Capitolo Tre
- Appesa ad un filo -
L’abito che trovò sul suo letto era morbido e caldo. Nero si spogliò e si
rivestì in fretta, impaziente di tornare da Forgia. Avvolto, però, da abiti
asciutti e nuovi fu pervaso da un senso di calore che lo fece sorridere per un
attimo. Lasciò le armi in camera e con loro Cleto che s’era appoggiato sulla
tastiera del letto e sembrava non dare segno di volersi muovere. Nero lo guardò
un attimo, poi decise che il tempo per interrogare il suo amico pennuto sarebbe
arrivato più tardi.
La stanza dove si trovavano Lord Thurlow e Forgia era diventata torrida, l’uomo
biondo s’era spogliato della tunica ed era rimasto solo con indosso una veste
leggera, lo stesso Nero appena entrato si liberò della sopraveste.
Forgia invece, tremava di freddo.
“Ho dovuto ravvivare il fuoco perché il vostro amico soffre molto di freddo,
nonostante sia bollente. Ha la febbre altissima e ormai è privo di coscienza da
diverso tempo”
Nero annuì e si avvicinò al letto dell’amico “Ditemi come posso esservi d’aiuto”
“Prendete quelli” disse Lord Aaron indicando una pila di stracci” sostituirteli
a quelli con cui ho avvolto Forgia. Suda così tanto che quelli di poco tempo fa
sono già zuppi” e così dicendo si diresse verso una parete piena di barattoli e
boccette.
Nero fece come gli era stato detto e prese ad avvolgere l’amico di nuova stoffa
“Non mi può sentire, non è vero?”
“Purtroppo no, ma dovremo cercare di riportarlo in sé. Quello che dovrà
affrontare ora richiederà tutta la sua lucidità e la sua forza” Aaron prese un
barattolo pieno di una polvere grigia e l’appoggiò sul tavolo vicino al letto.
“Lucidità?”
“Dovremo riaprire la ferita, incidendogliela. Sarà un dolore insopportabile, ma
dovrà rimanere sveglio, altrimenti non capirò se sto seguendo il corso della
ferita oppure gliene sto facendo una nuova”
Nero annuì “e poi lo medicherete con quella?” disse indicando la polvere che
Aaron aveva appena preso
“Sì, è una mistura composta per la maggior parte, di funghi e lieviti, mischiata
con acqua crea una pasta di odore sgradevole, ma di sicuro è l’unica sostanza
che può salvare Forgia. Poi dovrà berla, in quantità…”spiegò mentre già stava
preparando la mistura.
“Mi sto fidando di voi perché non ho nessun altra alternativa…”
”Non prometto la guarigione”
”E questo mi fa confidare sul fatto che non siate un ciarlatano. Farò quello che
mi chiedete e tutto ciò che è necessario, ma rispondete prima ad una mia
domanda.” Aaron annuì. “Come mai Cleto è venuto qui? Doveva conoscere questo
posto precedentemente, ma non vedo come questo sia possibile. Cleto è da sempre
vissuto ed andato dove sono vissuto ed andato io, e queste terre mi sono
sconosciute. Non mentitemi, perché sapete che facilmente potrò sapere la verità”
Lord Aaron abbassò lo sguardo e sospirò, esitando un attimo. Poi si prese i
capelli fra le mani e li sollevò, girandosi leggermente in maniera tale che il
suo interlocutore potesse vedere una piccola macchiolina nascosta sulla nuca. Un
osservatore disattento l’avrebbe potuta scambiare per un neo, ma il significato
di quella macchia non sfuggì invece a Nero, che spalancò gli occhi sbalordito.
Lord Aaron lasciò liberi i propri capelli che ricaddero pesantemente sulle sue
spalle, distribuendosi come fili d’oro su tutta la schiena e coprendo quel che
aveva appena mostrato. Guardò il Nero, per capire che cosa pensasse in quel
momento e il cavaliere lo guardò in volto.
Per la prima volta i loro occhi s’incrociarono e per un attimo fu come se tutto,
intorno a loro, si fermasse. Persi in uno sguardo, si ritrovarono avvolti in un
mondo senza tempo. Rimasero fermi ad osservare ciò che mai avevano visto prima,
incapaci di muoversi o parlare. Un gemito di Forgia interruppe questo dialogo
muto, e con un sussulto, entrambi ripresero a respirare non sapendo dire da
quanto stessero trattenendo il respiro.
