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Autore: Leanansidhe363    03/03/2014    1 recensioni
Sherlock e John sono stati insieme per dieci anni. Sei dei quali come una coppia sposata. Sull'orlo di un brutto divorzio, Sherlock ha un incidente e l'ultima cosa che ricorda è diciotto mesi prima, proprio prima che il suo matrimonio cominciasse a cadere a pezzi. John ora è di nuovo fidanzato e sta cercando di rifarsi una vita. Ma, come al solito, nulla è come sembra con il Consulente Investigativo e la coppia si rende conto troppo tardi che l'amore potrebbe essere la dipendenza più letale di tutti.
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Mycroft Holmes, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4: Amore Come Inverno


C’erano volute poco più di cinque settimane perché Sherlock guarisse completamente. Era quasi sul punto di impazzire.
"Una settimana," ringhiò, "avevi detto una settimana. Avevi detto ”in osservazione”. Non avevi detto che stavi per lasciare che Mycroft mi tenesse prigioniero in questo maledetto ospedale fino a quando il mio cervello sarebbe marcito dal disuso ".
John alzò gli occhi e controllò i parametri vitali del detective. John aveva fatto visita a Sherlock ogni tanto nel corso del mese passato, offrendo prognosi sempre più felici e sembrando sempre meno felice a riguardo.
Sherlock era stato, come prevedibile, tutt'altro che inattivo. Lestrade, che fosse per amor di Sherlock, o come enorme favore a John, aveva mandato sms a Sherlock su ogni caso terribilmente ovvio che arrivava sulla scrivania dell’Ispettore. Sherlock aveva reagito con segni di fastidio e aveva ignorato il sorrisetto d’intesa di John con uno sbuffo che non-era-assolutamente-infantile.
Sherlock si prese un momento per studiare il suo amante, guardandolo davvero per la prima volta da giorni. C'erano cerchi scuri sotto gli occhi blu di John, lividi da una lunga notte passata a combattere con l’insonnia. I suoi capelli biondi erano incollati ad angoli strani, e i suoi vestiti erano leggermente sgualciti.
Notti insonni, ma non in ospedale. Vestiti puliti, ma sempre gli stessi. Dolci odori chimici del sapone sbagliato e  detersivo sbagliato. John non aveva cambiato saponi in dieci anni, perché..?
"Smettila, Sherlock." La voce morbida di John tagliò attraverso le sue deduzioni, disperdendole come un instabile castello di carte prima che Sherlock potesse trarre qualsiasi tipo di conclusione dai pezzi del puzzle di fronte a lui.
"Di fare cosa?" Il detective chiese automaticamente. Non è che Sherlock fingeva di essere stupido, è che amava terribilmente guardare John osservare indizi e fare deduzioni, cercando di esaminare Sherlock nello stesso modo in cui Sherlock esaminava lui. Pochissime persone al mondo avevano visto il detective senza vestiti, ma John era l'unico che l’avesse mai visto nudo. Sherlock amava assolutamente questo.
Il dottore sospirò, "No, Sherlock. Sai bene quello che stavi facendo e non sono in vena. Per rispondere alla tua domanda fatta a voce alta; Mycroft è il governo. Il governo ha detto, 'tenetelo lì finché le costole non guariscono’, 'e il Pronto Soccorso era quasi sul punto di litigare. "
"Infantile," Sherlock brontolò, "Quale buona ragione potrebbe eventualmente avere Mycroft per tenermi qui finché le costole non guariscono?"
John, accidenti a lui, sorprendentemente lanciò a Sherlock il suo sguardo dal marchio consolidato Non-posso-credere-alla-stupidità-che-è-appena uscita-dalla-tua-bocca  e disse: "Sherlock, cerca di ricordare a chi è che stai cercando di dire stronzate. Se ti avesse lasciato uscire con tre costole rotte, saresti tornato entro dodici ore con una di loro infilata nel polmone perché sei fisicamente incapace di stare fuori dai guai. "
Sherlock, reso momentaneamente senza parole, seguì John per la stanza con gli occhi. John indossava sbiaditi blue jeans scoloriti che avevano visto giorni migliori e una morbida t-shirt nera di cotone con il nome di qualche band americana dagli anni Settanta scarabocchiato sul davanti. Mentre guardava, il suo stomaco si strinse con la calda necessità che era cresciuta sotto il petto per settimane.
Dopo quell'incidente con  Mary  - Sherlock mise un odioso accento interno sul suo nome - John era stato distante con lui. Attento, ma non affettuoso, e stava facendo impazzire Sherlock.
