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Autore: hudsondarrell    21/01/2014    3 recensioni
Tutto è un enigma e la chiave di un enigma è ancora un altro enigma.
"Ti colpiscono dal nulla. Le cose brutte arrivano. Improvvisamente. Senza avvertire. Raramente possiamo prevedere una catastrofe. Non importa quanto cerchiamo di prepararci.
Facciamo il possibile... Ma non sempre è abbastanza. Allacciamo le cinture di sicurezza, mettiamo il casco, seguiamo il percorso luminoso. Cerchiamo di metterci al sicuro. Cerchiamo in tutti i modi di salvaguardarci, ma non fa alcuna differenza. Perché quando succede qualcosa di brutto, succede improvvisamente. Le cose spiacevoli accadono di colpo, senza preavviso. Ma dimentichiamo... Che alle volte... E' così che accadono anche le cose belle."
Genere: Drammatico, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Spencer Reid, Un po' tutti
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 2

 

 

Quel che non ti aspetti

 

 

Spencer Reid era stato uno degli agenti più giovani dell'FBI da quasi vent'anni, a 24 anni era entrato a far parte della squadra di analisi comportamentale, possedeva tre lauree summa cum laude e tre dottorati. Era un genio come si denotava dal suo elevato QI che gli aveva permesso di diplomarsi a soli 12 anni, riusciva a leggere e memorizzare 20.000 parole al minuto, conosceva libri a memoria, sapeva applicare leggi fisiche e operazioni matematiche in un tempo così breve che gli altri membri della squadra non riuscivano a seguire i suoi ragionamenti. Conosceva poesie, libri, statistiche e una miriade di informazioni che persino un androide non sarebbe riuscito a tenere il suo passo. Riusciva a collegare le informazioni e studiare il profilo da pochi indizi, soprattutto da quelli ritenuti irrilevanti o semplici per gli altri. Perché per lui erano proprio quelli che contavano, i dettagli, le piccole cose. E ricordava benissimo quegli occhi nocciola che la sera prima lo avevano catturato, quei capelli rossi e il modo in cui lei se li annusava, che faceva trasparire la sua insicurezza. Non sapeva cosa lo avesse spinto ad avvicinarsi a lei e provarci così sfacciatamente, non era da lui, per nulla, non lo aveva mai fatto. Era un tipo coscienzioso e privo della capacità di sapersi relazionare normalmente con gli altri, senza fare qualche gaffe o senza che qualcuno se lo defilasse per il suo troppo parlare. Qualcosa lo aveva spinto ad entrare in quel bar e a sedersi affianco a quella ragazza, forse il destino, forse il fato, ma lui non credeva a certe cose, lui era un uomo di scienza, ma in qul momento non riusciva a trovare nessuna spiegazione logica del suo comportamento. Forse stava impazzendo?

Quella ragazza era così bella, ed era interessante e intelligente, si vedeva. Si era sentito particolarmente leggero in sua compagnia, come se tutti i suoi timori, le insicurezze, il dolore, fossero spariti; questa era la seconda cosa che non riusciva a spiegarsi. Non riusciva a spiegare con chiarezza ciò che provava, come si sentiva. Decise che doveva provare a parlarne con qualcuno della squadra, qualcuno che avrebbe capito, Morgan.

La squadra era diventata la sua famiglia in quei nove anni, erano il suo sostegno, le sue persone a cui poteva fare sempre riferimento, lo avevano aiutato a superare momenti duri, i suoi problemi di droga per esempio, e soprattutto la avevano aiutato a rimettersi in piedi dopo la morte di Meave, l'unica donna che avrebbe mai potuto amare e la cui mancanza avrebbe potuto portarlo alla pazzia.

E dopo quella sera si sentiva strano, non era focalizzato al massimo su ciò che stava facendo (preparava la lezione che avrebbe dovuto esporre a una classe del corso di psicologia di Yale poche ore più tardi), ma cercò di scacciare ogni pensiero e andare avanti con il lavoro.

Avrebbe davvero voluto confidarsi con Morgan per riuscire a capire cosa avesse, ma lui e il resto della squadra erano rimasti a Washington, solo JJ era venuta con lui in quanto responsabile della comunicazione, ma non se la sentiva di parlarne con lei.

