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Autore: Mania    06/04/2014    7 recensioni
{ Loki/Sigyn + accenni Thor/Jane ● Long!Raccolta di one-shot ● What if? ● → Si prega di leggere sempre le note ← }
{ SEGUITO di «L’AMORE CHE NON SALVA, DANNA, CORRODE E RENDE FEDELI» ● NON è necessaria la sua conoscenza }
____ Per chi ha deciso di scegliere di ingannare l’universo intero per dissetare un’anima perennemente preda dell’insoddisfazione, la vita prospetta un conto da pagare prima o poi. E solitamente è di elevata quantità.
Per chi ha deciso di essere fedele a chi è tanto abile manipolatore, sa che la realtà è un puzzle da ricostruire, frammenti da ricomporre, e non è esente dalle sue macchinazioni.
| CAP. 1O • Vite parallele |
«È sempre stata preoccupante la sua fedeltà a Loki. Mi chiedo a volte quando la conosciamo davvero» sussurrò muovendo appena le labbra, indecisa se potesse davvero pronunciare a voce alta una simile constatazione. [...] Più si evolveva il rapporto tra Loki e Sigyn, più era chiaro fino a quale punto di follia fosse stata spinta la sua devozione nei confronti del dio – una fedeltà cieca, testarda, ferrea, e che forse non aveva alcun limite, nemmeno quello della nefandezza. Ed era ciò a preoccupare Lady Sif.
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jane Foster, Loki, Sigyn, Thor
Note: Lime, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La fedeltà sbocciata da un cuore di sale '
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PROLOGO

▬ P R E M E S S A ▬
Questa storia è il seguito di “L’amore che non salva, danna, corrode e rende fedeli”, una raccolta di one-shot in cui ho analizzato i vari momenti cruciali del rapporto tra Loki e la mia Sigyn, partendo dal loro primo incontro fino all’evoluzione completa che li ha portati ad essere amanti. Non credo che per leggere questo seguito sia assolutamente necessario aver letto la precedente, perché tutto quello che riprenderò lo spiegherò, tuttavia ovviamente per una maggior comprensione del personaggio di Sigyn sarebbe meglio averla letta. Infatti le tracce del suo carattere e della sua evoluzione sono contenute nella precedente storia, che ho adoperato proprio per intessere l'intero scorrere del rapporto tra Loki e Sigyn, ma anche della stessa nel corso dei secoli.
L'unica cosa da tener conto, è nel punto in cui questa storia comincia, i due sono già amanti. Se volete scoprire come è nata tale relazione, c'è la precedente raccolta, ma per seguire questa non è necessaria.

A V V E R T E N Z A: Questo primo capitolo è tragicamente lungo, scusatemi. E lo sono anche le note autrice - ma leggetele!

A V V E R T E N Z A N° 2: La storia inizia precedentemente al primo film, per poi ricollegarsi almeno in parte a tali vicende - e da lì prende una piega diversa, che motiva l'avviso What if?.




C A P I T O L O O 1 ▬
“ Il prezzo della fedeltà

{ Vivere.
Fosse stato più semplice
fare un accordo con gli angeli
e risultarci simpatici. }
Vivere – Cristiano De Andrè



Il tempo era un inganno, o almeno era in tale modo che appariva in quel momento in cui rifletteva su quanto cinque minuti riuscissero a sembrare incredibilmente abnormi e insieme maledettamente scarni. Sorrideva per inerzia, sorrideva perché non aveva più pianto da prima di entrare nell’Accademia e non aveva intenzione di sprecare in quel modo quegli attimi concessi.
«Non mi hai ancora risposto» asserì semplicemente l’uomo, scrutandola con le iridi melliflue, attentamente, solo una linea a intessersi tra le sopracciglia leggermente corrugate dava mostra del disappunto per la situazione che le sue azioni avevano creato. Loki avrebbe potuto dirle una quantità di verità nascoste sotto bugie e dilatazioni incredibilmente vaste, tra le quali si sarebbero forse scorte anche delle scuse per ciò che l’aveva portata a compiere, ma sarebbero state del tutto inutili perché ora come ora non aveva la forza per cancellare i propri sbagli e commutare la pena che Sigyn doveva pagare al suo posto. Tuttavia, cosa più impellente, bramava di ricevere il districamento di una domanda che le aveva fatto qualche ora addietro e che lei ancora non aveva avuto modo di concedergli.
L’increspatura delle scarlatte labbra della donna fu meno tesa e falsa nel sentire tale richiesta. Non si era attesa alcunché di similare ad ammissioni di colpa, anche perché lei era la prima a non appesantirlo con responsabilità che non gli riconosceva e ciò che aveva compiuto era stata una propria libera scelta di cui avrebbe pagato il pegno volentieri. Tuttavia, nemmeno una simile affermazione si era immaginata, perché quelli dovevano essere i loro ultimi minuti assieme e non aveva alcun senso rispondere ora a qualcosa che non avrebbe avuto un seguito – o magari lo avrebbe anche avuto, ma tra troppo tempo e troppi se nei quali si sentiva ora affondare.
«È ovviamente necessario saperlo assolutamente ora», Loki non era certo che fosse sarcasmo quello con cui Sigyn pronunciò tale chiarificazione, ma vi scovava nei suoi reflussi una tristezza di cui stava provando a sedare i miasmi. Era certo che almeno in quel contesto, almeno quel giorno, l’avrebbe vista con le guance rigate da lacrime amare e uno sguardo di rimprovero ad accusarlo di averla voluta portare negli abissi insieme a lui, ma una tale recriminazione intrisa a un gesto troppo platealmente ostentato per un’attrice di classe come lei, era fuori luogo. Non avrebbe versato una sola goccia, si sarebbe cucita nell’anima il pianto di amarezza, e mai, nemmeno alla fine dei giorni, gli avrebbe mosso alcuna accusa perché lui mai le aveva comandato di seguirlo – era sempre stata una sua libera scelta, una scelta che aveva compiuto secoli prima e che aveva onorato ogni giorno da allora.
