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Autore: GretaHorses    19/03/2014    4 recensioni
"L'intera aula viene invasa da una risata generale e sì, la battuta pessima arriva proprio dal vicino di banco di Andrès, dal deficiente. Se c'è qualcuno che odio più di Ludmilla in questa classe è proprio lui. E' arrogante, viziato, ignorante e pure troglodita! Mi domando come possa una persona essere così tanto sfaticata perché essere bocciati due volte è proprio da somari e soprattutto ad aver avuto così tante ragazze a soli diciassette anni! Da quando cavernicolo è bello?"
E' la mia prima fanfic su Violetta, per favore non aggreditemi D:
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leon, Un po' tutti, Violetta
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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                                                CAPITOLO 2

 

 

Stanotte ho faticato a chiudere occhio, come sempre. Ho ascoltato fino allo sfinimento 'Hurricane' dei Thirty Seconds to Mars e l'ho fatto anche stamattina mentre con l'autobus raggiungevo la scuola. Grazie al cielo sono in una delle prime fermate e trovo quasi sempre posto, il cretino è verso le ultime per cui sta spesso in piedi. Quando l'ho visto salire ho fatto finta di niente e sono sprofondata nel sedile anche perché su quello accanto avevo poggiato la mia cartellina e non volevo che si sedesse vicino a me come ieri. Ora devo solo pensare a scusarmi con Francesca, l'ho trattata davvero male e mi spiace molto. Apro un taschino dello zaino ed estraggo le chiavi dell'armadietto, arriverà da un momento all'altro di sicuro. Inserisco la chiave nel lucchetto e lo apro, mi tolgo il cappello nero e il doppiopetto dello stesso colore e lo appendo al gancetto. Mi volto e vedo la mia migliore amica con le braccia conserte che mi guarda, non mi piace litigare con lei e la cosa è reciproca, riesco a leggerglielo negli occhi. Solitamente non lo farei mai eh? Sono una tipa troppo orgogliosa, però mi fiondo fra le sue braccia pigolando degli 'scusami' ripetuti all'infinito. Subito è rigida, ma dopo pochi secondi si scioglie e mi abbraccia di rimando. “Credimi se ti dico che sono una stupida insensibile e che non avrei dovuto trattarti così male. Sei l'unica vera amica che ho mai avuto...non voglio perderti”. Fran mi fa uno di quei sorrisoni rassicuranti che sembrano dire 'Non preoccuparti ci sono io con te, sempre'. “Tranquilla Vilu, non me l'ero presa così tanto come ho voluto farti credere. Avevo capito che la tua risposta era dovuta al fatto che ieri eri molto nervosa”. Nervosa? Incazzata nera semmai. “Allora è tutto risolto?”. Ride e mi abbraccia ancora, è incredibile quanto io abbia bisogno di Fran in questo momento più che mai. “Però hai un bel caratterino eh? Leon ti fa uscire di testa”. “Dipende per cosa intendi per 'ti fa uscire di testa'”. “Nel senso che non lo sopporti”. “Beh quello sì, pensa te che ieri si è seduto vicino a me in corriera chiedendomi se potessi fare il lavoro al posto suo e poi glielo facessi avere ed io, ovviamente, ho rifiutato. Così ci siamo messi d'accordo per trovarci giovedì, ma non so nemmeno il luogo e l'ora e poi non so...ha detto tante altre sue cazzate, allora ho messo gli auricolari dell'mp3 per non starlo più a sentire”. Lo stomaco continua a rigirarsi su sé stesso al ricordo di quella conversazione e fa male, tanto male. Non capisco cosa di preciso mi faccia stare così da cani, so solo che ho provato una cosa simile solo quest'estate. “Hey...stai bene? Sei molto pallida”. “Sì Fran, sto bene. Ho solo dormito poco”. Mi guarda pietosamente come si fa con un cucciolo che continua ad andare addosso ad una porta di vetro nonostante ci sia andato a sbattere più volte. “Ancora con questa storia? Dillo a tuo padre, Vilu. Non va bene che tu dorma solo una media di tre ore e mezza a notte, non è salutare!”. “Lo so, ma in fondo che gli dico? 'Papà portami all'ospedale perché non dormo'? Non avrebbe senso”. Ora la sua espressione si tramuta e diventa come quella di una madre che ha appena scoperto una nota nel libretto del proprio figlio. “Mai sentito parlare di insonnia? E' una malattia da non prendere alla leggera, può causare danni fisici e psicologici”. “Tanto peggio di così...”