“Forgia” disse Lord Aaron all’orecchio del malato “Mi puoi sentire? Devi
svegliarti!” e così dicendo gli diede una piccola sberla in viso. L’uomo aprì
gli occhi, ma non era cosciente “Forgia, mi devi ascoltare. Devi cercare di
svegliarti, ho bisogno che ti svegli per curarti”
Non osava scuoterlo per le spalle, sapendo che questo gli avrebbe causato
dolore. Visto che quindi, i metodi più semplici parevano essere completamente
inefficaci, Lord Aaron prese una boccetta con del liquido bluastro al suo
interno. Ne versò un po’ su uno straccio che poi mise sotto il naso di Forgia.
Immediatamente, quasi fosse posseduto, il cavaliere spalancò gli occhi e cercò
di mettersi a sedere. “Basta” disse sbiascicando.
“Di sicuro non è stato piacevole, e probabilmente un po’ drastico, ma non
avevamo altra soluzione” si giustificò col Nero, poi si rivolse nuovamente a
Forgia “Mi senti?”
Questi annuì debolmente, guardando l’uomo davanti ai suoi occhi confuso. Con la
mente offuscata dalla febbre, Forgia cercò di muoversi, in preda all’agitazione,
non capendo dove fosse o cosa quell’uomo volesse fargli. Sentiva un dolore
acutissimo alle narici e alla spalla, ma non si ricordava come mai fosse lì, né
tanto meno il perché del dolore.
“Forgia, devi calmarti” gli disse Nero, prendendogli il volto fra le mani e
assicurandosi che Forgia lo vedesse “Siamo qui per curarti, devi fidarti”
Rassicurato dalla vista del suo capo, Forgia fece cenno di sì con la testa.
“Avete una ferita infetta che dobbiamo curare, e una gangrena che dobbiamo
eliminare. Devo riaprire la ferita e medicarla. E dovremo anche curarci del
vostro corpo, la malattia è già nel sangue” Gli spiegò Lord Aaron scandendo bene
ogni parola. Forgia annuì, spaventato e di scatto si rigirò verso Nero quasi
volesse chiedere conferma.
Aaron osservò il cavaliere annuire e dare coraggio al proprio compagno. C’era
così tanta fiducia da parte di quest’ultimo nell’uomo di fronte a sé che Aaron
ne fu quasi commosso. Un piccolo cenno e Forgia era disposto ad fidarsi
completamente.
Preso un coltello con la lama molto affilata, e passatolo sul fuoco di una
candela, il Lord cominciò ad incidere. Appena toccata la ferita, Forgia
contrasse tutto il corpo e non riuscì a trattenere l’urlo che gli uscì dalle
labbra.
Anche se mosso a pena, Aaron sapeva che non poteva fermarsi, per cui continuò a
riaprire quella ferita putrida: il liquido giallo-verdastro misto a sangue che
ne usciva era la riprova che non c’era tempo da perdere. La pelle intorno alla
ferita era diventata nera e maleodorante, doveva fare presto.
Forgia aveva ripreso il controllo di sé, gemeva, ma cercava in tutti i modi di
non fare uscire nessun urlo dalla sua bocca, s’era aggrappato al braccio di Nero
e lo stringeva affannosamente
“E’ brutta, vero?” riuscì a dire preoccupato.
Pulendo la ferita con acqua, Aaron mentì “E’ molto meglio di quello che pensavo
ad una prima occhiata, ora devo continuare a riaprire e devo togliere tutta la
pelle annerita intorno, ma grazie al Cielo, non è molta”
”Aspetta!” disse in un filo di voce Forgia. Lord Aaron stava per obiettare
quando vide, negli occhi del malato, non più solo dolore o febbre, ma anche una
sottile disperazione che non riuscì a decifrare subito.
“Perderò l’uso del braccio?” Non erano necessarie ulteriori parole perché Nero
capisse cosa in realtà avesse voluto dire Forgia. Era importante la vita, il
dolore per ferita e tutto ciò che questi comportavano, ma nulla più avrebbe
avuto senso se Forgia avesse perso l’unico mezzo che lui conosceva per vivere:
il suo braccio destro, col quale impugnava la sua arma e col quale forgiava le
sue spade. Il dubbio sotteso da quella domanda era se davvero aveva un senso
vivere mutilato ed incapace di fare nulla, o se magari sarebbe stato meglio
essere accolto nel Regno dei Cieli, come la volontà di Dio voleva. Nero si
chiese, però, se un Lord, zoppo per di più, avrebbe capito e aspettò anche lui
la risposta.
