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Autore: adler_kudo    21/02/2014    4 recensioni
L'arguzia e l'intuizione di un detective, non sono nulla se accanto non c'è una persona importante che lo ispiri. Se, come nel caso di Shinichi Kudo, la persona accanto è il proprio amore allora il successo dell'indagine è assicurato.
Raccolta di one-shot su alcuni casi scollegati tra di loro che vedono come protagonisti Shinichi e Ran come se fossero Holmes e Watson. Non mancheranno le romanticherie e le battute. Spero vi piaccia.
Genere: Fluff, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'errore dell'evidenza

 

Il delitto perfetto è il sogno di ogni criminale. Ciascuno crede di aver attuato un piano ideale per non essere scoperto, ma alla fine la verità viene sempre a galla perché non esiste il delitto perfetto. Si commettono sempre degli errori che, seppur minimali, possono rivelarsi fatali.”

Shinichi aveva appena concluso di leggere il nuovo romanzo e lo aveva richiuso osservandone la copertina liscia appagato. Aveva condotto le indagini passo passo con il protagonista ed era arrivato alla conclusione solo a metà della narrazione, divorando il seguito per scoprire se la sua deduzione era corretta. Posò il volume sul tavolino di fianco a lui e sorseggiò un tè verde vuotando la tazza con estrema serenità; poi prese ad fissare un punto imprecisato della stanza con le mani giunte e lasciò vagare la mente in totale libertà. Pian piano i suoi occhi si fecero più pesanti e il corpo più leggero fino a che non piegò il collo appoggiandosi sulla testiera della poltrona in balia del sonno. Venne svegliato dopo almeno un paio d'ore dall'insistente trillo del telefono di casa; si alzò e rispose con voce impastata dal sonno -Pronto?-

-Shinichi! Sono io!- rispose all'altro capo una Ran tutta trafelata.

-Ran, che succede?-

-Devi venire subito! È successa una tragedia!- la voce della karateka iniziò ad incrinarsi.

-Calmati, dove sei?-

-A... alla stazione... di polizia...-

-Cosa ci fai là?- in quel mentre sentì la voce dell'ispettore Megure dire seppur triste che il tempo a sua disposizione stava finendo per la chiamata.

-Shinichi, sono nei guai!- concluse la ragazza ormai in preda al pianto, poi la chiamata si chiuse con un secco click.

Il detective fisso allibito la cornetta per un paio di secondi, poi realizzò: le chiamate a tempo dalla centrale venivano effettuate solo dalle persone in fermo d'arresto cautelare e questo significava che Ran non era là in visita o come testimone, era là come sospettata.

Nel giro di due minuti fu sul posto. Aveva preso un taxi scansando una signora che tentava di salirvi carica di borse e aveva costretto l'autista a correre come un pazzo per le strade di Beika fino alla stazione di polizia dove aveva sganciato al conducente un paio di banconote senza nemmeno aspettare il resto e si era fiondato su per le scale. Arrivò alla sala degli interrogatori e trovò l'agente Takagi intento a guardare dal vetro oscurato l'interno dove c'erano Sato e Ran con le lacrime agli occhi.

-Takagi.- chiamò Shinichi mettendosi accanto -Che succede?-

-Oh, Shinichi! Mio Dio! Quanto tempo... C'è stato un omicidio in un negozio del centro.-

-E Ran cosa c'entra?-

-Abbiamo fermato quattro sospetti, ma tra di loro lei è l'unica a non avere un alibi.-

-Non mi sembra sufficiente per portarla in fermo cautelare qui!- protestò il detective scrutando la muta scena all'interno della sala.