. Da dove mi è uscita questa? Ovviamente mi riferivo ai danni psicologici, sono già lesa di mio. Per fortuna Francesca non ha capito ciò che ho detto. “Come scusa?”. “Oh niente, niente!”. “Mmm...”. “E' stato una specie di lapsus, sai quando dici una cosa completamente diversa dal contesto perché magari ne pensavi ad un'altra? Ecco era una cosa del genere”. Fa una faccia maliziosa e mi pizzica la pancia. “Ahia!”. “A chi stavi pensando?”. “A...niente”. “Non ci credo ti conosco troppo bene...pensavi all'homo stronzus vero?”. Mi fa l'occhiolino, a questo punto penso che fosse meglio che le esplicassi tutti i miei problemi psicologici dal primo all'ultimo. “Hey! Guarda che ho io l'esclusiva di chiamarlo così!”. “Okay, okay. Puoi chiamarlo solo tu così contenta? Dai, a me puoi dirlo...pensavi a Leon, ne sono sicura!”. No, no e poi no! Perché mai dovrei pensare anche solo...vedo Heredia in lontananza e dalla disperazione dico: “Pensavo a...Tomas! Sì ecco, pensavo proprio a lui”. La mia migliore amica sgrana gli occhi e si mette le mani davanti alla bocca. “Oh. My. God. Ti piace Tomas!”. Mi guardo attorno in imbarazzo e le do un sberla sul braccio. “Puoi urlare un po' più forte?! Alla fermata non ti hanno sentito!”. “Oh scusami tanto, è solo che sono così contenta che ti piaccia un ragazzo dopo quello che è successo con Diego! Poverina, devi aver sofferto molto...”. Fa il labbruccio e mi dà una pacca sulla spalla. In verità per Diego non ci sono stata male per niente, ma Fran è convinta che quest'estate abbia sofferto per lui quando invece non ho la più pallida idea di quale sia stato il motivo. Mio padre credeva che io avessi avuto un'altra ricaduta per la scomparsa di mamma, ma non è stato nemmeno quello. So solo che mi facevo schifo, mi guardavo allo specchio e mi sentivo un mostro. Cominciata la scuola tutto è magicamente passato, sarà perché avevo Francesca vicina tutti i giorni. Ogni estate lei torna nel suo paese d'origine, l'Italia, per incontrare i suoi parenti e di conseguenza l'ho vista veramente poco durante le vacanze. Questo ha comportato: io, copertina di plaid, barattolo di gelato e film deprimenti, questa è stata la mia compagnia estiva. Il brutto è che sto rivivendo queste sensazioni proprio ora. “Già...”. “E io che pensavo ti piacesse quell'altro!”. Non credo di aver mai fatto un sorriso più sforzato in vita mia. “Non so come una stronzata del genere abbia potuto anche solo passarti per l'anticamera del cervello”. “Sì però ammetti che uno poteva anche arrivare a pensarlo, lo pensa tutta la classe ormai!”. Si porta un mano alla fronte e ripete alla velocità della luce 'stupida, stupida, stupida!'. “Cosa?!?”. “Ehm...non avrei dovuto dirtelo, ma Cami mi ha detto che tutti nel gruppo dei figli di papà credono che a te piaccia...ecco sì, Leon. Compresa Ludmilla”. “Oh merda”. Affondo il viso fra le mani e scuoto il capo, non può essere. “Ma tranquilla Vilu, ho un'idea: dico a Cami che tu mi hai detto che ti piace Tomas, così dopo magari lo dice alla tarantola e così smentiamo la voce”. Alzo di scatto la testa e la guardo allarmata, adesso per colpa di una cazzata viene fuori il finimondo. “No! Ma che vuoi fare? Vuoi che lo sappiano tutti?”. Le reggo il gioco anche se ho veramente paura che si sparga un'altra voce non vera sul mio conto. “Ma scusami: meglio che sappiano la verità che credano una cosa non vera, no?”. Nessuna delle due Dio santo, sono entrambe false! “Va bene, fai così. Piuttosto che credano che vada dietro a Vargas...”. “Vedi? E' meglio così, fidati! Ora sbrighiamoci che sennò arriviamo in ritardo alla lezione di storia dell'arte”. Chiudo l'armadietto e ci incamminiamo verso la nostra aula. Mi sembra di camminare sui carboni ardenti, ho timore per come mi guarderanno i miei compagni di classe e poi fra meno di ventiquattro ore si spargerà la voce che mi piace Tomas Heredia, andiamo bene. Le due arpie avranno detto qualcosa al troglodita? Spero proprio di no, in caso contrario non riuscirei a guardarlo più in faccia per la vergogna e la cosa più strana è che non ho motivo di vergognarmi.

