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Autore: passiflora    03/02/2014    1 recensioni
In una enorme casa nelle vicinanze di un piccolo paese della campagna inglese vivono i Collins. Quando sono arrivati erano in quattro ma la signora Collins è morta da tempo. Ora sono rimasti il padre e le sue due figlie: Beth, scura e bruttina, e Rose, bella e lucente. Ma una mattina il vecchio Collins viene trovato morto e sarà solo la punta dell'iceberg...
Genere: Dark, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le voci della folla agitata si coagularono in un unico informe brusio e poi, nella mente di David Saint-George, parvero sparire.

La vista dei due corpi morti, quella mattina, non l'aveva sconvolto. Erano uguali a tanti altri corpi morti già visti in precedenza. Ma quello...

Beth giaceva distesa per metà dentro e per metà fuori l'aiuola e due punte di ferro le trapassavano il petto. Le braccia erano abbandonate orizzontalmente e le gambe dritte e rigide, quasi ad imitare la posizione di un crocefisso. Ma la cosa peggiore era l'espressione del volto di lei: le labbra livide erano contratte in un sorriso, gli occhi sbarrati in un'espressione quasi beffarda ed erano rivolti proprio nella direzione da cui era arrivato il dottore.

Ripresosi, si premurò di domandare se tutti gli abitanti della casa fossero usciti incolumi dall'incendio e quando vide Luisa, suo figlio, e le due donne di casa Walton, i volti pallidi e sconvolti, non poté che tirare un sospiro di sollievo.

« Guardate! Guardate! Ha qualcosa in bocca! » gridò d'un tratto qualcuno.

Il dottore vide Walton accorrere ma fermarsi da sua moglie, per rassicurarla. Rowan invece si fece largo tra i presenti, si avvicinò al cadavere e, aprendone la bocca, estrasse un foglio di carta appallottolato e umido di saliva.

Lo svolse facendo attenzione a non danneggiare la carta. Anche il dottore si fece largo tra i paesani curiosi e spaventati e aiutò Rowan a decifrare la scrittura; l'inchiostro si era sbavato e alcuni passaggi erano illeggibili ma aveva tutta l'aria di essere una lettera.

Era indirizzata a Beth ed iniziava dicendo che le dispiaceva di essere mancata tutti quegli anni e che sapeva di aver lasciato molte cose in sospeso ma che ora era tornata per far quadrare i conti.

Seguiva un passaggio troppo sbavato per essere letto. La lettera subito dopo cambiava tono ed iniziava una subdola invettiva contro la ragazza:

 

Lui mi prese con la forza, contro il mio volere, e mi fece molto male perché ero giovane e non potevo difendermi. Tu sei nata da quell'abominio. Si, Elizabeth, sei il frutto di un abominio e assomigli in tutto a quel cane rognoso che ti ha generata. Quando divenni ingestibile...

 

Qui seguiva un altro passaggio poco chiaro e poco dopo lo scrivente informava Beth delle reali circostanze della sua nascita, suggerendo ai due uomini che Collins avesse taciuto alla bambina, allora troppo piccola per ricordare, il fatto di essere nata all'interno di un manicomio.

 

Sei nata tra le sudicie mura di un manicomio. Sono mura nere di lordume e segreti, di tragedia, di lacrime e di follia. Dentro di te scorre quella follia. Non saresti mai dovuta uscire! Dovevi morire, morire lì, in quella latrina infernale dove chiunque può usare chiunque altro a proprio vantaggio. Dovevi morire. Morire. E invece sei vissuta, pazza e debole. La violenza da cui sei nata te la porti dentro come il sangue. Come hai potuto lasciare che lui facesse tutte quelle cose? Perché sei così vana, debole, sciocca. Sei inutile. Inutile e dannosa! Io lo volevo fare, volevo ucciderti, ma non ci sono riuscita. Lui è arrivato prima. Sono morta io al posto tuo.

 

Mary

 

« Mary? » domandò Rowan, a cui le parole appena lette parvero solo il delirio di una pazza che aveva probabilmente spinto la mente provata di Beth a commettere il suicidio. Per il dottore, invece, quella lettera assumeva i contorni sfocati del sogno. Mary. Non era possibile. Quale scherzo crudele era stato giocato a quella povera ragazza?

