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Autore: YouCould    25/03/2014    3 recensioni
Mattina d'estate. Una ragazza arriva al Campo Mezzosangue: indossa jeans neri, una camicia argentata da cacciatrice. Non ricorda nulla del suo passato. Conosce poco più che il suo nome: Bianca.
Dal testo:
[...]
Un ragazzino più piccolo di lei, circa sui 14 anni, si fece avanti sgomitando. Indossava un giubbotto nero da aviatore, sulla sua maglia nera era stampata l’immagine di un teschio. Alla cintura portava una spada di ferro nero. La sua carnagione era molto pallida, gli occhi neri. I capelli, neri e abbastanza lunghi, erano arruffati da tutte le parti, e gli ricadevano davanti agli occhi. Anche lui appariva stupito.
-B…Bianca?
[...]
[E' da un po' che mi ronza in testa quest'idea, quindi niente, eccola qui. Dato che alcune cose potrebbero creare confusione, una breve spiegazione: la storia è ambientata in un periodo imprecisato, successivo a Sangue dell'Olimpo. Capisco che alcune cose risultino incomprensibili al primo capitolo, ma tranquilli, tutto verrà spiegato nei capitoli a seguire (il primo è dal POV di Bianca, che non sa cos'è
successo al Campo). Potrebbero essere presenti spoiler della Casa di Ade, riguardanti il megaspoilerone su Percy e Nico (che conoscono tutti, ormai!). Quindi... nulla! Ecco qua, buona lettura :) ]
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Jason Grace, Nico di Angelo, Nuovo personaggio, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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I-Bianca
Bianca si ripromise di non prendere mai più un taxi newyorchese, e soprattutto di non prendere mai più un taxi newyorchese guidato da un autista newyorchese di nome David R. O almeno così diceva il nome sulla targhetta.
C’era un qualche campanello nella testa di Bianca che le diceva che non era un idea geniale arrivare fino a Long Island in auto, ma non riusciva a collocarlo. Certo, il fatto che Bianca non avesse ricordi precedenti a due giorni prima, quando si era svegliata su una panchina a Central Park, non aiutava. Ricordava poche cose: una vocina nella sua testa le suggeriva che effettivamente soffriva di mal d’auto, ma l’aveva messa a tacere: aveva bisogno di arrivare al Campo Mezzosangue. Era una delle poche cose di cui Bianca era certa: il Campo era l’unico posto sicuro per quelli come lei. Quelli come lei, si. Bianca ricordava di essere figlia di un Dio e di una mortale. Che dio, Bianca non lo sapeva. A dire la verità, sospettava di non averlo mai saputo.
Bianca scosse la testa. Non era la prima volta che cercava di concentrarsi sul suo passato, ma fino a quel momento non le aveva portato a nulla se non dei lancinanti mal di testa.
Comunque aveva scoperto che si ricordava la posizione esatta del Campo Mezzosangue, e anche che aveva 50 dollari nella sua borsetta a tracolla, quindi aveva pagato una corsa in taxi fino a Long Island. Peccato che la guida di David R. fosse davvero terribile. Bianca si sentiva assolutamente, completamente, svuotata: aveva dormito solo un paio d’ore negli ultimi due giorni, perennemente terrorizzata dagli attacchi di mostri a New York. Ora in più ci si metteva pure la nausea. Si sentiva davvero sull’orlo dello svenimento.
Finalmente lo vide: il pino magico che proteggeva i confini del Campo. Bianca non aveva idea di come facesse a ricordarselo, ma di certo non si sarebbe lamentata: era un pezzetto del suo passato che stava al suo posto, non poteva perderlo.
-Ok, può lasciarmi qui.
Disse a David R.
-E’ sicura? Insomma, qui non c’è nulla.
-Qui andrà benissimo, grazie.
Tagliò corto Bianca.
Scese dal taxi e cominciò ad inerpicarsi su per la Collina Mezzosangue. Stava quasi cominciando a credere che ci sarebbe arrivata senza problemi, quando una simpatica dracena spuntò da dietro un cespuglio. Fantastico. Pensò Bianca. Era stanchissima, e, immaginava, piuttosto incapace di combattere, per non parlare del fatto che era armata solo di un coltello di bronzo, che appariva alquanto patetico confrontato alla lunga spada della donna-serpente.
Bianca cercò di fare uno scatto in avanti e superarla, ma quella si mosse con una velocità inaspettata e affondò con la sua spada. La lama lasciò a Bianca una ferita sulla coscia: non era profonda, ma sanguinava copiosamente. La vista del sangue le diede le vertigini: ci mancava solo quello. Come per un automatismo, si passò una mano tra i capelli. Trovò solo una mollettina argentata, di legno. “Grandioso”  si disse. “Siamo io, una molletta e un pugnale contro una donna serpente armata di spada. Yaaay.”
Guardò male la molletta. Non capiva, ma aveva una sensazione… “Sono pazza” pensò, e la fece scattare. La molletta iniziò ad allungarsi: in pochi secondi era diventata un arco argentato. Nello stesso momento, sentì un peso gravare sulla sua spalla, e si rese conto che la borsetta a tracolla era diventata una faretra colma di frecce.
Qualcosa le diceva che aveva già esperienza con quella roba, così incoccò una freccia e tirò proprio mentre la dracena scattava. La freccia la colpì in mezzo alla fronte e quella si dissolse in una nuvola di polvere. Bianca si trascinò faticosamente su per la collina. Era a pezzi: la testa le girava, era stanca e zoppicava.
Finalmente passò oltre il confine. Il sollievo fu tale che le fece perdere l’equilibrio. Sentì due braccia che la avvolgevano, ma era troppo stordita per capire alcunché.
Quello che ridestò Bianca furono le voci: riaprì gli occhi e si ritrovò circondata di un capannello di ragazzi, di età compresa tra i 12 e i 18 anni. Quasi tutti indossavano delle magliette arancioni. A portarla fin lì era stata una ragazza con gli occhi color clorofilla e delle orecchie a punta. “Una driade” si disse Bianca.
Un ragazzo tra i 17 anni sbucò tra la folla. La sua espressione appariva sconvolta, come se avesse visto un fantasma. Aveva degli occhi verde mare e dei capelli neri molto spettinati.
Un ragazzino più piccolo di lei, circa sui 14 anni, si fece avanti sgomitando. Indossava un giubbotto nero da aviatore, sulla sua maglia nera era stampata l’immagine di un teschio. Alla cintura portava una spada di ferro nero. La sua carnagione era molto pallida, gli occhi neri. I capelli, neri e abbastanza lunghi, erano arruffati da tutte le parti, e gli ricadevano davanti agli occhi. Anche lui appariva stupito.
-B…Bianca?
Balbettò sconvolto.
Bianca era abbastanza sicura di non averlo mai visto in vita sua, e non riusciva a spiegarsi come conoscesse il suo nome.
-Tu…
Cercò di mormorare.
Si sentì cadere e avvertì delle braccia che l’afferravano. Capì che erano quelle del ragazzino.
Poi tutto si fece nero.
  
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