«Potrei chiedertelo quando ci vedremo di nuovo, ma temo suonerebbe assai strano per te» osservò intessendo le proprie parole con un sorriso scevro da riccioli melliflui, quasi candido come avrebbe potuto compierlo Sigyn, epurato da un’ironia cattiva del quale non poteva farsi portatore in tale contesto. Voleva essere semplicemente sincero, almeno in quel tempo e almeno con lei, perché non c’era più spazio per i giochi nei quali lui dissimulava la verità per spronarla a cercare – era l’ultimo momento che possedeva in sua compagnia e avrebbe cercato, al massimo delle sue blande possibilità, di mostrare il meglio di sé, perché d’altronde era sempre stata la sola a cui era importato farle conoscere quel lato del proprio essere.
«Non ha senso che vi risponda» sussurrò appena, trattenendo le parole tremanti sulle labbra per paura di renderle più intense di quanto avrebbe potuto sopportare. Lady Sigyn preferiva non dare una simile risposta, perché aveva sempre desiderato dargliela e ora che finalmente lui la domandava, era destinata a essiccarsi senza concedere al futuro i frutti dei quali avrebbe voluto scoprire il sapore. E il rammarico per avvertire la decomposizione di ciò di cui si era immaginata la forme, di cui si era regalata l’intreccio nella propria mente durante le ore notturne, era un peso troppo arduo anche per lei. Lo sforzo per mantenere alzati le iridi di pece le stava rodendo le energie, dover compiere quell’ulteriore sforzo era un dolore che non voleva infliggere alla sua anima.
Però, sapeva ancora prima di sentire le sue parole riempire l’aria, che Loki non le avrebbe concesso di andarsene senza conoscere ciò che desiderava. In fondo, da quando lo aveva incrociato quando era poco più di una bambina, lui aveva sempre ottenuto in un modo o nell’altro quello che bramava – e quel giorno stava già per perdere qualcosa, non le avrebbe permesso di espropriarlo ulteriormente dei propri beni. «Lo sai meglio di me che ti sbagli, quindi rispondi e basta.»
La osservò irrigidire le labbra in una piega che avrebbe voluto essere un sorriso di compassione per se stessa, ma morì a metà, passando per il dolore della consapevolezza di non avere il tempo di togliere la concentrazione dal suo essere in errore – era condannata a rimanere nello sbaglio perpetuo, nell’essere ricordata per essere rimasta fino alla fine cocciuta, inamovibilmente arroccata sulle proprie posizioni, dandogli torto per il gusto del capriccio e per non dover scoprire il proprio orgoglio ferito insieme a un cuore imprigionato nell’agonia di quei minuti.
E mentre rifletteva su quanta forza possedesse ancora per poter rispondere come Loki le chiedeva, ripensava a come quel suo silenzio assomigliasse a quello dello stesso rivolto verso il fratello poco prima. Una velleità nei riguardi di Thor, che si era dilungato forse troppo a riprenderlo con troppo divertimento tinto da vene di scherno acceso, per quell’azione inopportuna che Loki aveva condotto per riappropriarsi della reliquia sottratta dal principe dei nani contro il quale si erano a lungo scontrati.
«Credo che tu l’abbia combinata grossa questa volta, fratello», continuò Thor ridendo appena perché ancora non aveva compreso la gravità delle conseguenze per l'atto di disubbidienza di Loki. Per ora il dio del tuono trovava semplicemente interessante un’operazione tanto spericolata, seppur non andata a buon fine, e approvava la scelta autonomamente assunta dall’altro per potersi riappropriare di reliquie appartenenti ad Asgard e a nessun altro. A vedere l’espressione contratta in un fastidio indisponente di Loki, deciso a ignorare deliberatamente tutti i tentativi di dialogare che Thor aveva imbastito per scoprire come e dove avesse fallito il piano del dio degli inganni – ovviamente sottolineando che nemmeno lui era infallibile come invece amava ripetere e ostentare –, a Sigyn venne quasi da sorridere nel vederli bisticciare come se fossero ancora dei bambini. E in quel contesto quasi si dimenticò che erano stati convocati dal Padre degli Dei per chiarire la situazione – e nel momento in cui era avvenuta la convocazione, le era affiorata nello stomaco un blocco di cattivo presentimento ora sciolto dai bisticci tra i due principi. «Sigyn, dovresti spiegargli che è inutile che se la prenda con me quando è lui a mettersi nei guai da solo.»
«Ma non se la sta prendendo con te, Thor, ti sta solo ignorando» chiosò Sigyn ridacchiando, mentre si sistemava la treccia di fili di luce condensata, di un biondo scolorito fino a scivolare in un’opacità singolare, per farla ricadere con maggior compostezza sul petto.
«Ah, allora tutto a posto» replicò il dio del tuono, assecondando la battuta della guerriera e unendosi ai risolini dei Tre Guerrieri e di Lady Sif.
«Sigyn!» la richiamò Loki, sempre più irritato dalla situazione e dall’essere praticamente l’unico ad avvertire il peso della gravità – e non semplicemente per via dello smascheramento del suo inganno ai danni del principe avversario, ma per il tono imperioso e stranamente minaccioso con il quale Odino si era rivolto a lui prima di ritirarsi nella sua sala del trono, dove li aveva invitati – con inesistenti margini di scelta – a presentarsi da lì a breve.
La discussione che nacque dall’inizio rancoroso del Padre degli Dei per la mancata obbedienza, più che l’esito dell'operato di Loki, indispettirono quest’ultimo maggiormente di quanto già non fosse, portandolo a un atteggiamento di tracimante dissenso per l’essere trattato come un bambino disubbidiente. Sotto l’occhio trafiggente di Odino si sentiva come quando da piccolo lo rimproverava per aver usato in modi poco consoni le proprie abilità magiche o quando per ogni inezia gli ricordava quale fosse il comportamento che ci si attendeva da un principe – ma solo da lui, non certo da Thor, il quale riusciva a scampargli, anche se non del tutto e non impunemente, almeno maggiormente alle rimostranze per i suoi atteggiamenti non appropriati.