 

 

La lezione di zia Angie è stata piuttosto interessante, stiamo trattando il gotico francese e trovo che sia uno stile artistico divino. Angela è la sorella di mamma ed è sempre stata la mia roccia assieme a papà e nonna Angelica, non so come farei senza di loro. Avevo solo sei anni quando mia madre è morta in un incidente stradale e esattamente l'otto maggio di quest'anno saranno passati dieci anni dalla sua scomparsa, per assurdo proprio il giorno della festa della mamma. Zia è completamente diversa da lei, ha un carattere impulsivo e travolgente e i pomeriggi con lei sono divertimento puro! Da Angie ho ereditato la passione per l'arte, da mamma quella per la musica e da papà...il naso, credo. La domenica la mia famiglia si ritrova spesso a pranzare a casa di nonna Angelica che abita in periferia poco distante dalla zia, mi piace stare con i miei parenti perché mi fanno sentire sicura e protetta. Ci sono momenti in cui mi sento un leone e spaccherei il mondo, invece ce ne sono altri in cui mi sento debole e fragile come una foglia in autunno. Per natura io ho bisogno di sostegno. Un ragazzo per me deve essere prima un amico, voglio sentirmi libera di parlare con lui di tutto e di più senza necessariamente scambiarci effusioni, poi ovviamente le coccole ci stanno ma non sempre. Ecco perché con Diego non ha funzionato: lui voleva stare con me certo, ma sembrava mi desiderasse solo fisicamente e che non gliene importasse di me come persona. Mi risveglio dal turbine dei miei pensieri e mi dirigo con la cartellina sottobraccio verso l'aula di discipline pittoriche, ossia dove disegniamo e sperimentiamo le varie tecniche come gli acquerelli, i carboncini, le tempere e cose così. Entro nella stanza e prendo posto nel mio tavolo nel quale sono già seduti Francesca, Maxi, Camilla e Marco. Dando una rapida occhiata alla classe i gruppetti possono essere individuati subito perché si raggruppano tutti in una tavolata ben precisa. Ci sono tre tavoloni ed, escludendo la mia, in uno ci sono le due arpie, Andrès e il deficiente e nell'altro Broadway, Napo, Tomas e Braco. E i professori vorrebbero unirci? Sarebbe come mescolare l'olio con l'acqua, non ci riusciranno mai. Wow, è da un periodo che ho cominciato a studiare scienze e già si notano i risultati! Mi sento il Dalton dei poveri. All'improvviso il professor Benvenuto meglio conosciuto come Beto chiama il silenzio, devastando nel frattempo metà aula dalla sbadataggine.“Dimenticate tutto ciò che stavate facendo, cancellatelo! Oggi vi propongo un lavoro: prendete un foglio bianco, qualsiasi strumento che sia pure una matita o anche una penna e disegnate qualcosa che esprima ciò che provate!”. Mmm questa cosa mi puzza, sicuramente c'è lo zampino del prof. Galindo. Di solito è lui quello con le idee strane. “Ma come faccio a rappresentare un sentimento che è una cosa astratta?”. Vedo un alquanto confuso Napo e credo che la sua domanda se la siano posta tutti. “E' questo il bello. La rappresentazione di un sentimento in un linguaggio universale, ossia le immagini”. Credo di aver appena avuto l'ispirazione, allora mi infilo le cuffiette nelle orecchie e mi metto subito sotto dimenticando tutto il resto ed isolandomi da tutta la classe che nel frattempo sta questionando. Il tempo passa veloce e la mia mente si svuota quando disegno, ci sono solo io, la musica e la mia mano che scorre nel foglio bianco senza che io le dia indicazioni. Finito di fare la base in matita, mi alzo per andare a prendere gli acquerelli che sono nell'armadio e mi metto a rovistare col profumo delle tempere che mi solletica le narici. Quando mi volto vedo metà classe attorno al mio disegno e posso sentire Beto dire: “Dovete prendere esempio da Violetta, questa sì che è una rappresentazione triste e struggente che sprizza emozioni di tutti i tipi da ogni singolo tratto in matita”. Vedo il prof. alquanto entusiasta e quando raggiungo il mio posto mi dà una pacca sulla spalla facendomi vivissimi complimenti. Ora tutti i miei compagni mi circondano osservando ciò che ho creato, mi volto a destra e vedo lo stronzo che mi fissa torvo. Oh, speriamo che non creda che mi piaccia. Non riesco a decifrare la sua espressione anche perché è la prima volta che lo vedo con un atteggiamento non derisorio, sposta lo sguardo sul mio disegno, dopo su di me e così per altre tre volte. Poi va a sedersi prima degli altri che nel frattempo si trattengono da me lodandomi, per fortuna dopo cinque minuti se ne vanno via tutti. E forse è a quel punto, quando tutta la confusione si è allontanata che osservo bene ciò che ho sotto il naso. C'è una ragazza molto somigliante a me rinchiusa in una stanza piena di specchi, lei urla, piange e continua a sbattere i palmi delle mani contro di essi. Aldilà delle pareti ci sono delle persone indifferenti che non si accorgono della giovane che chiede disperatamente aiuto, solo ora noto una cosa: fra la folla ho disegnato anche un ragazzo. E quel ragazzo assomiglia tremendamente a Leon.


