"Take my hand. Take my whole life too. For I can't help falling in love with you."
-Elvis Presley.

Claire non arrossiva mai a frasi del genere però -non so come- a quella di Luke arrossì e abbassò lo sguardo e credetemi quando vi dico che Claire non abbassa proprio mai lo sguardo, quella lì ti sbrana con i suoi occhi se vuole. 
"Andiamo a casa mia, ti va?" chiese dopo al biondo.
"Ma non dovevamo protestare?" 
"Sono stanca." si alzò e Luke senza rispondere si alzò anche lui e si avviarono verso casa Richards.
"C'è tuo padre a casa? Sai, mi odia e se mi trovasse, mi ucciderebbe e ho ancora molto da vivere." 
"No, non c'è." rispose Claire con una risatina. 
Nell'esatto momento in cui aprì la porta di casa, vide Luke sfrecciare verso il divano e sedersi.
"Ma sì! Fa' come fosse casa tua!" disse poi quella alterata quanto basta.
"E' quello che mi dice sempre mia madre, comportarsi bene, dico. Ma io non eseguo i suoi ordini." 
"La mia non c'è per ricordarmelo ma se ci fosse, lo farei." 
Dovete sapere che a quella risposta di Claire, il nostro caro Luke Hemmings ci rimase un po' sbalordito e ogni parola gli morì in bocca, neanche un "mi dispiace." riuscì a dire. Ma non aveva tutti i torti, non sapeva se la signora Richards fosse morta o semplicemente fosse scappata.
Claire corse in camera sua, e ci si chiuse. Non aveva mai fatto così. 
Luke la chiamò parecchie volte e alla fine, alzandosi malvolentieri dal divano, raggiunse la porta di camera sua e ci bussò.
"Che fai? Piangi?" chiese poi.
La porta si aprì improvvisamente e il vecchio Luke Hemmings si trovò davanti una Claire Richards a pezzi, proprio a pezzi: il trucco sbavato e gli occhi lucidi. Ma lei insisteva, insisteva a dire che tutti i suoi pezzi erano a posto, eppure Luke Hemmings se ne accorgeva che lei era crollata. 
"Ho fatto male a portarti qui. Vai via." disse guardandolo dritto negli occhi.
"Sei proprio strana te. Guarda, vado via." rispose quello scendendo le scale.
"Mannaggia a me che invece di farmi spinelli, sono venuto a protestare con una pazza psicotica." continuò sottovoce quando stava per aprire la porta di casa. 
Ma non lo fece, non se ne andò. Anzi la aprì, la porta. Poi la chiuse e fece finta di andarsene via quando si nascose in cucina.
Dovette aspettare, chessò, circa cinque minuti per vedere nel salotto una Claire in camicia, a piedi nudi. 
E che belle gambe che aveva, pensò il vecchio Luke Hemmings.
"Che stronzo, però." sussurrò Claire pensando che lui fosse davvero andato via.
Lei c'era rimasta male. Perché da quando sua madre era andata via, nessuno si era mai azzardato a lasciarla perché, siamo chiari, chi la lascia una tipa come lei? Pendono tutti dalle sue parole. 
Accese poi la radio, e I Can't Help Falling In Love iniziò. 
Iniziò a dondolarsi, a fare finta che qualcuno la cingesse.
"But I Can't Help Falling In Love With You" cantò poi Luke Hemmings.
"Oh mio Dio, che ci fai qui?" chiese lei.
Lui non rispose, le prese la mano.
Le prese la mano e ballarono.



Che romantico il nostro vecchio Luke Hemmings e che sensibile e debole Claire Richards che incontriamo in questo corto capitolo! Perdonatemi se è corto ma il terzo sarà lunghissimo, promesso. Parola di anarchic and punk Alice! Comunque penso che questo capitolo non meriti neanche una recensione ma per piacere recensite! Almeno avrò la certezza di continuare questa fanfiction che -oh Mio Dio- mi piace davvero tanto. 

Io propongo un "aw" di gruppo! 

Always anarchic and punk, your Alice.