Fece fatica a non stringere la mascella in una presa che avrebbe rivelato troppo facilmente quanta furia provasse lui stesso per sorbirsi quella paterna, e cercò di tramutarla in una calma apparente nella quale condensare le spiegazioni delle proprie gesta – che avevano comunque portato all’ottenimento delle reliquie concesse, e poco importava agli occhi di Loki se ciò avrebbe riaperto i conflitti, perché Asgard aveva le forze necessarie per vincerla una guerra del genere.
L’intransigenza con cui Loki perseverava a difendere la propria linea di condotta era protratta con la stessa lamentosa calma di chi era stato solo infastidito per un’inezia, incapace di assumere l’atteggiamento almeno fasullamente contrito per aver disubbidito. La serenità ostentata delle proprie parole era strascicata nei risvolti finali, acuta all’inizio, sottolineando come la situazione creatasi risultasse del tutto superflua ai suoi occhi.
Fu solo quando Odino sbatté Gungnir[1] sul pavimento producendo il fracasso assordante di un tuono lacerante, scuotendo i presenti inaspettatamente, che calò l’immobilità. Non un solo suono, neppure i respiri dei presenti, interruppe il silenzio che ne seguì, quasi il tempo fosse stato bloccato dall’ira del Padre degli Dei e all’universo non fosse concesso continuare a spostarsi fino a suo nuovo ordine. Sigyn tratteneva a stento il terrore che avvertiva crescerle nel petto nel notare la crepa inasprirsi tra le sopracciglia di Odino osservando suo figlio minore, sempre più furioso con lui per la sua incapacità di ammettere lo sbaglio, e con il respiro ancora trattenuto per quel colpo sordo con il quale aveva infranto il fluire normale dell’aria – e i cui riverberi continuavano a rimbombarle all’interno del corpo, in vibrazioni senza fine. Lasciò scorrere il proprio sguardo lateralmente, per scorgere le espressioni degli altri e scoprire se anche loro avevano abbandonato la frivolezza con cui prima avevano vissuto la convocazione, ritrovandosi davanti al volto teso di Thor. Poche volte aveva scorto tale tensione nei lineamenti del principe maggiore, improvvisamente spogliato dell’allegria spensierata quanto consuetudinaria con cui viveva.
Infine, Odino riprese a parlare quando il silenzio era divenuta una presenza eccessivamente ingombrante tra tutti loro. «Tu commetti l’errore di pensare che gli avversari non abbiano onore, non debbano godere del tuo rispetto sempre e comunque, che siano inferiori a te. Ma ci sono nemici che è un privilegio avere, che rendono te e tutti noi degni di poterci fregiare di titoli altisonanti, nemici che non meritano di essere ingannati e umiliati.»
Per quanto la risposta di Loki non si fece attendere, i pochi secondi che trascorsero prima che la sua voce riempisse lo spazio tra loro, parvero dilatati in un tempo eterno, una goccia di infinito nel quale gli sguardi del Padre degli Dei e del dio degli inganni si scontrarono in una prova di forza in cui alcuno uscì vincitore.
«L’unico vostro cruccio, Padre, è aver perso un possibile futuro alleato, perché voi meglio di me sapete come la guerra richieda scelte che non hanno nulla a che fare con dignità, rispetto e onore. Non c’è nulla di tutto ciò nella morte, nella conquista e nella prevaricazione, non è vero?», vi era astio frammisto a derisione nelle sue parole, talmente tanto marcate da essere più pungenti di quanto mai era stata apertamente una sua replica al proprio padre e Re, suscitando non poco sgomento tra gli auditori.
Thor serrò i pugni, perché avrebbe desiderato interrompere tale scambio di battute che si stava trasformando pericolosamente in una battaglia di frasi acide atte a ferire nell’anima, ma sfidare tanto apertamente entrambi era qualcosa che poteva rivelarsi una mossa così apertamente stupida da farlo desistere. Persino lui comprendeva quanto un’azione del genere potesse essere unicamente deleteria, al contrario Lady Sigyn dubitava che avrebbe potuto mantenere ancora a lungo a freno la propria necessità di schierarsi al fianco del più giovane dei principi. Più osservava Odino, più le era chiaro che la punizione che avrebbe inferto a Loki cresceva di intensità ad ogni replica e lei non aveva alcuna intenzione di dover assistere ad alcunché di spiacevole nei suoi riguardi se poteva impedirlo. Era cresciuta, d’altronde, con un esclusiva ragione datasi da sé e non avrebbe potuto mutare – né tanto meno avrebbe voluto farlo – l’unico gesto di egoismo che aveva compiuto nella propria esistenza.
«Ora basta, ho ascoltato i tuoi destreggi dialettici troppo a lungo. Se non riesci a comprendere quando rimanere al tuo posto con le buone maniere, lo capirai con le cattive» asserì con voce risonante, provocando più che semplici echeggi nella sala, nei cui meandri perdurarono le decisioni minacciose nel quale si erano tramutate le parole di Odino, più che mai desideroso di riportare un po’ di senno nella mente del figlio a qualsiasi costo.
«Mio Re», si mosse di scatto Lady Sigyn, ricoprendo quei pochi passi che la separavano da Loki. «Mio Re, se posso, vorrei parlare.»
«A difesa di Loki, suppongo» scioccò la lingua contro il palato con disappunto evidente per l’interruzione che la giovane aveva osato produrre nel suo discorso con il figlio. Ma Lady Sigyn, dietro la sua aria pacata e i modi gentili, era forse la maggiore arma di distrazione, persuasione e manipolazione al servizio di Loki oltre le sue illusioni, una donna dalle doti di recita e strategia tanto sviluppate da non essere per nulla oscuro al Padre degli Dei i motivi per i quali i due erano particolarmente in sintonia.
