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Autore: Yennefer    06/03/2014    3 recensioni
[Sheriarty] Finale alternativo della seconda stagione.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jim Moriarty, John Watson, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Mrs. Hudson non ignorava quanto i due amici odiassero che mettesse a posto il loro appartamento, tuttavia ogni volta che saliva le scale, anche se non lo dava a vedere, la polvere e il disordine la facevano infuriare e le saliva una voglia irrefrenabile di mettere tutto a posto. Quel giorno la stanza era più disordinata del solito, vari libri erano sparsi sul tavolo senza un ordine preciso e la polvere sul davanzale del caminetto, sul pavimento e persino sul teschio conservato aveva raggiunto livelli epici.
La anziana donna aprì la porta che dava alla sala. Considerato che Sherlock, da qualche giorno, non si alzava prima di mezzogiorno si era finalmente decisa a dare una spolverata veloce a quei luridi mobili. "Questi ragazzi d'oggi...sempre a vivere in mezzo al disordine!" pensò ad alta voce.
Erano le dieci e mezza del mattino, Sherlock Holmes stava ancora dormendo e John Watson era già uscito da diverso tempo per andare a lavoro. Da un paio di giorni dimenticava di mettere in carica il suo cellulare e quel mattino era uscito di fretta, lasciandolo incuratamente sul tavolo della sala per paura di arrivare tardi. Da quando c'era stato quell'incontro sul tetto John era diventato nervoso e turbato dal comportamento del suo amico. Lo evitava, non rispondeva alle sue domande e, cosa che lo faceva preoccupare più di tutte, passava il tempo con affianco il cellulare, pur sapendo che aveva ordinato a chiunque nei giorni precedenti di non cercarlo. E così come gli pareva che Sherlock si stesse lasciando andare anche John, di riflesso, era diventato sbadato e noncurante.
Intanto nella stanza di Sherlock, un sonoro *BIP* notificava finalmente l'arrivo di un messaggio.
Egli aprì gli occhi e si svegliò di soprassalto, come se avesse aspettato quel momento da tutta una vita. Avendo oridinato a chiunque di non cercarlo mai, e vista la scarisità di contatti che teneva in rubrica, sapeva benissimo chi fosse stato a mandarglielo ancora prima di controllare se ci fosse un mittente. Si sfregò gli occhi e si mise a sedere, raccogliendo il cellulare dal comodino.

Ti sono mancato? Buona fortuna, ci vediamo presto. JM

Sherlock si passò una mano tra i capelli sbuffando, nessun apparente indizio su ciò che lo aspettava, ma se Moriarty si era mosso era certo che Lestrade, detective che spesso richiedeva la sua collaborazione nei casi difficili, lo avrebbe in qualche modo avvisato di qualche crimine o assassinio. Inoltre il modus operandi di Jim Moriarty gli era già ben noto ed era pronto a scommettere che aveva di nuovo qualche ostaggio con sè. Quindi si vestì di fretta, sapendo già chi avrebbe sentito per primo.
 Mrs. Hudson spolverava la mensola del camino canticchiando, non si era ancora accorta che Sherlock si stava dirigendo in cucina con aria seria. Così mentre passava lo straccio notò un cellulare abbandonato a se stesso nel bel mezzo della confusione e lo raccolse per esaminarlo.
"Mrs. Hudson!" la chiamò con il tono più grave che potesse avere "Per favore, la smetta di venire di nascosto a pulire l'appartamento o quanto meno non neghi di essere una cameriera oltre che una padrona di casa." la anziana donna sussultò, girandosi verso di lui "Oh, Sherlock! Già sveglio..." disse con la stessa faccia di un bambino colto con le mani nella marmellata "Abbiate almeno un po' più di cura per voi stessi lei e il suo amico, vivere in mezzo alla polvere fa male!"
Sherlock era nervoso, finse di ignorare completamente il discorso della padrona di casa per esaminarla dalla testa ai piedi.
"E' il cellulare di John quello che ha in mano?" recò lo sguardo verso l'oggetto "L'ho trovato adesso, dimenticato in mezzo al disordine generale, pensavo di poterglielo almeno lasciare nella sua camera."
"Non entri nelle nostre camere, lo dia a me e la PREGO, la smetta di pulire di nascosto." ella fece un'espressione rassegnata e tornò di sotto farfugliando frasi di disapprovazione. Sherlock attaccò il cellulare alla corrente aspettando che si accendesse, ormai in segreto ne aveva memorizzato il PIN, nel caso ci fossero state delle emergenze. Forse Lestrade, non potendo scrivere a lui, avrebbe cercato di avvisare John.
Non fece in tempo a digitare il PIN che fu invaso letteralmente dai messaggi, il primo era così inutile che per un attimo fu tentato di cancellarlo.

