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Autore: Juuri    18/01/2014    5 recensioni
Un fascio di lettere - di lui, di lei, di entrambi.
Gestite come pagine di diario, custodite nei cassetti, nei bagagli, sotto il cuscino, tra le pagine di libri ingialliti dal tempo.
Nascoste agli occhi indiscreti del destinatario, e custodi silenziosi dei pensieri che mai sarebbero stati detti.
Ma le frasi contenute su quella vecchia pergamena esprimono molto più delle parole, e James e Lily lo sanno.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Ci sto provando, James

2 ottobre, 1977.

Ehi, James.
Guardo le foglie cadere dagli alberi, mentre il vento d'autunno le porta via. Si perdono in giri imperfetti, rincorrendosi, in balia di qualcosa che non possono controllare, da cui sono controllate.
Ti sei mai chiesto dove vadano?
No, certo che no.
Non é il genere di pensieri che tu fai. O forse lo è.
Forse non é il genere di pensieri che faccio io, invece. Ma tu mi ci fai pensare.
È la prima volta che me ne rendo conto.
Mi fai pensare a cose che non avrei mai pensato, mai supposto, perché ritenute inutili.
Non sono superflua - me l'hai detto tu. Ma mi attacco alla realtà, no, James?
"Prova a vivere, Evans. Non é poi cosí male".
L'hai detto quella mattina d'inverno, con il tuo tono scocciato, distaccato, annoiato. Eri annoiato da me.
Ha fatto male.
Ha fatto male sentire quel tono rivolto a me, da te.
Rimbombano nella testa tutt'ora, quelle parole; continue, implacabili, ricordandomi i miei comportamenti, le mie frasi, le cose che ti ho detto, che mi hai detto, che ci siamo detti.
Le ignoravo, ci provavo. Credevo fosse perché non era vero; perché eri tu quello stupido, quello infantile, quello che non cresceva mai. Perché io, tra i miei libri e il mio carattere e i miei pensieri, esistevo.
Ma mi sbagliavo, e tu avevi ragione.
Come faccio ad esistere se nessuno mi ascolta?
Ci sto provando, James. Sto vivendo.
Ma mentre io comincio a vivere, tu fai le tue esperienze. Tu baci lei, tu esci con lei, tu saluti lei.
Ed é colpa mia, lo so. Ma adesso che sto vivendo, vorrei che tu tornassi a guardare me.
Come facevi prima, e sorridevi.
Vorrei che il tuo sguardo si fermasse come un tempo, quando ti camminavo davanti. Lo sentivo perforarmi, trapassarmi da parte a parte. Credevo di essere trasparente – ai tuoi occhi, forse, lo ero.
Mi manca, quello sguardo.
Vorrei ritornare a guardare, di sfuggita, l'angolo delle tue labbra innalzarsi, l'attenzione attraversare i tuoi occhi, la schiena raddrizzarsi, le tante arie che ti davi ritornare dal suo possessore.
Hai un bel sorriso, ma non te lo dirò mai. Tanto lo sai già. Tanto la tua arroganza lo sa già.
Mi manca, quel sorriso.
Mi manchi tu, James.
Non credevo di poterlo dire mai, ma mi manchi.
E i pianti di pioggia portano la malinconia dei giorni ad Hogwarts. Dei giorni con te.
Perché quando catturavi l'attenzione in classe, nei corridoi o in Sala Comune, io ti guardavo.
E anche quando te ne stavi seduto su quel divanetto rosso, il Boccino tra le mani e la testa da tutt'altra parte, io ti guardavo.
Ma tu non te ne accorgevi mai.
Mi sento come una di quelle foglie, James. Dove sei?


Angolo.
Non è molto, lo so. Non è la long che molti di voi mi avevano chiesto, né una fan fiction decente, dove poterne trarre una storia ben costruita.
Sono solo pensieri, frasi, parole. Ora di lei, ora di lui - o almeno, James disegnerà la pergamena nel prossimo capitolo.
Lettere random, probabilmente. In contesti, anni, situazioni differenti. Che ricordano aneddoti e ne immaginano altri.
È relativamente leggera come long, ma, ehi, ci provo. Magari non ha né capo né coda, ma pazienza. 
Una sola parola a tutti i miei lettori: grazie.
Juuri.
 

  
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