-È la prassi, lo sai.- intervenne Megure che sopraggiungeva con alcune tazze di tè fumanti -Credimi, non fa piacere a nessuno di noi. Non l'avremmo nemmeno portata qui se uno dei sospettati non avesse insistito tanto, ma dato che ci accusava di favoritismo siamo stati costretti.-

-Ma lei non può aver ucciso nessuno! La conoscete! È Ran!-

-Lo sappiamo, ma i nostri uomini della scientifica stanno lavorando agli ultimi rilievi e se, come credo, non ci sarà nulla a suo carico la rilasceremo.-

-Avete avvisato Kogoro?-

-Ci stavamo pensando, ma poi abbiamo ritenuto che non fosse il caso. Lo avremmo fatto preoccupare per nulla.-

Shinichi si limitò ad annuire senza entusiasmo e guardò l'ispettore entrare e porgere alle due donne il tè con un lieve sorriso. Ran non sollevò nemmeno lo sguardo, ma continuò a singhiozzare e a torturarsi le mani. Quando Megure uscì il ragazzo impose -Voglio sapere tutti i dettagli e voglio interrogare personalmente tutti i sospetti. A proposito, dove sono gli altri?-

-Uno è già stato sentito, gli altri sono in attesa.- rispose Takagi.

-Ottimo, allora qualcuno mi fa la cortesia di raccontarmi per filo e per segno cosa è successo?-

L'ispettore Megure iniziò a raccontare del ritrovamento. Il cadavere era stato rinvenuto in un negozio di estetica del centro, in una delle stanze per la lampada solare artificiale chiusa a chiave. Si chiamava Cheiko Sasaki ed era la proprietaria del centro di bellezza. Era stata rinvenuta priva di vita sul lettino per la lampada acceso irrigidita e le cause della morte non erano ancora chiare. Al momento del decesso nel negozio c'erano solo due dipendenti, le signorine Ema Miura e Jun Kato, e due clienti, il signor Hisato Fujiwara e Ran. Il corpo era stato trovato da tutti che preoccupati per l'assenza della padrona avevano sfondato la porta ed erano entrati.

Shinichi osservò con attenzione le foto scattate -Uhm, direi che il decesso è avvenuto intorno alle dieci, circa un ora fa... e la causa della morte sarebbe ancora sconosciuta?-

-Sì.- confermò Takagi -La scientifica è ancora indecisa. Ci vorrà un po'.-

Megure intervenne -Se vuoi intanto andare a dare un'occhiata ti faccio accompagnare.-

-Non ora, la ringrazio. Preferisco prima sentire i testimoni e i sospetti.-

In quel momento uscì l'agente Sato dalla stanza emettendo un lungo sospiro.

-Allora?- chiesero tutti all'unisono.

-Allora non parla. Non dico che la colpevole sia lei, ma l'alibi non c'è ed ha pure un movente.-

-Un movente?!- sbottò il detective allibito.

-Sì, pare che la donna avesse cacciato sua madre dal negozio dopo che questa aveva fatto una sfuriata perché era uscita con Kogoro un paio di volte tra amici.-

-E sarebbe un motivo sufficiente?-

-Senti ragazzino, io ho solo fatto il mio lavoro! Ora dobbiamo aspettare i risultati della scientifica e poi vedremo cosa fare, chiaro?-

Shinichi la guardò fisso negli occhi come per sfidarla, quel giorno chiunque avrebbe potuto dirgli qualsiasi cosa e il suo pensiero sarebbe stato sempre quello: scagionare la sua Ran.

-Vai a parlare con lei, Shinichi. Noi continuiamo in un'altra stanza.- propose Megure.

Il ragazzo non attese altri inviti ed entrò chiudendo la porta a chiava dietro di sé. La stanza aveva le pareti ovattate verde ospedale con una sola grande lampada al neon che la illuminava rendendola ancora più spoglia e triste, al centro della stanzetta solo un tavolo e due sedie una di fronte all'altra e su una delle due sedeva la ragazza con lo sguardo fisso in terra. Non appena lo vide si alzò di scatto e gli gettò le braccia al collo lasciandosi accarezzare i capelli con dolcezza.

