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Autore: FALLEN99    20/01/2014    2 recensioni
Fino a che punto può spingersi la passione prima di diventare oscura?
Questo Amalia Jones, appena trasferitasi dalla splendente California in un paesino ai piedi di Dublino, ancora non lo sa. Appena però incontra gli occhi funesti di Alek Bás inizia ad averne una vaga idea. La passione ti strappa la ragione e ti getta nella pazzia, ed Amalia lo sperimenterà a caro prezzo.
“Come un ago sulla bilancia, il tuo potere è in grado di favorire la luce o le tenebre. Sta solo a te decidere. Se sceglierai il bene, potrai salvare il mondo. In caso contrario, distruggerlo”
**
– Riesci sempre a metterti nei guai.– le sussurrò all’orecchio.
– Ti sbagli– gli rispose Amalia, diventando concorrente nella tacita sfida dei loro sguardi
- Cosa te lo fa credere?
-Perchè sei tu che mi metti nei guai. Tu, TU sei i miei guai
Genere: Dark, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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~Capitolo 9.

La camera di Catherine la rispecchiava pienamente in ogni piccolo dettaglio.
Amalia se ne accorse nel preciso istante in cui ne varcò la soglia, trovandosi davanti una stanza ampia e luminosa, in cui i colori dominanti erano il lilla e il bianco, che mischiati nei mobili creavano un’armonia che sembrò accarezzarle gli occhi.
Il letto era a due piazze e trovava posto al centro della stanza, mentre alle pareti erano appesi quadri di vario genere, circondati da cornici dorate che li risaltavano ancor di più.
Una grande porta–finestra dietro il letto forniva all’ambiente un’intensa illuminazione, amplificata dal bianco alle pareti, che faceva risultare il tutto ancor più candido e lindo di quanto già non fosse. 
Ad Amalia parve che una ventata d’aria fresca le sferzasse il volto, nonostante sapesse che la finestra era chiusa.
Una sensazione di completa calma la pervase, diffondendosi dal suo cuore a tutto il suo corpo e facendole distendere i nervi, quasi che qualcuno le stesse massaggiando con energia le zone dove si anniadava lo stress. Lo stesso stress che da quando aveva incontrato Alek le entrato nelle vene senza più uscirne.
– Metti pure la cartella sul letto.– la voce vellututata di Catherine precedette di qualche istante la sua entrata.
La ragazza superò Amalia e si posizionò davanti a lei, aprendo le lunghe braccia. – Benvenuta nel mio regno! Non fare caso al disordine, la mia casa ne è infestata!– disse, allegra, fissandola negli occhi.
Ad Amalia parve di essere presa in giro: da quando era entrata in quella casa non aveva mai visto nemmeno un granello di polvere ricoprire il pavimento o vestiti buttati a terra, tanto che l’assurda idea che la famiglia di Catherine abitasse da un’altra parte le aveva visitato le mente.
Se l’amica reputava in disordine quella casa, appena avrebbe visto la sua la sua soglia del disordine si sarebbe alzata repentinamente.
Amalia si decise a ignorare quella stranezza e prese posto sul letto dell’amica, nel punto dove Catherine le aveva fatto cenno di sedersi.
–Pronta per una maratona di Pritty Little Liars?– le chiese, con un radioso sorriso che le illuminava il volto.
Amalia aggrottò la fronte; non aveva la minima idea di cosa fosse il nome da Catherine appena pronunciato
– Cos’è?– chiese quindi, sperando di non risultare idiota agli occhi dell’amica. 
Catherine la inchiodò inaspettatamentecon uno sguardo truce.
– Come hai osato entrare in questa casa senza sapere cos’è “Pritty Little Liars”?– la domandò, gli occhi ridotti a due fessure per la finta rabbia che provava.
Amalia si accorse di come il viso di Catherine avesse cambiato espressione in pochi attimi, di come i suoi lineamenti ci avessero impiegato un battito di ciglia per trasformarsi da dolci a taglienti.
Indietreggiò nel letto, fingendosi spaventata, ma a bloccarla trovò la grande spalliera in legno.
Catherine avanzò a gattoni verso di lei, pugnalandola con un’occhiata truce.
– E’ inutile che tenti di scappare! In questa casa l’ignoranza è punita!– le gridò, saltandole addosso.
Amalia riuscì ad evitarla ma Catherine le afferrò le gambe, bloccandole sotto il peso del suo torace.
Amalia cercò di divincolarsi, ma Catherine la prese per i fianchi e la tirò verso di sé, suscitandole gridolini divertiti.
– Non punitemi, regina! Non succederà più!– disse Amalia ridendo, mentre l’altra si lanciava sopra di lei, portandole le labbra alle orecchie.
– Sarà meglio per lei, blasfema ignorante!– dopo quella frase entrambe scoppiarono a ridere, e le loro risate si diffusero cristalline per la stanza, rendendo l’atmosfera rilassata e intima.
– Prigioniera, ora alzati, che altrimenti non riusciamo a finire la stagione di Pritty Little Liars in un solo pomeriggio!
Amalia eseguì quell’ordine e Catherine scese dal letto, dirigendosi a passi felpati verso il portatile bianco che trovava posto sulla raffinata scrivania in ebano davanti a loro.
Amalia si sedette a gambe incrociate sul piumone, osservando l’amica dilettarsi nella ricerca del primo sito internet che fornisse loro la stagione completa in streaming.
