Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: Unicorno Alato    30/03/2014    2 recensioni
Londra 1960
Lei, Figlia del re d'Inghilterra.
Lui, il solito bar-man.
Oppure no?
Isabella Beth Clark ha molti problemi nella vita. I genitori che non la comprendono, una società stringata e inflessibile. Cosa succederà quando conoscerà la trasgressione in persona?
Nessuno l'aveva fatta sentire così bene prima di allora.
C'è un piccolo problema però: Innamorarsi non rientrava certo nei piani...
Tratto dalla storia:
-Scusi Mr Bieber. Devo andare. Spero di incontrarvi di nuovo un giorno.- dissi mentre mi toglievo la maschera che avevo indossato per tutta la sera. La posi sul balcone e la lasciai lì. Se avesse voluto ritrovarmi l’avrebbe fatto grazie a quella.
-Se fossi in lei non cercherei di incontrarmi di nuovo.- Mi guardò torvo, e poi guardò la maschera. La prese in mano e la girò tra le dita. -Non sono il tipo per lei.- disse duro, con la voce spezzata e la mascella contratta, mentre la sua mano si stringeva sulla mia maschera. Non mi importava, era l’unico che poteva salvarmi da me stessa e l’avevo capito quella sera.
-E chi ha detto che lo deve essere?-
I fatti e i personaggi narrati sono puramente casuali
Genere: Fluff, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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‘Would you dance, if I ask you to dance?’
 