-Non sono stata io, Shinichi.- gli sussurrò all'orecchio. Il detective si libero con gentilezza dalla presa e le disse di rimando -Sta tranquilla. Ci sono io qui. Ora siediti e raccontami tutto con calma.-

Ran si accomodò senza lasciargli andare la mano e iniziò a ricordare -Ero andata al centro di bellezza per una seduta. Ad un certo punto verso le dieci meno un quarto mi hanno lasciata sola per andare a servire qualcun altro, credo e poi ho sentito verso le dieci e un quarto le loro voci concitate e così sono andata a vedere. Lì ho trovato il anche l'altro avventore del negozio e abbiamo sfondato l'unica porta chiusa che c'era trovando... il... il...- la voce le si spezzò e scoppiò in lacrime.

-Ehi, non piangere.- le disse lui per consolarla -Guarda che questa sala serve anche ad altri, non vorrai allagarla, spero.-

-Non sei divertente, Shinichi. Loro credono che sia stata io!-

-Sicura che non ci sia niente che attesti alle dieci la tua presenza da qualche altra parte?-

-Sì, purtroppo. Il centro è sprovvisto di telecamere per questioni di privacy.-

-E cos'eri andata a fare?-

-Una seduta.-

-Sì, grazie. Di cosa?-

La karateka arrossì vistosamente e balbettò -Non... credo sia importante.-

-Lo è. Bisogna valutare se avevi il tempo materiale per commettere l'omicidio e altre cose così.-

-La manicure e... insomma...-

-Allora?- la incalzò con un sorriso furbetto in faccia.

-Ecco... la ceretta!-

-Ah, la ceretta.- Shinichi arrossì un poco immaginandosi la scena, ma scacciando immediatamente quell'immagine indecorosa per qualsiasi situazione -Ehm, ok. Allora, adesso puoi uscire. Io devo fare alcuni accertamenti, ma non ti preoccupare. Non starò via molto.-

-Shinichi, voglio venire con te. Non so dove stare. Posso stare fuori se ti disturbo, ma ti prego non lasciarmi!-

Il ragazzo sorrise e le prese la mano guidandola all'altra sala d'interrogatorio dove l'agente Takagi aveva appena concluso di interrogare la seconda delle due donne: Jun Kato. L'agente era appena uscito quando i due sopraggiunsero mano nella mano.

-Oh, ragazzi. Cioè... Shinichi, vuoi interrogarla anche tu?-

-Sì, ma tu resta qui fuori con Ran per cortesia.-

Una volta entrato, il detective si presentò con spavalderia alla donna che rise civettuola stringendogli la mano.

-Allora- iniziò Shinichi dopo essersi accomodato -lei è la signorina Jun Kato, giusto?-

-Sì, detective.- la giovane donna iniziò a tormentarsi una ciocca di capelli con un sorriso mieloso.

-Mi può raccontare dov'era lei quando è accaduta la tragedia?-

-Oh, è stato uno shock, mi creda! Ero al bancone per finire dei conti e poco dopo è arrivata anche la mia collega, poi è arrivato il cliente e, a distanza di dieci minuti, infine quella ragazza. Stavamo cercando la signora e abbiamo notato la porta chiusa dall'interno di una delle sale per l'abbronzatura artificiale, l'abbiamo aperta e... la padrona era lì, stesa, morta!-

-Sono costernato, mi dispiace. Eravate molto legate?- chiese il ragazzo pur sapendo che era una domanda superflua poiché la donna non l'aveva mai nominata, si era riferita a lei solo con appellativi come “signora” e “padrona” quindi non dovevano essere troppo attaccate.

