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Autore: bkfrsb    14/03/2014    0 recensioni
La vita di Kurt Hummel (Glee) dal momento del suo primo incontro con Blaine.
(la storia è la stessa della serie televisiva, solo più dettagliata e con qualche aggiunta personale).
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non ci potevo credere, papà e Carol si sarebbero sposati!
Quella mattina erano arrivati a scuola e l’avevano detto a me e Finn, ero davvero entusiasta e felice, felice davvero, come non lo ero da tanto.
Ero felice per mio padre, perché da quando mia madre morì lui non frequentò più nessuno, facemmo fatica ad andare avanti, ma lui fu tutto per me. Era tutto ciò che mi era rimasto, senza di lui non ce l’avrei fatta e non sarei qui ora. Pensai che si meritasse tutta la gioia del mondo.
Immediatamente cominciai a pensare all’organizzazione del matrimonio, ovviamente me ne sarei occupato io, perciò tutto avrebbe dovuto essere perfetto.
E poi non poteva mancare la musica. Il Glee Club doveva cantare al matrimonio, l’avrebbe reso davvero speciale.
Proprio mentre pensavo con quali canzoni avremmo potuto esibirci, mi apparve Karofsky davanti alla faccia.
Era come se fosse spuntato fuori dal nulla, facendomi prendere un colpo. Mi si raggelò il sangue quando mi guardò dritto negli occhi.
Da quando aveva pronunciato quelle parole ero continuamente terrorizzato, anche quando non era nei dintorni avevo paura.
E lui se ne stava lì, a pochi centimetri di distanza da me, con lo sguardo più minaccioso che avessi mai visto.
Stringevo la statuina dei due sposi che avremmo dovuto mettere sulla torta nuziale. Lui me la strappò dalle mani, senza un perché.
Quasi tremavo, avrei voluto urlare, correre, scappare, ma restai fermo, come paralizzato.
Andai insieme al professor Schuester a riferire tutto alla preside, ma lei disse che non avrebbe potuto fare niente. In realtà avrebbe potuto eccome, ma evidentemente non le importava dato che non era un suo problema. A chi importava di me?
Non ne avevo parlato a nessuno, non ci riuscivo.
Finn e mio padre mi avevano chiesto di insegnare loro a ballare in occasione delle nozze e io avevo accettato. Eravamo in aula canto, stavo provando qualche passo con Finn quando passò Karofsky. Non disse nulla ma ci imitò.
Papà se ne accorse subito.
«E quello che vuole?» chiese guardandolo.
«Niente, niente» mi affrettai a rispondere.
«Quello non era niente, ti stava prendendo in giro! Come diavolo si chiama?»
«Diglielo» disse Finn.
«Di che parli?» chiese papà.
«Se no glielo dico io.»
«Si chiama David Karofsky, lui... mi dà fastidio da un po’ di settimane.» dissi.
«Cioè in che senso?»
«Solo qualche spintone, qualche provocazione.»
«Che altro? C’è qualcosa che non vuoi dirmi?»
«Ha minacciato di uccidermi» dissi senza pensarci.
Era ciò che mi tenevo dentro da giorni. Non l’avevo detto a nessuno prima, avevo troppa paura.
“Se lo dici a qualcuno ti ammazzo” queste parole aveva usato. Si riferiva al fatto che anche lui fosse gay.
«Che cosa?» Finn era stupito. «Perché non me l’hai detto? Burt!»
Papà aveva iniziato a correre. Appena lo vide, si scaraventò contro Karofsky, che rimase senza parole. Appena io e Finn li separammo, lui andò via.
Andammo dalla preside e dopo aver saputo cosa era successo, lei decise di espellere Karofsky.
Ero davvero sollevato, pensavo che finalmente avrei potuto andare a scuola senza pensieri, come tutti gli altri.
Mi sbagliavo.
Il Consiglio d’istituto decise di riammetterlo a scuola, dato che nessuno aveva testimoniato contro di lui e non vi erano prove che mi avesse minacciato.
La paura tornò a impossessarsi di me. L’indomani sarebbe tornato, ancora più furioso di prima.
E io non volevo più affrontarlo.
Mio papà e Carol vedendo quanto ero preoccupato, decisero di rinunciare alla loro luna di miele per mandarmi alla Dalton, la scuola di Blaine.
Fu davvero difficile comunicarlo ai ragazzi del Glee Club. Loro non volevano crederci e non volevano accettarlo, ma ormai avevo deciso e non sarei tornato indietro.
Appena uscii dalla scuola scoppiai a piangere.
  
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