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Autore: Leanansidhe363    26/02/2014    1 recensioni
Sherlock e John sono stati insieme per dieci anni. Sei dei quali come una coppia sposata. Sull'orlo di un brutto divorzio, Sherlock ha un incidente e l'ultima cosa che ricorda è diciotto mesi prima, proprio prima che il suo matrimonio cominciasse a cadere a pezzi. John ora è di nuovo fidanzato e sta cercando di rifarsi una vita. Ma, come al solito, nulla è come sembra con il Consulente Investigativo e la coppia si rende conto troppo tardi che l'amore potrebbe essere la dipendenza più letale di tutti.
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Mycroft Holmes, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Parte 1: Se Tu Mi Dimentichi

 
            Sherlock si svegliò col segnale acustico costante di un monitor per il cuore e gli odori nauseanti di sangue e di disinfettante che gli dissero che era in un ospedale. Gocce colavano lentamente nelle vene da una borsa accanto al suo bianco letto d'ospedale.
            Costole; tre rotte, due contuse. Microfrattura al polso sinistro, il dolore non abbastanza grave per la rottura vera e propria. Gonfiore cranico. Lobo frontale. Collo, schiena e gambe tutte riparabili. Lividi sul viso. Naso, lividi, non rotto. Due denti allentati.
            Prognosi: perdita di memoria a breve termine, a causa di gonfiore nel cervello.
            Teoria: incidente d'auto, a causa della mancanza di marchi difensivi sulle mani.
            Teoria secondaria: Una sorta di caduta, non abbastanza in alto da essere grave. Primo piano di un palazzo? Scala antincendio?
           Teoria terziaria: un certo tipo di attacco – a sorpresa? Spiega la ferita alla testa, e la frattura al polso, ma il tipo di frattura delle costole è troppo grave per essere un dilettante e troppo sciatta per un professionista.
           Preoccupazione primaria: Dov'è John? John sta bene?
In un esibizione di tempismo molto fortuito, un’ infermiera entrò ad affaccendarsi con John alle calcagna. Borse sotto gli occhi blu. Tempo stimato dall'ultimo vero sonno: due giorni. In coincidenza con l’orario approssimativo di permanenza in ospedale. Pupille dilatate, fronte corrugata, marcatori di stress. Spalle rigide, collo stretto, molto lieve spasmo alla gamba destra. Segnali facciali: rabbia. Paura?No, preoccupazione. Per lo più rabbia.
"John," Sherlock disse, con la voce terribilmente incrinata. John fece una smorfia e, naturalmente, il gesto non è passato inosservato. "Quanto tempo è passato?"
Lui, naturalmente, intendeva "per quanto tempo sono stato inconscio" e i suoi occhi pigramente si trascinarono sul suo amante da otto anni, e un'ondata di nostalgia lo attraversò come una marea nelle sue viscere. Fece un respiro tremante e aspettò che John parlasse.
John fece un cauto passo più vicino al letto, la schiena ancora incredibilmente rigida e la sua espressione formale. Se lui impallidì leggermente alle parole di Sherlock o se il suo battito cardiaco accelerò solo leggermente - e ha fatto entrambe le cose - non lo diede a vedere nei suoi occhi blu scuro.
Sherlock stava ottenendo indizi contrastanti dall’ uomo davanti a lui ed era così concentrato su John che non si accorse nemmeno che lei era ancora nella stanza finché non ci fu un forte pizzico sulla parte interna del gomito, dovuto alla flebo che veniva rimossa.
Sibilò e guardò in cagnesco l'infermiera, che non sembrò accorgersene e continuò il suo lavoro. Colse una zaffata del suo profumo (un inelegante intruglio che tentava di mascherare l'odore molto più maschile di una colonia che non apparteneva a suo marito ), e sorrise a se stesso. Ovvio.
"Tre giorni", John disse infine, con voce leggermente rotta dal disuso. Finalmente si ammorbidì un po’ e chiese: "Come stai, Sherlock."
«Ho una frattura al polso, tre costole rotte, e tu sei arrabbiato con me. Io sono adorabile. "Il sarcasmo era senza alcun morso reale e si passò la mano sinistra sul volto, costringendo la prova di sonno e malattia e debolezza fuori dai suoi lineamenti affilati e si fermò quando si rese conto (con non poca quantità di panico), che il suo anello non era dove doveva essere.
"John", egli alzò gli occhi, agitando la sua mano sulla quale di solito indossava il simbolo del legame davanti a lui, "Dov'è il mio anello?" Lui si sentì improvvisamente esposto, nudo. Allungò una mano alla gola, ma anche la sua catena al collo mancava. Era una semplice collana dalla catena sferica, la stessa sulla quale John aveva indossato le sue piastrine quando era stato un soldato, e Sherlock l’aveva usata come mezzo per tenere l'anello sempre su di se, anche quando non poteva indossarlo sul dito.