-Sta scherzando? Quella strega? Non lo dica tanto in giro, ma mi fa piacere che ci abbia lasciato, una vipera in meno!-

-Ma davvero?-

-Certo, eravamo rimaste solo in due a lavorare per lei proprio perché era insopportabile! Preferiva farsi fare i trattamenti piuttosto che venirci ad aiutare e noi dovevamo sgobbare il doppio!-

Shinichi fece finta di pensarci su comprensivo e disse -Mi sta dicendo che aveva dei nemici?-

-Se aveva dei nemici? Certo! Chiunque la conoscesse! Mi deve credere quando le dico che sta bene che si sia tolta di mezzo... naturalmente questo non vuol dire che l'abbia uccisa io.-

-Naturalmente. La ringrazio signorina. È stata molto disponibile. Può andare grazie, e faccia entrare il signor Hisato Fujiwara.-

Attese in silenzio l'arrivo dell'uomo e ne approfittò per concedersi una pausa di riflessione. Doveva ancora vedere il luogo, ma di una cosa era certo: si trattava di un delitto a porte chiuse. In più era necessario scoprire la causa del decesso o sarebbe stato impossibile formulare qualsiasi ipotesi; pareva quasi che la vittima fosse morta per infarto, ma i medici non erano concordi sulla cosa quindi era stata aperta l'inchiesta. Non gli restava che continuare il suo lavoro ed attendere gli sviluppi.

Entrò nella stanza un giovane uomo conciato in modo assai bizzarro che guardò il detective intensamente.

-Si accomodi.- fece Shinichi schiarendosi la gola stranito.

-Grazie. Lei è...?-

-Shinichi Kudo, detective.-

-Ho sempre avuto un debole per gli intellettuali.-

Il ragazzo sgranò gli occhi sperando di aver sentito male -Come prego?-

-Dicevo che gli intellettuali mi sono sempre piaciuti.-

-Oh, ehm... ma io non sono un intellettuale, eh, eh... io uso solo la logica.-

L'uomo si avvicinò di più con la sedia al tavolo e Shinichi non poté trattenersi dal guardarsi attorno tossicchiando imbarazzato. Immaginava che dietro quel vetro Takagi e Ran se la stessero ridendo alla grossa.

-La prego, signore, torniamo al caso.-

-Oh, come vuoi... ma dammi pure del tu.-

-Ok, allora dove eri quando ti sei accorto dell'assenza della signora Cheiko Sasaki?-

-Io ero arrivato da poco ed entrambe le ragazze erano nella hall, stavano discutendo normalmente tra di loro. Ho chiesto dove fosse la signora Cheiko e loro mi hanno risposto che era a fare la lampada. Abbiamo atteso un paio di minuti poi è arrivata anche la ragazza dicendo che la manicure era asciutta. Visto che entrambi volevamo dire qualcosa alla signora Cheiko siamo andati tutti a cercarla e vendendo che non rispondeva e si era chiusa dentro abbiamo dovuto sfondare la porta.-

Shinichi annuì portandosi una mano al mento -Qualcuno ha toccato il cadavere?-

-No, nessuno. La ragazza ha chiamato la polizia e siamo rimasti lì fermi ad aspettare. Ero sconvolto!-

-Altro da aggiungere?-

-No, non mi sembra.-

-Allora abbiamo finito, grazie.-

Uscirono entrambi da quell'angusta sala e il giovano uomo salutò il detective dandogli un buffetto sulla guancia che provocò l'ilarità mal trattenuta di Takagi e Ran.

-Basta ridere voi due!- sbottò Shinichi cercando di non scoppiare anche lui -Ran vieni andiamo dall'ispettore a sentire se ha novità. Tu, Takagi, prosegui gli interrogatori sulla stessa linea.-

I due ragazzi si recarono nella stanza attigua dove Megure stava lavorando alla sua scrivania.

-Oh, avete già finito ragazzi.- li salutò, ma il suo tono di voce era cupo, reggeva in mano un fascicolo con l'effige della polizia scientifica dal quale sporgeva il referto medico-legale.

-Allora? Ci sono novità?- chiese in tono concitato Shinichi. Megure si limitò a passargli le carte e lo osservò addolorato mentre le scorreva velocemente, ma con attenzione.

Il ragazzo iniziò a mormorare -No. No. Non può essere.-

-Che succede?- domandò Ran preoccupata.

-Ran...- il detective non sapeva come dirglielo -Hanno trovato il tuo DNA sul corpo.-

Il cuore della karateka perse un battito. Voleva dire qualcosa, ma le parole le morivano in gola. Lei era la sospettata principale, anzi accusata di omicidio volontario premeditato.