Aaron tamponò la ferita e gli sorrise dolcemente.
“Cercherò per quanto m’è possibile, di preservare la pelle e i muscoli. Non
posso, purtroppo, fare promesse che non so se manterrò.”
A questa risposta Forgia sembrò rilassarsi un po’. L’uomo che aveva di fronte e
a cui stava affidando la propria vita capiva, e tanto gli bastava.
Nero continuò ad osservare Aaron mentre puliva e tamponava la ferita, desideroso
di capire meglio quell’uomo.
“Ora dovrò riaprire l’altra parte di ferita e iniziare a togliere tutta la
gangrena. Non vi nascondo che sarà doloroso, ma dovrete cercare di rimanere
sveglio, ho bisogno della vostra collaborazione”
Forgia annuì
Le mani di Aaron ripresero a compiere il loro dovere sotto la guida attenta dei
suoi occhi turchesi, non si fece fermare dai gemiti del suo paziente, e taglio
dopo taglio, iniziò a eliminare tutto quanto ci fosse in eccesso; aveva
albeggiato da diverso tempo, per cui la luce all’interno della stanza era più
intensa e migliore rispetto a quella notturna delle candele.
Per quanto coraggioso e quasi muto, Forgia aveva il volto inondato di lacrime e
sudore. Guardava Nero con occhi terrei, ma lasciava che Aaron tagliasse lembo
dopo lembo, cautamente.
Qualcuno bussò alla porta e dopo poco comparve nella stanza una serva con una
brocca d’acqua fresca e un piatto con un po’ di frutta tagliata a pezzettini.
“Ti ringrazio, Josephine, appoggia pure tutto sul tavolo lì in fondo” disse Lord
Thurlow per la prima volta staccando le mani dalla spalla del suo paziente. “Ci
sono nuove su mio padre?”
”No, signore, è ancora chiuso nella sua stanza, ma so che ha lasciato entrare
Natalie questa mattina che gli ha portato del cibo e ha arieggiato la stanza,
che sa, non veniva aperta da molto. Poi però l’ha cacciata, ma s’è tenuto il
vassoio… “
Gli occhi di Lord Aaron si riempirono di malinconia “Ha parlato?”
”No signore” rispose Josephine, enfatizzando le sue parole con la testa... Il
lord sospirò e per un attimo non aggiunse niente, perso nei suoi pensieri.
“E i miei uomini?” Chiese quindi Nero
“Oh loro stanno bene signore” aggiunse in fretta la serva “Si sono svegliati
tutti di buon ora ed è stato servita loro la colazione, come ha ordinato il
padrone. Hanno sicuramente tutti un gran appetito, signore, specialmente il più
giovane…”
”Cencio…” le disse Forgia con un filo di voce, sorridendo appena. Nero e Aaron
si voltarono entrambi verso il malato stupiti e compiaciuti che, nonostante
tutto, la mente di Forgia fosse ancora lucida
“Cencio sicuramente” diede conferma il Nero con un sorriso.
“Ora sono quasi tutti fuori, chi nelle stalle, chi invece è andato a vedere i
lavori dell’ala Est. Se mi permette di aggiungere, Signore, ho sentito che
qualcuno di loro s’è offerto d’aiutare nelle riparazioni …”
”Vogliono rendersi utili in qualche modo” le spiegò il Nero “A nessuno di loro
piace essere ospiti di peso”
”Capisco Signore, ma siete qui da appena un giorno…ecco…” continuò confusa “è
molto…bello” concluse, non trovando parola migliore. Aaron la scrutò per un
attimo, consapevole del crescente imbarazzo che si stava impadronendo di
Josephine e desideroso di sapere che cosa lo stesse causando. Le sue guance
erano arrossate, il suo sguardo più chino del solito, ma di tanto in tanto, lo
sollevava lanciando occhiate furtive a Nero. Il Lord alzò le sopracciglia
sorpreso. Capito che cosa, o meglio chi, stesse mettendo in profondo imbarazzo
la donna, cercò di nascondere il sorriso con le dita. Spostando lo sguardo da
Josephine alla causa del suo imbarazzo, indugiò un attimo più del dovuto sul
viso di quell’uomo, ma accantonò i suoi pensieri da una parte. Più tardi, da
solo, li avrebbe ripresi in mano, c’erano cose più urgenti di cui occuparsi.