Quando John si allungò verso un armadietto, una striscia di pelle balenò nello spazio tra camicia e jeans. Sherlock sentì un incandescente desiderio scorrere da qualche parte dietro il suo osso pelvico. Il suo intestino si contorse, e il suo battito cardiaco subì un’impennata verso una buona trentina di battiti al minuto.
In un istante, John era andato dallo stare in piedi accanto al letto, ad essere inchiodato al materasso. Sherlock lo teneva lì con una mano posata avidamente sotto l'orlo della camicia, a contatto con la pelle del suo girovita. Occhi azzurri incontrarono occhi azzurri un istante prima che il detective reclamò le labbra del medico in un bacio bruciante.
John si inarcò verso di esso, in modo istintivo, disperato e spontaneo per la prima volta da quando Sherlock si era svegliato in questo stupido,fottuto letto d’ospedale. Sherlock ricordò gli sguardi serrati, la distanza stanca, e i tocchi clinici che avevano lasciato Sherlock risentito, confuso e fortemente dolorante sotto le costole da qualcosa che aveva a che fare con la sua degenza in ospedale.
Colpì Sherlock come un pugno nello stomaco. La necessità, una forza dentro di lui che turbinava come un buco nero nel petto, spaventò l'uomo di solito imperturbabile con la sua intensità prepotente. Improvvisamente, la camera era troppo grande e troppo fredda, John era troppo lontano. Ogni parte di lui che non era a contatto con il dottore prudeva come un morso di gelo. Non riusciva a pensare ad altro che a John, nudo e sudato. Non gli importava chi avrebbe fottuto chi fintanto ché John avrebbe irradiato calore e sciolto il ghiaccio che si era improvvisamente formato nelle vene di Sherlock.
"John," era un ringhio, un lamento, un comando e un appello, tutto in una piccola sillaba grondante dalla lingua di Sherlock. Sentì la sua tenue capacità di controllo e la sanità mentale,ai quali si era aggrappato,scivolare via. Immaginò se stesso aprire John e strisciare dentro e arricciarsi in una palla stretta dietro le sue costole. Sarebbe vissuto sotto la supernova del cuore di John, così John non avrebbe mai potuto spingerlo via di nuovo.
Stava sprofondando sotto il ghiaccio. Il suo controllo era quasi scomparso, e il suo palazzo mentale veniva sepolto sotto una valanga, non poteva nemmeno avvertire in anticipo John di quello che stava accadendo.
I suoi occhi erano aperti, velati con il gelo. Notò vagamente come la mano sinistra – libera dal gesso da due settimane ormai – stava trattenendo il dottore sul materasso per una spalla nuda, anche se non riusciva a ricordare di aver spogliato l'uomo più piccolo della sua maglietta. Il corpo di John era una massa di muscoli tonici che fremevano sotto la sottile imbottitura di un corpo che non era più giovane come una volta, ma era tutt'altro che indesiderabile.  
L'altra mano, con le dita impacciate, stava tirando le corde della sua stupida veste ospedaliera. Era consapevole che la sua bocca veniva riempita con il labbro inferiore del suo compagno, il suo alito caldo un tocco fugace sulle sue labbra come una brezza estiva in pieno inverno. John stava cercando di parlare, di protestare come aveva protestato per un mese, e Sherlock non poteva stare a sentirlo.
La mano di John era come un marchio fresco sul suo fianco, mentre tirava e spingeva. Sherlock non capiva – non poteva capire – l'esitazione. Dio, stava scivolando, scivolando sotto il ghiaccio.
L'ultima volta che Sherlock era scivolato fino a questo punto era stato il risultato di due pessime settimane in cui lui e John si erano appena visti l’un l'altro. Sherlock era stato  irascibile e distaccato in ogni momento in cui i due erano stati insieme. Era stato in tarda primavera, ben oltre il tempo appropriato per il suo lungo cappotto e la sciarpa, ma ogni giorno aveva sentito un brivido strisciare più a fondo nel suo corpo.
Mentre giaceva sul divano, avvolto in una coperta che aveva il profumo confortante di sapone a base di erbe di John, il dottore era andato da lui e aveva messo una mano preoccupata sulla fronte del detective. Sherlock era stato improvvisamente e violentemente colto da malessere, in preda a quella che in privato ha chiamato la 'malattia di John.'
