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Autore: Judeau_LaTuM    01/07/2008    1 recensioni
Erano quasi le 8 di mattina dell'8 settembre.
Davanti ad un edificio, abbastanza malandato ma per lo meno ancora in piedi, si era radunata una folla di ragazzi di un'età compresa fra i quindici e diciannove anni. Stava per iniziare la scuola e alcuni, o meglio, la maggior parte di loro non vedeva già l'ora che finisse.
-Ma non potevano eliminarlo questo maledetto esame?- domandò un ragazzo buttando fuori il fumo della sigaretta.
-Piantala di lamentarti!! Tu almeno a scuola vai bene!!- lo rimproverò l'amico.
***
8 Settembre 2031. Primo giorno di scuola. Qualcosa cambia.
Una nuova generazione riunirà delle amicizie perse, mentre cercherà di vivere la propria vita intervallandosi tra la routine dell'ultimo anno di scuola, la musica e dei segreti celati per troppo tempo.
Cosa c'entrano gli HIM in tutto questo?
Essi non sono stati altro che un spiraglio. Uno spiraglio che ha dato origine a un finalndese per caso.
Genere: Generale, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Ville Valo
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Sattumalta Suomalainen - Capitolo 5

Disclaimer: Ville Valo, gli HIM e chiunque di famoso sia citato all’interno della storia non mi appartengono. I nomi dei personaggi originali sono stati scelti senza una motivazione particolare, ergo, ogni riferimento a cose o persone realmente esistenti non è assolutamente voluto. Dalla scrittura di questa FF, ovviamente, non ci ricavo assolutamente nulla.

 

Importante: i dialoghi in corsivo presenti all’interno del capitolo, sono pronunciati in inglese [eccetto alcune parole in finlandese quali “hei – perkele - isä”].

 

Questo capitolo è dedicato a musicaddict

che ques'anno è lei ad essere reduce dalla maturità ^^

 

Sattumalta Suomalainen

 

Kapitel 5.

 

†… Sattumalta Suomalainen …†

 

 

Quella domenica mattina, quando Abigail si alzò, erano quasi le undici ma in quella casa stavano ancora tutti dormendo.

 

La camera di Ville aveva ancora la porta chiusa e di certo non si sarebbe azzardata ad aprirla.

In salotto, d’altra parte trovò l’altro Ville già sveglio intento a leggere qualcosa.

 

- Buongiorno, dormito bene? - gli domandò lei aprendo il portone di casa e afferrando il giornale che ogni mattina veniva lasciato sul tappetino d’ingresso.

 

- Ho dormito su materassi migliori, ma non mi lamento. -

 

- Mi dispiace. È un po’ vecchio. Non ho idea quanti anni abbiano quei divani ma prima d’ora non ci era mai servito. In questa casa non ha mai dormito tanta gente. -

 

- Non preoccuparti. Fidati, è più scomodo dormire u un tourbus in movimento che su un materasso un po’ deteriorato ma, se non altro, immobile. -

 

Abigail guardò l’uomo e sorrise.

 

- Colazione? -

 

- Volentieri. Cosa offre lo chef? -

 

- Caffè o thé caldo e torta avanzata da ieri sera. Dovrei avere anche dei cereali ma… -

 

- Va benissimo la torta. E il caffè. Si, quello solubile. – rispose lui, anticipando quella che sarebbe stata la successiva domanda della donna.

 

Abigail posò il giornale su un mobile della cucina e apparecchiò la tavola alla buona dopo aver messo a bollire l’acqua.

 

- Allora? -

 

- Allora cosa? -

 

- Non hai nulla da dire? -

 

- Niente di particolare. Che programmi hai per oggi? -

 

- Rassettare la casa e passare un po’ di tempo con voi. - disse Abigail mentre Ville prendeva posto su una sedia all’estremità della tavola.

 

- Perfetto. - mormorò l’uomo mentre squadrava la donna da capo a piedi.

 

- Beh, che c’è che non va? -

 

- Le tue tenute casalinghe fanno sempre schifo. - ridacchiò l’uomo passandosi una mano fra i capelli.

 

- Cosa c’è di male in un paio di pantaloni neri e una maglietta smessa degli HIM? -

 

- Nulla, ma è sempre un piacere vedere ancora degli heartagram girovagare per casa. -

 

Rimasero alcuni minuti in silenzio mentre l’acqua bolliva e Abigail sfogliava velocemente il giornale alla ricerca di qualche notizia che valesse la pena leggere.

 

- Buon’horno… - mormorò una voce assonnata proveniente dal corridoio.

 

- Ciao pikku nalle. Ciao Lily. -

 

- ‘Giorno. - rispose la ragazza per poi ripeterlo in inglese in direzione del padre del suo ragazzo.