Sono stanchissima, non vedo l'ora di andare a casa e in più sto morendo di freddo. Sono seduta sulla panchina sotto la pensilina nella fermata degli autobus e, manco a dirlo, sto ascoltando i Mars ad un volume illegale. Socchiudo gli occhi, sento che il sonno mi sta intorpidendo ogni cellula del corpo e credo che mi addormenterò da un momento all'altro. La sento ancora, sì proprio quella presenza. Riesco a percepirla ed è troppo vivida per essere solo un sogno. Apro gli occhi e vedo Vargas seduto accanto a me intento a divorare un Kinder Bueno. Metto in pausa la musica e mi levo gli auricolari. “Che vuoi?”. Si volta e sorride in modo sarcastico, questo significa che è lo stronzo di sempre. Non gli hanno riferito nulla. “Ma ciao musona, vedo che sei di buon umore come sempre”. No aspetta, come mi ha chiamato? Musona? Mr. IoSonoErMejoETuNo se vuoi ho un biglietto per Fanculoland, vedi di andarci! “No seriamente: che vuoi?”. Ora mi ride in faccia, ma per lui sono davvero così divertente? “Senti ciccia, sei l'unica persona di classe nostra che prende questo bus e non ho nessuno con chi stare per cui t'attacchi! Poi è vantaggioso sia per me che per te”. Fa un espressione compiaciuta, sinceramente non capisco cosa intende. “Per quale assurdo motivo dovrei trarre vantaggio stando con uno...come te in fermata?”. Ammetto che gli esercizi di autocontrollo che ho seguito su Internet danno i suoi frutti! “Beh io non sto solo come un cane e poi non so se mi hai visto bene: potrebbero premiarmi da un giorno all'altro come 'Miglior Trovatore di Posti in Bus' dell'istituto il che andrebbe quasi tutto a vantaggio tuo”. Non so perché ma scoppio in una risata fragorosa e anche lui si unisce a me. Mi porge l'altro cioccolatino del Kinder Bueno e mi dice: “Ne vuoi un po'?”. “No grazie, non ho fame”. Il mio stomaco che brontola interrompe il silenzio dopo la mia risposta e mi sento sprofondare. Se lui potrebbe essere premiato per i posti in autobus, io potrei ritirare la fascia di 'Miss Figura di Merda' all'istante. “Sicura?”. “Ehm...sì”. “No dai, tienilo!”. Me lo appoggia su una gamba e io glielo ripasso prontamente. “Ti ho detto che non voglio mangiare nulla!”. “Cazzo hanno sentito il tuo stomaco brontolare fino in Uganda, ti prego voglio che lo mangi!”. Ma che nervi Dio mio! Riprendo lo snack, lo apro velocemente dal nervoso e gli do un morsicone. “Ecco, contento?”. “Sì, così va meglio. Detesto le ragazze perfettine e attente alla linea, Ludmilla ad esempio tiene conto su un foglietto quante calorie assume ad ogni pasto per non superare la media consigliata dal nutrizionista per non ingrassare”. “No aspetta, cosa hai detto? Detesti 'Ludmi'?”. Calco l'ultima parola volutamente per stuzzicarlo. “Non lo so, ci sono momenti in cui mi sta simpatica e momenti in cui la prenderei per collo”. Mima il gesto di strozzarsi con gli occhi fuori dalle orbite e rido. Di nuovo. Dovrei smetterla, altrimenti dopo ci fa troppo l'abitudine. “Ma se te la facevi quest'estate in piscina! Certo che sei proprio coerente come poche cose”. “E tu come fai a saperlo?”