<<Lei è..?>> domandò con voce melodiosa che per un attimo mi fece sciogliere sulla sedia. Aveva una cadenza profonda, immaginai il ragazzo mentre rideva e immaginai la sua risata che riecheggiava nella mia testa. <<Isabella..>> dopo una sorsata al mio scotch ripresi a parlare. Avevo la gola secca, ma ora sembrava bruciasse. Che bell’effetto. <<Isabella Clark>> finii la frase prima di finire anche il mio scotch e scuotere di scatto la testa per l’effetto dell’alcool nella gola. Pizzicava, ed era pungente, ma avevo l’adrenalina in circolo e tutto questo era una gran figata. Ad un certo punto lo vidi strabuzzare gli occhi, come se gli venissero fuori dalle orbite. Ecco, ora si sarebbe messo a parlare di politica pensando che io ne sapessi qualcosa, ma non me ne fregava niente della politica a me. E pensare che avevo solo quattro scotch a disposizione e uno lo avevo già sprecato. <<Oh.. Lei è..>> ecco che arrivava la batosta e prendeva a parlare del grande lavoro che faceva mio padre e del grande generale e bla,bla,bla. <<La figlia la figlia del proprietario della baracca.>> disse sorridendo tornando ad asciugare il bicchiere che aveva in mano. Quel sorrisetto fece nascere anche un mio sorriso. Non mi stavo sforzando, per una volta nella vita non dovevo sforzarmi di sorridere. Veniva da sé ed era la sensazione migliore che potesse capitarmi. <<Lei… Lei..>> balbettai insicura. <<Lei mi hai fatta sorridere.>> puntualizzai sorridendo, e sorridendo ancora. volevo vedere ancora quel sorriso, volevo che facesse di nuovo quella smorfia sulle labbra, volevo che la fossetta sulla guancia nascesse di nuovo. <<Scusi..?>> chiese insicuro. Io risi per la sua domanda/affermazione. Non lo stavo rimproverando, il mio era un commento. Anzi forse lo stavo ringraziando. <<No. Anzi! La ringrazio..>> arrossii di botto nascondendo il viso con le mani mentre cercavo di far sparire il color porpora dalle guance. <<Quando vuole.>> ridacchiò lui e per un secondo mi sembrava di aver sentito la miglior sinfonia che avessi mai udito. <<Può farne un altro?>> spinsi il bicchiere vuoto verso di lui che mi guardò con ammirazione per poi riprendere nel suo lavoro.<<Visto che lei sa chi sono anche io vorrei sapere chi è lei.>> chiesi sporgendomi su balcone vedendo quanto liquido colava nel bicchiere. Quando si arrestò il liquido dentro il contenitore di vetro sembrava troppo poco, così prima che richiudesse il coperchio di un aggeggio da baristi, presi il suo polso e lo spinsi in giù facendo affluire ancora più liquido nel bicchiere. <<Ecco. Così è okay..>> dissi prendendo il bicchiere e facendoglielo vedere. Lui ridacchiò di nuovo e un sorriso si formò
-di nuovo- sulle mie labbra. <<Non dovrebbe bere.>> sospirò spiazzato. <<Una bellissima ragazza come lei, non si dovrebbe rovinare.>> Arrossii di colpo prima di prendere un sorso della sostanza marrone. Ancora non riuscivo a credere che avessi toccato la sua pelle, così liscia, così morbida. Per un attimo desiderai sentire ancora quella sensazione. <<Sa’, fa male al fegato.>> continuò il discorso mettendosi a sedere sull’altro lato del balcone con i gomiti sulle ginocchia,mentre il suo sguardo era completamente rivolto a me. <<E lei non dovrebbe cambiare discorso.>> continuai prima di bere un altro sorso del mio scotch. <<Insomma sono curiosa. Chi è?>> chiesi socchiudendo gli occhi mentre facevo roteare il bicchiere sul tavolo di quercia. <<Justin>> sospirò e poi come per magia riprese a parlare rimettendosi in piedi e appoggiandosi al balcone con i gomiti. <<Justin Bieber.>> concluse infine. Mica male. Il ragazzo ci sapeva fare con i trucchi da quattro soldi. Volevo scoprire di più. volevo scoprire ancora molto. Ma ovviamente tutto ha una fine. Persino una conversazione. <<Isabella Clark. Ti avevo detto di non bere stasera! Isabella! Acciderbolina ti devo far presentare ad alcuni amici di tuo padre e non posso se tu puzzi di alcool. Dovrei presentarti come mia figlia ubriacona?>> trillò mia madre interrompendo i miei pensieri e soprattutto il filo logico del discorso tra me e Justin che di logico non aveva neanche una sillaba. <<Queen non puzzo d’alcool. E poi ne ho bevuto solo un bicchiere.>> ripresi a parlare dopo un respiro profondo <<E adesso per favore puoi dire a Chris che i suoi amici gli incontro dopo?>> ho altro da fare, aggiunsi mentalmente mentre bevevo ancora un po’ della sostanza marrone. <<Tuo padre , e non Chris, non sarà fiero di questo comportamento …>> non ascoltai nemmeno più era la solita ramanzina che io non volevo ascoltare e che lei non voleva ripetere, ma lo faceva comunque. Guardai scocciata Justin che si era seduto nuovamente sul balcone. Mi concentrai sui muscoli delle sue braccia che si tendevano sotto il peso del corpo che si dondolava avanti e indietro. Sorrisi involontariamente. Guardai le sue mani e per un secondo desiderai poterle toccare ancora una sola volta. Non mi accorsi neanche che mi stava guardando, lo realizzai solo quando Queen si tolse dalle scatole e se ne andò lasciandomi respirare.<<Si, ora capisco perché ha bisogno di scotch Signorina Bella.>> disse e una risatina seguì alla sua frase. Risi anche io certa di non aver mai faticato così poco in vita mia per sorridere.<<Posso porle una domanda signorina Clark?>> disse con il più familiare accento inglese che potesse uscire da quelle splendide labbra. <<Mi dica pure signor Bieber.>> riposi sorridendo mentre entrambi ci avvicinavamo. <<Ballerebbe con me se glielo chiedessi?>> chiese con quell’accento a cui –solo allora capii- non potevo resistere. <<Non ci penserei nemmeno due volte.>> la riposta era scontata. Era successo tutto così in fretta che non mi accorsi neanche che una buona parte degli ospiti se ne erano andati via, ero troppo ipnotizzata dai suoi occhi, e dalle sue labbra. E ero dipendente dal suo sorriso. <<Se ne sono andati quasi tutti..>> disse con voce sommessa mentre guardava quasi strabiliato le mie labbra dischiuse. Io intanto attendevo, attendevo un gesto, qualunque cosa pur di scoprire quanto soffici fossero le sue labbra. <<È rimasto solo il festeggiato che mi ha già guardato male una decina di volte da quando si è seduta qui. La sua amica, quella con cui ha sceso le scale e i suoi genitori con altri parenti, che non si interessano a lei minimamente.>> sospirò e il suo sospiro mi fece tremare perché eravamo così tanto vicini che potevo sentirlo soffiare sulle mie labbra.
<<Che vuoi fare cenerentola? Non avrai una seconda opportunità.>> disse mentre un ghigno malefico si formava sulla sua faccia.
<<Io penso proprio di si invece.>> ribattei sorridendo. stanca di aspettare mi misi comoda sulla sedia e tornai a bere il mio scotch, mentre lui era ancora rimasto impietrito con i gomiti che si appoggiavano al balcone. <<Scusi Mr Bieber. Devo andare. Spero di incontrarvi di nuovo un giorno.>> dissi mentre mi toglievo la maschera che avevo indossato per tutta la sera. La posi sul balcone e la lasciai lì. Se avesse voluto ritrovarmi l’avrebbe fatto grazie a quella maschera.
 <<Io se fossi in lei non cercherei di incontrarmi di nuovo.>> mi guardò torvo, e poi guardò la maschera. La prese in mano e la girò tra le dita.
<<Non sono il tipo per lei.>> disse duro, con la voce spezzata e la mascella contratta, mentre la sua mano si stringeva sulla mia maschera. Non mi importava, era l’unico che poteva salvarmi da me stessa e l’avevo capito quella sera. <<E chi ha detto che lo deve essere?>> chiesi mentre me ne andavo con un altro bicchiere di scotch in mano. Katrin mi prese sotto braccio e insieme salimmo le scale davanti a noi. Per l’ultima volta contemplai il suo viso sorridente, quasi frustrato. E poi sorrisi anch’io, lasciandomi trascinare da Katrin nella mia stanza mentre io mi chiudevo nella mia camera immaginaria nella mia mente. Sapevo che da lì c’era una solo via di ritorno, e sapevo che questo mi avrebbe stravolta. Ma non avevo più scampo. Ormai la chiave era nella serratura e la stavo girando per chiudere la stanza in cui mi trovavo. Assorta tra il più totale silenzio cercavo un giustificazione nella mia testa per andargli incontro e chiedergli perché. 



•Spazio Autrice
Salve a tutti! aww lo sapete che siete state davvero dolci con le recensioni? Grazie davvero per tutto. Spero vivamente che il capitolo vi piaccia, e mi dispiace se sono un po' corti, ma come ho già detto e ripeto, i capitoli si allungheranno lo giuro. Spero che vi piaccia vivamente il capitolo ci ho messo tutto il mio impegno. Beh, allora, il capitolo è questo, spero vi piaccia davvero.. Bacixx  
Ci vediamo quando ci vediamo.


Nel capitolo successivo:
<> chiese Katrin scocciata. Lo si poteva dire per la frequenza e l’intensità con cui la sua voce uscì dalla gola. Mi immaginai Katrin con le mani sui fianchi mentre batteva un piede sul parquet della mia camera in attesa di una risposta. Sorrisi. <’è stato un furto.>> 
 
   
 
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