« Sapete chi sia Mary? » chiese ancora Rowan, che cominciava ad agitarsi. Dopotutto, non era abituato ad una situazione simile e la tensione stava iniziando a compromettere il suo sangue freddo.

« Mary Edgard era la prima moglie di Collins e la madre di Beth. Morì in quella che fu catalogata come un' "uccisione perpetrata da un ladro d'appartamento colto in fallo". Collins ne ha fatto bruciare il corpo » rispose il dottore.

Rowan lo guardò interdetto, socchiudendo la bocca in un'espressione sciocca.

« Questa lettera è stata scritta da una defunta? » esclamò.

« Non mi prenda in giro, Rowan! Lei è un ufficiale di polizia! Sia più serio! » lo apostrofò il medico. « Trovo piuttosto che si tratti di uno scherzo crudele » .

« Si, avete ragione ma... » Rowan era perplesso.

« Cosa vi turba? » domandò Walton, anche lui sopraggiunto.

« Molte cose, Walton » disse Rowan. « Prima di tutto, dov'è Rosemary? ».

Nessuno, nella confusione e nell'emozione, aveva badato alla presenza della seconda signorina Collins che però, spergiurava la signora Walton, era uscita di casa proprio con lei.

« Deve essersi spaventata nel vedere la sorella... » disse la signora Walton.

« Si, è plausibile » esclamò Rowan. « Dopotutto ci hanno raccontato di come Mary la definisse una ragazzina sensibile e facile agli spaventi ».

« Era molto più che facile agli spaventi » esclamò il dottore, a cui era appena saltato all'occhio, o meglio all'orecchio, un particolare molto strano. « Il mio predecessore l'ha spesso visitata e la descriveva come una ragazza affetta da uno stadio iniziale di isteria. Ma mi scusi, Rowan, com'è che l'ha chiamata? ».

« Rose? » rispose Rowan.

« No » .

« Allora devo aver detto Rosemary. Questa mattina mi disse che è il suo nome completo ma che tutti la chiamano solo Rose ».

Il dottore si accigliò e un inquietante nesso parve stringersi tra gli avvenimenti della giornata.

« La chiamano tutti Rose perché quello è il suo nome di battesimo » disse Saint-George. « Le ha mentito » .

 

La porta scricchiolò come vecchie ossa e si aprì. Dentro era tutto buio. Accese una candela e con quella accese anche le altre. Poi andò in cucina, dove tenevano l'olio per le lampade in un grosso contenitore di metallo. Lo trovò, lo sollevò e lo portò con se.

Si diresse allo studio, lo aprì con la chiave ed entrò. Anche lì era buio ed accese una candela. L'aria puzzava. Lui era disteso sul tavolo con la pancia tonda bucata dalle coltellate. Aveva una faccia così stupida ora, ed era così innocuo, che le venne da ridere. Aprì la boccia dell'olio e ne versò sui vestiti di lui e sul tavolo. Poi prese una candela accesa e la lasciò cadere sul corpo. Quello prese fuoco in pochi istanti. Uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle e si riposò. Poi alzò di nuovo il contenitore e sparse un po' di olio nel corridoio, nell'ingresso, nel salotto.

Dal salotto si accedeva in lavanderia e lei pensò di andare a vedere il ragazzo zingaro ma non lo fece. Non le era mai importato niente di lui, come non le importava di nessun uomo. L'aveva solo usato. Lui voleva una cosa, esattamente come l'altro, e lei aveva detto che poteva averla e l'aveva fatto venire alla stalla. Però aveva detto la stessa cosa all'altro, che era arrivato prima. Aveva fatto qualche moina, poi aveva accoltellato il vecchio maiale e quando il ragazzo era arrivato gli aveva sparato. Poi aveva sistemato i due corpi uno sull'altro e se n'era andata. Un po' di sonnifero aveva fatto cadere l'altra in un sonno profondo e lei era tornata a letto e si era messa a dormire felice.

Le scintille del fuoco cominciarono a strisciare sotto la porta chiusa.

« Ho fatto bene, vero? Ho fatto bene, signora Collins? » chiese lei, entusiasta e soddisfatta. « Hai fatto benissimo » disse la signora Collins.

   
 
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