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Autore: sbam    30/01/2014    1 recensioni
Mi chiamo Charlotte, ho 18 anni, e questa è la mia storia.
Magari non sarà bella, magari non sarà neanche scritta bene.
Ma è la mia storia. E mi ha dimostrato che a volte le persone aspettano tutta la vita un amore perfetto, e quando arriva si rendono conto che non esiste amore perfetto, se non quello costruito sulle imperfezioni.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO 5: cuore o psiche?
 
Si spengono le luci. La musica si abbassa e con lei, anche le voci nel pubblico. Che il "dreaming" abbia inizio.

Il primo ad esibirsi è un giovinetto di circa 25 anni, bello da impazzire, Giacomo, che se ne esce con aria seria e si mette al centro del palco e rivolto verso di noi esplicita il suo intento di farci sentire un monologo, un monologo d'amore.
Oddio, un monologo. Io odio i monologhi. Perchè di fatto sono semplici "discorsi con sè stessi", in cui si parla e parla senza aver nessuno a cui rivolgere le proprie parole.

Ma per me non è così che deve andare.  Quando una persona sente qualcosa, amore, dolore, gioia o sofferenza, non può e non deve stare da solo.
Non deve parlare con sè stesso, deve farsi ascoltare da qualcuno.
Non è neanche salutare, credo, che un uomo si tenga dentro tutta la propria gioia o rabbia che sia, e non si confidi con un amico, un partner, o una figura qualsiasi.

Se ha parole dolci o teneri aforismi nei confronti di qualcun' altro, deve prendere una posizione. E parlarne. Salvando alcuni casi, oserei affermare che deve parlarne con la persona in questione, specie se i riguardi sono positivi.

Io per esempio, la dolcezza ce la ho nel sangue: sono tenera e smielata, a volte anche molto ridicola, lo ammetto, ma mai toglierei alle persone che amo il diritto di sapere quanto sono importanti nella mia vita.
Che poi, a tutti piace sentirsi importanti, quindi perchè negare questo piacere alle persone che se lo meritano?
Quando gli amici si abbracciano, o un partner esprime i propri sentimenti al compagno, non si può che sorridere. Ci si sente bene.

Perchè in fondo, se abbiamo fiducia in qualcuno e quel qualcuno ci apprezza, possiamo quasi finire per credergli, e apprezzarci un po' di piú anche noi.
Sarebbe tutto meglio se ci confidassimo sempre con una persona. O con un gruppo di persone. Confidiamoci con un amico, un parente, un fidanzato, un insegnante o anche con facebook, se proprio non se ne può fare a meno. Ma non teniamoci mai niente solo per noi, rende solo la cosa più triste, che si parli di gioia, o dolore.
Anche perchè ammettiamolo: gli innamorati quando parlano della persona nei loro pensieri, mostrano sempre e solo la parte migliore di sè.

"Quegli occhi.
Quel paio di occhi che brillavano, sembravano due torce.
E quel sorriso così accecante sembrava, sembrava di vedere il sole qualdo lei sorrideva.
Credimi, quando un uomo si sente addosso quello sguardo, quella espressione, è inevitabile che gli esploda qualcosa dentro.
E tu pensi che c'abbia avuto un solo infarto?
Ma io ce ne ho avuti tre, quattro. Non so neanche io quanti infarti c'ho avuto.
Il primo sicuramente quando ci siamo visti per la prima volta.
Poi il secondo quando mi ha accarezzato.
E il terzo quando ci siamo baciati.
Stavo per rimetterci le penne, lo sai?
Però se qualcuno mi facesse la fatidica domanda -Ne è valsa la pena?- io rispondere che sì, ne è valsa la pena, ne è valsa la pena, ne è valsa veramente la pena."
 

Che dolce. Lo avevo pensato alzando gli occhi al cielo, come se fosse una cosa stupida. Da film, molto distante dalla realtà. Come se fosse una cosa ridicola. E di fatto lo era. 
Eppure quelle parole mi avevano colpito. "Ne è valsa la pena, ne è valsa veramente la pena".
Quelle parole facevano eco nella mia mente, come se mi accusassero di tutte le volte che avevo rinunciato alle persone per il terrore di sbagliare, di deluderle, di non essere all'altezza. "Ne è valsa la pena."
Quelle parole dovevano succedere a un qualche tipo di rischio. E io, a conti fatti, i rischi li avevo sempre evitati.

Per tutto il tempo aspettai qualche altra esibizione entusiasmante, ma quelle parole mi avevano fatto perdere del tutto la concentrazione. E Christian non aveva recitato, quindi non avevo nessuna motivazione per ascoltare il resto della scenetta preparata per noi ospiti.