"Anello, signore?" L'infermiera domandò distrattamente mentre controllava i segni vitali sugli schermi sopra la sua testa. Prendeva appunti sulla sua cartellina e non vide lo sguardo feroce che il detective le aveva sparato.
"Sì, idiota," sbottò, "l'anello. Fede nuziale. Piccolo, simbolico, fisicamente simile a quello che tu rimuovi ogni volta che ti impegni in attività extraconiugali con il primario di radiologia. L’anello. "
"Sherlock", il tono di John era di rimprovero e lanciò all'infermiera uno sguardo di scusa mentre lei si precipitava fuori dalla stanza. Tirò fuori l'anello dalla tasca - una copia esatta dell'anello più piccolo che portava John - stringendolo tra le dita, in modo intenso e frustrato, come se il semplice pezzo di gioielleria contenesse qualche risposta irraggiungibile. "Lo stavi indossando?"
Sherlock, il cui cervello sembrava funzionare bene, nonostante il gonfiore, piegò la testa verso il medico militare, "John, quando mai mi hai visto toglierlo? Mi avevi fatto capire che il simbolismo del manufatto è un po’ attenuato se si fa l'abitudine di rimuoverlo. "
Teneva la mano illesa verso il medico, "vieni qui".
"Non sono sicuro che sia una buona idea, Sherlock." John fece un passo più vicino al letto, le spalle cascanti, "Sono venuto solo per vedere se stavi bene."
"Sto bene", ha assicurato, "diavolo, non pensavo fossi ancora sconvolto. Era una lavatrice. Le tue scarpe da ginnastica stavano bene e un alibi è stato dimostrato. Pensavo che quelli potevano considerarsi  risultati. "Lui sospirò:" Vorrei  con tutto il cuore toccarti, però. E dato quanto ti amo, mi piacerebbe rimettere il mio anello nel luogo a cui appartiene. "
John era improvvisamente diventato completamente immobile, gli occhi sfocati e la bocca leggermente aperta. La sua mano sinistra si stringeva e chiudeva rapidamente, un tremito si faceva strada lungo il braccio. Sherlock disse il suo nome, un preciso comando per riportarlo indietro da qualunque posto in cui si era ritirato.
"Sherlock", la voce di John era tesa ( mascella molle, gli occhi spalancati, battito cardiaco significativamente aumentato ), "Sherlock, ho bisogno che tu pensi al tuo ricordo più recente di noi. Qual è l'ultima cosa che abbiamo fatto insieme? "
Sherlock inarcò un sopracciglio, "John, che cosa ...?"
"Sherlock, pensa. Questo è importante, per favore. "Il suo tono stava costeggiando il bordo della disperazione e Sherlock si ritirò brevemente nel suo palazzo mentale. I suoi più recenti ricordi balenarono nella sua mente come una VHS che si riavvolgeva. Aprì gli occhi con un sorrisetto imbarazzato al suo amante, "Tu, ah, tu eri piuttosto arrabbiato con me."
"Perché?"
"Perché ho preso ogni paio di scarpe nell’appartamento e le ho messe nella lavatrice della signora Hudson. E’ stato quattro giorni fa, perché è importante? "Sherlock non riusciva ancora a capire perché qualche paia di scarpe da ginnastica nella centrifuga erano qualcosa che meritava una scenata da una persona che in realtà dovrebbe esserci abituato.
John emise un respiro tremante, "Questa è l'ultima cosa che ricordi? Il Grande Disastro Delle Scarpe Da Ginnastica del 221B di Baker Street? "
"Non avevo idea di aver raggiunto lo status di titolo, John. Ricordo anche che avevi gridato un po’ su come ci fosse un intero laboratorio scientifico al Bart dove avrei potuto condurre i miei esperimenti folli senza causare danni inutili e rovinare tutte le maledette scarpe nel processo. "
Le labbra di John si contrassero nel primo sorriso da quando Sherlock si era svegliato. E poi il medico fece due passi e premette le sue labbra su quelle del detective di in un bacio profondo. Quella brama è stata ricambiata dieci volte tanto e Sherlock rimase a bocca aperta, sorpreso di se stesso per quanto fosse toccato da qualcosa di semplice come il bacio di John. Allungò una mano e afferrò una manciata di giacca di John, sobbalzando quando un'ondata di dolore gli attraversò il petto e si tirò via con un sibilo.
"Scusa," John si tirò indietro immediatamente con un'espressione tesa e si passò una mano agitata tra i capelli biondi brizzolati, "Mi dispiace, non avrei dovuto farlo. Io davvero non avrei dovuto farlo. "
"John, sto abbastanza bene. Io, diamine, mi sento come se non ti avessi baciato per mesi. " Allungò una mano verso di lui," Vieni qui ".
