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Autore: Bea_chan    20/11/2004    38 recensioni
La guerra. Quella vera, non un gioco... Quella dove si combatte e si muore come foglie nel vento, quella dove non si può più tornare indietro... In una Tokyo ormai invasa e devastata dagli alieni, un gruppo di Ribelli capeggiati dal traditore per eccellenza cerca di contrastare la tirannia di Deep Blue e il suo esercito, aiutando le Mew Mew. Lotte, segreti e tradimenti s'intrecciano nella base aliena, dai Sotterranei ai Piani Alti. Ma solo il temibile Progetto C.DNA potrà decidere l'esito della Guerra. Senza scampo.
Genere: Avventura, Azione, Dark, Drammatico, Guerra, Malinconico, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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eccomi qua, con una fiction un po' triste ma spero bella^^ Le coppie si delineranno all'interno della storia, ma chi mi conosce sa che coppia prediligo..^//^! Il primo capitolo è a puro scopo introduttivo: i personaggi sono cresciuti (più o meno vent'anni...) e i loro sentimenti sono maturati, nonostante il teso clima in cui versa la città: la guerra...

 

 

 

1.Fallimenti...

Correva.

Inseguito da qualcosa, qualcuno...

A occhio e croce erano due o tre figure.

Ma andavano troppo veloce.

Troppo per un essere umano...

Sembrava che fluttuassero di qualche centimetro sopra il suolo.

Probabilmente era lo strascico dell'esercito di prima.

Ma doveva assolutamente correre da loro...

Doveva avvertirle, proteggerle, metterle in guardia.

Doveva riuscirci!

"Sta scappando..." sbottò un inseguitore.

L'altro sorrise "Non temere... Divertiamoci ancora un po'..." sibilò di rimando, stringendo l'arma che aveva in mano.

Il terzo annuì silenziosamente.

La frenetica corsa dell'uomo continuava per i tortuosi vicoli, per le strade distrutte, per i palazzi diroccati...

Sembrava che la città fosse priva di vita.

Una città fantasma.

"Eccolo lì!" pensò l'uomo, sollevato, scorgendo in lontananza un capannone diroccato. La meta della sua diperata fuga...

"Che facciamo adesso?" esclamò la figura di prima, aumentando l'andatura preoccupato. "Se riesce a parlare è la fine!"

Il capo strinse ancora di più l'arma.

"ADESSO!!" esclamò.

Accadde in un lampo...

L'uomo venne colpito da un fulmine violaceo emerso da un vicolo.

Dritto al cuore...

Altre due figure emersero dai vicoli laterali alla strada.

Era un agguato.

L'uomo ormai morente fissò disperato la struttura cadente farsi sempre più sfuocata.

Un rantolo gli salì dalla gola e un rivolo di sangue colò dalla bocca.

"Mi...dispiace..." pensò mentre esalava l'ultimo respiro.

Morì da solo, in strada.

A pochi passi dal completamento della sua missione.

Non c'è l'aveva fatta...

"Ottimo lavoro... Questo è innocuo, ormai" ridacchiò la figura. Mise un piede sotto il cadavere dell'uomo e lo rivoltò supino.

"Hai ragione! Dopotutto, occhio non vede e cuore non duole, no?" aggiunse un'altro, congedando gli altri aggressori, che sparirono.

"Se vogliamo che il nostro piano vada in porto, dobbiamo far attenzione a non essere scoperti..." e rivolse un'occhiataccia agli altri due compari, che annuirono.

"Quello con cui devi lamentarti, semmai, è il generale dell'esercito che lavora ad ovest..." fece notare una figura.

"Ehi, ma non era un tuo compagno, tempo fa?" chiese curioso un giovane, ammutolendo l'altro.

Il capo annuì in silenzio.

Già... Aveva tentato inutilmente di fargli cambiare idea.

Di sanare la sua sciocca infatuazione per...

Per quell'umana.

"Ti porterà alla rovina!" gli diceva.

Inutilmente...

Lui si limitava a voltargli le spalle.

A chiudergli la porta del suo cuore in faccia...

E questo non l'aveva perdonato.

Anche se era ancora dalla loro parte non passava giorno in cui non si chiedesse come la lealtà dell'amico potesse resistere.

Come facesse a sopportare...

A combattere per una causa che riteneva inutile...

Doppio gioco?

No... Magari fosse stato quello...

Soltanto una muta rassegnazione.

Un odio silenzioso

un amore segregato

una vita passata ad eseguire ordini per qualcosa in cui non credi...

Ma andare avanti lo stesso.

A testa alta...

In questo lo ammirava.

Anche se era più giovane, lo stimava, in un certo senso...

Era riuscito a diventare generale.

La più alta carica dell'esercito.

Quattro eserciti, una sola missione:

annientare finalmente la razza umana.

Ma non stavano più combattendo contro delle ragazzine.

Non avevano più dodici anni...

Era... la guerra.

Quella vera, non un gioco.

Quella in cui si combatte e si muore come foglie nel vento...

E quella dove non si può più tornare indietro.

Un baratro senza ritorno...

"Capo, guarda qua!" chiamò un giovane, risvegliandolo dai suoi pensieri. "Guarda! Questo non era un amico di quelle cinque?" intervenne il terzo, mostrando il viso dell'uomo.

Il capo sgranò gli occhi neri "Keiichiro..." sussurrò.

Proprio lui... Aveva ucciso proprio il suo vecchio avversario.

Fin dove era disposto a spingersi?

Fin dove avrà il coraggio di arrivare per conquistare il pianeta?

"Soldati... Portate quest'uomo alla loro base... Merita rispetto" disse il capo, incaricando i giovani. Quelli borbottarono contrariati "Ma..." "E' un ordine, soldati" ordinò prima di sparire.

