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Autore: iaia97    13/01/2014    0 recensioni
La tragedia imperversa sulla tua vita, sradicando tutto, creando il caos, come un tornado. Aspetti che la polvere si depositi e poi scegli. Puoi vivere fra le rovine e far finta che sia ancora il palazzo che ricordi. O puoi tirarti su dalle macerie e ricostruire lentamente. Perché dopo essere stati colpiti da un fulmine l'importante è andare avanti.
(Veronica Mars)
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~Basta piangere

I was left to my own devices/ Sono stato abbandonato, solo con i miei progetti
Many days fell away with nothing to show/ Molti giorni sono passati senza niente da mostrare
How am I gonna be an optimist about this?/ Come farò ad essere ottimista su questo?
How am I gonna be an optimist about this?/ Come farò ad essere ottimista su questo?
(Pompeii, Bastille)


Clara sapeva cosa stava succedendo a suo fratello, e da un certo punto di vista si sentiva anche in dovere di fare qualcosa a riguardo, alla fine, nonostante i suoi diciassette anni, il giudice le aveva dato la custodia. Suo fratello si drogava, e questo era un problema. Ma una importante parte di se stessa non se la sentiva di biasimarlo, per questo e per altro, anche lei aveva voglia di scappare, ma non ne aveva mai avuto il coraggio, la droga la spaventava, perdere il controllo la spaventava, da morire. Però capiva il fratello e quindi non se la sentiva di arrabbiarsi con lui, in più era certa che non sarebbe servito, conosceva Jack, più di chiunque altro, era orgoglioso da morire, non le avrebbe mai permesso, di prendere il controllo della sua vita, non che lei si sarebbe mai sognata di pretenderlo, ovvio. Ma lei si sentiva in colpa, il giudice le aveva dato la custodia, per non stravolgere troppo le nostre vite, era la scusa, come se avesse funzionato, avevano bisogno di andare avanti e non potevano scappare.

Jack non sapeva perché aveva dato ascolto all’altro ragazzo, quando questo gli aveva suggerito di parlare, nient’altro, Tom non aveva mai fatto nulla per meritarsi la sua fiducia, ma era lì, con lui, non lo aveva allontanato e non lo aveva giudicato, probabilmente perché era solo uno stronzo menefreghista, ma poco importava, era quello di cui aveva bisogno, evidentemente, perché parlò per ore, senza neanche rendersene conto. All’improvviso, senza una spiegazione Tom si avviò verso il porto, perché sta rientrando? C’è ancora aria. Non ebbe il coraggio di chiederglielo, sapeva che la risposta sarebbe stata sarcastica e saccente, volle semplicemente evitare. L’unica cosa che Tom disse, appena tornati fu:” Sei un gran chiacchierone lo sai?”, basta, non fece commenti, non lo guardò impietosito. Adorò il suo insopportabile, freddo, distacco.

Tom non era mai stato bravo a consolare le persone, non riusciva mai ad immedesimarsi negli altri, ad empatizzare, per questo la gente non cercava lui quando aveva bisogno di aiuto, non lo cercava mai, a dir il vero, e a lui stava benissimo così. Infatti Jack non lo aveva cercato, lo aveva trovato, gli era toccato in sorte, e Tom non aveva intenzione di non allenarsi, per questo lo aveva invitato sul gommone. Tom aveva sempre considerato le persone troppo strane per essere capite fino in fondo, però si era allenato, col tempo, a catalogare tutte, persone ed emozioni comprese, per questo aveva capito che Jack era solo, triste e arrabbiato, per questo aveva capito che avrebbe dovuto toccare il fondo per risalire e una parte di se, che di solti reprimeva così a fondo che la gente credeva che non esistesse, sapeva che lo avrebbe aiutato, al momento giusto. Quando sarebbe stato pronto, quando anche lui avrebbe capito che stava annegando, lo avrebbe aiutato a imparare a nuotare tra la gente.

