Libri > Percy Jackson
Segui la storia  |       
Autore: Blind Guardian    10/02/2014    5 recensioni
[Storia ad OC]
Girovagando su EFP, mi sono imbattuta in numerose storie interattive che mi hanno incuriosita parecchio, così ho pensato che avrei potuto provare a scriverne una.
Questa parlerà del risveglio della più antica, misteriosa e potente entità divina e saranno i vostri semidei ad affrontarla.
Perché il destino del mondo e degli dèi è nelle mani di ogni semidio, almeno una volta nella sua vita.
Semidei, siete pronti ad intraprendere una nuova impresa?
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuova generazione di Semidei, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 3: I semidei giocano a nascondino.

CLING. CLANG.
La lama della spada di Will cozzò rapidamente contro quella di Geneviére, che venne disarmata immediatamente.
«Hey!», fece lei, alzando le braccia in segno di resa «mi arrendo!».
«Combatti come mia nonna!», la prese in giro Will «e non è un complimento. Non per mia nonna, almeno».
«Sai, in genere io uso una cerbottana per questo genere di cose», fece Geneviére, mettendo su una buffa smorfia di finta offesa «sono una ragazza modernizzata, io».
Will rise di più.
«Le spade non sono neanche il mio forte, no? », rispose lui, in un sorriso luminoso «però ti ho battuta lo stesso».
Geneviére alzò al cielo gli scuri occhi color petrolio.
«Hai più fortuna di Harry Potter, tutto qua» rispose, infilandosi le mani nelle tasche della salopette di jeans «e stiamo parlando di un tizio che ha più fortuna che anima. Considerando che possiede pure un pezzo di quella di colui-che-non-deve-essere-nominato-ma-che-nominano-tutti...».
«Ma piantala», sorrise Will, mollandole una lieve spintarella contro la spalla «piuttosto, Lizanne mi ha detto che Chirone ha chiamato a rapporto Grisam».
«Uh, forse allora riuscirà a cavargli di bocca qualcosa» rispose lei, mentre i due si avvicinavano all'armeria «a proposito, questa notte ho fatto un sogno».
«Un sogno? Un sogno come?», incalzò Will, agitandosi «devo preoccuparmi?».
«Dipende», rispose lei, corrucciando le labbra «quanto ti piacciono il buio, le voragini e le voci maligne che ti incitano a tradire il tuo campo per risvegliare una chissà quale divinità assopita da miliardi di anni?».
Will parve pensarci.
«Neanche un po'».

Silvia sbuffò per l'ennesima volta ed incrociò le braccia.
Il pegaso palomino la fronteggiava con aria di sfida.
«Torna nel tuo box, Stardust!», gli gridò la ragazza, al limite della sopportazione.
Stardust nitrì fieramente e raschiò il pavimento con uno zoccolo, per poi scuotere teatralmente la criniera dorata.
"Neanche per idea, dolcezza!", le rispose la voce mentale del cavallo alato.
Parlava come Grisam durante uno dei suoi scatti di antipatia gratuita.
Probabilmente era proprio colpa del figlio di Atena se i pegasi erano diventati tutti delle irritanti checche isteriche - con un dizionario ben forbito di imprecazioni in greco antico, per giunta -, visto che la maggior parte delle volte era lui che se ne occupava.
Silvia avrebbe voluto strozzarlo, e Stardust insieme a lui.
«Silvia, che stai facendo?».
La voce di Jane Stevens la colse totalmente impreparata, facendola sobbalzare.
«Jane!», esclamò Silvia, portandosi una mano al cuore «mi hai fatto prendere un colpo!».
Jane sorrise colpevole.
«Scusa», disse, in un sorriso allegro «solo non mi sembrava che tu stessi facendo grandi progressi con questo pegaso, vuoi una mano?».
"Questo pegaso!", ripetè Stardust, nitrendo nervosamente e battendo a terra uno zoccolo "questo pegaso ha un nome, prego!".
Silvia sorrise, ma solo per poi sbuffare di nuovo.
«Cos'ha detto?» domandò Jane, incuriosita.
«Che preferisce essere chiamato col suo nome», rispose la figlia di Poseidone, per poi rivorgersi direttamente a Stardust «anche io preferirei essere lontana da te, ma non si può avere tutto ciò che si desidera».
Jane trattenne una risata allegra.
«Dai, ti aiuto», disse poi «conosco qualche trucco infallibile».
«Stardust, la vuoi una zolletta di zucchero?», aggiunse la figlia di Apollo, rivolta al pegaso.

