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Autore: SilVerphoenix    15/01/2014    4 recensioni
[La storia si svolge durante la saga di Greed Island, esattamente dopo la puntata 74 dell'anime, non appena Gon e Killua arrivano in città ed incontrano un misterioso uomo che spiega loro come il suo gruppo abbia trovato un modo di concludere il gioco.]
Il Riot è un gruppo di player che agiscono insieme proteggendosi ed aiutandosi, ma qualcosa sta per andare per il verso sbagliato. Cosa succederà a Gon e Killua, spettatori e partecipi alla sciagura che si sta per abbattere sui loro nuovi amici? E come reagirà Hisoka, nel vedersi privato, ancora una volta, di ciò che desidera più ardentemente?
(Dedicata a quel nabbo che ho per fidanzato, che mi ascolta in tutti i miei deliri, legge e corregge ogni mio capitolo di qualsiasi cosa scriva.. I love u )
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Genei Ryodan, Gon Freecss, Hisoka, Illumi Zaoldyeck, Killua Zaoldyeck
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Stelle x Aura Blu x Transazione
 
Il tronco dietro al quale si era nascosta non l’avrebbe protetta ancora per molto. Quegli esseri terribili avanzavano calpestando ogni cosa sotto le loro orride zampe pelose, e Shizune sapeva che presto avrebbe dovuto lasciare quel temporaneo rifugio, se voleva avere qualche speranza di salvarsi.

Il respiro accelerato per la paura, la ragazza si rendeva conto che la sua abilità di placare l’aura delle persone intorno a lei era completamente inutile in quel contesto.

La bestia più vicina fece per frantumare il tronco accanto al suo e lei capì di dover fuggire, si lanciò tra la vegetazione e corse incurante degli sterpi che le graffiavano le gambe nude, delle fronde che le ferivano il viso, inciampò in una radice, si rialzò in fretta, osando gettare un’occhiata dietro di se… l’avevano vista! Li aveva dietro!

Quei terrificanti occhi rossi, tutti puntati su di lei!

Non poteva farsi paralizzare dalla paura, Shizune riprese a correre, ma era troppo tardi, le erano quasi addosso, quei mostruosi ragni giganti l’avevano raggiunta, l’avrebbero divorata…
 

…La ragazza spalancò gli occhi con l’urlo pronto in gola, e fu solo per un riflesso istantaneo che si trattenne dal cacciare fuori tutta la voce che aveva.

Un altro sogno, anzi, un altro incubo. Uno terribile.

Dei maledetti ragni giganti, dannazione.

Ansimando, si coprì il viso con le mani, trovandolo bollente. Non appena il suo cuore rallentò un po’ i forsennati battiti che l’incubo le aveva procurato, si alzò e facendo molto piano, si diresse in bagno per sciacquarsi il viso.

Lanciò uno sguardo ai suoi compagni di stanza e, nonostante tutto, non riuscì a trattenere un breve sorriso… erano così tranquilli, profondamente addormentati, uno ammassato sull’altro.
“Sono alle fasi preliminari”, aveva detto Hisoka. Chissà che cosa voleva dire.
Non pensare a lui, si disse. Dopo un sogno così, non aveva certo bisogno di innervosirsi di nuovo.

Aveva preferito scegliere una stanza con Killua e Gon, nell’hotel che avevano preso a Soflavi, piuttosto che dividerla con quel prestigiatore inquietante. O peggio, sola. Non voleva rischiare incubi come quelli del primo giorno… era meglio dormire in compagnia.

L’acqua fresca sul volto la fece rabbrividire, ma era una sensazione piacevole. Tuttavia, non se la sentiva di rimettersi a letto. Le immagini di quei terribili ragni giganti erano ancora troppo fresche, aveva il terrore che se avesse chiuso gli occhi li avrebbe rivisti.

Si avvicinò alla finestra, e scostò leggermente la pesante tenda scura che la copriva.