. Ops...e ora che gli dico? “Le voci girano 'caro' Vargas, più velocemente di quanto credi”. Si aggiusta il colletto del giubbotto con nonchalance e mi guarda in modo imperturbabile. “E allora? Non vedo dove stia il problema. Fisicamente Ludmilla merita molto come ragazza, in costume da bagno poi!”. Io. Lo. Detesto. “Tu ti soffermi su questo? Su come sta una in bikini? Sei ridicolo!”. “Sì perché tu la tartaruga ai ragazzi non la guardi! Noooo!”. Ma quanto coglione è? Ma soprattutto perché gli ho rivolto la parola? Potevo far finta di dormire e basta. “No, credo che l'aspetto fisico conti relativamente. Prediligo la sfera caratteriale...sai com'è, quando non si è frivoli e superficiali funziona così!”. “Quindi mi stai dando indirettamente del frivolo e pure del superficiale?”. “Vedo che sei intuitivo”. Sghignazza e scuote il capo. “Okay lo ammetto con questa hai vinto tu. Ma solo per questa volta eh? Voglio al più presto la rivincita!”. Credo di essermi persa qualcosa. Stavamo discutendo seri e lui lo prende come...un gioco? Al quale ho pure vinto. “Adesso noi ridiamo e scherziamo, ma dobbiamo ancora scegliere il luogo e l'ora dove trovarci domani per la ricerca di scienze”. Si mette le mani suoi capelli con finta disperazione dimenandosi come un pazzo e trattengo l'ennesima risata per non farlo gasare più di quanto lo è già. “Oh!!! La ricerca di scienze!! Cavolini di Bruxelles, se quello scimmione del mio compagno non mi dice ora e luogo sono FI-NI-TA. Non voglio rovinare la mia media!”. Ora capisco, quel deficiente mi sta imitando! Io cerco anche di condurre un discorso serio e civile e lui pensa a prendermi per il culo! Dopo il siparietto per niente divertente si arresta di scatto e con un sorriso da ebete dice: “Domani alle quattro a casa mia, prendere o lasciare!”. “E ti costava tanto dire 'Vieni domani alle quattro a casa mia' invece di prendermi in giro?”. “Con la presa in giro e più divertente e poi tu ti incazzi come una bestia, quindi mi riempi di soddisfazione! Non mi deludi mai, Castillo”. Roteo gli occhi e fisso la strada davanti a me. “Bene grazie dell'informazione, vorrà dire che non me la prenderò più in futuro!”. “No, no, no! Aspetta che dici? Resta pure così, mi piace quando ti arrabbi!”. Lo guardo scocciata e cerco di riproporre di nuovo l'argomento ricerca ossia l'unica cosa che mi trattiene ancora a parlare con questo pagliaccio. “Dove abiti?”. “Eh, ti piacerebbe saperlo?”. “Riesci ad essere serio per più di un secondo?! Mi fai uscire di testa quando fai così, veramente!”