Ehilà!
Torno dopo un paio di giorni, perché voglio velocizzare i primi capitoli (che
come ho già avuto modo di dire non mi piacciono tanto!).
Vedo con
sorpresa che Yumi è piaciuta molto, non le l’aspettavo! *_* Grazie a
Valeriana e Ino_chan per aver commentato! Spero di
non deludervi ç_ç
Buona
lettura,
Kenjina.
Capitolo II
Confusione. Tanta
confusione.
Ecco quello che sentivo.
Stavo seguendo quei due ragazzi, se così potevo definirli, verso un luogo
sconosciuto. E stavo in silenzio, proprio come mi aveva detto Ichigo. Ma le
domande nella mia mente si affollavano senza controllo. Che stava succedendo?
Chi erano in realtà Ichigo e Rukia? Che cos'era quell'essere così spaventoso
che prima hanno eliminato? E tante, tante altre. Speravo di ricevere una
risposta a tutti i miei dubbi.
Arrivammo in una parte
isolata della scuola. Forse non ne conoscevo neanche l'esistenza.
Ichigo si sedette per
terra, con la schiena poggiata contro il muro dell'edificio, le gambe larghe,
di uno stanco e che non aveva voglia di niente. Rukia, invece, rimase in piedi.
Mi venne da sorridere quando notai con simpatia che la ragazza raggiungeva
l'altezza di lui, che era seduto. Era proprio piccolina. Piccola, ma
agguerrita.
Mi sentii addosso lo
sguardo nocciola di Ichigo, che mi lanciava un'occhiata sbieca. - Hai mai
sentito parlare di Shinigami? - mi chiese, passandosi distrattamente una mano
sui capelli arancioni.
Scossi lentamente la
testa, mentre i punti interrogativi nella mia mente aumentavano ormai senza
freni.
- Uno Shinigami è un Dio
della Morte. E noi lo siamo. - mi spiegò semplicemente Rukia.
Non dissi nulla. Forse mi
stavano prendendo in giro. Forse stavo sognando. O forse era tutto vero, e
semplicemente ero troppo stupita per crederci.
- E... cosa sareste con
esattezza? - chiesi, con voce flebile.
- Abbiamo il compito di
purificare le anime degli Hollow, spiriti malvagi che si formano dalle anime
corrotte di un umano. Una volta fatto, li portiamo nella Soul Society, che
sarebbe una sorta di Paradiso. - continuò Rukia.
Continuai a non dire una
parola, cercando di riordinare le idee. La ragazza proseguì nel racconto. Mi
disse che Ichigo non era un vero e proprio Shinigami, poichè lei gli aveva
trasferito i suoi poteri in un momento di difficoltà. Da quel momento era diventato
uno Shinigami come gli altri, molto potente ma anche molto odiato. Per questo
motivo lei aveva anche rischiato la condanna a morte, se non fosse stato per
lui che l'aveva prontamente portata in salvo. I corpi che avevo visto all'ombra
di quell'albero erano i loro gigai, cioè dei corpi artificiali che servivano
agli Shinigami per stare sulla terra. La loro anima da Shinigami si trovava,
invece, davanti ai miei occhi.
Ascoltai la storia, via via rendendomi conto che quello che stavo vivendo non era pura
invenzione. Avevo visto un hollow, da quello che avevo capito, e avevo visto
anche loro due combattervi contro ed infine ucciderlo. Non poteva essere solo
frutto della mia immaginazione. Fatto sta che ero ancora molto confusa e
scettica.
Mi ricordai del motivo
per cui Rukia non aveva continuato nel suo lavoro di cancellarmi la memoria, e
le chiesi spiegazioni. I due si guardarono, velocemente.
- Abbiamo sentito il tuo
reiatsu esplodere. - mi disse Ichigo. Vide la mia espressione farsi
indagatoria, dato che non capivo quello che volesse dire. - In parole povere,
il reiatsu è il potere spirituale. E ci è sembrato strano che tu lo abbia così
forte. Prima non ci siamo accorti di nulla. -
- Forse è venuto fuori in
un momento di paura, come quello di prima. - ipotizzò Rukia.
Aggrottai la fronte,
facendo concorrenza al ragazzo. Anche lui, infatti, aveva le sopracciglia
perennemente aggrottate, dandogli l'aria di chi è sempre imbronciato.
- Quindi tutto questo che
vuol dire? - chiesi, sbattendo velocemente le palpebre. Era una sorta di tic
che mi veniva ogni volta fossi agitata o preoccupata.