Il cielo, di un profondo blu scuro, era punteggiato da una miriade di stelle, che incorniciavano una perfetta luna piena. Sorridendo di quello spettacolo, Shizune pensò che dalla terrazza dell’hotel doveva aversi una vista ancora più bella, e senza pensarci due volte, infilò le scarpe e afferrò al volo la giacca, che mise direttamente sulla magliettina con cui aveva dormito.

Camminando sulla morbida moquette dei corridoi deserti del grande albergo, pensò che per una volta, doveva dare un merito ad Hisoka: si spendeva parecchio, ma negli hotel che sceglieva lui c’era sempre uno sfarzo esagerato. Dopo i tanti anni passati nell’austerità del Riot, era piacevole provare quella sensazione di lusso, per una volta.

In ascensore, premette il pulsante della terrazza, e quando si aprirono le porte, si paralizzò.

Cosa ci faceva, lui, lì?
Perché doveva essere sempre in mezzo?
E perché, per tutti i diavoli di questo mondo, aveva sentito qualcosa guizzarle dalle parti dello stomaco?

“E’ divertente stare lì a fare la bella statuina?” Domandò lui, senza voltarsi, senza nemmeno controllare chi fosse, con quel suo solito tono con cui sembrava prendersi gioco del mondo intero.

Shizune avanzò piano nella terrazza, e quando le porte dell’ascensore si richiusero alle sue spalle, provò un brivido di paura. Quanti secondi ci sarebbero voluti, perché l’ascensore tornasse a quel piano, se avesse voluto scappare?

Hisoka si girò su se stesso, e si appoggiò con gli avambracci alla ringhiera. La guardò a lungo. “Se non sapessi chi sono i tuoi compagni di stanza, penserei che la tua vita sentimentale notturna sia alquanto divertente. Hai delle occhiaie paurose. Mai sentito parlare di fondotinta?”

“Non sono tipo da trucchi e cosmetici.” Mormorò lei, avvicinandosi di qualche passo. Non voleva dargli la soddisfazione di intimorirla. Anche se ci riusciva benissimo, a dire il vero. “Non riuscivo a dormire.”, ammise infine, lo sguardo perso verso l’orizzonte.

La successiva risposta giunse del tutto inaspettatamente. “Scusami.”

Shizune si voltò sconvolta verso quell’impossibile individuo, cercandone il volto, per capire cosa avesse per la testa, ma lui guardava verso l’alto, verso la luna, e dai suoi trenta centimetri in meno lei poteva vederne solo i contorni del mento affilato.

“…Di cosa?” Si decise a chiedergli.

“E’ colpa mia se non riesci a dormire.”

Stupita, batté le palpebre un paio di volte, cercando di decifrare quelle parole, ma prima che potesse chiedergli altro, il prestigiatore abbassò lo sguardo e la ragazza vide che aveva stampato in viso quello che lei aveva battezzato come il ghigno made in Hisoka.

“Sono troppo bello. Lo so, faccio questo effetto alla gente.”

A quell’affermazione, Shizune non riuscì più a trattenersi… e scoppiò a ridere.

“Ehi.” S’indignò l’hunter. “Così mi offendi.”

“Che bellimbusto vanesio che sei.” Continuò a ridacchiare. “E io che pensavo dicessi sul serio.”

“Io dicevo sul serio.” S’imbronciò Hisoka. “Sta per sorgere il sole. Torna in camera, biondina, o la gente penserà male di noi.” Le strizzò l’occhio, malizioso, e lei sobbalzò.

“Sì, vado. Buonanotte.” Lo salutò, prima di fuggire verso l’ascensore.

Hisoka rimase per un po’ a guardare le porte di metallo, anche dopo che si furono richiuse.

Quante cose che si scoprono. A quanto pare la ragazzina sa anche ridere, pensò, sorridendo a sua volta.
Poi riprese da dove aveva interrotto, quando aveva sentito l’ascensore arrivare. Fece apparire il raccoglitore e studiò le carte che aveva già trovato.
Una in particolare. Il ghigno ricomparve sulle sue labbra sottili.
 
*
 
Machi rimase impassibile mentre Nobunaga levava di mezzo i due uomini con cui avevano appena parlato.