Per oggi, basta così...

°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*

Guardava la strada crepata dalla finestra del seminterrato.

Un lugo cupo e buio...

Come la tristezza nel suo cuore.

Si passò distrattamente una mano nella lunga frangetta mogano, riavviandola dagli occhi color cioccolato.

I capelli, di solito legati in due alti codini, carezzavano sciolti la schiena, cresciuti in quegli anni.

Dietro di lei solo il sordo rumore delle chiacchere delle amiche, dei piani degli uomini sopravvissuti. Inframezzati dal lento ticchettio della tastiera di un computer.

Sospirò sul vetro sporco, appannandone la superficie.

Appoggiò la fronte ad esso, chiudendo stanca gli occhi.

Cosa era successo al mondo?

Che fine avevano fatto la gioia di vivere, l'allegria, la spensieratezza che avevano lei e le altre?

Sparite...

Andate, perdute, dimenticate.

Da quanto andava avanti questa guerra?

Cinque... Sei anni, forse?

Non lo sapeva...

Sapeva solo che era cresciuta. Troppo...

Così tanto da rendersi conto che la battaglia di adesso non è come quella che combattevano anni fa.

Che i nemici non sono più gli stessi.

Che non può più tirarsi indietro...

"E' in ritardo..." disse una voce leggermente preoccupata. Apparteneva ad una ragazza dalle lunghe treccie e dagli intensi occhi verdi. "Tranquilla Retasu... Tornerà" cercò di tranquillizarla una ragazza bionda. Retasu rispose con un timido sorriso.

"Ehi Ichigo, vedi qualcosa?" chiese una voce arrogante. La rossa si girò "No Minto... Ti confesso che sto cominciando a preoccuparmi" disse. Minto aveva lisci capelli neri con riflessi cobalto. Non li teneva più raccolti in due crocchie ma scendevano fin poco sopra le spalle.

"Zakuro! Sei arrivata" esclamò felice la biondina, vedendo entrare un'alta ragazza silenziosa. Quella sorrise affettuosa "Ciao Purin..." rispose. Tornò seria rivolgendosi alle altre.

"Ragazze... Keiichiro è tornato?" domandò. Tutte fecero un cenno di diniego "No purtroppo... Tu l'hai visto?" chiese Retasu.

Zakuro sospirò pesantemente...

Come poteva dire quello che aveva appena visto?

"Zakuro... Che cosa hai visto che dovremmo sapere..." intervenne Ichigo incalzando la risposta dell'amica.

Quella alzò gli occhi azzurro scuro.

"Alla periferia della città, in corrispondenza dei quattro punti cardinali... Ci sono quattro eserciti..." disse con un fil di voce, spiazzando i presenti.

Retasu si portò una mano alla bocca e Minto scuoteva incredula la testa. Purin rivolse una sguardo al grande monitor che controllava la città. Muto... Neanche un segnale...

"Ma... lo schermo non mostra la loro presenza..." fece notare Ichigo, precendendo la biondina.

"Allora sarebbe meglio avvertire Ryo... Prepariamoci al peggio" intervenne Minto. Zakuro annuì "Lo informo io" e corse su per le scale diroccate.

Ichigo tornò a fissare fuori dal vetro, mentre le altre si immergevano in concitati discorsi. Strinse gli occhi, intravedendo due figure trasportarne una terza.

Fluttuavano da terra...

"Ma che diavolo..." non finì la frase che quelle scomparvero, lasciandola al suolo. Non si muoveva...

"Ragazze... Guardate la!" chiamò Ichigo, indicando quello che sembrava un corpo umano.

"Sembra che non si muova... Secondo voi cos'è?" chiese Purin. "Perchè non andiamo a vedere" ipotizzò Minto.

Le altre annuirono decise. Uscirono guardinghe dal cupo sotteraneo, arrivando in strada. Da tanto non vedevano la luce del sole...

Ma quello che videro tolse loro la fuggevole gioia di quel momento.

A terra c'era il loro amico...

"Keiichiro..." sussurrò Retasu cadendo in ginocchio. Purin singhiozzò disperata. Minto cercò di consolarla, abbracciandola. Mormorava una sola parola "Perchè...".

Ichigo non era riuscita a reagire. Guardava immobile il corpo dell'uomo, l'ombra di barba non fatta, i lunghi capelli castani spettinati, i vestiti laceri e sporchi, un rivolo asciutto di sangue ai lati delle labbra. Quelle labbra sempre sorridenti...

Una lacrima scese sulla guancia. Non l'asciugò...

Quel diamante di sale racchiudeva tutta la tristezza che provava in quel momento. Stette in piedi con le sue amiche, al calar del sole, che tingeva di rosso il cielo... Non poterono fare niente.

Keiichiro era una delle tante vittime che c'erano ogni giorno...

Ma nessuno si aspettava che la sua ora venisse tanto presto.

Un'altra lacrima rigò il viso di Ichigo...

"Perchè?" si chiese inutilmente.

"Sciocchi umani... Si affezionano sempre troppo alle persone... Sanno benissimo che, prima o poi, dovranno perderle. Perchè amarle tanto..." sospirò una voce dall'alto. Osservava tutta la scena, fluttuando sopra il tetto di un palazzo mezzo crollato.

Sospirò...

Il vento gli mosse i capelli scuri, il ciuffo nascose gli occhi ambrati dalla pupilla affusolata. "Devi imparare a sopportare, se vuoi amare qualcuno... Imparalo gattina, per il tuo bene..." sibilò la figura prima di sparire, lasciando dietro di se solo gli sprazzi di nuvole tinte di fuoco.

  
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