. Batte le mani e annuisce. “Questa scenata mi piaceva parecchio, complimenti ragazzina. Comunque non sto qua a spiegarti dove abito, fai prima a darmi il tuo numero così te lo dico nel pomeriggio”. “Faresti prima a dirmelo qua in realtà, però non voglio infierire”. “La verità è che...non mi ricordo le vie, ma dettagli!”. Questa volta non riesco a trattenere una risata e, mentre scrivo il mio numero di cellulare su un pezzettino di carta, dico: “Ma quanto stupido sei?”. “Me lo dice sempre anche mia mamma”. Rido ancora e gli porgo il bigliettino facendolo però cadere a terra...dovevo immaginarlo no? Sono 'Miss Figura di Merda'! Ci chiniamo contemporaneamente per raccoglierlo e quasi gli do una testata, alzo lo sguardo e incontro il suo. “Toh...tieni”. Come era scritto nel diario ha gli occhi verde scuro, ma non avevo mai notato che l'iride è contornata di nero. Deglutisco a fatica e mi risiedo goffamente. Dopo essersi riseduto anche lui, guardandosi le scarpe mi chiede: “Che indirizzo andrai a fare il prossimo anno?”*. Accavallo le gambe e rispondo: “Arti figurative, te?”. Si volta verso di me e sorride. “Anche io sceglierò arti figurative molto probabilmente, anche se sono indeciso con grafica. Logicamente arti figurative mi piacerebbe di più perché c'è molta più libertà ed è più creativo, ma non tutti siamo bravi come te”. Mi sento...lusingata? Leon Vargas mi ha appena fatto un complimento, il primo e forse anche l'ultimo. “Ma cosa dici! Ho visto il ritratto di Billie Joe Armstrong che hai fatto ed è praticamente identico”. Ora fissa la strada. “Era bello il disegno che hai fatto oggi, sul serio. Posso chiederti una cosa?”. “Certo”. All'improvviso arriva il bus ed una fiumana di studenti si fionda appresso le porte di esso compresi noi due, vengo spinta e gettata all'indietro. Lo sapevo, sono negata a salire negli autobus. Faccio le scalette e mi ritrovo in piedi come immaginavo, mi guardo attorno e vedo Vargas che mi fa segno col braccio di andare da lui. Mi faccio spazio fra la gente e lo raggiungo. Mi ha tenuto il posto. Mi siedo imbarazzata e non dico nulla, a parlare per primo è lui: “Che ti avevo detto?”. Gli rivolgo un sorrisetto alquanto a disagio. “Avevi ragione, meriti proprio quel premio”. Il silenzio fra noi cala di nuovo ed è in completo contrasto con la caciara che fanno gli altri ragazzi tutt'intorno. Non ho voglia di ascoltare la musica nell'mp3, non oggi. Per cui cerco di tirare fuori un argomento di conversazione. “Che volevi dirmi prima?”. Continua a fissare fuori dal finestrino. “Niente, non ha importanza”. “Dai su, puoi dirmelo”. “Mi sono dimenticato”. “Ma se prima hai detto che non aveva importanza”. “Non ha importanza perché me lo sono dimenticato”. “Ah”. Aspetto un po' per vedere se gli viene in mente, ma non pronuncia nemmeno un verso. Mi metto le cuffiette e guardo dalla parte opposta. Dopo cinque minuti finalmente si gira, ma mi chiede solamente se posso alzarmi per farlo passare. Prenota la fermata, mi saluta e scende dal bus lasciandomi con mille interrogativi.