«Non posso credere che Muffin fosse il Leone Nemeo», disse Lizanne, scuotendo il capo rosato «era così carino!».
Elizabeth fece spallucce e represse il solito brivido che la colpiva ogni volta che veniva nominato qualche gatto.
Creature inquietanti, i gatti.
«Almeno ce ne siamo liberati», commentò, col sollievo nella voce «mi guardava strano».
Lizanne le lanciò un'occhiata divertita.
«Sì Effy, certo», rispose «a me sembrava un normalissimo gatto prima di... beh, prima di trasformarsi in un leone, chiaramente».
«Sai chi ha affrontato Nemeo, una volta?», fece Elizabeth, seduta sul suo letto a gambe incrociate, intenta a rimirare il suo pugnale.
«Chi?», domandò Lizanne, scettica.
«Percy Jackson!».
«Ma Percy Jackson è una leggenda!», sbuffò Lizanne, infilando un coltellino dalla lama piatta sotto la suola degli anfibi che portava ai piedi «non si sa neanche se sia mai esistito davvero».
«Io ci credo», disse Elizabeth «Chirone l'ha addestrato, lo dice lui stesso».
Lizanne agitò una mano in aria con fare sbrigativo.
«Chirone dice un sacco di cose» rispose la ragazza, per poi assottigliare lo sguardo «a pensarci bene, parla sempre di cose inutili e quando c'è bisogno di sapere davvero qualcosa comincia ad essere più incomprensibile dell'Oracolo. E Rachel si dà decisamente da fare per essere più criptica possibile».
Elizabeth sospirò.
«Resto della mia idea», disse «prima o poi troverò la prova e tu sarai costretta a dire che ho ragione io».
Lizanne, per tutta risposta, afferrò uno dei morbidi cuscini piumati che tappezzavano la Casa di Afrodite e lo lanciò contro l'amica, che l'afferrò al volo.
«Andiamo, che è meglio!».

Quando Jane e Silvia raggiunsero il padiglione, Altair ed Ermione stavano ancora discutendo.
«Non puoi fare così», stava dicendo Altair, calmo, ma con una nota di esasperazione nella voce.
«In teoria, forse», rispose Ermione, in un sorrisetto scaltro «ma la pratica è tutta un'altra cosa».
Altair sbuffò lievemente, per poi lasciarsi cadere contro lo schienale della sedia.
Sembrava sul punto di balzare in piedi e strozzare la ragazza.
«Sei insopportabile», commentò «non mi sorprenderebbe se mio padre ti fulminasse».
«Pff», ridacchiò Ermione, visibilmente compiaciuta «io sono adorabile».
Altair trattenne una risatina e scosse il capo, indeciso tra l'infilarsi un paio di cuffie nelle orecchie e l'infilare una spada in gola alla figlia di Ermes.
«Si vede proprio che sei figlia del dio degli inganni», bofonchiò poi.
Ermione rise ancora.
«Sì, degli inganni, dei ladri e di tante altre cose fiche» rispose lei, avvicinandosi un po' a lui, senza smettere di sorridere «adesso puoi smettere di essere arrabbiato con me?».
Il figlio di Zeus le mostrò un piede scalzo.
«Mi hai rubato le scarpe», fece poi, indicandosi il calzino bucato «e hai dato la colpa a Jane!».
«Hey!», fece la figlia di Apollo, inarcando un sopracciglio.
Ermione le rivolse un sorriso di scuse.
«Oh, avanti», disse «non avevo niente da fare!».
«Perché te la prendi sempre con me?», sbuffò Altair, a braccia incrociate.
Ermione gli regalò un buffetto contro la guancia ed il ragazzo mise su una smorfia.
«Perché ti infervori molto più degli altri», rispose la figlia di Ermes «...e poi sei incredibilmente carino quando ti arrabbi».
Così dicendo, la ragazza si alzò e se ne andò, lasciando Altair a meditare sulle sue parole.
«È proprio figlia del dio delle menzogne», annuì Silvia, ridendo insieme a Jane.

