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Autore: ellafitzgerald    26/02/2014    1 recensioni
La storia parte da due anni dopo la 5X11 e non tiene conto delle puntate successive che non avevo ancora visto, quando ho iniziato a scrivere. Parla di due vampiri che si trovano per compiere quel viaggio che vogliamo fare tutti, quello che ci porta dove abbiamo sempre voluto essere. Spero vi piaccia!

Era vero, Caroline doveva andarsene, quel paesino ormai le stava stretto, come mai prima d’ora. Ma non aveva mai avuto il coraggio di lasciare tutto e fuggire, magari non per sempre ma solo per un po’. E Damon ora non poteva impedirglielo, non glielo avrebbe permesso.... "Allora vieni, sì o no?" rispose il vampiro centenario... Caroline non se lo fece ripetere due volte, caricò le sue cose in macchina e salì. E quella strana coppia partì verso una meta ancora sconosciuta.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Damon Salvatore, Jeremy Gilbert, Originari, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena, Elena/Stefan
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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E' passato un po' di tempo dall'ultima pubblicazione ma un po' perchè mi mancava l'ispirazione, un po' per gli esami dell'università non sono riuscita a completare il capitolo prima di oggi! Spero che vi piaccia, l'ho scritto d'impulso XD recensite e fatemi sapere che ne pensate!

Era da una settimana circa che si trovavano a New York lei e Damon. Avevano girato in quell’anno di viaggio quasi tutte le città degli Stati Uniti, tutte tranne una… New Orleans. Entrambi non avevano mai accennato nulla su quella mancanza, un po’ per paura di ammettere che entrambi sapevano il perché: Klaus. Non che il vampiro avesse paura dell’Originale, questo no, ma temeva che la sua compagna mantenesse fede alla sua parola e che lì trovasse il luogo adatto a lei, con la persona adatta a lei e lo lasciasse solo. Da parte di Caroline, aveva solo paura ad ammettere che l’ibrido sarebbe stato la persona più giusta per lei, il suo ultimo amore. Ma nessuno dei due avrebbe mai ammesso qualcosa; avevano quindi deciso di far finta di nulla e ora erano tornati nella Grande Mela su insistenza di Damon che voleva farle conoscere meglio la città che tanto lui amava. E mentre lui in quel momento si trovava nella sua camera d’hotel con l’ennesima ragazza dagli occhi verdi, la pelle olivastra e i capelli castani, lei quel mattino si era svegliata di buon ora per fare un giro a Central Park tutta sola e riflettere… sapeva che doveva dare una svolta alla sua vita, non poteva continuare a fuggire per quanto fosse piacevole e divertente. Aveva tagliato i rapporti con tutti o meglio loro lo avevano fatto per lei: non avevano tollerato la sua scelta di partire, allontanarsi da quel buco di città e semplicemente avevano smesso di chiamarla e rispondere alle mail. Solo sua madre, il nuovo sindaco di Mystic Falls si faceva sentire ogni tanto; ma erano sempre chiamate brevi o sporadici messaggi di poche frasi per e-mail. Ma Caroline la capiva: era difficile per entrambe sopportare quella lontananza, soprattutto per Liz che non ne comprendeva il motivo appieno. E ora lei stava per festeggiare il suo ventiduesimo compleanno sola con Damon, l’unica persona che le era rimasta vicina. Ma andava bene così. Si erano molto avvicinati in quel periodo, si erano scoperti, conosciuti e avevano imparato ad apprezzarsi: non erano mancati i momenti di tensione e scontro, erano due teste calde che ammettevano solo raramente di aver torto, però erano davvero amici, o meglio compagni. Era un rapporto strano il loro: non si erano mai detti mai ciò che provavano l’uno per l’altra, ma ne erano ugualmente consapevoli; uno sguardo e si comprendevano, una parola era abbastanza per trovarsi e la presenza di una era tutto ciò che serviva all’altro per lenire la propria sofferenza. Proprio in quei momenti di solitudine, la vampira si trovava a riflettere sul loro rapporto e sulla differenza con le amicizie di sempre: Bonnie, Elena, Matt e anche Stefan avevano sempre un posto nel suo cuore ma anche Damon era riuscita a trovarne uno tutto suo, più particolare e più nascosto, ma non meno importante. E le piaceva. E sapeva che anche lui condivideva tutto questo. E che anche lui piaceva.
 