Il mondo per loro si era ormai diviso in due categorie: quelli che avevano informazioni sui loro compagni, e quelli che non le avevano. Questo significava in poche parole che la divisione reale era tra quelli che andavano eliminati subito e quelli che dovevano prima essere torchiati e poi eliminati.

Dopo circa quarantott’ore sull’isola, avevano trovato soltanto membri della prima categoria di individui.
Inizialmente, avevano pensato di formare due gruppi, ma poi avevano deciso che la soluzione più sicura era quella di esplorare la zona insieme. Non sapevano ancora cosa avesse provocato la morte di Kurtopi e Franklin, o se c’entrasse il ragazzo dei Kuruta, anche se sembrava improbabile. Non era il suo stile.

“Qualcuno lo dobbiamo risparmiare.” Disse a quel punto Illumi.

“Non mi dire che sei rimasto sconvolto da questo massacro?” Lo prese in giro Nobunaga, ottenendo una semplice occhiata vacua in risposta. Il mercenario non sembrava voler aggiungere altro, ed era più che sufficiente il suo sguardo.

“Il novellino ha ragione.” Intervenne Machi, che aveva capito cosa passava per la testa dello Zaoldyeck, e che la pietà era proprio l’ultimo dei suoi interessi. “Non conosciamo l’isola, stiamo andando a zonzo senza senso. Ci serve qualcuno che ci faccia da guida.”

“Allora il prossimo che troviamo, vediamo se è preparato.” Concordò Bonolenov.

“Qual è la meta successiva?”

“C’è una città qui vicino,” rispose la ragazza, consultando una mappa rubata ad uno di quelli che avevano eliminato. “Proviamo a vedere se riusciamo a scoprire qualcosa.”

“Come si chiama?” S’informò Illumi, guardando al di sopra della sua spalla. “Oh, Soflavi? Che nome peculiare.”

“Non sono d’accordo.” Intervenne Nobunaga, pulendo la spada sulla veste di uno degli uomini a terra. “Secondo me dovremmo tornare dove abbiamo visto quel cratere. Deve essere successo qualcosa lì, e il fatto che non ci fosse un’anima nei paraggi mi induce a credere che dovremmo indagare meglio."

“Cosa ti fa pensare che se ci torniamo troveremo qualcosa di più di quando ci siamo passati due giorni fa?” Domandò agguerrita Machi. Sentiva di voler raggiungere al più presto la città che aveva visto sulla cartina, e il suo sesto senso raramente sbagliava.

Bonolenov supportò il compagno. “A distanza di qualche giorno, è probabile che ci siano più informazioni disponibili. La gente che è scappata per la paura, adesso tornerà per la curiosità.”

“Dividiamoci.” Propose con semplicità Illumi.

“No.” Rispose secco il samurai. “Abbiamo già affrontato questo discorso. Divisi siamo più deboli. Dobbiamo coprirci le spalle.”

“Lo abbiamo detto il primo giorno, quando non sapevamo cosa ci saremmo trovati davanti. Adesso che è chiaro che il livello medio degli altri player è imbarazzante, possiamo girare tranquillamente in due.” Concordò la ragazza. Continuava a portare lo sguardo su quel nome. Soflavi. Cosa c’era lì che l’attirava a tal punto?

“Per me va bene.” Disse Bonolenov. “Avanti Nobu, non abbiamo nemmeno sgranchito le ossa da quando siamo arrivati. Al massimo, troveremo un po’ di divertimento, niente di più.”

Rassegnato dalla votazione che l’aveva ridotto a tre contro uno, Nobunaga accettò la decisione.

Machi si rivolse al nuovo membro della Brigata, e gli fece un cenno col capo in direzione della città. “Andiamo. E voi due, badate alla pelle.”
 
*
 
“Shizune, hai notizie di Hisoka?”

“No. Nessuna.” Scosse il capo la ragazza. Stavano cenando nel ristorante dell’hotel, e stavano aspettando le squisite portate che ad ogni pasto li deliziavano. “E’ da stamattina che non lo vedo.”