«Prendetevela con me, mio R-»
«Sigyn! Chiudi la bocca» la interruppe bruscamente Loki, ma il suo ordine venne ignorato come se nulla fosse dalla giovane, che nemmeno si disturbò a rivolgergli uno sguardo mentre avanzava oltre di lui per prendere possesso della scena, da vera protagonista.
«Mio Re, sono stata io ad assecondare il piano del principe Loki, sono stata io ad averlo seguito nell’impresa e sempre io a non averglielo impedito anche se andava contro i vostri ordini. È mia responsabilità, per non averlo fermato come avrei dovuto», era una mossa alquanto stupida e che non avrebbe portato a nulla di buona, lo aveva compreso nel momento in cui aveva preso la parola, ma aveva promesso secoli prima che lo avrebbe servito e se si sarebbe dovuta sacrificare, accollandosi i suoi passi falsi, era ciò che avrebbe compiuto.
La forza penetrante dell’occhio azzurro di Odino, per quanto permeato ancora dall’alterazione per la condotta del figlio, aveva assunto onde meno frenetiche. Scrutava negli occhi neri della giovane per scorgere una piega di incertezza, una sola ombra di tentennamento, ma non poté che riscontrare una fermezza ai limiti della sconsideratezza nel mantenere alto lo sguardo con un’ostentazione macchiata dalle tracce di quella nobiltà dalla quale proveniva.
«La vostra fedeltà per mio figlio, Lady Sigyn, è ai limiti della follia.»
«Punite la mia follia, allora.»
La pausa che ne seguì non fu pesante come la precedente, perché nonostante il mezzo ghigno di Odino non preannunciasse alcunché di positivo, vi era quasi una sfumatura di soddisfazione nel constatare quanto riuscisse a mantenersi ferma nelle proprie posizioni di essere utile a Loki sino a tali livelli. E fu per la seguente costatazione che deliberò di accontentarla. «Così farò, perché mio figlio tiene a te e magari, se sarai tu a pagare il prezzo delle sue azioni insensate, capirà a non tessere più le proprie fila nell’ombra. Uscite, vi farò chiamare appena avrò pensato a quale sarà la tua punizione.»
E mentre osservava i suoi figli e i migliori guerrieri del suo esercito obbedire al proprio ordine, scorse il movimento flebile alle proprie spalle avvicinarsi a lui con passo lieve, appena udibile e l’espressione seppur mesta, condita di una dolcezza incapace di svanire davanti a lui. La sua sposa, la Regina, aveva seguito il discorso da un punto nascosto agli occhi di tutti, ma solo Odino aveva avuto la consapevolezza della sua presenza celata nelle ombre. L’aveva chiamata perché solo lei avrebbe potuto portargli il giusto consiglio di cui sapeva di aver necessità, e ora che aveva deciso di riversare le responsabilità di Loki su Lady Sigyn aveva maggiormente bisogno delle sue sagge parole.
Frigga aveva sempre avuto una maggior attenzione ai dettagli di chiunque, ed era tanto delicatamente accorta in tale sua predisposizione da non vantarsene mai, in modo da lasciare in crepacci di penombra perpetua ciò che gli altri desideravano tenere trattenuto tra le proprie dita. Forse, un simile dono, le era conferito anche dall’altra sua innata capacità di scorgere tra i rami dell’albero cosmico[2], scrutando brandelli di un futuro non ancora del tutto scritto ma il cui percorso aveva tasselli indelebili.
Per questo aveva saputo, già molti anni prima, che tale giorno sarebbe avvenuto e per tale ragione aveva elargito un particolare regalo[3] alla giovane che tanto stava a cuore al più giovane dei suoi figli. Frigga conosceva bene i sentimenti che Loki provava per la guerriera, anche se lui era un’abile teatrante e sapeva rivestire il proprio ruolo al massimo delle proprie capacità illusorie, una madre era in grado di scorgere più di quanto si potesse pensare e tendeva a sorridere segretamente dell’ingenuità dei figli che si beavano della riuscita dei propri piani. Proprio perché Lady Sigyn possedeva un posto tanto privilegiato ed unico nel cuore di suo figlio, aveva predisposto le pedine in modo da poter almeno in parte aiutarli – perché i sentimenti che lo legavano a lei erano l’unica cosa che potessero sempre ricordargli ciò che non doveva perdere, ciò che un giorno avrebbe rischiato seriamente di distruggere sotto il peso di un rancore che ancora si stava lentamente formando.
Anche per alleviare e rallentare l’accumulo pericoloso di un sentimento incendiario di tale portata – in grado di ridurre a poco più che cenere tutto ciò che d’altro poteva scorrere nel cuore delle persone -, Frigga avrebbe interceduto per loro presso suo marito che già richiedeva il suo aiuto per una simile decisione. Odino, che di verdetti tanti ne aveva emessi e di punizione inflitte a migliaia, non aveva intenzione di sgretolare l’affetto di suo figlio, ma non poteva nemmeno impedire che continuasse a disubbidire ai suoi ordini con la fallace illusione di poterla sempre far franca unicamente perché era figlio di re.
«Non credo sia una buona idea punire Lady Sigyn troppo duramente» cominciò Frigga, passando le proprie dita sulle spalle del marito, aggirando il trono per potersi portare infine davanti all’uomo che innumerevoli anni prima aveva sposato.
«Quale dovrebbe essere, secondo voi, la giusta misura, mia Regina?» domandò Odino prendendo nella propria mano, quella libera dalla stretta sul Gungnir, quella affusolata della propria moglie, stringendola quel tanto che gli consentisse di avvertire la presenza benefica della stessa su di sé. Era sempre stata in grado, fin da quando l’aveva incontrata quando entrambi avevano pochi secoli sulle spalle, di rendergli la mente rischiarata delle doti che a lui mancavano e di cui lei era invece ricolma – benevolenza, saggezza, temperanza, giustizia e prudenza.[4]
Mai come in quella circostanza abbisognava dei consigli che lei sola aveva il diritto di elargirgli e che chiedeva senza ordinarglieli, perché mai aveva deposto su di lei il velo di un solo comando come Re.