 

- Thé o caffè? -

 

- Caffè per me. -

 

- English Breakfast. -

 

Abigail finì di preparare la colazione mettendo una fetta di torta in ciascun piatto.

 

- Stiamo facendo colazione con tuo padre… Non ti fa uno strano effetto? - domandò Lilith in direzione del ragazzo.

 

Lui fece una smorfia e si concentrò sulla sua tazza di thé fumante. Probabilmente, nonostante le apparenze, l’idea del padre appena ritrovato non è che lo entusiasmasse come aveva cercato di dare a vedere.

 

**

 

- Non avevo mai conosciuto un musicista famoso in vita mia. - disse Lilith raggiungendo Ville Senior sul balcone.

 

- Non sono nulla di speciale. - mormorò l’uomo aspirando una boccata di fumo.

 

- Io non conosco bene la musica degli HIM a differenza di mia madre o di Abigail, ma ho sentito parlare di voi e, beh… E’ curioso. - disse lei semplicemente, accettando dal pacchetto la Marloboro che l’uomo le stava offrendo.

 

- Come vi siete conosciuti tu e Ville? - domandò il finlandese cercando un argomento di conversazione che non potesse rivelarsi imbarazzante o fastidioso. Benché Abigail gli avesse raccontato quasi vita, more e miracoli della vita di suo figlio, quello era comunque un buon argomento di conversazione che gli dava anche la possibilità di sentire un’altra campana rispetto chi fosse veramente quel ragazzo e non solo i commenti di parte della madre.

 

- Siamo compagni di classe da cinque anni. I primi due anni non ci eravamo quasi mai parlati, poi abbiamo iniziato a chiacchierare di musica e film e siamo diventati amici. -

 

- Non state insieme da molto però… -

 

- Qualche mese. E a farmi innamorare di lui è stata anche questa sua doppia nazionalità che comunque non smette mai di ostentare. -

 

- Davvero? - domandò Ville sorpreso, voltandosi verso la ragazza e spalancando gli occhi. Non credeva che suo figlio potesse essere fiero di vantare origini finlandesi grazie – o per colpa – di un padre che non aveva mai conosciuto.

 

Lilith non si aspettava una reazione del genere, ma se ne compiacque.

Si sentiva la portatrice di una grande verità che forse, in qualche modo, avrebbe potuto avvicinare due persone che oltre al nome e qualche cromosoma – beh, a giudicare dall’aspetto forse ben più di qualcuno -, sembravano non avere nulla in comune.

 

- E’ sempre orgoglioso quando deve spiegare a qualche nuovo professore che ha quei nomi strani perché è nato ad Helsinki, gli piace dire qualche frase tipo “ciao, come va?” o “ti amo” e poi beh… Da il meglio di sé quando deve insultare qualcuno. -

 

- Tutto sua madre. - ridacchiò l’uomo spegnendo la sigaretta nel posacenere.

 

 

**

 

 

- Quand’è che se ne va? - aveva domandato Ville alla madre approfittando di un momento in cui Lilith aveva iniziato a chiacchierare con l’uomo.

 

- Parte domani. Ma… Non ti ha fatto piacere incontrarlo. -

 

- Piacere è una parola grossa. Non lo conosco, è un estraneo che è venuto qua con una quantità consistente di regali costosissimi ma… Per me non è nessuno. È una faccia, un vecchietto di non so neanche quanti anni che per la prima volta in diciotto anni ha voluto giocare a fare il padre. Io ho te. E anche se ora so chi è quel tizio… Non cambia niente. -

 

- Mi dispiace tesoro. -

 

- Non ce l’ho con te Mutti, il fatto è che… Beh, sapere di essere il figlio illegittimo di una rockstar di certo non è che mi esalti particolarmente. -

 

- Non è colpa sua. Ho scelto io… Il massimo della sua colpa è stato tradirmi ma sono io che ho voluto che tu fossi solo mio figlio, che portassi il mio cognome. E sono io che ho deciso di portarti via dalla Finlandia. -

 

- Lui però non ha mai fatto niente per fermarti. - commentò amaramente il ragazzo.

 

- No. Ma è stato meglio così. -

 

- La mia vita mi piace, ma il fatto che questo tizio che ha il mio stesso nome abbia giocato per un giorno a fare il padre modello l’ho trovato inutile. E fuori luogo. -

 

- Non sei costretto a rivederlo. Ci tenevo che v’incontraste. Lui mi aveva esposto i suoi dubbi cercando di farmi capire che la visita di un giorno e mezzo al figlio diciottenne che non aveva mai sentito parlare di lui in tutta la sua vita non avrebbe avuto un esito positivo. -

 

- Neanche lo conosco eppure abbiamo le stesse idee… - osservò il ragazzo sarcastico.