Fuori dal Teatro, Dì mi aveva trascinato in bagno preoccupata.
"Cosa hai?" Avevo chiesto.
Non mi aveva risposto. Non almeno fino a quando non era uscita dalla cella-gabinetto.
"Chai, non mi sono venute le mie cose."
"Di, tranquilla. Sono 3 giorni di ritardo, e poi il preservativo c'è sempre stato, no?"
Dopo un attimo di pausa, i suoi occhi si erano riempiti di lacrime e aveva continuato, ormai in preda al panico
"C'è stata una volta. In cui.. Beh, si è bucato."
Merda.
"Di, cazzo. Smettila. Ti ho detto che non c'è pericolo. Non sei sfigata a tal punto da rimanere incinta per ste cose." Poi istintivamente conclusi "vedrai domani!. Sangue ovunque e dolori insopportabili che ti fanno pentire di non essere rimasta incinta per davvero."
Doveva suonare come una battuta, ma in qualche modo ero riuscita a tranquilizzarla.
           
"Ehi bionde. Noi andiamo in spiaggia, siete dei nostri?"
Erano David e Louis, e dopo un nuovo e intrigante discorso telepatico fra cugine, avevamo accettato di seguirli.

In spiaggia la serata stava andando in maniera abbastanza normale, o almeno "abbastanza normale" per quanto potesse esserlo una serata con David e le sue stronzate, se non altro. Fra le battute e le cose profonde, si sentiva ogni tanto la voce di David che ridendo ci guardava negli occhi e poi affermava che "le bionde" domani non li avrebbero neanche salutati, e che probabilmente li saremmo passate vicine fingendo di non vederli. Si sentivano parole come "oh règa! Guardatele, secondo me si stanno chiedendo dove sono finite.", e poi risate, risate a non finire.
E in realtà erano all'incirca questi i nostri pensieri. Nel senso buono, ovvio, però, io almeno, non avevo mai visto tanti stupidi tutti in una volta.
Se avessero saputo quanto stupida potessi essere io, probabilmente si sarebbero divertiti a sfottermi. Ma in quelle settimane io dovevo essere colta e raffinata, quindi mi limitavo soltanto a ridere come una cogliona ad ogni battuta, senza poi proferire parola.
 
E mentre i pensieri nella mia mente iniziano a vagare sempre più veloci, come i go-kart sulle rispettive piste, David (sempre lui) mi interrompe.
"Ragazze, dai, avete già puntato qualcuno? Dai, ammettetelo. Senza paure, dai."
 
*Ebbene no. Caro cervello, no. Questa volta devi zittirti. Muto. Zitto. Strupete. No words. Shhhht.*

"Oh si, Christiaaaan."
Molto bene. Dovevo abituarmici a questo bel rapporto con la mia psiche. La mia seconda personalità stava prendendo a martellate la prima, ma questa rispondeva ridendo.
E anche io stavo ridendo, mentre allungavo le "a" nel suo nome e lo pronunciavo come se ne contenesse 7.
*Christiaaaaan.*

La risposta che David mi aveva dato era esattamente quella che mi aspettavo.
*Risata contorta*. No. Non è vero.
 
"Christian? Ma è brutto Charlotte. E poi suvvia, ci prova con chiunque, qui. Settimana scorsa aveva mirato a Giulia, ma non aveva avuto successo.
 
Ecco un altro di quegli scontri violenti fra la mente e il corpo. Il primo riconosceva il fatto che fosse una posizione molto scomoda, dove un ragazzo di ventitré anni, in astinenza dal sesso da qualcosa come un mese o due, fosse proprio il mio scopo della vacanza. Dall'altra il cuore, sempre ottimista e irritante, mi consigliava di sorridere. In fondo se ci aveva provato con tutte le femmine di quel posto, avrei avuto serie possibilità che toccasse anche a me.

Devo dire la verità, questa volta stava per avere la meglio il cervello, e ero sul punto di rinunciare a quell'idea, assurda.
Poi però, come un sassolino nelle scarpe mentre ti accorgi di essere terribilmente in ritardo, eccolo il colpo scorretto da parte del cuore che prontamente gioca la carte del "ricordo".
*Ne è valsa la pena, ne valsa veramente la pena*.
Sarò sincera, non so neanche perchè scelsi di dire quello che dissi, però successe, e tutto il resto della serata mi vide impegnata in un lungo e profondo discorso sul fatto che ero al mare per divertirmi, e che era quello che volevo fare, che non mi importava e che, comunque, sarebbe toccato anche a me.

Verso le due di mattina avevamo chiuso il discorso, ed ero tornata in bungalow, dove dopo una veloce tappa in bagno, mi ero raggomitolata nel letto ed ero stata presa dal sonno.

Era stata una giornata bellissima, dopotutto.
E se questo era stato il primo giorno, chissà come sarebbero andati tutti gli altri.
 
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Ciao ragazze, lo so, 5 capitoli per una giornata sono noiosi, e troppi. Ma era il primo giorno, e il primo giorno è sempre il più dettagliato, anche perchè tutto è nuovo: la gente, il posto, e.. Tutto il resto :D No vabbe dai, è un po' corto, ma lo ho fatto in modo che col prossimo possa iniziare la seconda giornata senza creare confusione o quant'altro.
Bella putelee. Ringrazio di cuore miss N (_again_) per la recensione, e giorgetta98 che ha inserito il racconto tra le preferite (grazie giorgeettaa**).
Scusaate ancora per la scrittura non troppo formale, né probabilmente troppo scorrevole e piacevole da leggere. Basii
C.
 
  
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