John protestò anche se la sua mano si mosse quasi indipendente dalla sua volontà e trovò le dita tese di Sherlock. Lasciò che lo tirasse vicino e aleggiò proprio al bordo del letto. "Sherlock, no." Fece resistenza contro il gentile strattone.
" Perché mai no?"
John gli diede il brevettato mi-stai-seriamente-facendo-questo-domanda sguardo al quale Sherlock si era abituato e disse: "Hai tre costole rotte, un polso fratturato, e gonfiore cranico e vuoi fare follie su un letto d’ospedale? Sei pazzo? "
Sherlock onorò John con una versione più amorevole del So-riconoscere-la-tua-stupidità sguardo e disse: "Un deduzione accurata, ma non mi stavo effettivamente riferendo al sesso. Ho solo ... ho bisogno di toccarti. "Lui abbassò gli occhi, pizzicando distrattamente la coperta dell’ospedale," Non lo so, mi sento come se ti avessi perso da secoli. "
Gli costò ammetterlo, anche a John. Nonostante il decennio-e-qualcosa 'nel quale i due avevano vissuto insieme, le emozioni erano qualcosa con la quale non aveva mai del tutto ripreso confidenza oltre l’amare John. Era riuscito a tenere a una persona al mondo e questo era più che sufficiente, per quanto lo riguardava. Aveva finalmente ammesso a se stesso e a Lestrade che erano amici e, naturalmente, il suo affetto per la signora Hudson non aveva bisogno di spiegazioni, ma questo era quanto in profondità nel  metaforico cuore umano Sherlock era disposto ad andare.
Era un sociopatico, anche se per scelta. E aveva imparato a proprie spese (due volte), che preoccuparsi per le persone al di là del desiderio clinico di base di non vederle tutte malandate da serial killer era un comportamento pericoloso e distruttivo.
Sherlock si spinse cautamente in una posizione seduta, con la testa che nuotava leggermente per lo sforzo e riuscì a trascinarsi con piccoli scatti in fondo al letto finché i suoi piedi penzolavano fuori dal bordo. Fece un paio di respiri per cercare di mandare via le vertigini che minacciavano di tirarlo nell'oscurità e attese.
Dopo un momento di riflessione, John si tolse le scarpe e salì sul letto dietro di lui. Con cautela, con così tanta attenzione che Sherlock stava iniziando a scoraggiarsi, John montò dietro di lui, le sua cosce si avvolsero intorno ai fianchi di Sherlock e la testa di Sherlock si appoggiò sulla clavicola di John. John avvolse un braccio allentato intorno alle sue spalle, e posò un leggero bacio sulla cima dei riccioli neri di Sherlock.
A quanto pare, questa era tutta la fatica che il suo corpo poteva sostenere per il momento come una letargia ha cominciato a inondarsi attraverso il suo cervello, smorzando tutto intorno ai bordi fino a quando tutto ciò che rimaneva era la calma e il calore e il calore di John avvolto intorno a lui come la più familiare delle coperte.
"Mi dispiace per le scarpe," Sherlock mormorò, le sue parole mezze confuse mentre la sua lingua si rifiutava di collaborare."Quanto tempo fino a quando possiamo andare a casa?"
"I medici vogliono tenerti qui almeno fino alla fine della settimana. Per l'osservazione. Ho bisogno di parlare con loro circa il tuo ... su alcuni sviluppi. "
"Non ti mancherà l’ambulatorio per una settimana?" Sherlock voltò la faccia e strofinò la guancia contro il maglione di John e qualcosa di doloroso che non aveva niente a che fare con lesioni fisiche gli attraversò il  petto. Non riusciva a capire perché ... perché gli mancava il dottore così tanto. Era stato incosciente solo per tre giorni ed erano stati insieme ogni giorno prima di ciò.
"Ti amo." Borbottò, respirando i profumi confortanti del suo amante, troppo stanco per chiedersi perché non aveva esattamente l’odore giusto. Il suo maglione aveva un profumo troppo dolce, un diverso tipo di detersivo era stato utilizzato per il lavaggio. E il suo sapone non era quello che usava di solito. John usava un tipo di sapone a base di erbe che profumava di farina d'avena e mandorle - non femminile, ma pulito. Nessun prodotto chimico. Una sorta di speziato se si dovesse baciare la sua pelle appena lavata (come Sherlock aveva fatto in molte occasioni). Questo sapone era troppo chimico.
Ipotesi - doccia in ospedale, il solito sapone non disponibile.
Ipotesi secondaria - a corto di detersivo normale, ha acquistato marca diversa.
"Vai a dormire, Sherlock." John sussurrò, mentre stringeva le braccia intorno alle spalle di Sherlock , “potremo rimpiangere questo quando ti svegli, ma mentirei se dicessi che non mi manchi."
Le parole di John, però, caddero nel sonno. 

 

Note:

"If You Forget Me" dal poema omonimo di Pablo Neruda
 
  
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