«Qualcosa che non ti attiri le ire di Loki per avergli strappato la sua adorata guerriera» sorrise con la dolcezza di cui unicamente lei era in grado, lasciando intendere ciò che Odino sospettava senza avere la stessa certezza che solo una madre poteva avere.
«In realtà, preferirei non riversare su Lady Sigyn gli sbagli di Loki, ma lui è così tremendamente incapace di comprendere i propri errori da non concedermi altra scelta.»
«Potrebbe anche essere un bene.»
«In quale modo potrebbe esserlo?» chiese con scetticismo palpabile, non comprendendo quale beneficio – ma solo quali ripercussioni negative – avrebbe ottenuto quando la sua decisione sarebbe stata annunciata. Lady Sigyn era una guerriera assai capace, a comando in un gruppo di soldati addestrati dalla stessa con grandi abilità e che in guerra erano sempre stati capaci di eccellere; e oltre all’incredibile danno che avrebbe avuto nelle vesti di Re, come aveva giustamente lasciato capire sua moglie, il suo rapporto con Loki andava al di là di una semplice unione di forze, per questo non aveva alcuna fatica ad immaginare quale odio avrebbe causato la pronunzia della propria sentenza. Invece nemmeno adoperando completamente il proprio intelletto, non riusciva a scoprire quale potesse essere quel bene di cui parlava Frigga e che se solo vi fosse stato, avrebbe causato meno peso nel perpetrare quella strada.
«Per spingere certe cose a uscire alla luce del sole» rispose semplicemente la Regina, tirando gli angoli delle labbra ricoperte di rossetto in un caldo sorriso. Sperava che una simile situazione avrebbe spronato suo figlio a smetterla di tenere nelle pieghe della notte sentimenti che avrebbero potuto evolversi, sperava che mettendolo di fronte alla ferocia della perdita – almeno momentanea – di Lady Sigyn, egli ne avrebbe compreso quale fosse il reale peso nella sua vita e avrebbe agito di conseguenza quando fosse tornata nell’unico posto a cui apparteneva – quello al suo fianco.
«Temo che Loki non la vedrà sotto quest’ottica, ma non avrà altra scelta che accettare il contrappasso per le sue decisioni supponenti e contrarie alle mie.»
«Penserò io a farglielo presente» assicurò al marito, depositando un tenue bacio sulla sua fronte prima di scomparire nuovamente nel passaggio dal quale era affiorata furtiva, lasciando da solo il Padre degli Dei a intessere la propria sentenza prima della formulazione.
E nel mentre Odino si accaparrava gli ultimi momenti prima di infliggere la propria punizione, suo figlio minore era intento a riprendere con iraconda malcelata la giovane guerriera al suo servizio.
«Un giorno, Sigyn, avrai la decenza di spiegarmi perché non ce la fai a tenere a freno la lingua quando te lo ordino» sibilò Loki, scandendo le proprie parole in modo che ognuna risuonasse dell’alterazione che lei gli provocava ogni qual volta si permetteva di fuoriuscire da ciò che lui stabiliva. Ma ancora di più, era furibondo perché si era accollata una responsabilità che non le era dato sopportare e che nemmeno lui avrebbe dovuto portare – perché le sue erano state macchinazioni soltanto inclini a riprendersi ciò che già a loro spettava, e che Odino aveva concesso unicamente per evitare di protrarre una guerra che si poteva vincere anche se con qualche necessaria morte. Se solo avesse messo le briglie al suo impeto, mantenuto la calma davanti alla strigliata eccessiva che suo padre aveva voluto impartirgli, avrebbe perfettamente potuto impedire che qualsiasi tipo di ripercussione si abbattesse su di loro con l’uso della sua eccellente dialettica – o almeno era ciò di cui voleva convincersi, ignorando la furia malcelata con il quale Odino si era scagliato contro le sue decisioni dissonanti dai comandi impartiti.
«Perché sono molto brava a usarla» replicò maliziosa, con una calma tale da portare dopo di sé un silenzio totale a sottolineare come si era calamitata improvvisamente l’attenzione addosso. Anche se le iridi d’inchiostro della donna erano fisse sul volto del dio degli inganni – intendo a profondersi in un ghigno intriso di altrettanti sottointesi bagnati dalla perdurante irritazione per le azioni avventate della propria fedele compagna –, li sentiva cuciti sulla propria pelle quelle degli altri saturi di interrogativi, per le insinuazioni comprese nella sua frase. Per quanto fosse sufficientemente intuibile quale forma di rapporto intercorresse tra Loki e Sigyn, nessuno dei due ne aveva mai voluto parlare con gli altri, che avevano assecondato il loro desiderio di riserbo – anche perché, pure nel caso contrario, sapevano bene che non sarebbero riusciti a ottenere alcuna risposta alle proprie curiosità, capaci com’erano entrambi di manipolare le conversazioni ai propri interessi.
«Non so se chiederti se e quanti doppi sensi intendi o congratularmi per aver messo a tacere Loki» interruppe il silenzio Fandral, cercando di ammorbidire la tensione fin troppo rigida nel quale erano sprofondati.
«È il momento sbagliato per scherzare» lo rimproverò Lady Sif, avvicinandosi all’amica posandole una mano sulla spalla per costringerla a voltarsi verso di lei, catturando finalmente la sua attenzione. I lineamenti della dea della guerra erano carichi di preoccupazione per la giovane, troppo testarda e asservita al proprio scopo di mettersi a completa disposizione di Loki per comprendere in quale spiacevole situazione si fosse infilata – o forse l’afferrava perfettamente, e ciò rendeva ancora più drammatico e ostico provare a farle recepire la gravità della situazione da lei stessa creata. «Sigyn, Loki ha ragione, dovevi tacere. A lui Odino non avrebbe fatto nulla di terribile, mentre-»
«Il Re, Odino, Padre degli Dei, vi chiama al suo cospetto», le parole di Lady Sif vennero interrotte bruscamente dall’annuncio degli araldi e la guerriera poté solo rivolgerle un ultimo sguardo di mestizia intrisa di disappunto a Lady Sigyn prima che questa si incamminasse verso la sala del trono. Fece scivolare i propri occhi sulla figura del più giovane dei principi, sul cui viso si disperdevano ombre di disapprovazione per la mossa compiuta dalla donna che con tanta sicurezza camminava davanti a lui per recarsi al cospetto di Odino. Anche se non vi erano crepe di preoccupazione, Lady Sif era assolutamente convinta che Loki avrebbe di gran lunga preferito evitare che i contrappassi per le proprie azioni si riversassero su Sigyn. Il controllo che ostentava, il quasi disinteresse verso la pronunzia del padre erano coperture, perché se in molte cose si faticava a capire cosa la mente del dio degli inganni complottasse, l’affetto per Sigyn era sincero – una delle poche cose che possedeva ancora intonse da menzogne.
