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Autore: Mikayla    13/06/2008    8 recensioni
Dopo tutto quello che avevano vissuto assieme, Hotaru, Setsuna, Michiru e Haruka erano una vera famiglia.
Anche se Hotaru non era più un infante, loro tre erano ugualmente i suoi genitori.
Quei tre anelli gemelli che avevano sancito quel patto brillavano ancora al dito delle tre donne, ed uno nuovo aveva fatto capolino anche alla mano di Hotaru.
Erano una famiglia, e nessuno avrebbe mai potuto negarlo...
[ Della serie Tales of True Life. ]
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Haruka/Heles, Hotaru/Ottavia, Michiru/Milena, Setsuna/Sidia
Note: What if? (E se ...), Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'e'
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Parla l’autrice:
Benché sia di maturità imminente e non abbia ancora finito di scrivere Wishes (la finirà, per vostra sfortuna, deve solo finire di scrivere un’altra shot che permetterà di capire alcune cose del racconto di Shia), Liz è ancora qui, con una nuova raccolta.
Con decisione unanime ma non per questo meno incasinata e priva di discussioni, le personalità dell’autrice è fiera (?) di presentarvi la nascita di Tales Od True Life, la seie che racchiude Stagioni e le sue spin-off più future nuove storie ispirate ad essa. (per maggiori informazioni visitare il profilo di Mikayla)
Sì, lo sappiamo tutti che ha rotto le scatole e che si sperava prima o poi la smettesse di scrivere, ma le speranze di tutti noi sono state deluse per l’ennesima volta.
A differenza di Wishes, per leggere questa storia non c’è bisogno d’aver letto nulla di nulla. Si capisce benissimo da sola.
Taaaaanti saluti, e buona lettura!


Piccole Donne Crescono…


Haruka sospirò.
Posò il libro che fingeva di leggere sul comodino e guardò l’ora.
Erano già le dieci.

E lei non era tornata.
Posò lo sguardo sulla copertina del libro ed impallidì.
Se lei fosse entrata in casa e l’avesse vista leggere quel libro avrebbe capito immediatamente che la stava aspettando.
Lei era fin troppo sveglia.
E si sarebbe infuriata mettendole il broncio per giorni.
Avrebbe sostenuto che non si fidava di lei.
Ma Tenou era degli altri, che non si fidava.

Tornò a guardare l’ora.
Era passato solo un altro minuto.

Gettò lontano il libro di anatomia comparata e si diresse in cucina.
Poteva sempre fingere di star preparando una bella camomilla perché non riusciva a dormire.

Dieci e due minuti.

No, lei non ci sarebbe cascata.
Sapeva fin troppo bene che neppure le cannonate la svegliavano.

Dieci, due minuti e venti secondi.

Prese del latte dal frigo e lo mise a scaldare.
S’arrabattò in giro per la cucina - regno indiscusso di Michiru - alla ricerca del cacao amaro e dello zucchero.
Salvò appena in tempo il vaso della farina e portò il necessario sul bancone.

Un bella cioccolata calda le avrebbe fatto bene, aveva deciso.

Premurandosi di non sporcare - se no poi chi l’avrebbe sentita Michiru?! - miscelò gli ingredienti.

Dieci e tre minuti.

Mescolava con precisione l’intruglio, cercando di smorzare la tensione che la attanagliava.
Era preoccupata, maledettamente preoccupata.
E non voleva ammetterlo.

Dieci e quattro minuti.

Haruka continuava a girare il mestolo, mentre batteva il piede a terra.
Sempre più veloce.
Non teneva il conto dei secondi da un bel pezzo.
Neppure quello dei decimi di secondo, se era per quello.

Alle dieci e sei minuti la cioccolata era pronta.
Fumante, dall’intensa fragranza che avvolgeva ogni cosa.
Ma era troppa per una persona sola.

Haruka guardò per l’ennesima volta l’orologio.

Dieci, sei minuti e quindici secondi.

Sedici.

Diciassette.

Diciotto.

Tenou versò il liquido fumante nella sua tazza preferita.
Lentamente ruotò il cucchiaino e se lo portò alle labbra.

Era calda, troppo calda.
Era amara, troppo amara.

Recuperò un altro poco di zucchero.
Amalgamò il tutto.
Ne bevve un sorso, soffiando sopra per freddarla.

Già meglio. Decisamente.

Haruka guardò l’ora.

Dieci e sette minuti.

Fortuna che aveva detto puntuale, lagnò nei suoi pensieri.
Tenou si lasciò cadere sulla sedia accanto al tavolo.
Strinse di più tra le mani la tazza bollente.
Ci soffiò ancora sopra.

Dieci e otto minuti.

Poi due lampi.
All’improvviso.
La luce dei fari.
L’ansia sparita.

Haruka girò la tazza tra le mani, se la portò alle labbra e sorrise sulla ceramica.

Era arrivata.
E lei era tranquilla.

Sentì il rumore delle chiavi nella toppa.
Il tintinnio allegro la rincuorò.
Sentì l’uscio aprirsi e le suole scricchiolare.
Poi un ciabattare lungo il corridoio.

Il silenzio.

Aveva visto la luce accesa, di certo.
Lo spiraglio sotto la porta.
La dischiuse e sbucò il suo capo.
Osservò Haruka sorseggiare la bevanda.
C’era profumo di cioccolata nell’aria.

« Cioccolata calda? »
« Ne vuoi un po’? »

Lei annuì, entrando.
Tenou travasò il liquido in una tazza piccolina e gliela porse.
Lei la accettò sorridendo.

La finì in un battibaleno.

Posò la tazza vuota nel lavello.
Posò un bacio sulla guancia di Haruka.

« Io vado a dormire. »
« Mi raccomando, lavati i denti! »

La tredicenne Hotaru fece la linguaccia al padre.
Sparì, dietro alla porta.

Haruka sospirò nascondendo a stento la gioia di riavere la figlia sotto il tetto di casa.
Non gliel’avrebbe mai detto, ma amava essere suo padre.
Hotaru la rendeva sempre fiera… anche quando tornava a casa con sette minuti di ritardo!



Parla l’autrice, di nuovo:
Sì, avete ragione: è una cavolata coi fiocchi e I controfiocchi, ma è sotto pressione ed ha bisogno di sfogarsi in qualche modo. Putroppo per noi lo fa rifilandoci simili fic.
Unica nota che trovo da dire è la seguente: Hota-chan, in questa flash-fic ha tredici anni, come intuite, da qui un minuscolo particolare: lei non sa ancora che la sua Chibiusa non nascerà! Per questo se n’è andata allegramente fuori con gli amici (festa di compleanno, tipicamente).
E no, noi non odiamo Hota-chan, tutt’altro!
Prima di lasciarvi informo che questa storia è stata scritta per fidanzatO, poiché mi aveva chiesto di scrivere qualcosa su Haruka e Hotaru. Spero che ti spia piaciuta! :* Comunque, anche se il rapporto tra le due non è proprio il soggetto di questo capitolo non ti preoccupare: successivamente diventerà il vero e proprio protagonista!

Au Revoir!
   
 
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