Shinichi la guardò afflitto e proseguì nella lettura sperando di trovare qualcosa che dimostrava l'errore; invece nulla. L'unica cosa non ancora chiara era la causa del decesso a cui i medici legali e gli anatomopatologi stavano ancora lavorando.

L'ispettore si schiarì la gola e prese delicatamente il polso di Ran -Siedi qui, puoi restare nel mio ufficio. Non è la prassi abituale, ma possiamo fare un eccezione, direi.- fece per andarsene, però poi si fermò alla soglia -Ah, Shinichi, è mezzogiorno. Il caso verrà archiviato alle due. Sai cosa vuol dire.- e detto questo chiuse la porta dietro a sé mormorando dispiaciuto -Immagino che dovremo avvisare Kogoro.-

Ran cercava disperatamente di non cedere alle lacrime e guardava il suo detective con occhi imploranti e impauriti. Shinichi era a corto di risorse per la prima volta in vita sua. Se la perizia aveva rilevato il suo DNA sul cadavere doveva di sicuro averlo toccato, ma si rifiutava anche solo di farsi passare per l'anticamera del cervello il pensiero che fosse stata lei.

-Ran, guardami negli occhi. Hai toccato il corpo?-

-N...no.-

-Sicura?- il suo sguardo era freddo, ma lasciava intravedere viva preoccupazione per la situazione.

-Tu... tu credi che sia stata io!-

-No, non sto dicendo questo, dico solo che...-

-Non mi credi! Mi conosci da una vita e pensi che abbia ucciso una persona!- scoppiò in lacrime tenendosi su la testa con le mani.

-No, Ran... pensavo solo magari l'hai toccato per sbaglio...-

-Sta zitto! Vai via! Non voglio più sentirti parlare!-

Shinichi non demorse e l'abbracciò da dietro alzandola e facendola sedere sulle sue gambe. Le sollevò la testa e la fissò dritto negli occhi.

-Io so che non hai fatto niente. Ti aiuterò.- le posò un tenero bacio sulla fronte pulendole le guance rigate dalle lacrime con le mani.

-Non puoi negare l'evidenza- pianse lei -Ci sono le prove.-

-Ma noi sappiamo che non è così. E poi io sono Shinichi Kudo, vuoi che il detective più abile del Giappone non riesca a risolvere questo caso?-

Ran sorrise mestamente -Non ho idea di come ci sia fino il mio DNA lì.-

-Io una mezza idea ce l'avrei. Aspettami qui. Vado a finire una cosa poi torno, ti prometto che entro le due di questo pomeriggio sarai fuori a mangiare cioccolata con me.- Si sciolse dall'abbraccio e uscì di corsa dalla porta lasciandola interdetta. La karateka fissò l'orologio appeso al muro e deglutì, non mancava molto allo scadere del tempo. Aveva piena fiducia nelle sue capacità, ma per un momento, solo un breve attimo, le era parso che i suoi occhi la stessero studiando con distacco come per valutare le eventuali mosse, per un attimo l'aveva guardata come guardava i criminali, e se anche lui stentava a crederle, cosa avrebbe impedito a una giuria di non farlo?

 

Shinichi volò attraverso i corridoi della centrale di polizia e si fiondò dentro la sala degli interrogatori dove anche l'ultimo sospetto stava per essere ascoltata dall'agente Sato.

-Mi spiace interrompere, ma qui faccio io.- ordinò il detective in un modo talmente perentorio che Sato non ebbe nulla da obiettare e lasciò la stanza immediatamente.

-Buongiorno, signorina.- esordì presentandosi -Cosa stava facendo esattamente nel presunto orario del decesso?-

-Io stavo parlando con la mia collega, avevo lasciato la ragazza in posa per le unghie.-

-Capisco.- fece dubbioso, ma poi un lampo di genio lo folgorò, aveva trovato il particolare che cercava finalmente.

