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Autore: Stray    16/06/2008    7 recensioni
"Passa la storia, passano anche gli uomini che l'hanno scritta. Ma questa sabbia non vedrà mai il mare: quello che vi abbiamo scrito, non verrà mai cancellato del tutto..."
Ishvar, una guerra, l'inizio di tutto.
Quello che la Storia non ha riportato, ma che non si può dimenticare.
Genere: Generale, Introspettivo, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Maes Hughes, Riza Hawkeye, Roy Mustang
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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“See the nation through the people's eyes,
See tears that flow like rivers from the skies.
Where it seems there are only borderlines
Where others turn and sigh,
You shall rise
There's disaster in your past
Boundaries in your path
What do you desire will lift you higher?
You don't have to be extraordinary, just forgiving.
And those who never heard your cries,
You shall rise
And look toward the skies.
Where others fail, you prevail in time.
You shall rise.
You may never know,
If you lay low, lay low
You shall rise
Sooner or later we must try...
Living”
Mattafix, Living Darfur

To take this hand

La ritrova due isolati più in là.

Appoggiata al muro, aggrappata alla parete scalcinata graffiandosi le dita, scheggiandosi le unghie come se volesse artigliare la dura pietra, la guarda rimettere finché il rumore dei singhiozzi arriva a coprire gli ultimi colpi di tosse.

Non muove un muscolo - tre passi esatti dietro di lei, tre passi lunghi come la circonferenza della Terra, tre voragini che arrivano a toccarne il centro esatto: come, si ritrova a pensare, come colmare tanta distanza? - mentre assiste impotente al crollo: lei scivola con il fianco lungo il muro, dandogli le spalle, scivola lentamente, un centimetro alla volta, nella polvere, nel fango che l’acqua che le esce dagli occhi crea sul terreno – acqua che non può vedere ma che sente, acqua di cui ha imparato ad avvisare la presenza, come le tribù nomadi del deserto: la percepisce sulla pelle, come il grasso dei corpi carbonizzati gli solletica le labbra, così le sue lacrime gli ribollono dentro e fuori.

Muove il piede in avanti, non appena un tonfo soffocato lo avverte che il suo corpo ha toccato il suolo – che la sua anima ha toccato il fondo.

Esita a poggiare la mano sulla sua spalla, esita nel chinarsi su di lei, nel passare un braccio attorno alla su schiena, nel cullarla impercettibilmente, nel voltare il suo viso fino a toccarne la fronte con la sua – perdona questo piccolo uomo indeciso che sono, perdonami se puoi, se non so evitarti tutto questo, se non so fare altro che esitare.

Ma non c’è incertezza nella sua voce, nemmeno l’ombra del dubbio mentre le sussurra piano all’orecchio:

“Va bene che tu pianga. Va bene se ti appoggia me. Va bene anche così”

Lei si rialzerà cinque minuti dopo - cinque minuti sembrati ore, millenni, frammenti di tempo senza più identità né voglia di scorrere.

Si rialzerà come sempre, Roy questo lo sa, senza bisogno del suo aiuto. Si solleverà con le sue forze, contando su se stessa, come ha sempre fatto.

Allunga la mano verso di lei, sapendo già che verrà ignorata.

Non questa volta: mentre Riza si rialza, il suo peso inconsistente è aggrappato alle sue dita come un naufrago al pezzo di legno alla deriva.

Volevo assolutamente scrivere di una situazione “ribaltata”: ovvero, per una volta, non è Riza a sostenere Roy ma viceversa, e mi sembrava che il caso Rockbell fosse un buon momento per una situazione del genere.

Non penso che Riza sia più forte di Roy, ma che il suo sia una specie di autocontrollo imposto nel tempo, qualcosa di molto simile all’orgoglio, ma di natura diversa. D’altronde la frase che più ripete in tutto il manga, fin da quando era una ragazzina davanti alla tomba del padre è “Posso farcela da sola” – anche nella variante: “L’ho fatto di mia spontanea volontà, nessuno me l’ha imposto”.

Forse anche per questo mi è risultato così difficile e “strano” adottare il suo punto di vista nei momenti più drammatici… chissà! ^^”

La canzone all’inizio mi è sembrata molto adatta, anche perché si riferisce ad un contesto reale, il genocidio in Darfur, Africa – e questo dovrebbe farci pensare: se la realtà si avvicina così tanto ad un’opera di fantasia, il mondo e i suoi abitanti non sono così progrediti come sembra…

Mi piace tantissimo, musica a parte, soprattutto per il messaggio di speranza e forza che lancia – per quanto espressioni del genere possano sembrare banali e usate, la speranza è quel qualcosa che determina la salvezza oltre che di un individuo, di un’intera collettività.

Tornando alla finzione, volevo aggiungere un postilla: nella frase finale, non ho voluto paragonare Roy ad un “salvagente” perché Roy non è così “saldo”: è appunto, un pezzo di legno alla deriva, qualcosa in condizioni molto simili a quelle del naufrago.

Bene, penso di aver detto tutto…

Grazie a tutte per i commenti, anche a Elyfull (non ti preoccupare per le recensioni: anch’io per un bel po’ sono stata del club “lettrici silenziose”. A proposito: anime? Quale anime? Non mi risulta che esista alcunché del genere su FMA… ;P).

Un bacione, alla prossima!

  
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