Clara aveva bisogno di staccare, di distrarsi, se ne rendeva conto, ma qualcosa, dentro di lei, la spingeva a ricordare, e lo sapeva, lo sapeva che era autolesionista e masochista e triste e penoso, però ci andò lo stesso, e mentre camminava si sentiva vuota, persa, senza controllo, però ci andò, al pontile, non ci mise molto a pentirsene. Quel posto le ricordava tante, troppe cose, i suoi genitori, il loro matrimoni, il suo primo corso di vela, Jack che fa i primi passi, quel pontile era la perfetta sintesi di tutta la sua vita, e lei non capiva più se quel freddo pungente era esterno o se le si era infiltrato permanentemente nelle ossa, e nel cuore, senza possibilità di trovare un modo per uscire. I ricordi facevano male, se ne rese conto e si scoprì a piangere, di nuovo, si costrinse a smettere, non voleva ricordare i suoi genitori piangendo, non lo avrebbe fatto, mai, mai più, non si meritavano questo.

Tom, quando la vide, non riuscì impedirsi di alare gli occhi al cielo, cos’è sono diventato una calamita per Marzetti? Ma forse era più il contrario, perché l’istinto lo portò immediatamente ad avvicinarsi a lei e a sederle accanto, guardò il lago e vide la striscia bianca all’orizzonte: stava scomparendo il vento, sorrise, lo aveva previsto. Dove erano loro il vento ancora c’era e vi si abbandonò per più di qualche attimo, il vento sulla pelle lo faceva sentire libero. Era una sensazione meravigliosa. Si distrasse, però, quando la ragazza iniziò a parlare, e non potendo impedirselo la ascoltò.

“Sai, mi sono sempre chiesta come mai a mio padre piacesse così tanto andare in barca, il vento, il lago, non ha mai avuto senso, a lui piaceva l’ordine, i progetti, sapere sempre, con precisione assoluta, la fine della storia. Il vento no n è così: è casuale, imprevedibile, incontrollabile, una cosa così era più da mia madre, perché e come lei. Lei è sempre stata così…capricciosa, senza controllo, come la natura, a mia madre piaceva distruggere i piani, stupire tutti, lasciarli a bocca aperta. Tu lo sai, Tom? Sai perché mio padre amava tanto andare in barca? Lo sai perché mio padre amava mia madre? Non ho mai avuto il coraggio di chiederglielo.”
“Non è così imprevedibile come credi, sai? Vedi quelle macchie scure, sull’acqua? Quelle sono raffiche, sono visibili anche da lontano e in più quasi ritmiche, come le onde, è come se il vento si alzasse di colpo per poi ri-addolcirsi. Anche il lago ha una sua logica, un suo ritmo. E non posso parlare per tuo padre, ma è questo che mi piace, del lago, che sembri così imprevedibile e che poi non lo sia, che sia costante, puntuale, quasi programmato. E, forse, era proprio come tua madre, tu non hai mai visto, né cercato, una ragione, dietro a quelli che tu chiami capricci, e, forse, era questo che tuo padre amava di lei, il poterla capire senza che ci riuscisse nessun altro, e forse era questo che tuo padre amava di lei, che la capisse, e basta.



Angolo autrice
Ripeto che una recensione, non guasterebbe, non so mai cosa pensate di ciò che scrivo. Please!?!?
Ho aggiornato dopo un sacco di tempo, me ne rendo conto, ma le vacanze, uccidono, fidatevi. In compenso ho finito la storia, devo solo avere la pazienza di scriverla a computer e postarla. (Ho tolto il tag(?) het, semplicemente perchè non ci stava nella storia, ma, giusto per la cronaca, Jack è gay, ed è anche per questo che lo adoro, ed ha anche una spiecie di fidanzato, ma non lo caga molto, causa incidente, forse ci scriverò qualcosa tra un po').
Spero sia stata una lettura piacevole.
Ciao, iaia

  
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