-Va tutto bene, detective?-

-Sì, la ringrazio.- Uscì di corsa dalla sala e andò come un fulmine da Takagi che stava tranquillamente sorseggiando il suo caffè alla macchinetta.

Lo urtò per fermare la corsa e gli impose -Presto, portami sul luogo del delitto più in fretta che puoi!-

L'agente obbedì e in poco tempo furono al negozio di estetica cinto dal nastro di nylon giallo della polizia. Il detective studiò il luogo attentamente soffermandosi sulle porte e i corridoi, esaminò con cura anche i cestini di ogni sala e quando prese in mano quello della stanza privata per i dipendenti non poté fare a meno di sorridere. Estrasse il sacco nero e lo porse a Takagi dicendogli di darlo alla scientifica, poi si fece riaccompagnare in commissariato per dare la spiegazione e porre la parola fine a quel caso increscioso.

 

-Sapete tutti perché siamo qui.- esordì Shinichi una volta che tutti i sospettati e gli agenti che si occupavano del caso erano stati radunati in una sala conferenze -Il colpevole è tra di voi.- fece una pausa di rito per lasciare il tempo di assimilare il concetto e poi riprese -Del resto è stato facile per lui nascondersi tra gli innocenti, un piano ben... calcolato.-

-Che vuoi dire?- chiese Megure infastidito da quel mistero.

-Voglio dire che il colpevole ha fatto in modo di avere un alibi per l'orario del decesso, che effettivamente è avvenuto verso le dieci, ma ciò non toglie che sia stato lui ad ucciderla. Si tratta di calcoli temporali relativamente semplici. Quando si ingerisce del cibo all'apparato digerente occorrono tre o quattro ore per digerirlo, tuttavia il nostro sistema non è in grado di assimilare certe sostanze che perciò vengono definite tossine e sono dannose per la salute. Ora, se si ingerisse una tossina alle sette di mattina il suo effetto si avvertirebbe alle dieci più o meno quindi si potrebbe falsificare l'ora dell'avvelenamento. Mi sembra chiaro che la sostanza utilizzata per lo scopo sia il botulino, la cui presenza è stata rilevata all'interno di alcuni residui della colazione della signora Cheiko Sasaki. Il botulino irrigidisce i muscoli lentamente e provoca insufficienza respiratoria e infine morte se non curato per tempo; normalmente una persona si accorgerebbe di questo, ma mettiamo che questa fosse stata stesa e rilassata, in tal caso non si sarebbe accorta della cosa fino a quando non ha avvertito difficoltà al respiro, ma con ormai i muscoli irrigiditi è impossibile chiamare aiuto. Il colpevole sapeva che la signora avrebbe fatto il lettino solare a quell'ora e che quindi non si sarebbe accorta di nulla. Aveva un alibi quasi perfetto, ma qualcuno poteva arrivare a lui, quindi, per eccesso di precauzioni, approfittando della sua professione ha incolpato un'altra persona, ma così si è tradito. Dopotutto se la stanza era chiusa a chiave dall'interno ed esisteva una sola copia delle chiavi non era possibile che qualcuno vi si fosse introdotto, ma il colpevole deve aver pensato che in questo modo la polizia si sarebbe arresa all'evidenza. Non è forse andata così, signorina Ema Miura?-

-Che stai dicendo ragazzino?- protestò l'accusata sbiancando.

-Lei ha incolpato Ran prelevando alcuni frammenti delle unghie appena tagliate e gettandole sul cadavere da lontano, ma ha scordato che le aveva appena messo lo smalto e che quindi i frammenti avrebbero dovuto essere colorati, in più sono certo che la scientifica ha rilevato le sue impronte digitali sull'involto del cibo che ha fatto mangiare a colazione alla signora.-

-Sono solo congetture... non c'è la prova che abbia messo io il botulino nella sua colazione.-

Takagi intervenne -A dire il vero c'è. È stato ritrovato nel suo armadietto un siero cosmetico illegale a base di botulino.-