 

 

***

 

Julia aveva la mente completamente bloccata, non riusciva a pensare. Spencer Reid era li davanti a lei ed era lo stesso ragazzo che aveva incontrato la sera prima, che l'aveva baciata sulla soglia di casa. Perché non lo aveva riconosciuto?

Era il suo idolo, il modello di profiler perfetto, conosceva perfettamente ogni suo libro, aveva letto il più possibile sui casi che lui e la sua squadra avevano seguito e non lo aveva riconosciuto.

-Julia tutto ok?- le chiese una voce che frantumò i suoi pensieri. Si voltò e vide la sua amica Abby. -Julia?

-Si si scusa sto bene. Ciao, non ti ho vista entrare- rispose lei vaga, cercando di evitare il contatto visivo.

-Già, l'avevo notato, che c'è che non va?

-Nulla...

-Nulla? C'è Spencer Reid la giù che sta per spiegare le cose incomprensibili che ti piacciono tanto ed è come se non fossi qui. Lo stesso Spencer Reid dei libri che hai sparsi per tutta la casa e che non riesci a smettere di leggere. Mi metti preoccupazione.

-No davvero Abby sto bene, è solo che ho dormito poco.- rispose in fretta prendendo il blocco degli appunti dalla borsa.

 

Cosa sarebbe successo? E se lui l'avesse vista? Come si sarebbe dovuta comportare? Sarebbe dovuta andare via?

Il suo sguardo era fisso su di lui, che aveva preso alcune scartoffie dalla sua valigetta e aveva iniziato a parlare:

-Questa lezione verterà sull'omicidio seriale, avendo poco tempo a disposizione per trattare una argomento che vorrebbe un anno luce, ho deciso di soffermarmi sugli aspetti più rilevanti per la psicologia criminale. Prima di tutto è da sottolineare che le peculiarità che un caso di omicidio seriale presenta sono totalmente diverse da un caso di omicidio tradizionale. Un serial killer uccide o tenta di uccidere per il puro piacere che deriva dall'annientare un altro uomo. Questo lo fa sentire potente e invincibile. I serial killer si possono suddividere in varie classi a seconda del motivo che li spinge ad uccidere, ma nel 80% dei casi compiono l'omicidio per soddisfare una pulsione sessuale.

 

Julia pendeva letteralmente dalle sue labbra, non scriveva nemmeno, le sue parole rimanevano vivide nella sua mente. In quel momento ogni sua paranoia era svanita, per far posto alle sue parole. Lui era la perfetta incarnazione di ciò che sarebbe voluta diventare un giorno, una profiler dell'FBI che lavorava sul campo e avere tutte quelle conoscenze sulla psiche umana.

La lezione durò due ore circa, il Dottor Reid parlò interrottamente, sparando statistiche e dando dettagliate informazioni su cosa porta un uomo a diventare un serial killer. Julia era estasiata, forse una delle lezioni migliori dell'anno, avrebbe potuto ascoltare quell'uomo per ore e ore senza stancarsi, e non voleva che la lezione si interrompesse.

-Bene signori la mia lezione è terminata, vorrei lasciare la parola alla mia collega, l'agente speciale Jennifer Jareau.- disse Reid mentre la bellissima bionda si alzava da uno dei primi posti e andava a prendere il microfono.

-Grazie Dottor Reid, buongiorno a tutti- disse con un sorriso smagliante. - sono qui per informarvi che questo corso di studi è stato scelto dal BAU dell'FBI per una selezione.

Julia continuava a tenere lo sguardo su Reid che scrutava la platea, quando queste parole dell'agente Jareau catturarono la sua attenzione e i suoi occhi si spostarono su di lei.

-Verrete sottoposti a un questionario e solo tre di voi verranno scelti. Questi tre potranno seguire il corso del Dottor Reid, della durata di tre settimane che si terrà a Washington. Ovviamente tutte le spese saranno a carico nostro. I tre prescelti saranno poi sottoposti ad un ulteriore livello di selezione.-l'aula era completamente in silenzio.- e solo al migliore tra loro sarà data la possibilità di un tirocinio nell'unità di analisi comportamentale a Quantico.

A questo punto iniziarono i brusii, tutti entrarono in agitazione, era un'occasione che nessuno si sarebbe mai voluto perdere, poteva essere l'opportunità della loro vita.

