Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: Fanni    10/03/2014    2 recensioni
-"E' ghiacciata."- rabbrividii al solo tocco.
-"E' morta."- gesticolò con le mani.
-"Siete sicuri?"- alzò un sopracciglio.
-"Ovvio, siete dei cretini, è da milioni di anni chiusa in un cubo di ghiaccio."-
-"Dio, questo è spaventoso."- afferrai la prima cosa che mi capitò tra le mani.
Un urlò riempì la stanza. spalancai gli occhi, correndo via.
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeremy Bieber, Justin Bieber, Pattie Malette, Ryan Butler
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Frost.
Capitolo1.


Quante volte il mondo ci è sembrato strano? Quante volte abbiamo immaginato qualcosa di diverso dalla solita monotona vita? Forse troppe.
Ci lamentiamo continuamente, ci lamentiamo, ma non ci diamo nessuna risposta, o meglio, non facciamo nulla per cambiare le cose.
Rimaniamo lì seduti, in attesa che qualcosa cambi, qualcosa che movimenti le nostre vite..
ma quel qualcosa non arriva mai, ed allora tu continui ad aspettare, aspetti, aspetti, ma aspettare risolverà le cose? No, io penso di no, aspettare non cambierà le cose.. bisogna reagire se vuoi dei cambiamenti.
L’unica cosa che vorrei è riuscire ad oltrepassare questa monotonia.. e l’unica domanda che riesco a farmi è “ci riuscirò?”
Picchiettai insistentemente le dita sulla scrivania, guardavo ogni due secondi l’orologio, il tempo era come bloccato.
Mio padre non era ancora arrivato, il che mi faceva spazientire ancora di più.
L’unica cosa importante per lui era il suo lavoro, e i suoi reperti.
-“Justin, scusami, ma ero impegnato.”- entrò freneticamente nella stanza sedendosi sulla poltrona più vicina.
Faceva scontrare le dita tra loro, i suoi occhi erano spalancati, simili a quelli di un drogato.
Si alzò di nuovo dalla poltrona e si avvicinò a me.-“Non ci crederai.”- quasi urlò, inarcai un sopracciglio e continuai a guardarlo facendo un cenno con la testa per incitarlo a parlare-“ Abbiamo trovato un corpo.”- saltellò portandosi le mani alla bocca.-“ E questo.. ti emoziona?”-corrugai la fronte scuotendo la testa, mi guardò male, ma poi tornò ai suoi urletti. -“Tu, non capisci, non è uno di quei corpi normali, risale a prima del neolitico.”- si avvicinò ad uno dei vari quadri che aveva posto nello studio.-“Questi, gli homo habilis.” Continuava a sorridere, delle gocce di sudore gli caddero sugli occhi, ma parve non farci caso. -“Ehm.. sono contento per te.”- mimai un ‘okai’ con le mani e feci spallucce. –“Devi vederla.”- annuì freneticamente. –“E’ davvero bellissima.”- continuò a camminare per la stanza –“Papà, è morta, sarà pure bellissima, ma.. non può essere rimorchiata, il che non m’interessa.”- lo liquidai con un gesto della mano, lo vidi sbuffare e mi prese per un braccio. –“Fa finta che per una volta t’interessi.”- mi trascinò fuori dalla stanza a passo svelto. -“Se ti fa stare tranquillo.”- alzai gli occhi al cielo, seguendolo.
Mi porto davanti ad una stanza con una porta blindata, inserì il codice di apertura ed entrò. -“E’ qui che mettiamo tutte le nostre scoperte, tutto ciò che troviamo, o che semplicemente ci piace.”- sorrise, sorrise come un bambino a cui è stato appena regalato un nuovo giocattolo. Il suo lavoro, per lui, era davvero importante, lo faceva davvero con piacere, non solo perché veniva pagato.
-“Rimarrai sbalordito, è rimasta intatta.”- continuò a sorridere avvicinandosi ad un’altra porta.-“Oh, ciao Deasy.”- sorrise ad una ragazza poco più piccola di me.
Era davvero carina, aveva i capelli color platino e gli occhi verdi, mi leccai il labbro, sentii mio padre ridere. -“Lui è Justin, mio figlio.”- sorrise e m’indicò.
La ragazza fece un cenno col capo e si morse il labbro.-“Piacere, Justin.”- le sorrise. -“Bene, presentazioni fatte, andiamo.”- fece un cenno alla ragazza che aprì la porta.
-“Eccoci, eccoci, eccoci.”- saltellò lasciandomi il braccio. -“Oh gioiellino mio.”- emise un gridolino, portai una mano alla fronte e mi avvicinai ai quella grande vasca.
All’interno c’era un grosso pezzo di ghiaccio, dentro era contenuta una ragazza, sembrava una bambina, i lineamenti così sottili.
L’avrei presa per una tredicenne, in altre situazioni.
 
  
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