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Autore: marine the racoon    15/01/2014    3 recensioni
è la storia di una vittima di SlenderMan, solo che questa, dopo essere uccisa, si trasforma in un essere oscuro che desidera solo vendetta per lei e per i bambini morti e uccisi da lui
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Slender man
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
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-Direttore, abbiamo spostato il quadro in una cella isolata, controllata 24 ore su 24 da 4 telecamere messe su ogni muro. Cosa facciamo, ci mettiamo il condannato che domani dovrà essere giustiziato per omicidio multiplo?- -Affermativo, procedete- rispose il direttore, senza neanche alzare lo sguardo dalle sue carte, completamente impassibile. Lui non credeva che fosse il quadro ma un abile assassino che si nascondeva dentro l’edificio dove era il quadro, per poi colpire. Ma lui l’avrebbe dimostrato a tutti.
Arrivarono presto  le 21.00, l’ora in cui tutti i carcerati dovevano andare a letto.
Il direttore rimase ad osservare il monitor che mostrava la cella 101, la cella con il quadro. Passò un ora, e non accadde niente. La luce era ancora accesa. Il prigioniero era sdraiato, tranquillo, sul lettino, mentre fissava intensamente il quadro. Dopo mezz’ora, la luce si spense anche in quella cella, ma questo non era un problema, le telecamere erano a raggi infrarossi, e anche se non era visibile ad occhio nudo, emettevano un debole raggio rosso. Ogni angolo era visibile. Il carcerato si mise a dormire.
Poi, la bambina nel quadro si mosse.
Il preside credette di avere le allucinazioni.
Vide che la bambina USCÌ dal quadro.
Il direttore scattò una foto, incredulo, per poter avere una testimonianza, e far vedere che non era pazzo, ne aveva le allucinazioni.
La ragazzina fece tre passi verso il carcerato, che continuava a dormire beatamente, senza sapere quale destino lo stava aspettando, e delle mani lo afferrarono, avvolgendolo come un bozzolo, e lo alzarono fino a che non toccò il tetto. A quel punto, si svegliò, vide dov’era, si spaventò ed iniziò ad urlare ed agitarsi. Sembrava un piccolo verme che si dibatteva in cerca di una via di fuga quando viene catturato.
La bambina rise, un suono sicuramente non umano, troppo acuto e infantile, terribilmente spaventoso, e iniziò a sbatterlo ovunque, soprattutto contro le pareti, e poi contro le sbarre di ferro, in modo sadico. Quando la piccola vide che il corpo non gridava e non si dimenava più, lo gettò a terra, come se fosse stato un rifiuto.
Poi si avvicinò, intinse le dita nel sangue che stava fuoriuscendo dal corpo e scrisse sul muro davanti a se: RIPORTATEMI NEL BOSCO. Aveva una calligrafia molto piccola, da prima elementare.
Poi si avvicinò di nuovo al prigioniero, lo girò a petto in su, trapassò il suo petto come se non ci fosse niente, e gli strappò via il cuore.
Il direttore scattò all’indietro a quella scena, quasi cadendo dalla sedia, con un conato di vomito.
Era orripilato: come poteva un essere che era stato umano fare una cosa del genere, oltretutto una bambina? La bambina allargò il suo orripilante ghigno onnipresente, e lo divorò con visibile gusto.
Poi andò vicino ad una telecamera, e fece un gesto di invito.
Quindi, le telecamere si spensero.
Il direttore, ora, aveva davvero paura.
Corse con due guardie armate fino ai denti nella stanza 101 e accesero l’interruttore. La bambina non c’era più, ma non era neppure nel quadro. Era rimasto solo il cadavere, la scritta con il sangue, e il quadro dalla cornice dorata righettata di nero con uno sfondo completamente rosso.
Improvvisamente, la porta dietro di loro si chiuse, e loro rimasero bloccati dentro.
Al direttore sembrò un tempo infinito quello trascorso in quella cella, ma probabilmente passarono solo 10 minuti, e dopo la porta si riaprì, con un leggero cigolio.
Il direttore e le due guardie corsero fuori, ma non videro nessuno. Corse nel suo ufficio, senza le sue guardie, rimaste a controllare il perimetro, sempre più spaventato. Sulla sua scrivania trovò un foglio con una frase: Lei, direttore, è proprio stupido.
Improvvisamente si udirono delle urla.
Ritornò, sempre di corsa, nella cella 101, e vide le sue due guardie, a terra, morte, con un buco nel petto dove doveva esserci stato il cuore.
Poi, sentì una presenza dietro di se.
Si girò piano, molto lentamente.
Questa volta, non era la bambina.
Ma era altrettanto spaventoso l’essere che lo sovrastava.
Era un uomo molto alto, vestito elegantemente, ma non aveva una faccia, e dalla schiena spuntavano dei tentacoli.
L’uomo si chinò verso il direttore e, anche se aveva una fessura al posto della bocca, chiese:- Come mai questi due uomini hanno un buco al posto del cuore?- -La…l_la bambina nera…-. L’uomo rise silenziosamente. –È diventata così malvagia…e dire che una volta era così dolce…è proprio la mia figliastra!-. L’uomo fece una pausa, mentre il direttore stava per farsela addosso, poi continuò:-Dove posso trovare il quadro?- -Q_q_qui dentro…-, e il direttore fece entrare l’uomo nella stanza, che dovette chinarsi notevolmente per riuscirci. Ma il quadro era sparito nel nulla. Al suo posto, un foglio, tenuto fermo da un fucile di uno dei due soldati morti. Il direttore lo prese e lesse:- Non è ancora giunto il momento di incontrarci, sarà per un'altra volta, ma non preoccuparti, prima o poi tornerò, sia per te, direttore, che per te, FacciaBianca!-. L’uomo senza volta rise di nuovo, silenziosamente, poi disse:Beh, io devo andare- -Aspetti- -Hm?- -Come faccio a sentirla parlare se non muove quella “bocca”?- -Semplice, telepatia-, e riprese a camminare, con le mani in tasca e i tentacoli che si muovevano lentamente, fluidi e tranquilli, come piccole onde di un oceano. Il direttore, asciugatosi il sudore con un fazzoletto di stoffa, prese a camminare nuovamente verso il suo amato ufficio, dalla parte opposta dove stava andando l’uomo.
Fece due o tre passi, che gli venne un idea: chiedere a quello strano uomo informazioni su quella bambina.
Quindi si girò e fece per dire:-Signor…-, ma non c’era più.
Era sparito nel nulla, in un secondo.
Il direttore si chiese dove potesse essere il quadro quando entrò nel suo ufficio, e lo vide. Fortunatamente, la bambina era già dentro. Il direttore guardò l’orologio: erano le 6.00, e secondo le lettere lasciate sempre da lei, il giorno non poteva fare nulla, soprattutto alla luce del sole. Così il direttore aprì le veneziane, e vide il sole che sorgeva. Era uno spettacolo magnifico. Si soffermò un attimo a pensare che quella sera aveva rischiato seriamente di non poterlo più vedere. Poi, si chiese cosa fare con il quadro. Decise che lo avrebbe riportato nel bosco, lui stesso. E magari avrebbe chiamato un artista per farne una copia e far credere alla gente che quello sia l’originale.
 
