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Autore: TangerGin    16/02/2014    4 recensioni
I suoi occhi sono del colore dell'asfalto mentre piove e chissà quante volte cadranno le sue ginocchia su quell'asfalto.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Epilogo
Valigie

 
Sono seduti su un gradino troppo basso di quel marciapiede troppo umido, la musica elettronica continua a rimbombare senza sosta dal capannone alle loro spalle, ma alle loro orecchie suona più come un ronzio di sottofondo che altro.
«Mi sei mancata.»
«Con questo vuoi dire che adesso non ti manco più, perché sono qui, o che ti sono mancata in passato, ma adesso è tutto superato?»
Silas espira il fumo dalle narici, e tossicchia. Aveva quasi dimenticato la decisione di Vera, il suo essere pignola, il suo amare la chiarezza nelle frasi.
«Non so. Penso entrambe le cose. Nel senso, mi sei mancata, per tanto tempo. Poi hai smesso di mancarmi ma stasera, quando ti ho rivisto, ho sentito di nuovo la tua mancanza e ti ho cercata per ore tra la folla, e adesso, beh, ora non la sento più, perché sei qua, davanti a me.»
E Vera abbassa gli occhi e si fissa le punte delle scarpe, quando in realtà vorrebbe solo alzarli al cielo, in segno di resa. Perché Silas è ancora incredibilmente capace di saperla intortare, con le sue parole sempre azzeccate, giuste per lei. Riesce a cavarsela, sempre, nonostante tutto quel tempo.
«Ti trovo bene» dice lei, perché non vuole far morire la conversazione, e ora che sente di nuovo l'odore di Silas si ricorda delle sue lenzuola stropicciate, del marmo freddo del tavolo della sua cucina e di tutte quelle briciole di vita che hanno condiviso, in quei mesi di tre anni prima.
Lui si accarezza la mascella - forse un po' arrotondata - 
coperta da un filo di una barba che, un tempo, non portava «Scherzi? Sarò ingrassato di cinquecento chili!» risponde lui, e poi le chiede dell'università - che lui ha mollato per andare a consegnare pizze a Los Angeles - se si è laureata - e lei non si è laureata - come stanno Amy e Parker - e non si ricordava che facce avessero ma solo i nomi, altrimenti le avrebbe riconosciute.
Ci sono un po' di chiacchiere di circostanza sulla musica di quella sera, sui concerti che hanno visto, chiacchiere che servono loro per riacquistare quel ritmo tipico che c'era un tempo, fatto di parole, risate, frasi sconnesse e senza senso di Silas, occhiate confuse di Vera, spiegazioni di Silas, sbuffi di Vera.
E passa un'ora, sono le cinque e non se ne sono accorti, l'umidità gli è entrata dentro le ossa ma c'è Vera che si sta abbandonando totalmente nel dolce oblio ossimorico del ricordo, e c'è Silas che di parole non dette a Vera ne ha un intero bastimento. 
Silas si tira su il cappuccio della felpa rossa per farsi coraggio, e Vera la ricorda pure, quella felpa: Silas la indossava la prima volta che lei lo vide, all'esame di linguistica, e lei sorride tra sé e sé - anche se la spina resta fissa nel cuore. «Sei diventata forte?» le chiede, senza alcun preavviso. Vera aggrotta le sopracciglia scure, non sa se ha sentito male quella domanda decisamente strana, o se è l'effetto di tutto quello che ha consumato durante la notte, o se forse semplicemente non è più abituata all'apparente insensatezza delle frasi di Silas. Lui intuisce la sua confusione: «Sì, intendo dire, come stai? Stai bene? Sei forte?» e Vera si stringe nelle spalle e non sa se mentire o confessargli quanto sia stato difficile, dopo di lui.
Il punto è che Silas già lo sa, perché di Vera lui aveva capito ogni cosa, e lo sa benissimo quanto sia stata dura per lei, sa di averle spezzato le gambe nel momento in cui la chiamò, con quel classico "Senti, dobbiamo parlare".
Sa di aver sbagliato nel trascinarla in quella fuga nel deserto, sa anche di aver sbagliato ad illuderla (e non era nemmeno nei suoi piani), sa che quello non è stato giusto nei confronti di Vera.
Silas sa che quando l'ha lasciata andare via da casa sua, quel giorno, senza fermarla e senza darle una spiegazione, chiuso nel suo mutismo fatto di occhi bassi e labbra serrate, tutto quello è stato perché lui è di base un grande egoista, e doveva solo mettersi in salvo.