-Riceverete un e-mail con tutte le informazioni sullo svolgimento della prova- continuò l'agente Jareau alzando il tono di voce. In quel preciso istante Julia sentì gli occhi di Reid su di lei, si voltò a guardare il dottore in tutto il suo splendore e lui le sorrise fissandola dritta negli occhi.

Julia arrossì e sorrise a sua volta, ma in quel momento lo vide mentre prendeva il suo telefono cellulare per rispondere a una chiamata perdendo così il contatto visivo.

Subito dopo aver chiuso la chiamata Reid si avvicinò a JJ e le disse qualcosa. La bionda cambiò espressione del viso da cui sparì il suo splendido sorriso che fu rimpiazzato da un'aria di preoccupazione.

-Bene ragazzi abbiamo finito, sarete informati al più presto, potete andare.

Ci fu un applauso, neanche il tempo che il frastuono delle mani che schioccavano finisse che i due agenti si erano dileguati.

Julia cercava Spencer tra la folla della prima fila, ma non lo vide e non vide più nemmeno la donna bionda. In quel momento Abby la prese per un braccio e la porto fuori dall'aula ormai semivuota, la trascinò per l'intero andito, fino a che non furono fuori e presero posto in uno dei tavoli del bar all'aperto.

-Due caffè per favore- disse Abby al cameriere, poi si rivolse a Julia. -Tesoro ora mi spieghi cosa ti è successo e cosa c'è che non va.

-Ma niente, è tutto ok. -rispose Julia. Non voleva parlare con nessuno di ciò che le era accaduto la sera prima, pensava che se l'avesse detto ad alta voce tutta la magia sarebbe sparita; e poi ne Abby ne nessun altro avrebbe potuto crederci.

-Senti tesoro io ti conosco, non puoi raccontare cazzate a me. Sei strana.

-Strana? In che senso?- chiese Julia.

-Sei distratta, come se avessi la testa tra le nuvole. E sei stranamente allegra, non ti vedevo così da tanto tempo. Chi è il fortunato?

-Che vuoi dire?

-Dai Julia, non fare finta di nulla, hai conosciuto qualcuno, è palese!!

Julia rise. -Si ho conosciuto uno.

-Lo sapevo!!- rispose vittoriosa Abby. -Lui chi è? Lo conosco?

-È solo un ragazzo che ho conosciuto in un bar.

-Si, ma questo ragazzo è riuscito a farti sorridere. Non un sorriso superficiale, un sorriso vero.

-Dici?

-Si, tesoro, davvero non ti avevo mai vista così. Sono felice per te.

-Non te lo dico lo stesso chi è- disse ridendo Julia.

-Ti prego, ti prego, ti prego.-rispose supplichevole Abby. -ti faccio gli occhi dolci.

-Niente da fare.

-Mmm...va beh per ora non insisto, comunque se non me lo dirai tu lo scoprirò, ho i miei informatori.

 

 

***

 

-Gli altri ci stanno aspettando sulla scena del crimine.-disse JJ rivolta a Reid – Garcia ci ha appena mandato tutto sul tablet.

-Donna bianca sui vent'anni, è stata trovata sta mattina presto sul retro di una discoteca dal proprietario. Non aveva documenti addosso, e non ci sono denunce di ragazze scomparse che corrispondono alla sua descrizione. Non abbiamo nemmeno i referti dell'autopsia, però ci sono delle immagini.-disse Reid sfogliando il fascicolo che Garcia gli aveva mandato.

-Dalle immagini sembra che la vittima sia stata posizionata in maniera simbolica, come a formare un pentacolo, è stata strangolata e mutilata, e dal sangue che le cola dai capelli è come se avesse una terza ferita mortale al capo.

-Povera ragazza.-disse JJ e dopo una lunga pausa continuò- Siamo quasi arrivati, Reid.

-Mancano esattamente 13,2 chilometri.

-Era un affermazione la mia-disse sorridendo JJ.

Reid non era al suo 110%, stava ancora pensando a Julia. L'aveva vista a lezione, e averebbe voluto parlarci o perlomeno salutarla, ma erano stati interrotti. Era ancora deciso a parlarne con Derek, ma per il momento cercava di ignorare i pensieri e concentrarsi sul lavoro.

