavolo dove si trovavano già Atteone e la maestra Pentesilea.


Nota dell'autrice: eccomi qui finalmente con il primo capitolo, dopo 5 mesi  e 12 giorni esatti.
Ora, essendo la storia principale terminata, mi dedicherò moltissimo a questo prequel di epoca mitologica.
Ringrazio 2307, per la recensione allo scorso capitolo e Lady Tsuky,misshikari,nightfox,Saruccia e scacri, per averla messa tra le seguite.
Sperando che questo capitolo vi sia piaciuto, vi saluto e al prossimo aggiornamento,
Lilith.
  
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