«Non lo so, se sono forte. Ma non lo sono stata, questo è sicuro» bisbiglia lei, che ha deciso che ormai il tempo per le bugie è passato, ed è arrivato il momento di metterci una pietra definitiva sopra a Silas. Perché è vero, lei adesso è là, che si inebria dei ricordi dolci passati assieme a lui, ma nella sua mente c'è anche Donnie, con i suoi occhi a mandorla e la sua risata sguaiata che a lei piacciono davvero, davvero tanto, e vuole iniziare a rischiare per loro, e per farlo ha bisogno prima di chiudere.
Silas la guarda negli occhi, come non aveva mai fatto prima, e Vera vede riflesse in quelle iridi tutto il male che lui le ha fatto. Le promesse mai mantenute, le parole lasciate correre al vento, le ore passate ad attenderlo. Tutte le ferite che lei ha curato a fatica: eccole là, che hanno lasciato il segno su quell'asfalto.
«Mi dispiace - sussurra lui - lo sai che mi dispiace.»
«Non mi basta Silas, non adesso.» replica lei, e si fa coraggio.
E lui non risponde, come non rispondeva tre anni e cinque mesi prima. Perché è un insicuro, ed è un codardo, e Vera se ne rende conto solo adesso.
Lui decide di riesumare la solita storia e «Tu eri troppo, Vera. Troppo per me, in quel momento, e probabilmente saresti troppo per me anche adesso. E lo so che è banale dirlo, ma la colpa è davvero solo mia, in questa storia e...-»
«Sì, è solo tua - lo interrope lei - e io me ne sto accorgendo solo ora. Avrei voluto farlo prima, perché Silas tu non puoi capire cosa ho passato, dopo di te. Non lo sai come sono stata dopo di te, non mi hai vista. Non ti sei mai preso le tue responsabilità, non chiaramente, e se adesso siamo qua è perché un caso fortuito l'ha voluto, non per altro. E quindi, adesso, questo scherzo del destino, se così vogliamo chiamarlo, ho deciso di sfruttarlo e voglio delle risposte, ne ho bisogno. Me le devi. In che modo ero troppo? Perché?» e si incrina la voce di Vera, ma le lacrime non le fa scappare, quello che le sfugge è solo un tono forse un po' troppo esasperato.
Silas non ce la fa più a sostenere gli occhi neri e lucidi di Vera, che sono così scuri da confondersi con la notte che è ancora bassa su di loro. E sa che tutto quello che dice lei è pura e semplice verità, e allora decide che sì, è arrivato il momento di avere coraggio, anche lui. 
«Hai ragione, te lo meriti e poi io mi sto tenendo dentro tutto questo da tre anni e, Vera, non sono stato bene nemmeno io, non credere questo. Perché ti pensavo ogni giorno e ti sognavo ogni notte, e lo so che sto suonando molto patetico, lo so. E so anche che adesso ti starai chiedendo "E allora? Se mi pensavi perché mi hai lasciato andare via?" ed il fatto, Vera, è che io - e prima di dirlo deve caricare i polmoni di tutto l'ossigeno che li circonda - io mi stavo innamorando di te. Io mi ero innamorato di te, e non potevo farlo, non potevo accettarlo, non dopo Mila, lo sai.»
Vera non capisce, e si mangia la pellicina attorno al pollice, con un po' troppa forza tant'è che inizia a sanguinare. 
Perché quello che Silas sta dicendo non ha minimamente senso. Quando ami qualcuno di solito vuoi stare con quella persona, non vuoi mandarla via e non vuoi scapparne, e allora questo Vera glielo dice, a Silas. Lui si stringe ancora nella felpa e «Avevo troppa paura.» le risponde, semplicemente.
Paura. Quella paura che si era insinuata nelle vene di Vera fin dal primo momento, e che lei aveva iniziato a scacciare grazie ai baci e alle illusioni, la aveva forse attaccata, come un morbo, a Silas. O forse era sempre stato un codardo, un pavido, anche lui, e si sono influenzati a vicenda, nutrendo l'uno la paura dell'altra. Ma di paura, di brividi e di insicurezze non si può campare, perché ti spezzano la fame, ti frantumano le ossa ed il cervello, di disintegrano il cuore di dubbi e con i dubbi i viaggi vanno poco lontani.
E così, il loro, di viaggio, non è nemmeno mai partito.
Avevano iniziato a fare le valigie, avevano pronto tutto l'occorrente, e sulla carta erano decisamente pronti ad affrontarlo, quel viaggio. Ma anche se progetti tutto a menadito, se poi ti blocchi sull'uscio di casa, con la valigia in mano ma le gambe bloccate dalle ansie, conta poco se il serbatoio dell'auto è pieno, o se il rullino nella macchina fotografica è perfettamente inserito.
 

 

~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ 
 
The End ~
Grazie a chiunque abbia seguito questa roba, grazie grazie grazie di cuore forreal ♥
xx Gin~
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