 

- Ecco perché voi due siete quelli che pesante e riflettete mentre io agisco e basta. -

 

- Va bene così. Grazie per avermi dato questa possibilità. E comunque tranquillizzati, non lo odio. È solo che… -

 

- E’ un estraneo e un estraneo rimarrà. E lui la pensa come te. -

 

- Eccellente. Lascia fare a me, le taglio io le cipolle, tu tira fuori il pesce. -

 

- Eh, no! Le cipolle le taglio io. - mise subito in chiaro la donna afferrando un coltello e iniziando a tagliuzzare.

 

 

**

 

- Mutti, ci dai uno strappo fino a scuola? - domandò Ville alla madre buttando i libri a casaccio nella borsa di tela nera che usava al posto dello zaino.

 

- Non vuoi sfruttare la tua neo-maggiore età per saltare un giorno di scuola e venire con noi in areoporto? -

 

- Non posso. Alla prima ora abbiamo matematica e l’insegnate mi odia dal primo giorno di scuola, se oso saltare le sue lezioni non si farà grossi problemi ad abbassarmi la media. Cosa tutt’altro che difficile, visto che in matematica sono una capra quanto te. -

 

- Questione di sfortuna. Tuo padre è sempre stato bravo. Invece la memoria da elefante che ti ritrovi la devi a me. - disse Abigail cercando le chiavi della macchina che le erano cadute dietro il mobile del salotto sul quale le lasciava ogni volta.

 

- Sei un disastro… -

 

- Comunque nessun problema, appena avrò finito di litigare con la polvere… Cazzo, ci abbiamo pulito ieri, come fa ad esserci ancora tutto questo schifo?! Oh, eccole!... Possiamo andare ragazzi! Ville, accompagnamo prima a scuola i ragazzi e poi andiamo all’aeroporto… Per te va bene? -

 

- Sei tu che guidi. - ridacchiò l’uomo mettendosi sulle spalle il borsone che si era portato dietro.

 

 

**

 

- Io ODIO questa strada. E questa città. - si lamentò Abigail inserendo la freccia per svoltare a destra ed accostarsi poco dopo per permettere a due ragazzi di scendere. - Mi dispiace che vi dobbiate salutare così di fretta, ma purtroppo la strada è quello che è. -

 

- Non importa. Grazie mille Mutti, a stasera… Ciao isä.

 

- Ciao Ville, è stato un piacere conoscerti. -

 

- Anche per me. -

 

- Arrivederci. - lo salutò Lilith.

 

- Ciao sweetheart. -

 

La ragazza chiuse la portiera dell’auto e, prendendo la mano di Ville, attraversarono la strada dirigendosi verso il portone infernale.

 

- Mi spiace che le cose che Ville non siano andate come speravo. -

 

- Non importa, dovevamo immaginarcelo. Te l’ho detto, siamo entrambi due estranei, mica potevo pretendere mi saltasse al collo e iniziasse a farmi le feste. -

 

- Anche perché quello lo fanno i cani, non i ragazzi diciottenni. -

 

- Vero. -

 

- Bene caro… Tu hai un aereo da prendere e io una città schifosamente trafficata da attraversare… - disse Abigail lanciando uno sguardo all’edificio dove aveva visto entrare suo figlio.

 

Per la prima, e anche unica, volta nella sua vita aveva accompagnato suo figlio a scuola insieme al padre.

 

Le cose forse non erano andate come aveva sperato che andassero, ma in fondo non aveva mai voluto che Ville divenisse co-protagonista della vita di suo figlio.

 

Sulla strada verso l’aeroporto si rese conto che quello che aveva avuto davvero importanza era che ora Ville era a conoscenza della verità che stava dietro la sua identità di finlandese per caso

 

 

 

Note dell’autrice:

Potrei anche finirla qui…

Teoricamente questa storia avrebbe un seguito infinito ma… Sono le 5.58 del mattino e ho appena scritto l’ultima frase rendendomi conto che potrebbe anche funzionare come conclusione.

Le cose hanno preso una piega diversa rispetto a com’erano state progettate inizialmente – si parla di un anno fa – e, credo che alla fine questa sia la conclusione migliore per rimanere fedele al titolo.

 

Non è un lavoro eccezionale, ma in questi giorni ho fatto un tour de force per portare avanti un po’ delle giacenze che da tempo immemore erano lì a guardarmi con i loro occhi bovini nella speranza di essere prese in mano e aggiornate: kaulitzest, originali, qualcosa su Queer as Folk… A questo punto, tralasciare gli HIM sarebbe stato blasfemo XD

 

Volevo ringraziare musicaddict per il supporto che mi ha sempre dato per scrivere questa storia, a Shioli per aver commentato il precedente capitolo e a Judeau che è stato quello che mi aveva dato una mano a buttare giù la storyboard e, in qualche modo, è anche per lui che ho voluto continuare a scrivere [nonostante il suo abbandono forzato dopo la pubblicazione del primo capitolo].

 

Direi che è tutto ^___^

  
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