 
 
Nessuno sa più niente. Ancora tutti credono che il quadro esposto in carcere sia l’originale, e non una copia. Nessuno sa che quello vero è stato abbandonato nel bosco. Inoltre, il direttore riuscì a recuperare tutte le lettere scritte dalla bambina, e ritornò nel bosco. Riuscì a trovare l’albero. Vide anche quello che doveva essere il corpo della bambina, stranamente integro dopo tutto quel tempo. Fece il segno della croce e pregò per lei, e per tutti i mal capitati. Si girò, e l’uomo senza volto. Il direttore ascoltò il suo istinto: corse via. L’uomo lo rincorse, senza neanche mettersi di impegno. Lui provò a salire sull’albero più vicino a lui. E trovò la bambina che dormiva profondamente. “Dalla padella alla brace” pensò. Intanto, SlenderMan si stava avvicinando all’albero. Quando il direttore guardò di nuovo la bambina, vide che stavolta era sveglia, ma si teneva nell’ombra delle foglie. La piccola fece il gesto di restare in silenzio, sempre ghignando, e fece anche il gesto di avvicinarsi a lei. Lui pensò:”Tanto, o muoio per colpa sua o per lo SlenderMan”, così mi avvicinai a lei. La mia ombra la sovrastò, così prese velocemente la mia mano destra e, senza sapere come, mi ritrovai nella mia camera da letto, al buio. –Come hai fatto?- -Cosa?- -A farmi portare qui- -Posso viaggiare nell’ombra, e posso portare le cose con me- -Come?- -Le inglobo, per questo la gente non se ne rende conto di quando viene trasportata, muoiono per un frammento di secondo- -Ma…perché non mi hai lasciato morire?- -Lo SlenderMan avrebbe scoperto il mio nascondiglio, e inoltre, hai avuto pietà di me, hai fatto una preghiera per me e gli altri bambini…grazie-.
La bambina fece per andarsene, ma il direttore la fermò:- Aspetta! Qual è il tuo nome?- -Jess Ichigo Shadow-.
Da allora, tutto tornò tranquillo, anche per il direttore, anche se qualche omicidio ci fu ancora. Anche nella sua vecchiaia, si era chiesto se la piccola era stata in grado di avere la vendetta che cercava, ma non lo seppe mai. I bambini che si avventurano lì, alcuni non tornano, altri sono troppo sconvolti, e quello che essi dicono vengono prese per fandonie, fantasie o allucinazioni, e quindi non gli danno troppo preso. Ma io vi avverto: se qualcuno vi viene a dire di aver visto e incontrato una bambina dai capelli bianchi, la pelle nera e aeriforme combattere con un uomo alto alto e senza faccia quando eravate bambini, allora dovete credergli, non sta mentendo e non ha avuto alcuna allucinazione.
   
 
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