 

La discoteca si trovava in un posto squallido e isolato,il resto della squadra insieme agli agenti della polizia locale stavano perlustrando l'area: il piccolo vicolo che portava all'ingresso, il giardinetto (se così si poteva chiamare) che vi era di fronte, e il locale intero.

Reid e JJ scesero dalla macchina e andarono subito incontro a Prentis che aveva appena congedato lo sceriffo.

-Siete arrivati finalmente.-disse Emily.

-JJ non ha voluto seguire le mie indicazioni.-disse Reid.

-Sta zitto ragazzino, abbiamo bisogno di te di là.- disse una voce alle loro spalle, era Derek in tutta la sua bellezza e imponenza fisica.-Hotc vuole che tu veda.

Reid seguì Morgan dentro la discoteca, un locale molto grande e ancora più squallido al suo interno, sulla destra c'era un lungo bancone e vi erano i resti dei bicchieri della sera prima, si vedeva la negligenza nella pulizia e si sentiva una forte puzza di alcol, dall'altra parte vi erano dei divanetti bianchi e più in fondo , sopra un soppalco stava della strumentazione da DJ. Passarono davanti alla scientifica che stava raccogliendo tutto ciò che poteva, passarono per un corridoio che andava in salita e arrivarono a uno spazio aperto.

-È qui che l'hanno trovata?- chiese Reid a Morgan.

-Si, era distesa li- rispose lui indicando la zona con le chiazze di sangue.-la scena è intatta la scientifica non ha ancora toccato nulla.

Reid osservò attentamente la superficie in cemento coperta dal sangue, poi iniziò a guardarsi intorno, l'area era recintata da un muretto in pietra alto almeno un metro, più in la era visibile una piscina separata dall'area da una siepe.

-Questa sarebbe l'area fumatori di questo posto.-disse Rossi sospirando mentre si avvicinava a loro.-non so come i giovani di oggi riescano ad entrare in posti simili.

-Droga, alcol, l'occasione facile di trovare una notte di sesso, più precisamente una combinazione delle tre, le discoteche sono fatte per questo- rispose Reid che ancora si osservava intorno.- è una zona chiusa e isolata, quasi inaccessibile, l'SI sapeva quello che faceva, dalle foto ho notato che il corpo è stato posto in una posizione simbolica, il pentacolo. Per lui è stato come un rito.

-Abbiamo a che fare con un serial killer satanico?-disse Rossi.

-È ancora presto per dirlo, potrebbe essere semplicemente la sua firma, esistono diversi casi di serial killer satanici, ovvero quelli che uccidono in gruppo e fanno parte delle sette, e quelli definiti “visionari” che sono convinti che Satana gli parli e li spinga all'omicidio, quando invece sfogano liberamente il loro istinto primordiale aggressivo. La maggior parte dei casi studiati soffriva di schizofrenia, ma in quel caso la scena del crimine sarebbe stata disorganizza, questo soggetto ignoto invece ha pianificato tutto nei minimi particolari.

-E siamo solo all'inizio.-disse Morgan.

-La vittima non è stata uccisa qui.-disse Rossi.-ma mi chiedo come sia potuto entrare qui ieri sera con un cadavere in vista senza farsi notare dalla folla.

Hotch li interruppe: -il medico legale ha finito l'autopsia, non sappiamo ancora quale sia l'identità della vittima.-disse l'agente con la sua solita aria fredda e cupa.-Morgan chiama Garcia e dille di attuare una ricerca ampia su tutto lo stato, di una ragazza scomparsa che corrisponda alla vittima, e di verificare se ci sono corrispondenze per quanto riguarda il MO e la scena del crimine con altri casi. Reid, voglio che tu e Prentiss andiate dal medico legale per vedere la vittima. Noi andremmo alla centrale, ci troverete li.- Hotch si allontanò insieme a Rossi.

-Ehi ragazzino, di cosa volevi parlarmi ieri sera?-chiese Morgan a Reid.

-Oh, niente. Cioè non è niente, ma può aspettare.-rispose vago Reid.

-Non me la racconti giusta, ragazzino.-rispose Morgan, come se avesse colto qualcosa nella voce del dottore. In quel momento gli squillò il telefono:-Ciao Bambolina.