- Ancora non lo sappiamo.
- disse il ragazzo. - E' per questo che non ti abbiamo voluto cancellare la
memoria. -
Annuii dubbiosa.
Passarono alcuni secondi di silenzio. Che fu lo Shinigami ad interrompere. -
Beh, le cose principali te le abbiamo spiegate. Forse è meglio tornare in
palestra dagli altri. -
Acconsentii e ci avviammo
verso la palestra. Ichigo e Rukia ripresero possesso dei loro corpi e
raggiungemmo il resto della loro classe, che stava giocando a pallavolo.
- Si può sapere
dov'eravate finiti? - chiese il ragazzo con gli occhiali, Ishida.
Un'occhiata eloquente da
parte di Ichigo gli fece capire tutto. Allora anche lui sapeva? E chi altro era
a conoscenza di questa situazione?
Sospirai profondamente.
Non avevo più voglia di pormi domande. Ero stanca e stupita, e cercai di
pensare ad altro. Mi aiutò in questo un ragazzotto impertinente, alto e dal
viso prepotente, che voleva sfidarmi in un uno contro uno a basket.
Sorrisi al ragazzo, che
sperava di mettermi in ridicolo davanti agli altri. Ma non avevo voglia di
farmi mettere i piedi in testa da un pivellino. Accettai la partitella. Alla
fine dello "scontro" il ragazzo se ne andò a testa bassa. Io, del resto,
l'avevo avvertito.
Subii mille complimenti
da parte di Orihime, anche se la mia testa tornò nuovamente all'episodio di
qualche decina di minuti prima. Le sorprese per quel giorno erano state anche
troppe. Ma ero sicurissima che non sarebbero finite così facilmente.
Non mi sbagliavo.
* * *
Stavo tornando a casa da
sola, dopo quella giornata estenuante. Per tutta la mattinata il pensiero degli
Shinigami non mi aveva abbandonata, ma si faceva strada sempre più in
profondità nella mia mente. Sospirai rumorosamente, mentre svoltavo l'angolo ed
entravo nella via di casa. Passai vicino al parco giochi. Strano, non c'era
nessuno. Eppure erano le quattro e mezza passate del pomeriggio. Mi fermai
all'ombra del mio albero preferito e mi sedetti, esausta fisicamente e mentalmente.
Chiusi gli occhi per riposarmi un po’. C'era un'insolita calma quel giorno al
parco. Strana, ma mi piaceva. Mi rilassava la mente e l'anima. Cercai di non
pensare a nient'altro se non alle vacanze che si stavano avvicinando sempre di
più, ma non potei farlo, perchè nuovamente la sensazione di oscurità mi
avvolse. Che mi succedeva? Era la seconda volta
che questo parco mi dava una sensazione strana e sgradevole. Di solito
mi ispirava tranquillità e protezione. Ora era l'esatto contrario.
Aprii leggermente gli
occhi, cercando di trovare qualcosa che mi aiutasse a capire. Nulla. Il parco
era deserto. Forse era questo che faceva nascere in me quest'inquietudine? Non
feci in tempo a rispondermi che vidi un ombra veloce attraversare il parco. Mi
irrigidii nella mia posizione. Che cos'era? Un gioco di luci? Un animale che
non aveva fatto alcun rumore?
Mi alzai lentamente,
andando verso il punto in cui l'ombra era sparita. Volevo sparire anche io, ma
la curiosità e la tentazione di scoprire qualcosa in più era forte. Appoggiai
una mano sul tronco di un albero e feci capolino da esso, cercando qualcosa che
non conoscevo nemmeno io. Poi una sensazione di gelo mi fece rabbrividire.
Sentivo qualcuno alle mie spalle. E infatti un ombra oscurò la mia. Con gli
occhi sbarrati per la paura e il corpo che tremava, mi voltai lentamente e mi
trovai di fronte un... hollow?
Era spaventoso. Alto il
doppio di me, aveva le sembianze di un uomo deformato. Era grosso e scuro. Il
buco, tipico degli hollow, come mi avevano spiegato Ichigo e Rukia, era sulla
base del collo. E una maschera gli ricopriva l'intero viso, se così si poteva
chiamare.
- Finalmente un pasto
degno di essere tale. - sibilò l'essere, con voce spaventosamente bassa. - Il
tuo potere spirituale è elevato, ragazzina. Diventa parte di me! -
Feci un passo indietro,
poi un altro e un altro ancora, fino a che non iniziai a correre. L'hollow rise
malignamente.