 

 

                                                                                                                                                         12 gennaio 2014
Caro diario,

oggi non sono più arrabbiata, piuttosto mi sento strana. Da una parte mi sento felice e da un'altra triste. Ora ho finito di fare i compiti, ma prima di cominciarli guardavo morbosamente il cellulare. Forse dovrei smetterla, non mi scriverà mai. Soprattutto dopo come si è comportato in bus...sembrava fosse arrabbiato con me. Ho fatto qualcosa di male? Ho ripensato mille volte a ciò che ho detto in quella conversazione in fermata e non mi pare di aver detto nulla di offensivo! Lo so che ti sembrerà strano sentirlo dire da me, ma lo preferisco stronzo a questo punto...almeno mi parla. Ho sempre pensato che sia un ragazzo freddo e apatico, ma del resto lo sono anche io. Ho sempre detto di odiarlo e difatti ancora non lo sopporto, ma ci sono state delle volte in cui mi sembrava vulnerabile, come se da un momento all'altro sarebbe crollato a pezzi. A volte provo quasi pena per lui, ma poi lo vedo alle feste studentesche a provarci con tutte le ragazze carine sotto tiro e a ubriacarsi e allora ricomincio a detestarlo di nuovo. Mi hanno sempre detto che ho un sesto senso a capire le persone, infatti metto subito in guardia chi voglio bene quando si fida troppo di una persona che non mi va a genio. Con Vargas è diverso. Ho cominciato ad odiarlo nel momento stesso in cui ho visto che non riuscivo a comprenderlo. Lui nasconde bene ciò che prova sotto una maschera di menefreghismo, anche se di questo passo credo che quello non sia un modo per camuffare i suoi sentimenti ma che invece lui sia veramente così. Ora mi preparo per la cena perché in questo momento sono sotto le coperte con il pigiama addosso.
A domani,

Violetta


Mi alzo dal letto e mi metto i vestiti che indossavo prima, prendo in mano il telefono per guardare l'ora e trovo un messaggio di un numero che non ho salvato in rubrica.
Ciao Castillo, sono Leon. Per raggiungere casa mia devi scendere alla mia fermata, vai nella prima via a destra e prosegui. In quella via ci sono un sacco di stradine che sbucato da ogni parte per cui mentre cammini fa attenzione ai cartelli con i nomi delle vie. Io abito in via Isaac Newton, quando la vedi imboccala e là ci dovrebbe essere la mia casa. E' il numero 22. Penso di averti detto tutte le indicazioni corrette, se hai qualche dubbio chiedimi a scuola. A domani.

Sento come se lo stomaco mi formicolasse e mi do una sberla sulla pancia come se potesse in qualche modo fermare questa sensazione. Che faccio? Rispondo o non rispondo? Rispondo.
Penso di aver capito come arrivarci, grazie per le indicazioni. A domani.
Poso il cellulare sulla scrivania e scendo le scale praticamente saltellando. “Hey Vilu che cos'hai? Sembri...contenta?”. Mio padre mi viene incontro e mi abbraccia. “Ah niente, Francesca mi ha detto che domani si entra un'ora dopo”. “E sei contenta per così poco?”. “Embè logico, vado a fare colazione al bar vicino alla scuola con Francesca”. Mi sorride e mi dice di accomodarmi a tavola che la cena è pronta. Non so se riuscirò a toccare del cibo, il formicolio allo stomaco non è ancora passato.


 

*N.d.R nel liceo artistico i primi due anni sono comuni e si prova un po' di tutto dei vari indirizzi, i quali vanno scelti in seconda per i tre anni successivi. Gli indirizzi sono: grafica, arti figurative (scultura, pittura e robe del genere), design, audiovisivo e multimediale (grafica al computer), architettura e scenografia. Io sto facendo il secondo anno del liceo artistico e ho scelto grafica per il triennio, anche se non ve ne frega nulla di sicuro sappiatelo.


ANGOLO DELL'AUTRICE
Ohilà!! Sono tornata e spero di esservi mancata almeno un pochino! Penso abbiate notato che ho inserito i Thirty Seconds to Mars ossia i miei amori (ebbene sì, sono un Echelon ossia una loro fan). *faccia da maniaca* Tornando al capitolo: spero vivamente che vi sia piaciuto e mi ha fatto molto piacere ricevere tutte queste recensioni positive. Ah, tanto per dire: non ho chiesto io alla bea98zb di farmi pubblicità su TwittaH, l'ho scoperto tipo il giorno dopo a scuola perché siamo compagne di classe ahahah:) Questo è stato un aggiornamento RECORD perché solitamente non scrivo mai un capitolo in due giorni, ma siccome vi voglio bene e voglio viziarvi, ma soprattutto ero ispirata dal momento che avevo già un idea chiara su come impostare il capitolo, eccolo qua. Che dire di più? Ditemi se avete qualche critica costruttiva da farmi sulla grammatica o anche solo un consiglio perché sono convinta che si possa sempre migliorare! Ciao baldi ggggiovini, alla prossima!

 

 

  
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