Damon aprì gli occhi infastidito da qualcosa che aveva al suo fianco. Aprì gli occhi a fatica e si trovò una mora appiccicata al fianco di cui non si ricordava affatto. Cercò di riordinare le idee per sapere come comportarsi: la sera prima era uscito a fare un giro ma non aveva più nessun ricordo dal momento in cui aveva ordinato il primo bicchiere di bourbon; aveva trascorso una pessima giornata e alla sera aveva avuto solo voglia di alcool e sangue, Caroline lo sapeva e se ne era stata alla larga da lui per tutto il giorno, sapendo che doveva sfogarsi in quel modo che lei non condivideva. Ma ora lui stava bene e quel peso morto che era accoccolata al suo fianco gli dava fastidio; decise di alzarsi e farsi una doccia sperando di riuscire a svignarsela prima che quella stupida ragazzina si svegliasse. Purtroppo al suo primo movimento lei aprì gli occhi e Damon si maledisse centomila volte per non aver usato la super velocità.
“Ben svegliato, tesoro!” squittì la mora sbattendo le ciglia e avvicinandosi al suo viso per strappargli un bacio. Damon si scostò, infastidito, e in fretta disse mentre le sue pupille si dilatavano oscurando l’azzurro dei suoi occhi: “Ora, ragazzina, prendi le tue cose, ti vesti ed esci da questa camera. Non mi cercherai mai, né mi saluterai o ti avvicinerai  se ci incontreremo di nuovo: l’unica cosa che ti ricorderai è che hai trascorso  la migliore nottata di sesso della tua vita” e quindi, si alzò per raggiungere il bagno, sapendo di dovere fare una chiamata importante dopo essersi ripreso completamente.
 
Caroline guardò l’orologio che aveva al polso:  era seduta al tavolo da dieci minuti e stava attendendo Damon per il pranzo; non era stupita del suo ritardo, a volte a lui piaceva farsi attendere. Quando rialzò gli occhi, lui era seduto davanti a lei che la guardava con il suo solito sorrisetto sghembo; ma dai suoi occhi capì che la tristezza dei giorni precedenti era sparita e ne fu sollevata.
“Barbie” disse lui, facendo un lieve gesto di saluto con il capo.
“Damon” rispose lei imitandolo. Non voleva iniziare lei la conversazione, voleva che per una volta fosse lui a prendere l’iniziativa, dimostrandole interesse. E sembrò che lui avesse capito le sue intenzioni perché subito le chiese come avesse trascorso la giornata precedente.
“Direi bene, ho fatto un giretto con Kelly, shopping, manicure, pedicure e massaggi… insomma robe da donne!” disse lei, sorridendo e porgendogli la carta di credito che gli aveva sottratto dal portafogli il giorno prima.
Lui fece un sorrisetto fingendo un po’ di irritazione inesistente e intascò la carta senza dire nulla di più. Trascorsero tutto il resto del pranzo e il pomeriggio scherzando e ridendo come non facevano da giorni. Amavano ritrovarsi e trascorrere del tempo insieme dopo i giorni di malinconia dell’uno o dell’altro: era come lasciarsi indietro tutto e ricominciare a essere sé stessi, solo loro due, come da un anno a questa parte.
 
Nei giorni successivi, trascorsero quasi tutto il tempo insieme: Damon capiva che lei aveva bisogno di lui, della sua presenza amica per fronteggiare la tristezza di un compleanno lontano dalla sua famiglia e dai suoi amici. E lei gliene fu grata ogni singolo istante. Durante il giorno erano impegnati a fare le tipiche cose da turisti, mentre la sera e la notte si scatenavano in qualche locale. In particolare la sera prima del suo compleanno lui la portò a una cena speciale su un battello che lui stesso aveva affittato per mangiare sul fiume e poi la portò in un locale un po’ underground così lontano dallo stile della perfetta Caroline, proprio per farla sentire una persona diversa, lontana dai suoi schemi. Lei apprezzò ogni suo singolo gesto, cosa che lui comprese leggendolo solo dai suoi occhi pieni di ringraziamento.
 