Redi capì subito che si trattava di Garcia, e vide l'occasione per sfuggire ad altre domande di Derk che lo avrebbero messo in crisi, così andò a cercare Prentis.

 

Il cadavere era stato portato all'ospedale vicino, circa a dieci isolati da dove si trovavano. Entrati nell'obitorio, il medico legale, la dottoressa Boswell si presentò loro, li fece accomodare nella sala mostrò loro il corpo togliendo il lenzuolo bianco che lo copriva. I due agenti poterono vedere il volto sconvolto e gonfio della ragazza con i capelli di un biondo platino scuriti dal sangue.

-La ragazza è stata strangolata-disse indicandone il collo.-con qualcosa di insolito direi, una sorta di laccio ma molto fine.

-Una corda di violino forse?-chiese Reid analizzando la ferita.

-Si, potrebbe darsi. Ma il punto è che non è stata l'asfissia a provocare il decesso, se pur deve averle fatto perdere coscienza.

-Ci sono segni di una tentata rianimazione.-disse Reid.

-Come se il soggetto ignoto abbia avuto qualche ripensamento o si sia sentito in colpa.-disse Prentiss.

-Si è stata praticata la manovra di rianimazione, le compressioni del torace sono state così feroci che le sono state rotte due costole.-disse indicando i lividi.-Le è stato inferto un colpo alla testa con qualcosa di pesante, che le ha causato la frattura dell'osso occipitale.-disse indicando la frattura.

-È stato questo il colpo mortale?-chiese Emily.

-No, la vera causa del decesso è stato questo.-la dottoressa Boswell indicò un foro molto profondo alla base dell'orecchio sinistro.

-Nessun proiettile, vero?-chiese Reid.

-No, nessun foro d'uscita e nessun proiettile dentro. Credo sia stata usata un'arma ad aria compressa.-disse guardando Reid.

-Le armi ad aria compressa vengono usate dagli allevatori per uccidere il bestiame, l'animale così non soffre e muore all'istante, senza nemmeno accorgersi di ciò che è accaduto.-disse il dottore rivolgendosi a Prentiss.

-Ancora nessun nome?-chiese lei alla dottoressa Boswell.

-Ho inviato i campioni di sangue e per il DNA alla scientifica, ma ci vorrà un po', ho fatto una radiografia dentale. Il nostro tecnico la sta confrontando con il database.

-Le mutilazioni sono state inferte pre o post mortem?-chiese Reid.

-Post mortem, le è stata mutilata la zona pelvica.

-Nessun segno di violenza sessuale?

-No, anche se è stato molto difficile capirlo, visto in che stato è stata ridotta questa povera ragazza.

-Quindi l'SI, ha aggredito la ragazza e l'ha strangolata.-disse Reid.

-Poi l'ha colpita alla testa, provocandole la contusione cranica, e le ha sparato.-continuò Prentiss.

-Inseguito è passato alla mutilazione.-continuò Reid.

-Molto strano.-disse Prentiss dopo una pausa.- perché infliggere tre ferite mortali?

-Un rituale, per l'SI, come la posizione in cui è stato trovato il corpo, le tre ferite mortali devono avere un particolare significato. E le mutilazioni della zona pelvica, indicano che non solo voleva annientare la vittima, ma voleva annientarla in quanto donna. Sempre eseguendo il suo rituale.

In quel momento entrò nella stanza, un giovane medico con il camice:

-Il database ha trovato un riscontro, la ragazza si chiamava Hilary Phriam, 23 anni.-disse.

 

I due agenti uscirono in fretta dal laboratorio. -Garcia, la vittima si chiama Hilary Phriam.-disse Reid al telefono.

-Si, ok..trovata!-rispose nell'arco di un millisecondo Penelope dall'altro capo del telefono.-Hilary Phriam 23 anni di Memphis, frequenta un corso di estetiste alla scuola di bellezza di New Haven.

-Abbiamo un indirizzo?-chiese Emily.

-Un minuto, si è trasferita da poco a New Haven, vive al 53, Park Drive.

-Grazie Garcia, raccogli tutte le informazioni che puoi sulla ragazza.-disse Emily.

-Come fatto tesoro, passo e chiudo.-rispose l'eccentrica informatica attaccando il telefono.