Isobel e Nathan, chinati sopra un ammasso di libri e scartoffie varie, stavano cominciando seriamente ad averne abbastanza.
«Ricordami perché lo stiamo facendo?», brontolò Isobel, alzando gli occhi da un grosso tomo polveroso.
A quel punto, Isobel avrebbe preferito autografare miliardi di sue foto per i suoi fan, piuttosto che rimanere lì, sommersa da libri e libri, senza neanche sapere che cosa fare esattamente.
E lei odiava autografare le fotografie.
Nathan infilò il foglio che teneva nella mano destra all'interno di un grosso registro violaceo e sospirò, abbattuto.
«Ce l'ha chiesto Chirone», rispose, stringendosi nelle spalle.
Isobel non parve soddisfatta.
«E da quando, io, faccio quello che mi ordina Chirone?» buttò lì la figlia di Zeus, chiudendo di scatto il libro.
Nathan le rivolse un'occhiata divertita, per poi scuotere il capo e tornare al suo lavoro.
«Da sempre», rispose lui «tutti danno retta a Chirone, lo sai».
Isobel si sporse verso di lui.
«Non proprio tutti», commentò, alludendo all'accaduto di due giorni prima «Grisam non lo fa».
Nathan si mosse a disagio sulla sua poltroncina ed aprì un nuovo libro.
«Solo perché è molto impulsivo», rispose «un po' troppo, a dirla tutta».
«Tu, invece, sei una noia mortale», fece Isobel, tornando a dedicarsi al suo tomo polveroso.
Nathan sbuffò appena, brontolando qualcosa che suonò molto come un "però adesso sei con me, no?".

Quando Grisam Lightway raggiunse gli altri, aveva quella faccia.
Quella faccia che diceva "ho una notizia buona e tre cattive. Quale volete sentire per prima?".
«Sei riuscito a parlargli», domandò Lizanne, appena lo scorse, alludendo a Chirone.
Grisam annuì, in silenzio.
«Che ti ha detto?», fece eco Jane, curiosa.
«Niente di buono», rispose lui, sedendosi sopra al tavolo del padiglione «un ragazzo del campo è sparito durante l'attacco di Nemeo».
Nathan sgranò gli occhi.
«Chi?», domandò Altair, perplesso.
«Thomas McCollought» rispose l'altro «non riconosciuto».
Tra gli altri semidei, vi fu un rapido scambio di sguardi confusi.
«Chi?» ripeté Isobel, dando voce al gruppo.
«Secondo me è per questo che se ne è andato», sospirò Grisam «nessuno si ricordava mai di lui, deve essere deprimente...».
«...ma?» fece Geneviére, pronta al peggio.
«Ma Chirone ha un'altra teoria», terminò Grisam «e non vi piacerà».
«Hai intenzione di dircela oppure ripassiamo più tardi?», incalzò Ermione, inarcando un sopracciglio.
Grisam la scrutò in volto.
Will, per un momento, pensò che Grisam avrebbe risposto di no.
«Crede che qualcuno - o qualcosa - l'abbia costretto», rispose invece il figlio di Atena, per poi stringersi nelle spalle «e non è l'unico ad essere scomparso, ce ne sono altri due: un figlio di Ermes ed uno di Ipno. Nessuno li ha più visti».
«E perché mai qualcuno dovrebbe averli costretti ad andarsene?», domandò Elizabeth, sobbalzando «che bisogno c'è di allontanare dei semidei dal Campo Mezzosangue?».
«Non lo so, questo non...», bofonchiò Grisam, lasciando la frase in sospeso, come se si fosse improvvisamente ricordato di qualcosa di importante «ma c'è dell'altro».
«Tipo?», chiese cauamente Jane.
«Una profezia», rispose l'altro, mentre un lampo guizzava nelle sue iridi grige «Chirone la renderà pubblica questa sera al falò. Credo che annunci un'impresa, e suppongo che Chirone pensi che riguardi il disastro sull'Olimpo che...».
«Quale disastro?».
La domanda fu univoca.
«Non l'ho detto?».
«No».
«Gli dèi sono convinti che uno di loro li stia tradendo e che stia cercando di spodestarli tutti», Grisam si bloccò, osservando i compagni «con l'aiuto di noi semidei».

 
Angolo dell'autrice:

Ta-daaa (?)
Eccoci al terzo capitolo u.u
I capitoli introduttivi stanno andando un po' per le lunghe, forse (?), ma spero che non mi odierete per questo.
Per il resto abbiamo un sacco di tempo, no? E un po' di mistero non fa mai male (??) 
Vabbé, adesso vado a cercarmi qualche rima per la profezia.
Fatemi sapere cosa ne pensate, e, se volete precisare qualcosa o aggiunge dettagli, togllierli o modificarli basta che me lo dite!

Ci si legge... sabato o domenica!
Blind♥

Ps: come al solito, ringrazio tutti u.u
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: Blind Guardian