Avrebbe voluto schiaffeggiarlo, Lady Sif, per quel suo autocontrollo imperturbabile e per la mancanza di difese prese verso la propria devota guerriera. Non comprendeva se avesse mancato di proteggerla per evitare di rendere ancora più chiaro il proprio attaccamento a lei, in modo magari da rendere meno dura una punizione che si sarebbe potuta acutizzare davanti a un sentimento ampio e manifestato per rendere più incisivo l’insegnamento che il Re desiderava impartirgli, o se fosse semplicemente orgoglio. In qualsiasi circostanza, Lady Sif trovava inconcepibile le sue ragioni, tant’è più che non vi erano motivazioni nel voler nascondere qualcosa di cui i più vicini a lui e a Sigyn erano perfettamente a conoscenza – o almeno coì credevano di essere.
Lo aveva appreso quando era ancora una bambina, prima della morte del padre e della conseguente rovina della propria carata, che era soltanto imparando ad ammaestrare i propri sentimenti e il proprio cuore che si poteva sopravvivere al mondo. Lady Sigyn aveva tanto strenuamente voluto entrare nella Guardia Reale per dimostrare a se stessa che era in grado di conquistare una fermezza d’animo che era mancata ai componenti della sua famiglia – tuttavia, poi era scivolata nei risvolti delle parole ammaliatrici di Loki e la propria risolutezza era stata messa al suo servizio, finendo diritta in una forma di degenerazione simile a quella che si era abbattuta sui propri parenti. Non se ne pentiva, non avrebbe mai potuto compiere un simile atto e ringraziava il caso che li aveva guidati a incontrarsi, ma nonostante la sicurezza con cui aveva percorso l’intera navata principale per poi inchinarsi al cospetto di Odino, sentiva chiaramente i nodi dell’intestino tendersi, strapparsi, straziarsi in rocamboleschi scombussolamenti di posizioni nell’attesa di una punizione per cui non aveva alcun buon presentimento.
Aveva provato a dissimulare, ci era riuscita davanti a tutti i suoi spettatori tranne che agli occhi di Loki, perché lui la conosceva per ciò che era oltre le proprie bugie con cui si mostrava in un contegno regale, sfacciatamente tranquillo e cordiale per ingannare i propri spettatori. Sentiva la pesantezza dell’attenzione di lui scrutarla con un’avidità ossessiva, nel tentativo di scovare ogni segno che la tradiva nella sua recita e sapeva altrettanto bene che lui li avrebbe trovati tutti.
Sollevò con tracotante pacatezza il capo, tirando il collo in una piega di silente sfida, per poter osservare il volto di Odino mentre proclamava la propria decisione.
«Lady Sigyn, come da te chiesto, pagherai al posto degli errori di mio figlio», l’autorevolezza della voce di Odino si riproduceva in echi per tutta la sala, rimanendo in vita negli spigoli alti delle volte e riproducendo il proprio volere come per effetto di un incantesimo. La tratteneva incatenata alla fermezza dell’occhio cerulo, un azzurro fitto a tal punto da essere fastidiosamente accecante, ma sotto il quale Lady Sigyn non dava segni di scomponimento ricoperta dall’aria di nobildonna qual era – e d’altronde, mai, nemmeno sotto quello dotato di altrettanta silente prepotenza di Loki si era mai arresa. «In quanto dea della fedeltà devota a Loki, ti verrà addormentata la memoria, portata in un luogo conosciuto solo a me e lì vi rimarrai fino a quando non giungerà il momento propizio, o fino a quando non sarai ritrovata. Avete cinque minuti da soli
Avrebbe preferito non sentire la sensazione di vuoto propagarsi con una tale devastante onda d’urto nel suo essere. In realtà avrebbe maggiormente apprezzato se non le fossero stati concessi nemmeno quell’elemosina di tempo e tutto si fosse risolto tanto velocemente da lasciarla ancora troppo sbigottita davanti a una tale decisione da impedirle di prendere coscienza di quanto lacerante fosse.
Con le palpebre calate sugli occhi, percepì a stento gli spostamenti di chi le era attorno. Ovattato, le appariva così il mondo circostante mentre la veemenza del colpo psicologico le stava rendendo difficoltoso ricordarsi come si respirava, bloccandole l’automaticità di contrazioni di muscoli dei quali non possedeva del tutto il controllo. Alla consapevolezza nel petto del cuore a protrarsi nella sconcertante attività di battere anche in quella circostanza, si sovrapponeva la illusoria percezione che si fosse bloccato a metà per un ingranaggio guasto o una crepa improvvisamente comparsa lungo un’arteria, fermando l’afflusso di sangue.
Fu la mano di Loki nel toccarle la spalla con una delicatezza che era stata elargita con una sporadicità tale da rendere ogni volta stridente tale sfumatura, che si riscosse, alzandosi dal pavimento sul quale continuava a tenere le ginocchia davanti a un trono vuoto.
Era stato solo per l’egoismo misto a orgoglio di sembrare la donna ricoperta di fermezza testarda, di incomprensibile devozione verso di lui, che si rialzò per sostenere a distanza inferiore l’analisi dei suoi occhi verdi.
