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Autore: BlueMoon_    26/03/2014    0 recensioni
Le amicizie possono nascere anche nei posti più bui, nulla può fermare quel sentimento così potente...
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo un anno la nostra amicizia si è consolidata. Abbiamo scoperto di aver molte cose in comune, come l’amore per la lettura e la pesca. Ci scambiavamo segreti e trucchi, sulle esce e le lenze migliori da usare, sulle ultime letture fatte. Al giorno del suo compleanno gli regalai un libro sulle avventure di Sherlock Holmes; adorava i libri gialli. Mi meravigliai di come due persone potessero legare così tanto in un contesto di dolore e disperazione come quello. Una sera lo trovai più triste del solito. Tornò a ripensare a quella sera. A come sua moglie era bella e impeccabile, come sempre . Ma rispetto al solito mi disse qualche cosa in più. Di punto in bianco mi raccontò il motivo per cui aveva compiuto il gesto. “Era tornata da poco da un viaggio in Scozia. Era stata via più del solito, perché i voli erano molto distanti tra loro. Quando disfò la valigia e sistemò i vestiti, trovai un bigliettino nel suo cappotto. Riportava scritto: avrei voluto passare più tempo. La Scozia era così romantica, perfetta per noi due, mi mancherà stare con te. Io davanti a quelle frasi non capì più niente. Ero convinto che mia moglie mi avesse tradito, che fosse stata con altro uomo. E questo non potevo sopportarlo. Le presi il cellulare di nascosto e le guardai i messaggi. Molti provenivano da un certo Gianfranco. Poi mi ricordai. Era un suo collega che da alcuni anni si era invaghito di mia moglie e tentava di portarmela via. Ella aveva sempre resistito alle sue avance, e io mi fidavo ciecamente di lei. Ma non quella sera. Quella sera detti fuori di matto. Le gettai contro il biglietto e inizia ad urlare contro tutto ciò che mi veniva in mente. Me ne vergogno profondamente. Le dissi tanto cose brutte di cui, poi mi mentii amaramente. Inizialmente non capì cosa stesse succedendo; poi mi disse che non era successo niente, che era uno dei suoi soliti tentativi per conquistarla. Ma io non riuscivo a crederle, ogni fibra del mio corpo voleva solo avere vendetta del torto subito. Dopo tutto quello che avevo fatto per lei, non potevo crederci che mi avesse tradito. Dapprima le afferrai con forza le braccia e la percossi un po’; poi la spinsi contro il mobilio e infine sulla scrivania. Presi il ferma carte e la colpì, così forte che mi meravigliai della mia stessa forza. Cadde a terra incosciente, il sangue cominciò a uscire ed ella non rispondeva più ai miei richiami. Compresi di averla uccisa. Non sapevo più che fare, mi sentivo perso e spaesato. Avevo ucciso mia moglie, la ragione della mia vita, nulla sarebbe stato più come prima. Niente di niente. Avevamo ancora tante cose da fare, tanti progetti. E lei non c’era più. Non ci sarebbe più stata vicino a me. Così chiamai voi. Ma non riuscì a fare nient’altro. Se non stare li e accarezzarle i capelli. Come piaceva a lei”. Mai confessione fu più sincera. Amava molto sua moglie. E ogni giorno lo dimostrava, rivivendo il ricordo delle loro imprese e delle loro avventure. Anche a un anno di distanza il suo ricordo non si era sbiadito, era sempre li presente a fargli compagnia. Lo salutai abbracciandolo, dicendogli che quando tutto sarebbe finito avremmo passato una giornata intera sul fiume a pescare. Mi disse che gli avrebbe fatto molto piacere. Ma quel giorno non arrivò mai. Tornai a casa, feci una doccia e mi misi a letto. Vero le cinque squillò il telefono. Era la centrale. Ebbi un tuffo al cuore. Cosa era successo? Risposi e i dissero di correre immediatamente. Misi su le scarpe e andai là, senza nemmeno cambiarmi. Mi condussero alla cella 43, quella del mio amico. Mi trovai davanti a uno scenario raccapricciante: il corpo del mio amico penzolava dal soffitto. Aveva usato le lenzuola del letto; le aveva legate a un tubo per l’acqua e si era lasciato andare. Non potevo crederci. Non riuscì a proferire parola. Scoppiai in un pianto diritto. Avevo perso l’unica persona con cui avevo vissuto interamente trecentosessantacinque giorni. Ormai era diventato parte di me. Era come un fratello. Perché mai nessuno era riuscito a capirmi così bene come aveva fatto lui. Trovarono una busta che riportava il mio nome. Me la porsero; ma io non volli aprirla in quel momento. Volevo star con lui. Almeno per un’ultima volta. Mi stesi su quel letto che aveva assistito alle nostre discussioni. Tra quelle sbarre dietro le quali avevano rinchiuso il suo corpo, ma non il suo spirito, perché quello era vicino alla moglie. Ora l’aveva raggiunta. Me lo immagino li vicino a lei a chiederle ancora scusa per tutto ciò che era successo. Ma ora sono insieme, per l’eternità. Più di quanto avrebbero passato sulla terra. Tornai a casa. Distrutto e spossato. Dopo la doccia mi ricordai della busta. L’aprii. C’era una foto, una loro foto di quella volta che erano scappati per un’avventura romantica al mare. Comincia a leggere. “Ciao fratello. Non avrei altro modo per definirti. Tu, un perfetto sconosciuto che mi è rimasto vicino nel momento più disperato della mia esistenza. Chi l’avrebbe mai detto. Un poliziotto e un detenuto, amici. E che amici. Non ti ho mai detto una cosa, ma che avrei tanto voluto dirtela dal momento in cui mi hai aiutato. Grazie. Grazie per essermi stato accanto, per avermi difeso e sostenuto. Mi hai accompagnato in questo mio calvario interiore. Non sai quanto eri importante per me. La tua sola presenza era un balsamo per me, perché quando tu eri con me io non mi sentivo un mostro. Ma appena te ne andavi gli incubi mi perseguitavano, la voce di mia moglie mi riecheggiava in testa. Non riuscivo a dormire, perché appena chiudevo gli occhi quell’immagine così macabra mi si ripresentava davanti. Se non ci fossi stato tu questo gesto l’avrei compiuto molto prima. Ma tu mi davi la forza di andare avanti e sperare in un futuro migliore. Nell’ultimo mese le cose sono peggiorate, iniziavo ad avere delle allucinazioni sul corpo di mia moglie. mi ritrovavo sempre le mani rosse di sangue e il fermacarte tra le mani. Ma era tutto finto, tutto frutto della mia mente malata. Non ho più retto la tensione. Dovevo trovare pace e nulla al mondo avrebbe potuto darmela, se non lei. E l’unico modo per raggiungerla era diventare come lei, essere come lei. Così presi questa decisione. Ti assicuro che è stata molto dura. Non volevo abbandonarti, ma non potevo più vivere con me stesso. Spero tu possa perdonarmi amico. Sei stato una manna dal cielo davvero. Avrei voluto tanto passare molto più tempo con te, ti avevo promesso la giornata di pesca. Ma anche quella promessa non l’ho mantenuta. Spero tu possa perdonarmi. Addio, Fratello. Un abbraccio.” Lacrime su lacrime mi rigarono il viso. Non trovai le parole adatte per rispondere. Poi capì che mi bastava dire poche parole che erano, anche, le più semplici. “Si Fratello mio, ti perdono. Ora sii felice con lei. Addio.”
  
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