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Autore: Emma Fantasy Wilkerson    05/04/2014    1 recensioni
Cosa succederebbe se I personaggi di di Percy Jackson e di Harry Potter si incontrassero per far fronte ad una nuova minaccia?
-A Percy sembrò che il tempo rallentasse e per un attimo incrociò lo sguardo del ragazzo seduto sul sidecar, gli occhi del color del mare dell’uno incontrarono quelli verde smeraldo dell’altro e, da quel momento, seppero che si sarebbero rincontrati. -
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: Incompiuta
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CAPITOLO 3
 
-Non guardatemi così, sono cambiato.-
-Chi ci dice che possiamo fidarci? Che una volta scoperti i nostri piani non li andrai a riferire al tuo “Signore”?-  chiese Ron, che ancora non aveva abbassato la guardia e non aveva intenzione di farlo.
-Nessuno. E Voldemort non è più il mio Signore, io e la mia famiglia abbiamo chiuso.-
-Ragazzi- s’intromise Piper –più persone si uniscono a noi, meglio è. Non mi pare che stia mentendo.-
Draco guardò la ragazza con gratitudine e spiegò le ragioni per cui, d’un tratto, aveva deciso di passare dall’altra parte: lui e la sua famiglia ormai erano diventati dei reietti, dei falliti, tra gli altri Mangiamorte e per questo si erano a poco a poco allontanati dal lato oscuro, avevano iniziato a condurre una vita più tranquilla. Anche Draco non era più il benvenuto tra i Serpeverde, certo, anche loro avevano cominciato a vedere le cose da un’altra prospettiva, ma ora che avevano il sentore del ritorno di Voldemort avevano ricominciato a disprezzare tutti.
-Quello che dite è vero.- mostrò il Marchio Nero –è tornato.-
Annabeth si alzò e si diresse a grandi passi verso il Lago Nero, seguita a ruota dagli altri semidei. I maghi non avevano idea di quello che volessero fare, ma corsero loro incontro, in tempo per vedere la figlia di Atena che armeggiava con un prisma per far apparire un arcobaleno.
-Oh dea Iride, accetta la mia offerta.- disse lanciando una dracma all’interno di esso e poi pronunciando il nome di Chirone. I semidei e Grover furono contenti di vedere il centauro e di appurare che al Campo stava andando tutto bene. Quando gli spiegarono con chi avevano a che fare e gli chiesero se avevano un’idea su chi i nemici volessero riportare in vita, il suo volto si rabbuiò: -Ancora non sappiamo nulla, ma abbiamo posizionato alcuni ragazzi vicino all’accampamento dei nemici per spiarli mentre non ci attaccano ed ascoltare le loro conversazioni. Però è in corso qualcosa di grande, persino gli dei sono inquieti.-
Le uniche volte in cui gli dei avevano avuto, per così dire, paura, erano state il risveglio di Tifone e la guerra contro Gea, quindi non prometteva nulla di buono.
-Appena sapremo qualcosa non esiteremo a chiamarvi, intanto scoprite ed imparate tutto il necessario per far fronte ai problemi che si stanno riscontrando in città.-
I ragazzi annuirono ed Annabeth passò una mano sulla figura di Chirone, che si dissolse.
-La tempesta.- una voce profonda alle loro spalle li fece sobbalzare, era Hagrid, il quale probabilmente aveva ascoltato tutta la conversazione.
-Che intendi dire?- chiese Neville, non capendo a che si riferisse.
I semidei si guardarono con aria grave. Fu Clarisse a rispondere alla domanda: -E’ da un mese che su New York e Long Island piove incessantemente, dapprima abbiamo pensato che qualche dio fosse in conflitto ma poi, quando il Signor D. non ha saputo darci una risposta, ci siamo preoccupati. Non è un buon segno, se continua così le città verranno distrutte e dovremo far evacuare i cittadini. Neanche la Foschia sarebbe in grado di nascondere un disastro del genere.-
-Fammi indovinare Hermione… dobbiamo andare in biblioteca.- la canzonò Ron.
-Sai, Ronald, non è che tu sia allergico ai libri- alzò gli occhi al cielo –Comunque no, se mai potremmo farci un salto io e Annabeth, ma non credo che troveremmo qualcosa in più di quello che non sanno già.-
Hagrid si schiarì la voce: -Per prima cosa, credo che fareste meglio a dirlo alla McGranitt, sul fatto di Voi-Sapete-Chi. Secondo, non è che mi aiutereste con… beh, lo sapete. È da un bel pezzo che non vi vede, poi potremmo andare a prendere un tè alla mia capanna se vi va.-
I maghi annuirono capendo al volo a che si riferiva, ma gli altri fissarono con aria interrogativa il mezzogigante, il quale si guardò intorno e fece segno di seguirlo. Lì condusse all’interno della foresta proibita, tra sentieri impossibili da ricordare se non si conosce il posto,  dove incontrarono diversi centauri che squadrarono i semidei diffidenti. 
-Gropi! Guarda un po’ chi ti ho portato.- chiamò Hagrid ad un certo punto, e dagli alberi spuntò un gigante dall’aria un po’ tonta. D’istinto, i semidei sfoderarono le armi essendo abituati agli iperborei (quelli che con un tocco ti fanno diventare una bella statuina di ghiaccio), e ai giganti contro cui avevano dovuto combattere durante la guerra contro Gea.
-Hermi- chiamò sorridendo Grop, senza accorgersi delle lame che aveva puntate addosso. Le porse il solito manubrio invitandola a suonare il campanello e si sedette, facendo tremare il terreno.
I maghi dovettero spiegare che il gigante era il fratellastro di Hagrid e l’unico alleato, della sua specie, che avevano avuto durante la battaglia di Hogwarts.
-La professoressa McGranitt mi ha chiesto di andare in avanscoperta a Manhattan, per controllare se effettivamente la tempesta è collegata a noi.- disse d’un tratto Hagrid lasciando di stucco tutti –non temete, non sarò da solo, verrà anche Fiorenzo. Ed inoltre, se anche i giganti sono coinvolti potrei cercare di convincerli a passare dalla nostra parte.-
-Questo è impossibile.- esordì Connor –I giganti non servono Voldemort ma il nostro nemico, chiunque egli sia. Comunque non penso che siano riusciti a riportarli in vita, è passato troppo poco tempo da quando li abbiamo sconfitti.- finì Travis. I maghi li fissarono ricordandosi dei tempi in cui Fred e George finivano le frasi a vicenda.
Rimasero in silenzio per un po’, un silenzio durante il quale la Foresta Proibita mostrò la sua natura: l’eco di grida e lo scalpiccio di zoccoli proveniente da chissà dove, rumori sospetti tra gli alberi, il fruscio delle foglie…
Hermione si alzò: –Dobbiamo tornare al castello, si sta facendo buio.-
 