Non aveva cercato nemmeno per un attimo di apparire meno ferita di quanto lo fosse per tale destino al quale stava per andare incontro, né aveva tentato di trattenere il profondo sconforto che le causava pensare a come tra qualche minuto avrebbe smesso di essere la donna che era, né di sminuire il dolore viscerale che le bruciava l’anima nel sapere che avrebbe perduto ogni ricordo dei giorni trascorsi servendolo – combattendo, mentendo, rubando, uccidendo per lui. E tutto quel grumo di strazianti sentimenti non le sarebbe stato concesso di portarli con sé, non avrebbe potuto cruciarsi per la propria sventura, e mai avrebbe potuto ricordare l’amore per il quale era vissuta fino a quel giorno.
Una tortura più brutale di quei cinque minuti, Lady Sigyn non riusciva a immaginarsela e sotto la richiesta di rispondere a una domanda che ora era solo un pugnale piantato all’altezza del cuore, le parole le si incastravano come schegge nella gola.
«Vuoi veramente rimanere in silenzio per gli ultimi minuti e non rispondermi? Disubbidiente fino alla fine», Loki riusciva a scherzare almeno in parte, sdrammatizzando una situazione nel quale come non mai era in grado di mantenere una facciata di normalità solo per non concedere soddisfazioni a suo padre e ulteriore dolore a Sigyn.
«Sono la dea della fedeltà, non dell’obbedienza» asserì alzando un sopracciglio per sottolineare l’ovvietà delle proprie parole, in una naturalezza quasi spoglia dalla drammaticità del contesto. Lady Sigyn era sempre riuscita ad affrontare la propria vita con la serenità delle buone maniere, l’equilibrio dei sentimenti e la parlantina facile, le proprie pulsioni e bramosie non erano mai stati asserviti a capricci egoistici, se non il suo unico desiderio di rimanere al fianco di Loki per servirlo senza chiedere qualcosa in più – che aveva avuto, ma mai domandato, mai cercato e mai reclamato come proprio diritto. La pacatezza del suo essere, la contraddizione di alcuni suoi modi d’essere – tanto tranquilla quando priva di pietà, poco avvezza alla sete di sangue ma decisa ad eccellere come guerriera, refrattaria alla violenza ma portatrice di emblemi di guerra, testarda nonostante l’aria da fanciulla educata alla remissione agli altri, e molto altro ancora – e la discrepanza dalla maggioranza degli asgardiani di una morale già distorta dalla nascita e corrotta da una famiglia nobile in decadenza, l’avevano portata ad essere una splendida attrice nel suo mostrarsi composta in qualsiasi circostanza. Ma sotto lo sguardo severo di Loki, di un verde ardente di fiamme trattenute a rendere pressante il proprio magnetismo, si ritrovò a tremare lievemente davanti all’idea di essere giunta alla fine di un percorso che aveva costruito per secoli. Più che l’impossibilità di continuare ad amarlo come da sempre aveva fatto, seppur con forme e modalità diverse a seconda del periodo della propria vita, si ritrovava a rammaricarsi per non poterlo ricordare neppure, spogliata dall’unica cosa che sapeva di renderla veramente unica nell’intero universo – la sua fedeltà a lui.
La ragione stava dalla parte di Loki per quella volta, e per quanto in altra circostanza Sigyn si sarebbe comunque ribellata all’evidenza e impuntata in un gioco di forza, si lasciò andare all’evidenza che una risposta era giusto che lui l’avesse – perché lei non l’avrebbe più conosciuta e quel peso qualcuno doveva portarlo. «Comunque, ovviamente è un sì, vi avrei sposato
«Non usare il condizionale, perché non ci metterò troppo» la corresse Loki, sfiorando con le proprie dita la treccia che le ricadeva lateralmente prima di spostarle sul suo voto, accarezzando lievemente i lineamenti marcati da sconforto vanamente trattenuta.
«A far cosa, mio principe?»
Si piegò su di lei con le labbra piegate in un ghigno in cui vi erano contenute più promesse e minacce di quante lei riuscisse a leggerne, ma non chiese il conto di ciò che non era in grado di afferrare, perché sapeva che non ve n’era necessità e se mai si fossero rincontrati davvero, allora avrebbe saputo ciò che c’era di ancora oscuro. «A ritrovarti, naturalmente» asserì modulando le parole lentamente, quasi a spargerle come un unguento sulle ferite che quella separazione le avevano procurato e sulle proprie che non voleva mostrarle, perché non doveva avere come ultima immagine di lui quella di un uomo piegato a un dolore che non avrebbe mostrato ad alcuno – l’avrebbe coltivato, trattenuto ed usato per forgiare la propria determinazione a mantenere la parola datale. «Hai promesso di servirmi, non ti libererai tanto facilmente di un simile peso.»
«È un peso non poterlo più fare». Le sue parole morirono sulla bocca del dio degli inganni, che le lasciò appena l'attimo di formulare la propria dichiarazione prima di prendersi l’ultimo bacio che gli era concesso prima dello scadere dei cinque minuti loro elemosinati. Le graffiò il collo nel tirarla verso di sé, formando solchi scarlatti e tirandole le ciocche di capelli nei quali si erano intrecciate le proprie dita, strappandole lamenti di flebile sofferenza mentre le mordeva le labbra. Non c’era calma, non c’era dolcezza e n’è tanto meno gentilezza nella voracità con cui la stava baciando – e non riusciva a pensare, ad ogni secondo che si sgretolava sotto il contatto dei propri corpi, che prima di poterla riavere sarebbe trascorso più tempo di quello voluto.
«Non per molto, Sigyn. Non per molto» le sussurrò all’orecchio quando sentì riaprire le porte della sala, staccandosi da lei per osservarla prima di vederla scomparire insieme alla scorta che Odino aveva mandato a prenderla.
«Non per molto» ripeté lei – un voto a cui avrebbe dovuto mantenere fede, un voto che prima o poi avrebbe dovuto trovare un suo compimento.



