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Autore: FlyingBird_3    06/01/2014    4 recensioni
Emilia Romagna, Agosto del 1944
Il generale Badoglio ha firmato l'armistizio con gli Alleati, lasciando però i soldati italiani senza un ordine preciso su come comportarsi con l’esercito tedesco.
Maria De Felice è una ragazza di 23 anni, italiana, nata in una famiglia di alta borghesia. Ha potuto studiare con insegnanti privati, ed il suo sogno è quello di seguire il padre nei suoi viaggi attraverso l'Europa.
Friedrich Schuster, ufficiale delle SS a 30 anni, onorato di molte medaglie al valore per le sue imprese di guerra, guida le truppe tedesche all'occupazione dell'Italia settentrionale.
Le loro storie si intrecceranno, sullo sfondo della seconda guerra mondiale, cambiando radicalmente le loro vite...
Genere: Guerra, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Guerre mondiali, Dopoguerra
Capitoli:
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Il silenzio della casa ci avvolge. Friedrich mi tiene tra le sue braccia, entrambi siamo stanchi; chiudo gli occhi, sentendo il battito del suo cuore normalizzarsi. Il torpore tipico della fase prima del sonno inizia a scaldarmi, ma davvero voglio dormire?
Ripenso a quello che Friedrich mi ha detto un’ora prima, e l’angoscia mi prende di nuovo. Mi stringo ancora di più a lui, come se quest’azione potesse impedire che qualcuno possa fargli del male.
Lui non si muove, probabilmente si è addormentato.
Non voglio alzarmi per accertarmene, ma ad ogni scricchiolio della casa sento che sospira muovendosi un po’.
Mi sistemo accanto a lui, trovando una posizione migliore, e sento che sospira ancora più forte.
Ti ho svegliato?” gli sussurro.
No. Dormi che è tardi” dice lui, accarezzandomi i capelli.
Qualche volta Federico mi racconta di Francesco che si alza all’improvviso urlando, nel mezzo della notte, dicendo frasi sconnesse su ferite, morti o armi.
Non pensavo che dopo tutto questo tempo Friedrich soffrisse ancora di insonnia: ma d’altronde lui ne ha viste peggio di me durante la guerra.
Probabilmente è anche per questo che ha deciso di vivere in mezzo ad un bosco, silenzioso e tranquillo: ora riesco a capire cosa mi voleva dire prima, dicendo che lui è contento così.
Gli sposto la mano, dai miei capelli la intreccio nella mia, addormentandomi accanto a lui.
 
Non so bene che ora sia, ma un rumore di vetri in frantumi mi ha appena svegliata.
Mi stiracchio un po’, e allungandomi sento il posto caldo vicino a me lasciato vuoto da qualcuno. Friedrich.
Abbiamo dormito insieme, ed ora… ora dov’è?
Sento la voce di mio fratello di sotto, ed un pensiero spaventoso mi arriva alla mente: è andato veramente a parlare con lui.
Scendo immediatamente, senza mettermi la vestaglia, e arrivata giù li vedo una davanti all’altro, ai due lati della tavola.
I loro occhi s’incrociano, e l’aria sembra così pesante che potrebbe essere tagliata con un coltello.
Tu” dice Francesco alzandosi dalla sedia e guardandomi, “ che cazzo ci fa in casa mia quel bastardo?”
Si rivolge a me, che mi sono avvicinata a lui per calmarlo.
“Francesco per favore… Non urlare, Friedrich vuole solo parlarti…”
Con un braccio mi sposta, ma non mi lascio sopraffare dalla sua forza.
“Per piacere, ascoltami! Almeno abbassa la voce, c’è Federico di sopra!”
“Stai zitta. A pensarci bene ho anch’io due parole da dirti, stronzo. Cosa pensi di volere ora? Vivere con mia sorella? L’hai messa incinta e te ne sei andato. L’hai lasciata da sola con un figlio, senza contare il fatto che eri e rimarrai un assassino, un bastardo nazista che merita solo di crepare per tutto il male che ha fatto.”
Guardo Friedrich, che nel frattempo non ha fatto una piega: in questo momento riconosco tutto il suo passato di soldato, e il perché sia riuscito ad arrivare così in alto.
Sembra mantenere una strana calma; la postura è dritta con sguardo sicuro e fiero come sempre. Le mani però sono strette a pugno, lungo i fianchi.
“Non sapevo che Maria fosse rimasta incinta. Comunque non ho avuto altra scelta. Ma non sono qui a parlare…”
Francesco lo interrompe, scaldandosi sempre di più.
“Avrebbero dovuto impiccarti o lasciarti a marcire in prigione, come avete fatto con noi”
“Ho pagato per quello che ho fatto.” Risponde Friedrich, senza mostrare un segno di nervosismo.