-D’ora in poi dovreste venire con noi alle lezioni. Non potrete usare la magia ma almeno saprete come funziona ed eventualmente come difendervi. In cambio voi potreste insegnarci come combattere.- questa idea le era venuta in mente non appena aveva saputo della tempesta. Loro non sapevano assolutamente nulla dei mostri mitologici, inoltre in battaglia non potevano certo fare affidamento sui semidei per ogni singola cosa, e viceversa.
Il castello era quasi deserto, a parte qualche ritardatario erano tutti andati nelle proprie Sale Comuni. I ragazzi non avevano parlato molto durante la cena, erano tutti soprappensiero: i semidei pensavano al Campo, i maghi erano preoccupati per Hagrid, mentre Draco, dal canto suo, stava cercando in tutti i modi di non incrociare lo sguardo di nessuno dei serpeverde.
Quella notte gli incubi disturbarono nuovamente il sonno di Percy, ma non erano i soliti ricordi del viaggio nel Tartaro, bensì immagini sconnesse di mostri e mangiamorte che si davano un gran da fare per risvegliare… chi? Ancora non si riusciva a capire.
Settembre passò velocemente: la mattina i semidei seguivano le lezioni insieme ai Grifondoro, il pomeriggio insegnavano all’ES come combattere. Con il tempo cominciarono a fidarsi sempre di più di Draco, ed anche lui cancellò gli ultimi dubbi. Hermione e Annabeth passavano la maggior parte del tempo libero in biblioteca, per scoprire qualcosa in più sulla tempesta. Hagrid e Fiorenzo erano partiti ma ancora non avevano mandato nessun messaggio, quindi tutti i professori erano molto preoccupati. La cicatrice aveva iniziato a bruciare sempre di più, ma il contatto tra le menti Harry e Voldemort non si era ancora riaperto, segno che il Signore Oscuro non era del tutto sveglio. Nico era diventato taciturno, il più delle volte se ne stava in disparte: i maghi non sapevano il perché di questo suo comportamento, ma pareva che tutti i semidei, tranne Travis, Connor e Grover fossero al corrente di ciò che lo turbava.
Ad aggravare la situazione, gli incubi di Percy si erano fatti più frequenti e nitidi: ora riusciva chiaramente a vedere il luogo dove si erano stabiliti i nemici, anche se non sapeva dire dove si trovasse: era una specie di caverna situata su una spiaggia,  quindi il figlio di Poseidone dedusse che stessero cercando di svegliare qualcuno collegato al mare, ma non capì chi fosse prima di quella notte: si sveglio di soprassalto gridando, con un solo nome impresso nella mente.
Hermione ed Annabeth fecero capolino nella stanza, svegliate da quell’urlo così diverso dal solito, così disumano...
-Ho sentito la sua voce. Proveniva dal mare, o dal fiume, o qualunque cosa sia.- sussurrò con voce strozzata –poi ho sentito il suo nome.- aveva gli occhi sbarrati dal terrore.
Annabeth gli asciugò la fronte e lo abbracciò per consolarlo.
-Di chi si tratta?- chiese Hermione –Percy…-
Il ragazzo la guardò, non seppe neanche lui come riuscì a formulare quel nome: -Oceano.-

Spazio Autrice

Eccomi tornata con un nuovo capitolo della storia! E' un po' più corto degli altri, ma spero che vi piaccia allo stesso modo ^^ 
Grazie di nuovo a chi ha recensito gli altri Capitoli, fatemi sapere che ne pensate di questo :)

 
   
 
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