Hey John, mi chiedevo se per sabato sera avessi impegni... io comunque sono libera! DANY ricevuto ieri alle 6:34 P.M.

Sherlock fece un cenno di disappunto con la testa, decidendo di non perdere tempo con tutti gli altri messaggi e cercare direttamente, se ce ne fossero stati, quelli di Lestrade.

John, abbiamo bisogno di voi. Si sono verificati diversi rapimenti nelle ultime ore, chiama se puoi. Lestrade. ricevuto ieri alle 7:58 P.M.

Bingo. Se fosse stato l'unico avviso Sherlock l'avrebbe chiamato immediatamente, ma notò che un secondo messaggio era stato mandato poche ore prima, quella mattina.

So che potresti essere arrabbiato anche tu per l'accusa di Sherlock e tutto il resto, ma ci sono in gioco delle vite umane! Raggiungeteci a D'Arblay Street  al Burton Cafè entro l'1. Lestrade ricevuto oggi alle 9:49 A.M.

A primo impatto quel messaggio gli parve strano. Sapeva che se egli avesse davvero avuto bisogno del suo aiuto sarebbe direttamente venuto da lui o comunque non avrebbe esitato a chiamarlo lo stesso. Ripensò a D'Arblay Street, ricordandosi di esserci passato con John tempo addietro, nel corso del loro primo caso assieme.
Comprese con evidenza che quest'ultimo messaggio non era stato mandato dal vero Lestrade e la cosa gli puzzava fortemente di trappola. Controllò l'orologio, constatando che aveva ancora tempo per raggiungere il luogo entro l'ora prestabilita, chissà cosa sarebbe successo se non si fosse presentato.
Non aveva dubbi su cosa fare. Raccolse il cappotto dall'attaccapanni e scese le scale "Mrs. Hudson! Potrei non tornare per un po'!" gridò senza aspettare una risposta. Dopodichè si sistemò la sciarpa e uscì di casa per fare un salto a quel Burton Cafè.
Mezz'ora dopo si trovava nel luogo. Per le strade era tutto troppo tranquillo e normale, quella trappola era così evidente che non aveva neanche la voglia di evitarla e anzi era sempre più incuriosito dalla situazione. Si fermò davanti al Cafè per controllarlo in ogni suo dettaglio, ma non c'era molto da notare poichè questo era vuoto, il cellulare vibrò.

Vieni dentro, ti aspetto. JM

Sherlock ebbe un tuffo al cuore che non comprese, alzò la testa verso la vetrina e si diresse verso l'entrata. Nonostante il cartello con la scritta "chiuso" la porta si aprì senza problemi richiudendosi di scatto. Le sedie erano sui tavoli e la luce era spenta, a passo lento raggiunse il bancone e incrociò le braccia.
"Gradirei un cappuccino, grazie!" disse con sarcasmo.
Si udì il rumore di passi e Jim comparì dal retro "Non ha letto il cartello? Siamo chiusi." rispose con un sorriso di sfida.
Jim non si era vestito bene come al solito, portava una maglietta attillata e dei normalissimi jeans scuri. "Scusa la tenuta casual ma stavolta non sono qui per motivi di lavoro."
"Dunque era un lavoro per te uccidermi?"
"In parte." rispose facendo spallucce "Insomma ti sei scomodato a fregare il cellulare a Lestrade solo per incontrarmi." osservò Sherlock appoggiandosi con la schiena al bancone
"Oh, c'è molto di più." Jim incrociò le mani dietro la schiena avvicinandosi lentamente e assunse un tono infantile "Vedi non volevo solo incontrarti, sono qui per rapirti." fece una faccia falsamente dispiaciuta "Quindi confido che tu abbia già capito perchè non hai alcuna scelta se non quella di seguirmi."
Sherlock lo guardò incurante mentre passeggiava per il locale "Hai rapito anche Lestrade, eh?" Jim rise "Il buon vecchio Greg, è stato troppo facile tirarlo in trappola, un po' come per te."
"Ma certo era così ovvio."
"Ma certo!" Calò il silenzio per qualche secondo "Quindi dove vorresti portarmi?" chiese infine Sherlock, spazientito. Jim rise nuovamente "Ad uno speciale... appuntamento." Sherlock aggrottò le sopracciglia e Jim continuò a sorridere passeggiando per il locale. Se non altro aveva fatto bene ad avvisare la padrona di casa che non sarebbe tornato per un po'.
  
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