“Stai zitto! Non me ne frega un cazzo di quello che hai da dire! E se sei venuto a parlare di Maria io sono suo fratello e so come comportarmi con lei”
Mi spinge con un braccio contro il tavolo, mentre si avvicina a Friedrich con intento violento.
Lui non muove un passo; non si legge un’emozione nel suo viso.
“Non prendo lezioni da un bastardo nazista che ha ucciso la mia famiglia”
Li guardo fronteggiarsi: Friedrich ha una corporatura molto più grande di quella di Francesco, in più lo sovrasta di ben dieci o quindici centimetri. Ma non credo che a mio fratello questo faccia spavento.
Vedo intanto un’ombra spostarsi dalla cima delle scale, e mi sposto per guardare meglio.
“Federico!”
La mia voce rompe il silenzio pesante che si è creato, e tutti e tre ci giriamo verso di lui.
Federico guarda la scena con la bocca aperta, ancora in pigiama.
“Ecco! Guarda tua madre chi ti ha fatto conoscere! Scopri chi è il tuo vero padre, Federico!”
Francesco sta esagerando, complice anche la sua rabbia.
“Basta parlargli così! Tu non lo conosci…” dico.
Mi avvicino, spostando Francesco da Friedrich, in modo che non possano mettersi le mani addosso.
Francesco mi prende un polso, guardandomi con aria severa.
“Stanne fuori. Questa è una faccenda tra uomini”
Cerca di spostarmi, ma mi impongo davanti a lui.
“Smettila tu, stai esagerando! Che esempio vuoi dare a Federico?”
“E tu che esempio gli hai dato? Che ti sei fatta portare a letto dal primo bastardo nazista che hai incontrato?”
Una mano forte ci separa, e vedo Francesco arretrare per una spinta ricevuta.
Friedrich è alle mie spalle, che fa segno di farmi da parte.
Francesco intanto si riprende, e lo vedo avvicinarsi di nuovo alla tavola: quando si gira ho un tuffo al cuore.
“Non toccarmi mai più, bastardo…!”
Ha preso un coltello, uno di quelli per tagliare la carne; lo impugna, porgendo la lama verso di noi.
Prima che possa dire qualcosa Friedrich mi spinge verso le scale, fronteggiandolo.
Ma proprio mentre sta per succedere il peggio, una vocina il ferma.
“Basta, zio basta…”
Federico si è messo coraggiosamente in mezzo, dividendo i due litiganti.
A Francesco trema la mano, e Friedrich non lo perde d’occhio un attimo; io sono immobile. Vorrei intervenire, portando via Federico, ma ho paura che se mi avvicinassi la situazione possa degenerare.
Dopo un paio di minuti, tirando un sospiro di sollievo, vedo mio fratello appoggiare lentamente il coltello sul tavolo, mentre si strofina il viso con l’altra mano.
“Basta, basta…  voglio che tutto ritorni come prima…” dice Federico.
Mi alzo e lo raggiungo, stringendolo a me; lo sento tremare, come d’altro canto sto facendo anch’io.
Francesco cerca di avvicinarsi a suo nipote, ma io lo spingo via.
“Ma come ti comporti?! Pensi di essere sempre nel giusto? Qui non si tratta di te, ma di me e mio figlio. Ha diritto di conoscere il suo vero padre se vuole, senza più bugie. E dovresti essere contento che Federico abbia un padre così, nonostante quello che possa pensare sulla politica o che altro. Ha salvato la mia vita più volte, e se sono qui che ti sto parlando ora è solo grazie a lui. Se qualcuno della famiglia è sopravvissuto è grazie a lui
Francesco non proferisce parola, spostando lo sguardo da me a Friedrich.
Lascio Federico, girandomi verso suo padre: è in piedi dietro di me che non perde d'occhio un attimo mio fratello.
Poi inizia a parlare, catalizzando l’attenzione di tutti su di sé.
“Maria è una donna libera, ha diritto di andare dove vuole. Capisco la tua voglia di proteggerla, ma non si può rimediare a quello che ormai è successo.”
Vedo Francesco sbuffare, sedendosi sulla sedia.
“È solo colpa tua se è successo quello che è successo. Maria non è una donna libera, è sposata. Hai una vaga idea di cosa potrà dirle la gente per colpa tua? Lo sanno tutti, e non voglio che lei soffra. Ma voglio anche che capisca quello che ha fatto, dato che non sembra rendersene conto.”
Friedrich gli risponde in maniera tranquilla, ma percepisco la voce cambiare, assumendo quel tono freddo che usava con i suoi soldati.
“Non posso biasimarla se ha sposato qualcun altro. Le ho chiesto più volte se quell’uomo la facesse felice, e lei non ha mai voluto rispondere. Da quello che le ha fatto, è un uomo meno di niente” dice, alludendo alla botta in viso.