A quel punto la donna storse la bocca e ringhiò -Ho fatto solo un favore a tutti. Era insopportabile e non pagava mai i suoi conti. Mentre viveva nel lusso sfrenato io e Jun dovevamo lavorare il doppio senza essere retribuite adeguatamente e quando mio zio si è ammalato e le ho chiesto un aumento per le cure mediche lei mi ha riso in faccia e mi ha gettato qualche yen per terra osservandomi mentre gli raccoglievo. È stato allora che ho deciso di farla fuori. Mi dispiace aver tirato in mezzo anche quella ragazza, ma sapevo che la polizia avrebbe cercato anche negli armadietti e mi avrebbero scoperta, così ho cercato di depistarli... un modo poco scaltro, eh?-

-Il depistaggio è servito solo a confondere gli inquirenti, non sarebbe mai riuscita a farla franca, si sarebbe venuto prima o poi a sapere che la causa del decesso era il botulino e che Ran non avrebbe mai potuto somministrarglielo per tempo. La verità viene sempre a galla.- concluse Shinichi soddisfatto anche stavolta del suo operato. Gli agenti condussero fuori l'assassina e rilasciarono gli altri ponendo fine a quella storia.

 

Shinichi e Ran stavano camminando verso casa l'uno di fianco all'altra in silenzio. Non si erano detti praticamente nulla dopo quella discussione nell'ufficio di Megure. Ran era ancora convinta che lui avesse sospettato di lei per un po' ed era rimasta sulla difensiva anche dopo la brillante risoluzione del caso. Il ragazzo ad un certo punto disse -“Non faccio mai eccezioni. Un eccezione contraddice la regola”- fece una breve pausa poi riprese -Sherlock Holmes.-

La karateka sorrise un po' -Non riesci proprio a non citarlo, eh?-

-Fa sempre al caso mio.-

-Che vuoi dire?-

-Se oggi mi fossi comportato diversamente con te, non avrei svolto bene il mio lavoro. Il mestiere del detective è fatto di osservazione, ma anche di regole che vanno rispettate. La mia regola è valutare ogni indiziato come se fosse il potenziale assassino, scendere nella sua mente e rubarne i segreti più recogniti per capirlo e stabilire se è stato lui o meno. Non posso fare eccezioni, per nessuno, o non sarebbe più una regola.-

La ragazza alzò lo sguardo verso di lui e annuì come se non capisse il vero senso di quelle parole.

-È sbagliato farsi guidare dalle emozioni durante un'indagine perciò ho mantenuto fede alla mia regola anche con te, Ran. Solo così ho potuto capire la verità.-

Ran lo guardò negli occhi severa e disse -Se non...- ma venne interrotta da Shinichi che le prese delicatamente le mani e sorrise -Secondo Holmes non bisogna mai farsi guidare dalle emozioni perché sono futili e deboli. Credo che questa sia l'unica regola a cui faccio un eccezione, e la mia eccezione sei tu.-

Lacrime di commozione rigarono le guance della karateka -Da quando sei diventato così poetico?-

-Mai stato. Sarà perché sono stanco.- rise lui.

-Allora dovresti stancarti di più.-

Fece incontrare delicatamente le loro labbra per pochi secondi e poi si staccò rossa come un peperone maturo.

Shinichi fu il primo a parlare -Ehm, allora... ehi, ma tuo padre non si starà domandando che fine hai fatto?-

-Oh, cielo! Mi ucciderà!- prese a correre per la strada agitando la mano in segno di saluto.

“Ho idea che Kogoro uccida prima me...” pensò il ragazzo e le corse dietro.



Angolo Autrice:
Buongiorno a tutti! 
Eccomi di ritorno con un nuovo "piccolo caso" per i piccioncini...
Spero sia di vostro gusto! :)
baci a tutti e un bacio speciale a shin ran amore che mi ha dato l'idea di Ran sotto accusa.
Ci vediamo al prossimo folle delirio di cronaca nera... muahahahah!
Kiss A_K

  
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