Emily contattò Hotch per riferirgli l'identità della vittima e ciò che avevano scoperto sul cadavere.

 

-Aspetta un momento, ha detto il numero 53 di Park Drive?- chiese ad un tratto Reid, mentre lui e Prentis si dirigevano alla centrale.

-Si, ti è familiare?

-Ci sono stato ieri sera, è vicino all'hotel dove io e JJ alloggiamo.

-E che ci facevi li?

-Non riuscivo a prendere sonno, così sono uscito a prendere un po' d'aria e sono entrato in un bar, in quella strada.- era l'indirizzo del palazzo dove viveva Julia.

 

 

***

 

-Caroline!! Cosa vuol dire che Hilary è sparita?- chiese Julia alla sua coinquilina che l'aveva chiamata alquanto allarmata.

-Non risponde alle mie chiamate, e non è tornata a dormire.-rispose lei.

-Questo non è insolito per lei, si sarà fermata a dormire da qualcuno. E poi tu non eri con lei ieri sera?

-Si, però .-ci fu una pausa -beh, ci siamo perse di vista a metà serata, eravamo un po' brille e io me ne sono andata con uno.

-Ecco.

-Julia la cosa mi preoccupa sono le due, a quest'ora sarebbe dovuta essere a casa, o tanto meno rispondere al cellulare.

-Dai Caroline tranquilla, se la sarà spassata un po' troppo ieri notte e si starà riprendendo. Dove se tu?

-Qui, a casa, aspetta hanno appena bussato alla porta.- Caroline si avvicinò alla porta e l'aprì, si trovò davanti un ragazzo di colore alto molto attraente con un uomo un po' più anziano affianco a lui.

-Salve.-disse spostando il telefono sul suo petto

-Agenti Speciali Morgan e Rossi, siamo dell'FBI.-disse il giovane di colore mostrandole il distintivo.-è questo l'appartamento di Hilary Phriam?

 

Julia era ancora in linea e aveva sentito ogni singola parola, si trovava nella biblioteca del campus prese le sue cose e si affrettò verso l'uscita, doveva correre al suo appartamento. Cosa era successo? Perché l'FBI era nel suo appartamento? E perché stavano cercando Hilary? Che cosa le era accaduto?

Ci avrebbe messo almeno venti minuti a piedi per arrivare a Park Drive, e i tram erano bloccati per via di un incidente sul ponte, ma doveva fare il più in fretta possibile così prese un taxi. Il cuore le batteva forte, era davvero preoccupata per Hilary, che si fosse invischiata in qualcosa di brutto?

Conosceva Hilary da qualche mese, non erano amiche, per niente, erano solo delle conoscenti che condividevano l'appartamento e non erano nemmeno in buoni rapporti. Lei era l'esatto contrario di Julia, quasi la sua nemesi. Litigavano per tutto nell'appartamento, per la pulizia, per il disordine, per il casino, e quando non litigavano si ignoravano. Hilary era una ragazza immatura e incosciente, il cui unico scopo nella vita era andare per locali e ubriacarsi, e la cosa che la divertiva da matti era il mortificare gli altri. Ma non era cattiva, non di certo, era solamente molto ingenua. Julia era veramente in pensiero per lei, se pur odiandola e conoscendola da poco ci teneva a lei.

 

Arrivò al suo palazzo, salì così in fretta le scale che se fosse inciampata si sarebbe fratturata qualche osso, sul pianerottolo si fermò, fece qualche respiro e entrò in casa.

I suoi occhi si posarono immediatamente su Caroline che piangeva a dirotto seduta sul divano, mentre un ragazzo di colore cercava di farla calmare.

-Caroline? Cosa?-disse Julia sulla soglia, mentre il suo sguardo andava da un agente all'altro.

-Lei chi è?-disse l'agente più anziano con un accento familiare, avvicinandosi a lei.

-Io? Mi chiamo Julia Scalisi, vivo qui.-in quel momento anche gli occhi dell'altro agente si posarono su di lei.

-Agente Speciale Dave Rossi e Agente Speciale Derek Morgan, FBI.-disse l'agente porgendole la mano.-lei è italiana, vero?

-Bhe si, vengo da Milano. Ma cosa è successo?- chiese lei allo stesso tempo confusa e scioccata.