- Non mi puoi scappare!
Ormai ti ho trovata e sarai mia! - gridò, soddisfatto.
- No!! - esclamai, quando
sentii una delle sue grosse mani che mi stringevano il braccio. Mi buttò a
terra, facendomi sbattere violentemente la testa.
- Non sentirai nulla,
tranquilla! - continuò lui, mente una lingua enorme e lurida usciva dalla bocca
tremendamente grande.
- Vai via!! - gridai,
allungando le braccia verso di lui, come se volessi usarle da scudo. Una luce
si sprigionò dal palmo della mia mano destra e, in una nuvola di fumo, mi
ritrovai a brandire due spade lunghe e lucenti. L'hollow fece qualche metro
indietro, spaventato per questo improvviso colpo di scena. Io ero più stupita
di lui.
Sentivo una carica
fluirmi nelle vene, e l'adrenalina salire a mille. Come l'essere si avvicinò
nuovamente a me lo colpii con forza in pieno petto e si disintegrò sotto i miei
occhi.
- Tomoe!! - mi sentii
chiamare. - Che... -
Rukia smise di parlare,
sbigottita. Ichigo era con lei, e al loro seguito arrivarono anche Orihime,
Ishida e il ragazzo alto e grosso, che tutti chiamavano Chad.
- Sei diventata... uno
Shinigami? - si domandò Ichigo.
Sbarrai gli occhi e mi
guardai: indossavo un kimono molto simile a quello di Ichigo e Rukia, con la
differenza che questo era completamente bianco, tranne nei bordi, in cui era
nero.
- Non sembrerebbe. -
affermò Rukia. - E non lo dico solo per il colore del kimono. Il tuo reiatsu è
molto forte, si sente, ma è di un'intensità differente da quella degli
Shinigami. -
- Quindi? - chiese
Ishida, sistemandosi gli occhialini rettangolari.
- Quindi non saprei bene.
Dovremmo portarti nella Soul Society per chiedere l'intervento dei capitani e
del consiglio. - continuò la ragazza.
- La... Soul Society? -
chiesi. Sarei dovuta andare nella Soul Society? In quale situazione mi stavo
cacciando? Era successo tutto troppo in fretta, tutto troppo velocemente... che
dovevo fare? Dovevo seguirli?
Nuovamente mille domande
affollarono la mia mente.
- Il portale si aprirà
fra tre giorni. - disse Rukia, facendomi ritornare alla realtà.
- Bene. Allora dovremo
aspettare poco. - disse Ichigo.
Orihime si avvicinò a me,
quasi preoccupata. - Narumi-chan, sei ferita alla spalla! -
Non feci in tempo a
ribattere che non era nulla, di non preoccuparsi, che la vidi allungare le
braccia verso la parte lesa della spalla, disse qualcosa che in un primo momento
non capii e, dopo qualche secondo, la ferita provocata dall' hollow sparì. Non
rimase nulla: ne sangue (tranne quello che aveva sporcato la divisa
scolastica), ne cicatrici... sparita nel nulla...
La guardai incredula,
senza sapere che dire. Mi precedette lei, spiegandomi che aveva il potere di
guarire le ferite e di ricomporre i corpi. La ringraziai moltissimo e,
nonostante, tutto non rimasi tanto stupita. Stavano succedendo tante cose così
strane che ormai non mi stupivo più. Scoprii, poi, che Ishida era un Quincy, un
essere potente quasi quanto uno Shinigami, e che Chad aveva un braccio molto
energico che squarciava qualsiasi cosa con un piccolo sforzo.
Tutto ciò era così
strano, così incredibile. Tuttavia la cosa mi incuriosiva parecchio.
- Torniamo a casa. -
disse Ichigo, voltandoci le spalle. Sembrava sempre così arrabbiato con il
mondo...
Lo seguimmo, parlottando
tra di noi.
- Narumi-chan, guarda
cosa ha fatto per me Ishida-kun! - esclamò Orihime, prendendo qualcosa da una
busta. Mi mostrò un completino bianco e decorato con striscioline celesti e
blu, molto grazioso e ben rifinito.
- L'hai fatto tu? -
chiesi al ragazzo. - E' carino! -
- Si, in effetti me la
cavo... - disse, sistemandosi gli occhiali. Sembrava il saputello di turno
quando faceva quel gesto!