“Alzati, Care… è tardi!”
Caroline aprì gli occhi all’improvviso un po’ incerta; aveva sentito la voce di Bonnie che la chiamava ma le sembrava impossibile, doveva essere un sogno. Quando però si trovo di fronte il viso dell’amica che la guardava con tanto affetto non potè che emettere un urlo di gioia per poi lanciarsi addosso a lei per un abbraccio.
“Ma cosa ci fai qui, Bon? Come è possibile?” chiese la vampira ancora incredula.
“Buon compleanno, amica mia! Come puoi vedere non ti ho dimenticato! Damon mi ha chiamata e mi ha detto che ero il tuo regalo di compleanno da parte sua!” rispose la ex streghetta. “Avanti vestiti! Lui e Jeremy ci aspettano giù per la colazione!”
Caroline non se lo fece ripetere due volte, rintanandosi alla velocità della luce in bagno e in meno di venti minuti ne uscì pronta, smaniosa di raggiungere l’amico per ringraziarlo.
Mentre scendevano le scale, riempì Bonnie di domande su cosa aveva fatto ,come stavano gli altri ma lei rispose in modo sfuggevole e dichiarando che quello era il suo giorno e dovevano pensare a lei: solo domani avrebbero pensato al resto. Nella hall, vide il vampiro che parlava con il fratellino di Elena e che aveva un espressione molto preoccupata: pensò che stessero parlando della ragazza tanto amata da Damon e non volle intromettersi, anche perché il ragazzo nascose quell’aria preoccupata quando la vide, accogliendola con un grande sorriso.
Trascorsero tutta la giornata a ridere, scherzare e Caroline condivise con i suoi amici tutti i momenti del suo viaggio on the road alla scoperta dell’America. E anche la sera fu all’insegna del sorriso e del divertimento; “no stress e preoccupazioni” era stato il motto pronunciato da Damon alla mattina e che tutti seguirono come fosse una regola per tutta la giornata. Prima di andare a letto, quando ormai i due fidanzatini si erano già rifugiati in camera loro, Caroline rivolse a Damon uno dei sorrisi più belli e sinceri che lui avesse mai visto e gli disse: “Grazie… è stato il regalo perfetto. Tu sei il compagno di viaggio migliore che potessi scegliere” e gli diede un bacio sulla guancia, consapevole che quelle poche parole sarebbero bastate a Damon per capire cosa avesse significato per lei quella giornata , e senza aspettare risposta andò in camera sua.
Il vampiro rimase fermo lì per qualche secondo, interdetto e anche triste perché era solo una questione di tempo prima che quella felicità scomparisse per essere sostituita dalla preoccupazioni che le rivelazioni del giorno successivo le avrebbero portato.
Caroline entrò in camera e si adagiò contro la porta: aveva agito d’impulso, sapeva che Damon odiava le smancerie ma non le importava: voleva solo fargli sapere che lui era diventato importante nella sua vita e che lei ne era felice. Si avvicinò al letto e vide che sul cucino c’era una fiore viola, molto profumato e una busta al cui interno c’era una poesia scritta con una calligrafia perfetta:
Fra le mie dita tenevo un gioiello 
Quando mi addormentai. 
La giornata era calda, era tedioso il vento 
E dissi "Durerà". 

Sgridai al risveglio le dita inconsapevoli 
La gemma era sparita.
Ora solo un ricordo di ametista
A me rimane

                                                      

                                Emily Dickinson
 
Velocemente estrasse dalla valigia il libro sul significato dei fiori che aveva trovato sul suo letto l’anno prima insieme a un’altra poesia di Emily Dickinson; cerco la foto del fiore che teneva stretto tra le mani e lesse: “Fiore di rosmarino, Ricordo”.
Sapeva bene di chi erano quei regali e non poteva fare a meno di desiderare di incontrare di nuovo il mittente.
  
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