-Qui le domande le facciamo noi.-disse alzandosi l'agente Morgan con voce fredda.

-Vorremmo farle qualche domanda, a proposito della sua coinquilina, Hilary Phriams.- disse l'agente Rossi. Sentendo quel nome Caroline riprese a singhiozzare più fortemente.

-Si certo, ma se posso chiederlo che è successo a Hilary?-rispose Julia timidamente. Voleva sapere che cosa stava succedendo, quella situazione era talmente surreale e doveva esserci qualcosa di terribilmente oscuro dietro. Il viso del ragazzo di colore si addolcì come se avesse visto qualcosa in lei che prima non aveva notato.

-Lei è morta, Hilary è morta.-disse flebilmente Caroline.

A quelle parole a Julia le si gelò il sangue nelle vene, il cuore le si fermò per un attimo, stava quasi per svenire. L'agente Rossi la fece sedere sul sofà accanto all'altra, non riusciva a crederci e non riusciva a riprendere fiato. Sapeva che si sarebbe dovuta aspettare qualsiasi cosa, ma non immaginava di certo il peggio.

-Hilary Phriams è stata assassinata la notte scorsa.-disse cautamente Morgan.-crediamo sia opera di un serial killer.

-....Come? Un momento...Cosa?- non riusciva a crederci, non riusciva proprio a metabolizzare la cosa, era come se non capisse il significato delle parole che l'agente Morgan le stava dicendo.

In quel momento iniziò a piangere, senza volerlo, senza nemmeno accorgersene. Le lacrime le sgorgavano dal viso, e non riusciva a farle smettere.

-Signorina, sappiamo quanto possa essere difficile per lei capire la situazione, ma noi abbiamo bisogno del vostro aiuto. -disse rivolgendosi anche a Caroline.

Julia si asciugò le lacrime, mentre Caroline le prese e le strinse forte la mano come se avesse bisogno di sentire il corpo si qualcuno. Cercarono di rimettersi in sesto.

-Assolutamente, qualsiasi cosa possiamo fare per voi, noi la faremmo.-disse tremante Julia.

-Bene.-rispose l'agente Morgan stringendo le mani delle due ragazze e guardandole dritte negli occhi.-Qualsiasi cosa che ci direte su Hilary potrà esserci utile.

-Cosa volete sapere?-chiese Julia.

-Ogni cosa, tutto ciò che sapete su di lei.-disse Rossi –chi frequentava, quali erano le sue abitudini. Vrremo anche sapere dove vi trovavate voi ieri sera, approssimativamente verso mezzanotte e le tre del mattino.

-Io, ieri sera ero con Hilary.-disse Caroline lentamente.-siamo uscite, abbiamo fatto il giro di qualche bar e poi siamo entrate in un pub, qui abbiamo conosciuto due ragazzi che ci hanno invitato a bere qualcosa. Io sono andata via con uno di loro, e Hilary è rimasta con l'altro.-iniziò a piangere nuovamente – non avrei dovuto lasciarla lì da sola, è colpa mia è tutta colpa mia.

Julia l'abbraccio e cercò di tranquillizzarla.

-Può dirci esattamente, quali locali avete visitato, e una descrizione per lo meno approssimativa dei due ragazzi, crede di farcela?-chiese Rossi.

-Si, credo che potrei farcela-disse Caroline asciugandosi gli occhi.

-Lei invece dov'era?-chiese Morgan rivolgendosi a Julia con uno sguardo penetrante e intenso.

-Io ero da Frank's il bar all'angolo, sono rimasta li tutta la notte.-rispose ancora flebile lei.

-Qualcuno può confermarlo?-chiese l'agente.

-Si beh, potete chiedere a Frank, il proprietario del locale.

-Non c'è bisogno, garantisco io per lei.-disse una voce alle loro spalle.

-Reid, che ci fai qui?-chiese Rossi all'affascinante dottore che aveva varcato la soglia con la sua presenza, accompagnato dall'agente Prentiss.

Reid si avvicinò a Julia, mentre gli altri lo guardarono con fare interrogativo, non capendo cosa stesse facendo il loro piccolo genio. Reid si chinò davanti a lei, le prese le mani e la guardò dritta negli occhi:

-Stai bene?

 

  
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