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Autore: Giampi96    19/03/2014    5 recensioni
Durante il torneo di arti marziali nella Saga di Majin Bu, vediamo Crilin sposato con C-18.
Cosa sarà successo tra di loro negli ultimi anni? Con questa long cercherò di far luce un po' sulla loro storia.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 18, Crilin, Un po' tutti | Coppie: 18/Crilin
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Per sempre insieme
 
 
Crilin per tutto il giorno restò seduto in spiaggia a osservare le limpide acque del mare.
Da quando il suo migliore amico, Goku, era scomparso, aveva perso il suo sorriso, non era più com'era solito essere. Eppure, c’era qualcos’altro tra i suoi pensieri che lo rendeva inquieto.
“Forse dovrei smetterla di starmene qui senza far nulla.” Pensò Crilin triste.
Aveva molti amici, ma dentro di sé sapeva di non aver concluso mai nulla nella sua vita, persino Goku era riuscito a mettere su famiglia e lui no, forse anche lui desiderava una donna accanto, una famiglia da amare e proteggere, proprio come faceva il suo amico.
 
“Ciao, ci vediamo.”
 
All’improvviso al terrestre gli vennero in mente quelle parole, le ultime parole pronunciate da C-18, la cyborg per la quale aveva una cotta.
Forse era proprio quello che lo rattristava davvero, voleva rivederla.
Cominciando a sentire freddo decise di entrare a casa e continuare a rimuginare davanti al camino.
 
Nei sobborghi della città del Nord, un’altra persona girovagava senza meta.
“Ormai è più di un mese che mi ritrovo così, chissà quale destino mi attende ormai.” Pensò la cyborg infelice.
Non riusciva a trovare suo fratello, aveva bisogno di lui, non poteva continuare a stare da sola.
“Chissà dov’è.”
All’improvviso, una piccola banda di criminali notando la bionda tutta sola, decise di andare lì.
«Ehi dolcezza, dove vai tutta sola?»
«Lasciatemi stare.» Rispose fredda lei, senza degnarli nemmeno di uno sguardo.
«Che caratterino che hai, non male.»
La cyborg era già di pessimo umore; dunque, senza pensarci oltre si girò e con un pugno ben assestato spedì il capo della banda contro un muro. Gli altri rimasero allibiti, tremarono di paura.
«Dovrei uccidervi ma voglio evitare. Andatevene prima che cambi idea.»
Sistemata la piccola faccenda, proseguì per le vie cupe e fredde dei sobborghi in cerca di qualcosa che la stimolasse.
 
Verso sera, il freddo cominciò a farsi sentire sempre di più, dopotutto era Febbraio, e l’inverno si sentiva.
Crilin continuò a starsene davanti al camino triste e pensieroso, continuavano a risuonargli in testa le ultime parole della cyborg.
Era triste per la morte del suo amico, ma l’unica cosa che voleva ora era rivedere C-18.
“Non posso continuare a starmene qui.” E senza pensarci oltre, uscì di scatto dalla casa spiccando il volo in direzione della città dell’Ovest.
Aveva bisogno di qualcuno che lo ascoltasse e chi poteva farlo meglio di Bulma?
Si conoscevano da molto tempo e non era la prima volta che si ritrovava ad ascoltare i problemi per cercare soluzioni. Le piaceva rendersi utile, nel suo piccolo.
 
La turchina sentendo bussare smise di lavorare e dal suo laboratorio si avviò per vedere chi fosse.
Aprì la porta lentamente e rimase stupita. «Crilin, che ci fai qui a quest’ora?»
«Ho bisogno di parlarti, spero di non averti svegliato.»
“Oh no. Ero già sveglia, stavo finendo delle cose in laboratorio, entra pure” Sorrise Bulma.
Crilin seguì l’amica in soggiorno, sapeva che forse Bulma non sarebbe stata d’accordo con i suoi pensieri verso la cyborg, ma doveva parlarne con qualcuno.
«Allora, accomodati pure e dimmi tutto.» iniziò lei, indicando il divano all’amico.
Passarono diversi minuti di silenzio, ma poi finalmente Crilin si decise a parlare.
Cominciò a descrivere il suo stato d’animo nelle ultime settimane, spiegando i suoi sentimenti verso la cyborg. La turchina non rimase sorpresa, già quando aveva scoperto che l’amico aveva preferito distruggere il telecomando piuttosto che usarlo per disattivare C-18 aveva capito.
«Capisci ora? Io continuo a pensare a lei, non ho più voglia di fare nulla.»
«Io non posso fare nulla, mi dispiace. Devi cercarla e parlarci, invece di startene seduto senza far nulla.»
Quelle parole all’apparenza sembravano fredde, ma erano un incoraggiamento per l’amico: doveva trovare C-18 e dirle cosa provava davvero, non sarebbe stato facile ma doveva farlo.
Dopo aver ringraziato l’amica, Crilin si precipitò fuori dalle Capsule Corporation per cercare la cyborg. Era determinato, non gli importava quanto ci sarebbe voluto, ma l’avrebbe trovata.
 
Nel frattempo nelle strade solitarie della Città del Nord, C-18 continuava a girovagare senza meta. Da quando era sola, si sentiva vuota e triste, aveva bisogno di qualcuno accanto a lei.
All’improvviso toccandosi il petto le vennero in mente dei ricordi.
 
«Se non è possibile farli tornare umani, allora vorrei che rimuovessi i dispositivi di autodistruzione installati nei loro corpi!»
 
La bionda si era dimenticata di non avere più la bomba dentro di sé, e doveva ringraziare Crilin per questo. Invece l’aveva trattato male e se n’era andata senza dirgli nemmeno grazie.
Forse avrebbe voluto farlo, ma il suo orgoglio glielo aveva impedito.
«Se non posso trovare mio fratello… potrei andare lui. Magari può aiutarmi, dopotutto non è bello stare soli.»
Quei pensieri l’avvolsero per qualche secondo, ma tornò subito alla normalità. “Al diavolo, non ho bisogno di nessuno!”
Stanca di quella città, spiccò il volo per andare altrove.
  
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