– Quindi è un programma?– domandò Amalia, sollevando le sopracciglia nella speranza di non essere di nuovo fulminata.
Catherine rise. – Sì, una serie Tv americana. È il mio vangelo!– strillò, esaltata.
– Purtroppo sì...– una voce che Amalia non aveva mai sentito prima le giunse alle orecchie, facendo convergere il suo sguardo verso la porta della camera, che nessuna delle due ragazza si era presa la briga di chiudere.
Il suo sguardo incrociò quello di un giovane ragazzo la cui sagoma si stagliava sulla soglia della stanza, le braccia muscolose appoggiate allo stipite della porta e gli occhi scuro che ricambiavano quelli di Amalia.
La ragazza sentì una scossa di calore attraversarla e sussultò tanta era l’energia con cui quella sensazione l’aveva travolta. O meglio, con cui quegli occhi l’avevano travolta.
Erano di un blu così scuro che tendeva al viola, ed Amalia li comparò istintivamente al mare in tempesta, la cui immagine le visitò repentina la testa. Vedeva  le sue onde impetuose infrangersi sulla costa e graffiare gli scogli con la potenza di cui il mare le animava, rendendole letali come gli artigli di un felino minaccioso.
La sua mente fu catturata da quella scena surreale, vivendola così intensamente da farle sembrare di esserne realmente all’interno.
D’un tratto un raggio di sole accarezò il mare, tuffandosi dentro di esso e illuminandolo di una luce sfavillante, che la fece riemergere dalla trance in cui era caduta incontrando quegli occhi.
– Caleb, non rompere!– il tono di voce che Catherine utilizzò con il nuovo arrivato le fece capire che i due non dovevano essere in ottimi rapporti.
Caleb sorrise e le sue labbra si incurvarono, formando una linea curva perfetta.
– E dai Cath, volevo solo conoscere la tua nuova amica.– rispose il ragazzo, senza mai distogliere lo sguardo da quello di Amalia che, priva di qualsiasi tipo di resistenza, faceva altrettanto.
– Non credo che lei voglia fare altrettanto.– ribattè Catherine, il tono acido come veleno.
– Perchè non lasci rispondere lei? – chiese divertito Caleb.
Catherine sbuffò e lanciò un’occhiata ad Amalia, nel disperato tentativo che la ragazza recepisse il messaggioe le desse ragione, cacciando Caleb.
Ma visto che Amalia non sembrava reagire, Catherine prese iniziativa da sola e si alzò dalla sedia, mettendosi fra suo fratello e la sua amica.
Nel preciso istante in cui successe, Amalia sembrò riacquistare la capacità di intendere e volere; testimoni di questo i suoi occhi, che da persi in quelli di Caleb passarono a confusi. 
– Lei è Amalia e frequenta il mio corso di Francese.– disse Catherine presentando la ragazza e indicandola con il dito.
Amalia si accorse di cosa stava succedendo e si affrettò e ribattere, ma prima che potesse farlo Caleb la precedette, parlando al suo posto.
– Molto piacere, Amalia. – disse, alzando di poco il capo e facendo ricadere una ciocca di ricci castani a coprirgli gli occhi.
– Piacere mio– rispose Amalia, intontita.
– E lui è il mio rompipalle fratello Caleb, che cerca in tutti i modi possibili di rendermi la vita impossibile.– continuò Catherine, lanciando uno sguardo irritato a quest’ultimo.
Caleb rise, scuotendo la testa. – Devi sapere, Amalia, che mia sorella tende sempre a esagerare.– disse, arruffando i capelli della sorella con fare giocoso, cosa che Catherine non apprezzò per niente.
Amalia ebbe un fremito quando il suo nome uscì dalle labbra di Caleb, e avvertì dentro di sé la strana sensazione di calore che l’aveva pervasa qualche istante prima.
Sbigottita, tentò in tutti i modi possibili di riprendere le redini della situazione e di non risultare un vegetale privo di emozioni.
Raddrizzò la schiena e si portò i capelli di lato, cercando di evitare in tutti i modi possibili gli occhi di Caleb, che sembravano attrarre i suoi come magneti.
– Bene, ora che le presentazioni sono state fatte, ti dispiacerebbe girare i tacchi? Sai, qui staremmo studiando– riprese Catherine, la voce carica di fastidio.
Caleb ridacchiò. – Scusa sorellina, non sapevo che nel vostro corso di Francese si studiasse con i libri in cartella e il portatile aperto– disse, tendendo ulteriormente un’atmosfera già tesa fino allo stremo.
Alle parole del fratello, Catherine arrosì violentemente e, fra strilli e spintoni, riuscì a spingerlo fuori dalla porta, sbattendola per lasciarlo all’esterno.
Le risate del giovane si sentirono arrivare da dietro il muro ed Amalia provò imbarazzo per Catherine, che non aveva mai visto così adirata.
– Mi dispiace Amalia, giuro che la prossima volta lo incateno al suo lett...– ma Catherine non riuscì a finire la frase che qualcuno bussò alla porta.
– Avanti– disse Catherine, lo sguardo pronto a pugnalare chiunque fosse stato dietro quella porta.
E si da il caso che fosse di nuovo Caleb che, con uno sguardo ferino e accattivante, raggiunse Amalia.
Prima che Catherine potesse lamentarsi, il giovane parlò.
– Volevo solo salutare Amalia. Scusa mia sorella, è davvero immatura. Senza la sua presenza avremo modo di presentarci come si deve.– disse, ed Amalia ebbe la ferma convinzione che ciò che il giovane aveva detto si sarebbe avverato.
 
   
 
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