“Grazie Josephine, puoi andare” congedò così la donna e riprese in mano la sua
lama.
“Questa piccola pausa m’ha ridato forza, ora posso affrontare un’altra notte
così” cercò di scherzare Forgia che aveva l’aspetto tutt’altro che sereno.
“Volete un po’ di vino? Nelle nostre cantine conserviamo vino del Sud, Josephine
me ne ha appena portato un po’”.
“Sarebbe meraviglioso” Il viso del malato si distese notevolmente dopo
l’offerta.
“Bevete prima questo, che ha un sapore pessimo, ma vi aiuterà nella malattia.
Poi potrete pulirvi la bocca col vino” e così dicendo, Lord Aaron prese fra le
sue braccia Forgia e lo aiutò ad alzare il busto leggermente. Bevevo molto
lentamente, Forgia, faticava a rimanere sveglio.
“Vorrei dormire…”
”Non è possibile ora, dovete cercare di rimanere sveglio, finchè non ho finito…”
E così Aaron riprese a tagliare, minuziosamente, lembo per lembo.
Dopo un tempo indefinito, rialzò gli occhi su Nero e sorrise.
“Ho finito” Prese l’impasto fatto con la polvere grigia, e lo spalmò
abbondantemente sulla ferita che perdeva sangue e che era gonfia dove i punti
erano stati applicati, ma che aveva perso quell’aspetto putrido e nero di prima.
“Ora dormite pure, farò cambiare le lenzuola e chiederò a Natalie di vegliare su
di voi questa notte. Mi chiamerà lei per avvisarmi se ci saranno dei
cambiamenti… “ disse con tono leggero a Forgia, mentre preparava dell’altra
pasta per la notte.
Il sole era già praticamente calato, senza che né Nero né Aaron se ne fossero
accorti.
Uscirono dalla stanza di Forgia e si diressero verso il salone, dove sapevano
avrebbero trovato gli altri. La stanza era enorme, il camino principale copriva
un’intera parete, mentre altri quattro erano ai lati, più modesti. Aaron e Nero
trovarono i cavalieri seduti, alcuni con un boccale di birra in mano, altri che
parlavano fra di loro ma la stanza era gravida d’agitazione. Difatti, appena i
due uomini entrarono nella stanza, tutti si voltarono di scatto verso di loro in
attesa di notizie.
“Purtroppo, signori, non ho nessun tipo di notizia da darvi, né buona né
cattiva” spiegò subito loro Aaron. “Come presumo già sappiate, la ferita e la
gangrena erano piuttosto estese. L’ho medicata e spero di essere arrivato in
tempo…Tuttavia è troppo presto per dirlo”
”Ma il fatto che sia ancora vivo è un buon segno, no?”
“Lo è, certo” Aaron sorrise all’impeto di Cencio
“Ora, se volete scusarmi, sono molto stanco e non cenerò con voi. Egli “ disse
indicando il Nero “è stato vicino a Forgia tutto il tempo, quindi di sicuro
potrete chiedere a lui, se volete sapere qualcosa di più approfondito”.
Tutti quanti si alzarono e s’inchinarono verso il Lord.
“Vi ringrazio per il vostro tempo e le vostra pazienza, per quello che avete
fatto per Forgia e la vostra ospitalità” disse Luppolo “e parlo a nome di
tutti.” Aaron sorrise in risposta e s’inchinò a sua volta.
Nei pressi della porta, Aaron guardò Nero, appoggiato allo stipite con braccia
conserte, ancora in silenzio. Sì, avrebbe spiegato lui quello che c’era da
spiegare. Vi fu profonda intesa nello sguardo che si scambiarono, il cavaliere
poi sorrise. Non ci fu bisogno di parole o gesti, Aaron percepì l’enorme
gratitudine provenire da quell'uomo e dai suoi occhi color notte. Ancora e per
un attimo, i due indugiarono l’uno sull’altro, avvolti in un istante d’intensa
dolcezza che non capirono subito e questo li spaventò. Spezzata l’atmosfera,
Aaron si sentì chiamare.
“Scusatemi se vi trattengo oltre, Lord Aaron, ma non riesco a placare la
curiosità fino a domani.”. L’uomo percepì, nelle parole di Chiaro, un leggero
tono di sospetto “E’ Cleto ad avervi avvisato del nostro arrivo, ma com’è
possibile che Cleto vi conoscesse? E inoltre, vi fidate di un falco così tanto
da permettere a sei uomini armati di entrare nel vostro castello senza
nient’altro che i loro soprannomi?”
