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Autore: xhisptapleasee    03/01/2014    13 recensioni
Vichy è una ragazza di diciotto anni sensibile ai cambiamenti e succube del padre e del suo modo iper proibitivo e protettivo di fare nei suoi confronti. Harry Styles è un ragazzo misterioso e irruente, il suo passato lo perseguita e ha problemi a gestire i rapporti con le persone senza evitare una reazione aggressiva. I due caratteri del tutto diversi non trovano pace, e la paura prende il sopravvento sulla giovane ragazza che si trova in difficoltà ad approcciarsi con gli altri. Il susseguire dei giorni aiuterà Vichy a crescere in una nuova dimensione di vita dove il più debole non sopravvive a lungo, cercherà di lottare contro se stessa per cambiare le cose e l’incontro accidentale con Harry cambierà drasticamente la vita di entrambi.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Mistakes-
 
 
Mi guardai intorno un po’ spaesata. stringevo forte tra le braccia il mio libro,il vento arruffò i miei lunghi capelli e  con una mano scostai qualche ciocca fin dietro l’orecchio, sentii il calore di una mano sulla mia spalla che mi spinse leggermente incitandomi ad avanzare, feci qualche passo verso quel piccolo vicolo sterrato che mi conduceva direttamente alla porta di casa. I miei occhi scrutavano ogni singolo centimetro di quel ambiente del tutto nuovo per me. Sobbalzai leggermente abbassando lo sguardo verso le mie caviglie, vidi un tenero gattino nero che si strusciava lentamente sulla mia pelle miagolando. Sorrisi, sicuramente era in cerca di coccole così mi chinai sulle ginocchia per accarezzarlo sul dorso,il suo miagolino aumentò al contatto con la mia piccola mano ma la voce intensa ed intimidatoria di mio padre lo fece scappar via.

“Vichy”

 
Tornai istintivamente in piedi e lo raggiunsi accostandomi dietro di lui. Entrammo in casa e i miei sensi furono rapiti da un buon profumo di pulito. Salì le scale trascinandomi in cima alla rampa  la pensate valigia fino alla mia camera. Tenevo ancora in una mano il mio libro e con l’altra impugnai la maniglia della porta che senza alcuno sforzo da parte mia si aprì. Sapevo che mi sarei ambientata velocemente, ma nel profondo sentivo di essere nel posto sbagliato. Mi abbandonai di peso sul morbido piumone e passai il resto del tempo tra il cellulare e il portatile.
 
                                                                         ***
 
Dovetti sbattere ripetutamente le ciglia prima di abituarmi alla luce del sole che penetrava dalla finestra, sentii bussare la porta ripetutamente e balzai sul letto, penso sia normale aspettarsi qualcuno che entri dopo aver bussato e, stranamente, quel fatto lo reputai alquanto inquietante poiché nessuno si fece avanti, così scesi scalza, quando i miei piedi toccarono il pavimento gelido, un brivido mi percorse lungo tutto il corpo, corsi in punta di piedi verso la porta e proprio quando stavo per aprirla quest’ultima si aprì di scatto facendomi prendere un colpo
 
“oh merda Papà sono mezza nuda”
 
la vista di mio padre davanti l’uscio mi fece arrossire leggermente le guance, mi ero scordata di vivere con un uomo in casa e dovevo ancora accettare questo fatto.
 
“oh scusami Vic..” disse impacciato.
 
“lascia stare” lo interruppi bruscamente portandomi una mano sulla faccia, tanto ormai era troppo tardi.
Si portò ugualmente il palmo della mano sinistra sugli occhi (ma che gentile, grazie.) mentre mi spostavo da una parte all’altra della camera in cerca dei miei vestiti pensavo a quanto fosse nauseante il fatto che mi trattasse ancora come una bambina con quei suoi modi infantili di fare, mi imbarazzavano come se davvero credessi che portandosi una mano sugli occhi non si sarebbe visto nulla. Lo lasciai alle sue convinzioni.
 
“volevo dirti che oggi è il compleanno di Katy.”
 
