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Autore: Fra_Jones    11/02/2014    0 recensioni
Dal capitolo secondo:
"L’inferno era la sua casa. Lo era in vita, lo sarebbe stato nell’eternità. [...] era attratto da qualcosa di puro e casto, qualcosa che era totalmente opposto a sé. Aveva rinunciato alla purezza macchiandosi dei più brutali crimini. Ci aveva rinunciato completamente."
Ok, ho sempre voluto scrivere una fan-fic su "The Borgias".
Cesare è il carattere centrale di questa storia, un personaggio da cui sono molto attratta, nonostante la sua "crudeltà".
Spero vi piaccia.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cesare Borgia, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3
 
L’aria si stava facendo sempre più scura e tirava un leggero vento freddo che sembrava entrare nelle ossa.
Il Borgia non distolse un solo momento lo sguardo dall’uscio di entrata. Ripeteva a se stesso di essere Cesare Borgia, e che il figlio bastardo del Papa, cresciuto tra i vizi e i sotterfugi di un ambiente quale quello della “Santa Madre Chiesa”, avrebbe ottenuto ciò che desiderava ardentemente. E se non fosse stato così?
La porta che osservava con così tanta ossessione si aprì. La luce interna illuminò leggermente la strada e dalla casa uscì un uomo che, quasi frettolosamente e astiosamente, si incamminò verso la sua sinistra. Cesare notò che l’uomo non aveva richiuso il portone d’entrata. Era il momento giusto per avvicinarsi, pensò. Con il suo passo fiero, si mosse verso il palazzo. Costeggiò le mura delle case fino ad arrivare accanto all’abitazione. Il Borgia, curioso, scostò leggermente la porta, senza appurare se qualcuno si stesse avvicinando. In quel momento il ragazzo vide un’ombra avvicinarsi alla porta; così, con ampie falcate, si allontanò dall’edificio, aggiustandosi accuratamente il copricapo.
Il ragazzo sentì una soave voce femminile chiamare un nome: gli sembrava di risentire quella della ragazza incontrata al mercato, ma non poteva voltarsi. Il rumore dei suoi passi sembrò essere accompagnato da un altro passo, più leggiadro ma veloce.
“Cecco” chiamava la ragazza. Cesare pensava tra sé e sé che doveva accelerare il passo, che non poteva voltarsi, che non poteva farsi scoprire, che non poteva lasciare che quella voce così pura lo tentasse. I troppi pensieri, però, lo fecero rallentare abbastanza da farsi raggiungere dalla ragazza,che con una presa alquanto forte, fermò il Borgia.
“Cecco, che intenzioni hai?” disse la ragazza mentre cercava di far voltare l’uomo.
“Io..” biascicò il Borgia.
“E dove hai preso questo mantello così vistoso, non l’avrai mica rubato!” si allarmò la ragazza.
“Credo che lei si stia sbagliando, mi lasci” disse Cesare che, con una scossa di spalle, si liberò dalla presa della ragazza.
La ragazza rimase immobile per qualche secondo, poi scuotendo la testa, si incamminò verso l’uomo, gli girò intorno, bloccandosi davanti a lui.
L’aveva visto vicino all’uscio della sua dimora ne era certa. E se non era Cecco, allora chi era? Se avesse voluto derubarla o farle qualcosa di peggio l’avrebbe già fatto, pensò.
“E allora chi è lei?” disse abbassandosi leggermente per cercare di guardare il ragazzo in volto. “La conosco per caso? Era sull’uscio della mia casa, l’ho vista” affermò.
Cesare si sentì in trappola, ma quel sentimento era quasi dolce ed eccitante. Alzò leggermente il viso e, colto ormai sul fatto,  portò le sue mani al copricapo.
La ragazza era immobile; sul suo viso si leggeva un connubio di sorpresa e terrore.
“L’ho spaventata, ne sono desolato” affermò il Borgia “e so di averglielo già detto” concluse.
“Cosa..” sussurrò sbalordita la giovane.
“Lasciate che vi riaccompagni a casa” affermò Cesare allungando la sua mano verso il braccio della ragazza, che si scostò velocemente.
“Come avete fatto? E soprattutto, che cosa vi passa per la mente, di grazia? Siete impazzito?” disse tutto d’un fiato la ragazza mentre si incamminava insieme all’uomo verso la sua abitazione.
Cesare, sorridendo, rispose: “Avete detto di conoscere la mia identità.. sapete che sono un Borgia. Ma vi prego, non vi rivolgete a me in questo modo: chiamatemi Cesare. E voi? Ho l’onore di conoscere il suo nome?”
“Si, so perfettamente chi siete, ma questo non vi permette di pedinarmi o fare qualsiasi cosa voi abbiate fatto per sapere dove abitavo. È un comportamento misero” affermò la ragazza “che cosa volete da me?” concluse, lasciando l’ex cardinale di stucco.
Misero” pensò tra sé e sé Cesare.
I due erano poco distanti dalla porta d’entrata della casa.
“Voglio sapere il vostro nome, per favore..” disse il ragazzo. “E cosa ve ne fareste del mio nome,signore?”
“Vi ho chiesto cortesemente di chiamarmi Cesare..” affermò con tono gentile ma al contempo alterato. La ragazza, del canto suo, rispose con tono quasi sarcastico: “E cosa ve ne fareste del mio nome, Cesare?”
Il Borgia sogghignò, pose la sua mano sul braccio della ragazza e, delicatamente, la avvicinò a sé: “Sarei in grado di salutarvi e parlarvi come si deve la prossima volta..”
“la prossima volta..” ripeté la ragazza “perché fate questo?” chiese, senza allontanarsi dal ragazzo.
“Vi ho notato in mezzo alla folla, il suo viso non si dimentica facilmente …” disse Cesare, sorridendo in attesa delle parole della ragazza.
“Virginia. Mi chiamo Virginia, di grazia.”
Cesare socchiuse gli occhi: “Virginia..” sussurrò “ nome puro come il vostro volto.”
La ragazza era chiusa della presa possente del Borgia; non capiva cosa stesse succedendo.
“Beh, Virginia.. vi lascerò andare ora. Spero avrete un buon riposo. E.. “ sospirò  “se vostro marito non è abbastanza uomo da farvi sentire al sicuro o, non so, desi ...” disse Cesare, ma si fermò.
“Cosa..” affermò la ragazza perplessa.
“Buonanotte” esclamò Cesare, baciando fugacemente la ragazza sulla guancia e andandosene con il suo passo fiero e quasi maestoso.
 
Virginia, si ripete tra sé e sé per tutta la notte.
  
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