Killua storse il viso in una smorfia. “Non mi piace.”

“Non ti preoccupare.” Sorrise lei. “Sto imparando a tenere attiva l’Aura Blu anche mentre dormo. Ancora un po’ di allenamento, e sarà impossibile attaccarci.”

Approfittando dell’assenza del prestigiatore, Gon si decise a farle una domanda che gli premeva sulle labbra da un paio di giorni. “Come funziona di preciso la tua Aura Blu? Voglio dire, se fossimo attaccati, tu riusciresti a liberare noi in modo da poter mettere fuori combattimento gli avversari? O anche noi saremmo impossibilitati a compiere qualche gesto aggressivo?”

Shizune si lanciò un veloce sguardo intorno, prima di rispondere. “L’ Aura Blu può essere di due tipi: quella che uso di solito è generica, mi permette di stendere una sorta di velo di quiete su tutta l’area. Dopo un po’ ci si abitua, per questo motivo, quando ci siamo conosciuti, tu, Killua e i banditi siete rimasti paralizzati ma…” ebbe una breve esitazione prima di pronunciare i nomi di quelle persone che aveva amato come una famiglia, poi riprese, “Albezack e Yamata hanno potuto disarmarli.”

“E il secondo tipo?”

“Il secondo tipo mi richiede molta più energia. E’ in grado di modificare l’aura di una persona, di una sola persona, e di renderla pacifica. O aggressiva. O nervosa… Insomma, avete capito. In un certo senso, posso manovrarne lo stato d’animo, anche se non posso intervenire ovviamente sui pensieri.”

“Ma è fortissimo!” Esultò Gon. “Lo usi spesso?”

“No.” Shizune esitò un istante, poi aggiunse “Mai. Ha un… effetto collaterale pericoloso.”

“E sarebbe?”

La biondina scosse il capo, ad indicare che non voleva parlarne, dato che aveva visto i camerieri in arrivo, e la discussione si spostò subito su argomenti più leggeri.
 
*
 
Shalnark teneva lo sguardo fisso sull’orizzonte, nel punto in cui il mare avrebbe dovuto fondersi con il cielo, ma che a quell’ora della notte sembrava un unico muro scuro.

Forse, se ci fosse stato qualcun altro, al posto suo, sarebbero riusciti a sconfiggere quel tipo dall’aura incredibilmente potente? E che fine aveva fatto?

Non riusciva a ricordare nulla. Era frustrante.

E c’era un altro pensiero che non gli dava tregua. I corpi di Frank e Kurtopi dovevano essere stati materializzati al di fuori della consolle. Chi c’era, nella stanza del covo, in quel momento? Erano stati degnamente seppelliti o gli altri se n’erano andati tutti, e Frank e Kurtopi erano ancora lì, i corpi alla mercè degli animali?

E quello era un pensiero terribile. Faceva quasi un male fisico.

“Ehi.” La voce della compagna lo fece sobbalzare. Shizuko gli si affiancò alla finestra.

“Fei come sta?”

La ragazza si strinse nelle spalle. “Dorme. Credo. Non è molto facile a dirsi, trattandosi di Feitan. Almeno non si contorce cercando di non dare a vedere quanto dolore prova… Cosa pensi?”

“Penso che vorrei avere un cellulare, se in questa maledetta isola funzionasse.” Forse un po’ riduttivo, rispetto al resto dei suoi pensieri, ma era vero anche quello.

Ironicamente, come se il suo desiderio fosse stato ascoltato da qualche potente divinità, si materializzò improvvisamente il suo raccoglitore, e una voce impersonale annunciò “Un soggetto sta usando un incantesimo per comunicare con voi. Azionare il contatto?”

Shizuko scattò in avanti e gli prese il libro dalle mani. “Sì, subito.”

“Shalnark! Dove sei? Sei ferito?”

La voce che invase l’aria era talmente familiare, che a Shalnark sembrò gli riscaldasse il cuore. Non era mai stato tanto felice di udirla.