Aggrottai le sopracciglia, avevo già sentito parlare del flirt che mio padre stava avendo con questa donna ma anche se lui negava che tra loro ci fosse qualcosa era chiaro che invece si stessero frequentando da tempo, nel mio viso si formò un espressione di disgusto quando la mia mente lasciò spazio alla fantasia che creò pensieri perversi su mio padre e la giovane tipa.
Pensai in fretta ad una risposta che potesse spiegargli, in modo “gentile” che non mi interessava affatto stare ad uno stupido compleanno, e che piuttosto, avrei preferito l’esilio. Fissavo gli occhi di mio padre fermi immobili puntati sui miei in attesa di una mia reazione e l’unica cosa che mi venne naturale fare fu un sorriso sghembo alquanto falso e poco credibile. Evitai il discorso per tutto il giorno mostrandomi indifferente e quando fu sera con una scusa banale mi precipitai fuori casa, in fondo non è che mi stesse molto a genio quella specie di “fidanzata” non era la persona adatta per uno come lui. Camminavo immersa nei miei pensieri sul marciapiede dando calcetti ai sassolini che trovano lungo la strada. L’aria era tiepida e temperata al punto giusto per essere una serata invernale,non avevo idea di dove mi stessi dirigendo non conoscendo perfettamente la zona stringevo al mio petto la piccola borsa temendo che qualcuno, sfuggito al mio occhio vigile, potesse portarmela via, quando la mia attenzione fu rapita da una casa, in fondo al marciapiede opposto a quello che stavo percorrendo, dalla quale si sentivano urla e musica a tutto volume. Il calore delle persone riuscivo a sentirlo in lontananza e la curiosità di avvicinarmi stava emergendo incondizionatamente.
Il mio passo diventò sempre più esitante fin quando mi ritrovai d’innanzi alla porta semiaperta dell’abitazione. Scostai i miei lunghi capelli dietro l’orecchio con una mano per fare in modo che il mio occhio potesse osservare meglio cosa stesse succedendo oltre lo stipite. Poggiai un braccio sul lato della porta mentre i miei occhi scrutavano accuratamente l’enorme quantità di persone ballare e divertirsi al suo interno. Dischiusi leggermente le labbra dal freddo provocato dalla corrente che entrava furiosa dalle fessure rimaste aperte. Sentii una mano posarsi pesantemente sulla mia spalla, al suo tocco urlai leggermente e mi girai di scatto ansimando, indietreggiando verso il legno scuro.
 
“allora, entri?!”
 
una voce acuta e squillante mi urtò profondamente e in quelle parole si percepiva un non so che di presa in giro.
Alzai lo sguardo verso un gruppo di ragazze….ragazze che io definirei galline a primo impatto, le quali si muovevano scalpitanti davanti ai miei occhi. Rimane ancora un mistero  capire come facessero ad andare in giro con i pantaloncini e il top in pieno inverno ma non serve starci a pensare troppo per capire, insomma quelle ragazze si aspettavano una risposta da me e anche abbastanza velocemente. Non ebbi neppure il tempo di pensare a qualcosa di sensato che fui trascinata dentro,spinta bruscamente dai loro modi, mi ritrovai in mezzo ad una folla di gente. La musica mi pulsava nel cervello e a quella sensazione chiusi istintivamente gli occhi, ebbi come un senso di smarrimento che svanì del tutto quando incrociai tra tanti diversi occhi lo sguardo di un ragazzo scrutarmi intensamente giù dal fondo della stanza, molto probabilmente non era la prima volta che poggiava i suoi occhi su di me da quando feci ingresso in casa notando che ormai avesse osservato attentamente ogni parte del mio viso e del mio fisico. Notai che parlava divertito con altri ragazzi ma i suoi occhi non si staccavano nemmeno un secondo dal mio corpo, avanzò deciso verso di me. Le mie mani cercavano sostegno mentre i miei occhi fissavano due iridi verdi smeraldo che brillavano da dietro lunghe ciocche di ricci scuri che gli scendevano lungo il suo viso. Mi concentrai un attimo sulla figura torreggiante e massiccia che avanzava velocemente verso di me. Mandai giù un groppo di saliva quando realizzai la prorompente potenza del suo corpo tonico e massiccio in confronto al mio. Mi immobilizzai quando in meno di un secondo lo ebbi ad un palmo di distanza. Evitai il contatto visivo e svagai drasticamente cercando negli occhi di qualcun altro un supporto morale. Ovviamente in mezzo a quella massa informe di gente ubriaca fu difficile trovare qualcuno che potesse darmi conforto così dovetti agire in fretta, indietreggiai lentamente fino a ritrovarmi con la schiena a ridosso di una parete. A essere totalmente sincera il mio più grande problema era la timidezza, un senso di disagio mi percorreva dalla testa ai piedi e l’intensità negli occhi di quel ragazzo mi trasmise preoccupazione.
 