Orihime era felicissima
di elogiarlo, parlandomi di un pupazzetto che si era rotto e che lui, con
abilità, aveva aggiustato, facendolo tornare come nuovo. Per un attimo pensai
che quei due potessero formare una bella coppietta: lei così infantile come una
bambina; lui sempre serio e perfettino. Poteva venir fuori un mix letale!
Salutai i ragazzi,
entrando nella mia casetta. Richiusi la porta scorrevole del salotto alle mie
spalle e brancolai nella semi-ombra della casa, dato che la luce fuori stava
iniziando a venir meno. Non accesi luci. Conoscevo ogni angolo di
quell'abitazione. In casa non c'era nessuno: mio padre era a lavoro e mio
fratello minore era in giro con altri bambini da qualche parte.
Adoravo il silenzio di
quei momenti. Non che non sopportassi la voce squillante di Hiroaki o quella
burbera di mio padre, ma in determinate situazioni preferivo la tranquillità.
Entrai in camera mia,
gettando la borsa per terra e buttandomi a peso morto sul letto. Ero esausta.
Forse una giornata così carica di avvenimenti non l'avevo mai avuta. Ripensai a
quello che era successo... è incredibile come in pochi attimi la vita di una
persona possa cambiare.
Mi addormentai quasi
subito, sognando la giornata che stava per finire. Mi svegliò di soprassalto il
rumore della finestra aperta che sbatteva per il vento, che nel frattempo si
era alzato.
Socchiusi gli occhi,
contrariata dal rumore. Eppure la finestra era chiusa quando ero entrata in
camera... Mi alzai per chiuderla e vidi qualcosa fuori. L'ombra di qualcuno...
sembrava un ragazzo... Ma dopo poco sparì.
Scossi la testa. Forse
stavo ancora dormendo.
Scesi in cucina e presi
un bicchiere d'acqua, che sorseggiai lentamente.
Dopo un'oretta sentii la
porta principale aprirsi e la voce di mio padre e di Hiroaki, che stava
raccontando dei goal che aveva fatto giocando a calcetto.
Hiroaki aveva otto anni.
Era un bambino solare e sempre allegro, nonostante non avesse una figura
materna. Nostra madre, infatti, era morta qualche ora dopo averlo partorito e
lui non aveva mai potuto conoscerla, se non vederla da qualche fotografia. Io,
invece, ricordo mia madre... Era un po’ fredda, ma non mi aveva mai fatto
mancare l'affetto necessario per una figlia. Mi ricordo di tutte le volte che
ha cercato di consolarmi se era successo qualcosa di brutto... Mi mancava una
figura che mi ascoltasse ogni qual volta ne avessi avuto il bisogno... Avevo
Yumi, ma non era la stessa cosa... Mio padre era buono a scherzare e a ridere,
ma le volte in cui avevo avuto una discussione seria con lui potevo contarle
sulla punta delle dita.
Li accolsi con un sorriso
e Hiroaki mi saltò addosso, abbracciandomi calorosamente.
- Narumi-chan! Oggi ho
fatto quattro goal e parato sei palloni! - mi disse, entusiasta.
Gli scompigliai i capelli
bruni, complimentandomi con lui.
- Tutto bene, Narumi? -
mi chiese papà. Si era accorto che qualcosa era successa. Me lo si leggeva in
viso, anche se stavo provando a nasconderlo. Non volevo far preoccupare
nessuno. Sebbene non avessi avuto un dialogo strettissimo con mio padre, sia io
che lui riuscivamo ormai a capire cosa ci girava per la testa.
- Niente, pà. - dissi, sorridendogli e muovendo vagamente la mano. Mi
guardò poco convinto, ma decise di lasciar perdere. Sapeva che, se avessi avuto
il bisogno, sarei andata da lui senza problemi.
Andai a giocare con
La serata passò
velocemente, senza che succedesse qualcosa di eclatante. Non sapevo perchè, ma
mi aspettavo che da un momento ad un altro spuntasse fuori qualche altro
essere. Non avrei permesso che anche la mia famiglia venisse messa in pericolo
per qualcosa che non avevo scelto.
Fortunatamente non
accadde nulla. Andai a dormire verso le undici di notte.
Guardai dalla finestra,
aspettandomi di rivedere l'ombra di prima. Ma non c'era nessuno, nessuna ombra.
Niente.
Tutto calmo, pensai. Mi
sdraiai sotto le coperte calde, ricoprendomi per bene, come a volermi sentire
più protetta. E mi addormentai pensando a che tipo di sorprese mi sarei dovuta
aspettare dall'indomani.