“Machi. No, qualche bottarella appena. Siamo a Soflavi, tu dove sei?”

“Soflavi? Lo sapevo. Ditemi dove, vi raggiungiamo.”

“Machi, ci sono anche io. Dobbiamo riunirci subito.” Intervenne Shizuko. “Sei con gli altri?”

“No, c’è solo il novellino… anzi, adesso è uscito. Dimmi dove siete. Arrivo subito e vi spiego tutto.”

 
*


Hisoka guardò attentamente la figura davanti a sé. Poi sorrise il suo solito sorriso.

Machi si staccò dalla parete del palazzo appoggiata al quale l’aveva atteso e gli si avvicinò con passo lento e sensuale.

Dalla strada nessuno poteva vedere alcunché in quel vicolo buio.

“Ciao, Hisoka. Come te la passi in questa calda serata?”

“Ciao Illumi. Per un momento ci ero quasi cascato. Stai migliorando.” Lo gratificò il prestigiatore.

Lo Zaoldyeck deformò i tratti del viso della ragazza che impersonava, mettendo il broncio. “Mi scopri sempre. Dimmelo, dove sbaglio?”

“Cosa ci fai, qui? Qualche incarico interessante? O sentivi soltanto la mia mancanza?”

Il mercenario per tutta risposta scoprì l’avambraccio. “Sono entrato in un club esclusivo, ne hai sentito parlare se non sbaglio.”

Hisoka fissò per un istante il piccolo ragno e il numero ad esso annesso, e il fastidio gli montò dentro. Quello poteva essere un grosso problema. Illumi nella Brigata? Decisamente non l’aveva previsto. Doveva trovare un modo per rigirare la situazione a suo vantaggio.
“Devo dire che hai scelto il momento sbagliato. Sei appena finito sulla mia lista nera, amico.”

“Pensavo che della Brigata ti interessasse solo il capo. Hai cambiato idea?”

Hisoka sospirò, fingendosi dolorosamente affranto, e si portò una mano al cuore. “Sono le donne, Illumi. Mi manovrano a loro piacimento. Sono solo un povero ragazzo innamorato che si prostra ai piedi di una fanciulla in cerca di vendetta.”

Gli occhi neri come la notte di Illumi lo scrutarono a lungo, un sorriso divertito per quella scenetta assolutamente poco credibile. “Una tipa vuole che tu uccida i membri della Brigata?”

Hisoka assentì. “Quando avrò terminato, mi darà una cosa che voglio. E non pensare male, ragazzaccio.”

“Beh, conoscendoti immagino che tu speri di ottenere il resto anche prima di aver portato a termine l’incarico!” Lo prese in giro l’altro, poi rifletté un istante. “Ti do due ragni in cambio di un’informazione.”

“Tu sì che sai come prendermi. Chiedi pure. Se so qualcosa, ti rispondo volentieri.”

“Bene, hai presente il centro abitato vicino al punto di partenza? C’è un enorme cratere e delle macerie tutto intorno. Bonolenov e Nobunaga sono andati da soli a scoprire cosa c’entri questo con la morte di Franklin e Kurtopi. Ora tu dimmi il resto.”

Hisoka sorrise perfidamente. Non poteva chiedere di meglio.
 


*


[Cantuccio dell'Autrice: Eccomi, parto subito con i ringraziamenti! Keyla, Vittoria e Kokomori, siete meravigliose! E anche Albe... <3  Grazie della forza e dell'ispirazione  che mi date. Questo capitolo doveva essere più corto, ma ho deciso di unirne due per farmi perdonare l'assenza: parto per dieci giorni e non potrò aggiornare fino a domenica prossima. Spero che vi piaccia anche se è più lungo del solito, e di non aver pasticciato unendone due!
Fatemi sapere *-*
ps. io sarei anche molto più sdolcinata, eh. E' colpa di Albe, che continua a dire che in Hunter  x Hunter non c'è niente di sentimentale e che non posso fare piccioncinare i personaggi!!! Prendetevela con lui. Se lo merita.
Baciotti.]
Silver


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