“ciao” pronunciò.
La sua voce era roca e profonda mentre sul suo viso teso e concentrato si formò un lieve sorriso che lasciò spazio a due fossette. I miei occhi si alzarono insicuri verso i suoi, non ero mai stata brava a fare amicizia specialmente con tipi di quella stazza. Sentì una leggera pressione invadere le mie dita, lo sguardo si spostò velocemente sulla mia mano destra la quale spariva nel suo grande palmo che stringeva appena. la ritrassi in fretta verso di me sfuggendo alla sua presa. La mia reazione provocò una risata profonda sul petto tonico del riccio, vidi le sue labbra dischiudersi quando entrambi fummo distratti da un eco stridulo provenire dal fondo della grande sala.
 
“Haaarry vieeeni qui” gridarono in coro delle ragazze che riconobbi subito non appena sentì la loro voce acuta. Le galline di prima ci avrei scommesso.
 
Capì solo appena il suo nome che rimbombava nell’aria insieme alla musica assordante, nessuno mi aveva mai guardata così a lungo prima che lo facesse Harry in quel modo, mi stupì come non si fosse neanche un secondo preoccupato che lo stessero chiamando. Un braccio mi avvolse il bacino riducendo al minimo la distanza tra noi, sentì i suoi morbidi ricci solleticarmi una guancia quando Harry tenne premute le sue labbra carnose e ben disegnate sulla mia guancia rosea.
 
“ci vediamo presto bellezza” sussurrò al mio orecchio provocandomi un piccolo brivido.
 
Potevo sentire il suo respiro caldo accarezzare la base del mio collo, il calore che mi trasmise mi travolse i sensi, alla sua presa forte strinsi gli occhi e una volta presa di nuovo coscienza di quello che successe,non lo vidi più.
Corsi verso la porta, non mi importava se travolgevo qualcuno con il mio passo repentino, ripercorsi lo stesso tragitto nel verso opposto senza badare al freddo che ormai s’era impossessato del mio corpo. Il buio mi creava difficoltà a riconoscere la casa di papà visto che nell’ombra tutto un po’ si assomigliava. Mi voltai per chiudere delicatamente la porta alle mie spalle senza far rumore ma quando mi girai, la figura di mio padre mi apparve davanti, a giudicare dalla sua espressione… non era molto felice di vedermi.
 
“p-papà p-posso s-piegare” lo supplicai intimorita.
 
Se ne stava dritto e rigido, avevo violato le sue regole ma non mi avrebbe lasciato scelta, avevo tutti i motivi per difendermi.
 
“dove sei stata?”
 
la sua voce era tesa e non lasciava traspirare emozioni di alcun genere se non una leggere riluttanza nelle sue parole di ghiaccio. Potevo scegliere di dirgli la verità ma sapevo che raccontagli del mio incontro con Harry non gli avrebbe fatto piacere,e tantomeno potevo dirgli che mi ero addentrata in una casa di sconosciuti. Non lo avrebbe tollerato un comportamento simile.
 
“in giro” ribattei con un filo di voce.
 
I suoi occhi s’incupirono, m’aspettavo una violenta risposta ma si limitò a puntare il dito verso le scale.
La mia mente era del tutto confusa, l’immagine di Harry e la reazione che mi procurò riuscivo ancora a percepirle sulla pelle aggrinzita dal freddo, e il tono severo che mi rivolse mio padre mi risuonava in testa. Mi portai una mano tra i capelli per spostarli di lato mentre cercavo la borsa con la vista in mezzo al casino della camera. Ebbi come un flash, il mio respiro si fece irregolare quando capì che la borsa era rimasta alla festa…
 
                                                                                ***
 
 
 
Eii, sono xcherbear, questa è solo una piccola “anticipazione” di quello che succederà in seguito, spero davvero che la storia vi piaccia :) baci.
 
 
 
 
 
 
 
  
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