Lord Aaron guardò il suo interlocutore dritto in faccia con un’altezzosità che
prima non aveva dimostrato.
“Avete ragione ad essere sospettoso, di certo tutto questo è insolito. E’ Cleto
ad avermi avvisato, sì. Probabilmente sentendo le parole di Linda ha visto il
castello, lontano ma non a sufficienza per non essere visto da un falco. Per
quanto invece riguarda la mia fiducia, i falchi non mentono mai. Non ragionano
come gli umani, e non raggirano i loro interlocutori. Rispondendo alla vostra
seconda domanda, se davvero aveste voluto mettere in atto una tale farsa con un
compagno malato, per saccheggiare il castello e se foste stati così ben
organizzati da trovare una persona con una ferita come quella di Forgia, di
sicuro avreste anche saputo che non ci sono tesori conservati nel castello.”.
”Ma voi non avete visto la ferita di Forgia l’altra notte”.
”No, ma ne ho sentito l’odore” tagliò corto Aaron “Per ultimo, non penso che un
gruppo di briganti avrebbe riunito un italiano” disse guardando Cencio “uno
spagnolo” disse guardando Guardia “un asiatico” si rivolse verso Levante “ e
persino uno scozzese” aggiunse guardando Luppolo “intorno ad un capo inglese”
Chiaro fece ancora per prendere parola quando Lord Aaron lo zittì con un gesto
della mano “avete parlato a sufficienza perché il vostro accento tradisca le
vostre origini” e così dicendo impedì con gli occhi la replica a Chiaro. Sorrise
agli altri, con gentilezza e si congedò
“Bella roba, Chiaro, neanch’io sarei riuscito ad essere più cafone” Cencio si
lasciò cadere sulla poltrona scuotendo la testa.
Chiaro si schernì con un gesto della mano “Ero solo curioso”
“L’hai irritato senz’alcun motivo. Ha avuto la cortesia di non chiederti di
andartene…” si spazientì leggermente Nero “Il tono che hai usato, lo sai,
lasciava intendere ben altro rispetto a quello che hai detto. Ti conosco troppo
bene per pensare che tu non l’abbia fatto apposta, e Lord Aaron è troppo
intelligente per non averlo capito. Perché hai implicato che fosse sciocco, che
fosse falso ed un bugiardo” Chiaro roteò gli occhi, ma poi li abbassò, sotto
quelli di Nero, sentendosi colpevole.
Quando si comportava così, Chiaro sembrava molto più giovane di Nero, quando in
realtà aveva solo pochi mesi meno. L’argomento cadde lì, i soldati volevano
sapere cosa fosse successo in quella stanza e Nero raccontò loro tutto ciò che
aveva visto. Non fece nessuna menzione, però, del piccolo neo sulla nuca di
Aaron, conservò il segreto che tuttavia non abbandonò la sua mente per tutta la
sera.
***
Mello: eh Cencio, il ragazzo ha carattere *_* Sono proprio contenta che anche il secondo capitolo ti sia piaciuto, ecco qui il terzo. L'iniziodi LdM, probabilmente, è abbastanza introduttivo, ma dà un'idea dell'ambiente. Fammi sapere se Nero continuerà a piacerti (è un personaggio per il quale aver riguardo *_*): Un Bacio
BiGi: Ciao anche qui! Felice di rivederti. La costruzione circolare è un'arma a doppio taglio, ma abbi fede, non tutto è così "facile" come sempre XD
Michan_Valentine:
Ciao, felicissima di risentirti *_* Aaron è molto angelico, del resto ci sono
basi importanti per questo suo aspetto lievemente ultraterreno. Qualcosa si
intuisce in questo capitolo, il resto verrà. Ma è proprio per questo che non
posso addentrarmi molto nelle descrizioni fisiche, quel che Aaron ha sulla nuca
è difficile da rendere con una semplice descrizione. Sono però contentissima
che, nonostante la divergenza di stile, abbia voglia di continuare a leggere *_*
*hug*. Nero è un personaggio molto complesso, che avrà uno svolgimento
caratteriale ed un'evoluzione lungo tutto il racconto. Diciamo che appare
(all'inizio) ben poco di quel che è in realtà. Spero che il risultato piaccia
^_^ E poi Cencio *_* Ah, il ragazzo m'è rimasto nel cuore dal momento in cui
l'ho creato. E' tenero e cialtrone XD Baci