M A N I A’ s W O R D S
Allora, come avevo annunciato, poi disannunciato e poi riannunciato nuovamente, ecco il seguito della mia precedente raccolta, «L’amore che non salva, danna, corrode e rende fedeli».
Ora, non uccidetemi per l’inizio, ecco. E no, ovviamente non mi riferisco solo alla lunghezza di questo capitolo - e pure delle note che mi accingo a scrivere -, ma anche a quando io ami bistrattare i personaggi. È solo l’inizio quindi chissà come sarà la fine e io vi assicuro che se non avessi cambiato in corso la mia precedente idea per la long che avevo cominciato prima di questa, tutto sarebbe molto più tragico e angst, quindi c’è stato un notevole passo avanti.
L’idea della perdita di memoria di Sigyn – che comprende tutto quanto, non solo Loki – era contemplata già nella stesura originale della long di cui parlavo da dicembre. Devo ammettere che come trovata in sé è assai poco originale - ma spero di aver reso i risvolti tali, sarete voi a giudicare - e per di più mi è venuta in modo stupido, ma dato che si tratta di ispirazione a una serie tv mi sembra giusto creditare tale implicito merito (?) a «Once Upon a Time» e a Emma che nella terza stagione, scusate lo spoiler, ma devo spiegare, si dimentica di tutta la sua famiglia e del tempo trascorso con essa. Vedendo Emma e la sua condizione, avendomi colpito parecchio, mi ha fatto ritrovare a chiedermi quali conseguenze potesse avere un evento simile su Sigyn. Nella long originale, tale parte era verso la fine, mentre qui ho capovolto gli eventi – non ve ne frega niente, probabilmente, ma io ve lo dico comunque e tanto queste note sono già chilometriche.
Voglio anche specificare che l'idea della punizione mi deriva dal desiderio di creare un parallelismo tra i modi di reazione di Loki nel subirla e quelli che avrà Thor quando capiterà a lui di incorrere nell'ira del padre.
Ci tengo a specificare che non è mia intenzione dipingere Odino come spesso avviene come un padre cattivissimo nei confronti di Loki. Ha punito Thor privandolo dei suoi poteri e spedendolo sulla terra per aver disubbedito, direi che a Sigyn non è andata poi così tanto male, e come punizione mi sembrava sensata - spero lo sia davvero.
La narrazione, come spesso mi adopero – e come ho già ripetuto altre volte –, è quella ad immagini e non prettamente cronologica, per questo i temi verbali sono allineati – insomma, un giorno Marquez verrà e mi ucciderà per provare a mettermi a tentare di rielaborare il suo stile con tali disastrosi risultati, ma io ci provo comunque perché lo amo immensamente.
Ah, sì, per chi se lo stesse chiedendo, la proposta di matrimonio di Loki a Sigyn ve la mostrerò, ma un tantinello più avanti – comunque il romanticismo è proprio ai massimi livelli, come da sua consuetudine, eh /sarcasmo a palate/.
Questa sarà comunque una raccolta di one-shot, anche se a differenza della precedente, oltre il rapporto Loki/Sigyn, come potete intuire già da adesso, vi sarà una trama vera e propria, non solo spaccati di momenti tra i due. Per alcuni fatti, riprenderò gli avvenimenti del primo film di Thor, ma solo per alcune cose – per tale motivo ho inserito l’avvertimento What if? –, mentre non terrò in considerazione Thor The Dark World – e nemmeno The Avengers, in realtà, o almeno non proprio (?). L’aver optato per una raccolta di one-shot e non per una vera e propria long è sostanzialmente una scelta per l’ottimizzazione del mio tempo: una long richiede un lavoro molto più complesso, e io non ho tutta questa disposizione di tempo.
Venendo alle note segnate invece nel corso del capitolo:
[1] • Tale è il nome della lancia/scettro di Odino.
[2] • L’albero cosmico è Yggdrasill, che regge i Nove Mondi secondo la mitologia norrena e le cui radici si immergono in due fondi: quella della saggezza e quella del destino, presso cui vivono le Norme che tessono l’arazzo del destino, per questo si pensa che chi riesce a leggere tra le sue biforcazioni possa anche scovarvi pezzi del futuro.
[3] • Nel capitolo O9 della mia precedente raccolta – secondo la mia numerazione –, Frigga regalava a Lady Sigyn un ciondolo. Mi riferisco a questo in tale punto della storia.
[4] • Mi sono rifatta ad alcune delle virtù aristoteliche, dove al posto di mansuetudine ho preferito il sostantivo benevolenza. E sì, ho messo alcune di quelle etiche e altre dianoetiche – se non capite, no problem, c’è la pagina della Wiki, basta cercare “virtù” –, perché non volendo inserirle tutte quante, ho preferito dividerle.
Ultima cosa, la storia è divisa in due grandi blocchi - e per la cronaca sono 19 capitoli totali, di cui 11 già scritti almeno in brutta. Nei primi 9 si avrà una prevalente – e quasi totale – concentrazione su Loki, e per questo tali primi capitoli hanno come colonna sonora “Vivere” di Cristiano De André. Ad ogni capitolo inserirò una strofa della suddetta canzone – che manco a farlo apposta sono nove, le coincidenze, eh?! Io vi lascio anche il link, così se volete sentirvela potete farlo comodamente: QUI.
Credo di aver finito di dare spiegazioni/avvertenze e ciò che dovevo dire, quindi vi saluto. Ah, no, il banner: l'ho fatto io. Lei è Natalie Dormer ♥
Come sempre vi chiedo di lasciarmi una recensione, un parere, un qualcosa, così, tanto per farmi sapere cosa ve ne pare e farmi una ragazza felice, ma proprio tanto – tantissimo – felice. Grazie, a chiunque anche solo sia giunto fino a qui, in realtà, credo di aver sclerato parecchio. Gli aggiornamenti saranno irregolari, ma almeno una/due volta/e al mese aggiorno – forse (?), dipende dalla disponibilità di tempo per editare i capitoli –, quindi a presto ♥

Mania▬


  
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