Tutto il suo corpo era diventato rigido sotto il tocco, la schiena si era inarcata e gli occhi si erano chiusi stretti, ciechi all’espressione stupita e preoccupata di John. Tutto ciò che era stato in grado di sentire era stato l’incredibile calore che era fluito dal tocco leggero di John direttamente nel cuore di Sherlock.
John era stato una stella in esplosione, che emetteva il calore che a Sherlock mancava, e il risultato era stata una delle più violente, dolorose, spericolate e maledette esperienze di sesso incredibile che entrambi gli uomini avessero mai sperimentato. Sherlock stava per congelare a morte senza di esso. Non gli importava quali lividi o segni di morsi o segni di graffi profondi di unghie lungo le braccia e il petto John gli avrebbe somministrato, Sherlock li voleva tutti.
"Sherlock, aspetta. Fermati " Le parole di John caddero su orecchie piene di acqua fredda, "Sherlock, per favore, non ho ab..abbastanza - ah - autocontrollo ... "
Sherlock non stava ascoltando. Egli stava gustando, congelando, bruciando, annaspando per aria che non voleva venire; rabbrividendo, diventando blu, scomparendo. Aveva smesso di essere Sherlock Holmes ed era diventato un fantasma che solo John poteva toccare.
Frequenza cardiaca: accelerata. Evidenti segnali fisici di eccitazione. Respirazione irregolare, schiena inarcata.
Conclusione: John vuole il sesso. In particolare, il sesso con me.
Reazione: eccitazione reattiva.
Preoccupazione: perché John sta cercando di fermarmi?
Sherlock sentì la resistenza di John scivolare un po’ quando le dita tozze del dottore scavarono nelle spalle di Sherlock e lo tirarono giù, duramente, catturando la sua bocca in un bacio feroce che lasciò Sherlock con le vertigini e dolorante e senza fiato. Amava John, lo amava così profondamente che era quasi troppo. Lo amava disperatamente e in modo distruttivo come mai visto prima.
John afferrò i fianchi di Sherlock e rigirò entrambi finché il detective venne bloccato sotto di lui, lo tenne fermo sul letto e s’inginocchiò con attenzione su di lui. Sherlock guardò negli occhi dilatati. L'espressione sul volto del suo amante lo tenne giù con tanta forza, che si sentì come se tutta l'aria fosse stata battuta fuori dai suoi polmoni.
John stava soffrendo. Sembrava come se il solo toccare Sherlock equivalesse ad essere preso a calci nel petto. Stava succedendo qualcosa, qualcosa di importante, e John non gliela stava dicendo .
"John. Cosa-"
Prima che potesse finire la sua domanda, il dottore era lontano da lui, fuori dal letto, e si asciugava furiosamente gli angoli degli occhi. John non era uno facile al pianto, John raramente aveva pianto. Ma eccolo lì, cercando di non lasciare che le gocce traditrici cadessero di fronte a Sherlock.
Sherlock, la sua pelle striata con venature blu, i suoi denti che battevano disperatamente, timidamente si sollevò e fece un cauto passo verso suo marito, torcendo nervosamente la fascia d'oro intorno al dito.
"John ...?"
"Zitto, Sherlock," il dottore espirò,  "Stai solo zitto per dieci secondi. Ho bisogno di ... io ... " grugnì e alzò le mani, gli occhi cerchiati di rosso, " Dieci anni, Sherlock. Dieci fottuti anni e di tutti loro vai a buttare via gli ultimi otto mesi! Vorrei poterli dimenticare, Sherlock, davvero. Hai la minima idea di cosa significhi portare questo peso da solo? Avere questa conoscenza e non essere neanche in grado di iniziare a spiegarti... Dio, tutto andava bene. Tutto stava cominciando ad andare bene. Io stavo cominciando a stare bene. Non estatico, no, ma abbastanza felice a modo mio. E ora questo! Solo, Gesù cazzo, Sherlock, non posso. Non puoi. Non è giusto! "
Il dottore tirò Sherlock a sé in uno stretto, forte abbraccio, i loro corpi rigidi l’uno contro l'altro. Il detective avvolse entrambe le braccia intorno alle spalle dell'uomo più piccolo, il viso sepolto nei capelli biondi.
"Ti amo", disse con voce roca, il respiro affannato, il cuore conficcato in gola, "Ti amo, John. Qualunque cosa sia, solo ... i pezzi non combaciano. " Si tirò indietro abbastanza per vedere il volto angosciato del suo amante e sorrise lievemente," La vittima è l'unico assassino logico in questo momento. Non dirmelo, lo capirò da solo. "
Tirò John lontano da sé e quasi perse il sussurro ovattato, "Spero di no". 

 

Note:

Titolo del capitolo "Love Like Winter", dall'omonima canzone degli AFI.
  
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