Francesco passa il suo sguardo su di me, osservandomi.
“Riccardo non ti rendeva felice? A me pareva che fosse tutto tranquillo, tutto andava alla perfezione.”
Lo guardo con un po’ di rimprovero: è proprio vero che se non gli dici qualcosa non se ne accorgerà mai.
Sospiro, cercando di tirare fuori quello che è rimasto dentro di me per tanto tempo.
“No Francesco. All’inizio ero affascinata, ma dopo che ha capito che non avrei potuto dargli un’erede, ho scoperto che mi tradiva. Ha avuto più di un’amante, trovavo lettere d’amore e altre cose nei vestiti che portava qui a lavare.
Non ho detto niente perché mi vergognavo, avreste pensato che non fossi una brava moglie.”
Francesco mi guarda con un’aria stupita, come se se ne fosse accorto solo in questo momento.
“Senti Maria… io non voglio entrare in questi discorsi personali. Non lo sapevo, Riccardo non parlava mai della vita che faceva in città, o per lo meno, non parlava di relazioni.
Fatto sta che è successo quello che è successo. Va bene… forse ho un po’ esagerato chiudendoti in casa. Ma santo cielo… lo sanno tutti ormai. E non ti vedono di buon occhio. Riccardo è conosciuto qui, mentre… lui…” dice, facendo segno verso Friedrich.
Quando sto per aprire la bocca per controbattere, sento Friedrich che mi spinge piano verso le scale.
“Lasciaci soli un attimo.”
Lo guardo, un po’ stupita; lui sembra convinto e sicuro, quindi poso il mio sguardo su Francesco.
Lo vedo chino sul tavolo, con un’espressione cupa sul viso. Vorrei dirgli qualcosa, ma lui mi fa segno di andare; decido di fidarmi. Prendo Federico e saliamo insieme, non prima di aver stretto la mano a Friedrich;
andiamo tutti e due in camera mia, sedendoci sopra il letto.
“Secondo te cosa si stanno dicendo?” mi chiede Federico.
“Non lo so… ma almeno stanno parlando da persone adulte” rispondo.
Velocemente ripenso a quello che suo padre mi ha detto durante la notte appena trascorsa.
“È vero che sei andato da Friedrich ieri pomeriggio?” chiedo a Federico mentre si stende sul letto.
“Si”
“Ma come hai fatto? Eri da Anna, lei non ti avrebbe mai lasciato andare nel bosco da solo… era troppo tardi quando è venuta a prenderti”
“Le ho raccontato tutta la storia. Ho chiesto di non dire niente allo zio, perché si sarebbe arrabbiato ancora di più… e poi mi ha dato il permesso per andare da Friedrich. Ha detto che le dispiace per la situazione, e che se lui è veramente mio papà avrei dovuto raccontargli quello che è accaduto. Quando Friedrich mi ha visto ha fatto una faccia un po’ strana e mi ha fatto subito entrare in casa, come se non ci dovesse vedere nessuno. Però mi ha ascoltato, e ha risposto a tutte le domande che gli ho fatto…”
Mi avvicino a lui, baciandolo sulla fronte.
“Sei intelligente e coraggioso. Sono così fiera di te…”
Lui non dice niente e abbassa un po’ la testa, credo per l’imbarazzo.
Il silenzio cala nella stanza,  così provo a captare delle parole provenire da sotto, ma si sente solo un silenzio di tomba.
Dopo mezz’ora sento la porta di casa aprirsi e chiudersi. Mi alzo di scatto, con tutti i sensi all’erta: i battiti del mio cuore sono accelerati, e non riesco a capire che succede.
Prendo la vestaglia, dicendo a Federico di non muoversi dalla stanza.
Scendo le scale, e mi affaccio in cucina: c’è solo Francesco, seduto a tavola che beve il caffè; non fa una piega, e sembra abbastanza assorto nei suoi pensieri.
“Friedrich dov’è? Va tutto bene?” chiedo, un po’ allarmata.
“Se n’è andato” dice lui, senza alzare gli occhi dal caffè.
“È andato via senza dirmi niente? Cosa vi siete detti?”
Lui non risponde.
“Francesco? Allora? Mi pare che abbia il diritto di sapere…”
Non mi lascia finire la frase; si alza e si avvicina, guardandomi come ogni volta quando vuole imporsi.
“Quello che ci siamo detti rimane tra noi. Non chiederlo mai più”
Rimango un attimo interdetta, guardandolo mentre appoggia la tazza nel lavandino; lo seguo con lo sguardo mentre si avvia su per le scale, e decido di insistere.
“Che spiegazione è questa? Non sono più una bambina a cui devi nascondere le cose… Francesco! Apri la porta!”
Si chiude in camera, impedendomi di sapere così la realtà dei fatti.
  
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