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Autore: Piumadoro    15/04/2014    2 recensioni
Rieccoci al secondo anno.
Se il primo è stato pieno di guai qui si aggiungono cose come il Quidditch, molto importante.
Senza parlare dell'amore.
E dei segreti.
Il secondo anno di Star ad Hogwarts comincia in modo confuso...
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'Siamo Stelle Cadute'
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“Andiamo, forza.” Esordì Star cominciando a camminare verso il castello.
I tre ragazzi si scambiarono uno sguardo colmo di tristezza e poi la seguirono.
James mise un braccio attorno alle spalle di lei e la strinse a sé.
“Che c’è?” Chiese la ragazza sorridendo e staccandosi un poco da lui.
Il ragazzo non rispose, semplicemente la guardò trasmettendole tutto sé stesso.
Star si voltò indietro e guardò ancora una volta i cancelli, poi chiuse gli occhi e sospirò.
“Ok.” Disse solo ricominciando a camminare e lasciandosi stringere dal braccio di suo fratello al quale si aggiunse poi quello di Sirius. Remus venne acciuffato da quest’ultimo. Tornarono direttamente alla torre dei Grifondoro senza nemmeno badare alla musica che ancora usciva dalla Sala Grande.
 
…………
 
I Malandrini uscirono alla svelta dall’aula di Trasfigurazione non appena suonò la campanella.
“Come vi è andata?” Chiese Remus ansioso.
“Meglio del previsto.” Replicò James sicuro.
“Grazie tante, a te questa materia viene troppo bene. Secondo me bari.” Replicò Sirius massaggiandosi il collo con una mano.
“Io sono bravo. Tutto qui. E poi mi sembra che la parte pratica sia andata bene a tutti, è la teorica di cui dovrete preoccuparvi.” Ribatté James.
“Non importa ormai è finita. Sia pratica che teorica. Non voglio più studiare.” Sospirò Sirius.
“Scherzi vero? Ti ricordo che è proprio da ora che devi cominciare a studiare, a Pasqua sceglieremo le materie per il terzo anno e poi gli esami saranno vicinissimi.” Lo rimproverò Remus.
“Ma fino a Pasqua possiamo rilassarci, giusto? Star, almeno tu appoggiami.” Sirius chiamò in causa la loro amica che li guardava sorridendo senza in realtà vederli.
“Temo che questa non sarà l’unica verifica di questo mese. Da ora in poi sarà un bombardamento.” Commentò lei con tono leggero.
“Facile per te, non studi mai e hai dei voti fantastici.” Brontolò Sirius.
“Io studio.” Sbottò la ragazza.
“Io non ti vedo mai.” Le fece notare James.
“Perché tu non vieni con me e Remus a studiare in biblioteca ogni giovedì.” Gli ricordò Star.
“Siete sempre nel gruppetto del nostro amico Dennis?” Domandò Sirius curioso.
“Si, quei ragazzi sono molto studiosi e svegli.” Rispose Remus.
“Se lo dici tu.” Sbuffò James. “Io preferisco il Quidditch.”
“James, tu preferisci il Quidditch a tutto.” Constatò la ragazza.
“Non è vero, prima del Quidditch ci siete voi!” Esclamò quello abbracciando tutti e tre i suoi amici all’improvviso, così che essi si ritrovarono a scontrarsi con le teste e a pestarsi i piedi a vicenda.
“Ahia! James! Sei un idiota!” Si lamentò Sirius tentando di liberarsi dalla stretta.
“Intralciate il passaggio ragazzi, su su. Avanzate.” Li sgridò un Prefetto del Corvonero.
“Si, scusaci Stuart.” Star calmò suo fratello e trascinò via tutti  i Malandrini.
“Che facciamo ora?” Chiese Remus mentre ricominciavano ad avanzare verso la loro Sala Comune.
“Non lo so, ma almeno per il resto della serata potremmo, per favore, non studiare?” Implorò Sirius.
“A me piaceva studiare.” Borbottò Star.
Purtroppo era vero, i Malandrini avevano passato il resto dei giorni delle vacanze di Natale con il naso sprofondato nei libri, non solo in vista dell’imminente test di Trasfigurazione ma anche perché lo studio pareva alleviare la loro amica dai pensieri su Anne.
“No, basta ora. Facciamo qualcosa di passatemposo.” Suggerì James.
“Passatemposo? E’ colpa di tua sorella se ora usi parole che non esistono?” Domandò Sirius scherzoso.
“Ah, Ah.” Replicò piatta Star ma sempre con il sorriso sulle labbra.
“Giochiamo a scacchi!” Consigliò Remus.
“No, a Sparaschiocco.”  Propose Sirius.
La discussione durò a lungo come sempre ma almeno distrasse Star.
 
……….
 
“Hey, Star, penso che Jack abbia fame.” La avvertì Jane indicandole la boccia dove il pescetto boccheggiava come in cerca di cibo.
“Hai, ragione. Bhè, devo ancora ringraziarti per esserti presa cura di lui mentre io… stavo con… Anne.” Mormorò Star sorridendo come sempre.
“Non c’è di che.” Replicò Jane, dopo alcuni minuti di silenzio durante i quali Star nutrì il suo pesciolino la ragazza fu sul punto di chiedere qualcos’altro ma in quel momento entrarono nella stanza Ann e Sophia.
“Oh, guarda guarda chi si vede per quasi due settimane di fila.” Commentò Sophia.
“Lo dici ogni volta che entri in camera. Te l’ho già detto sono stata a dormire di là solo perché Anne non desse fastidio.” Ripeté Star.
Sophia rise. “Lo so, ma adoro rimarcare il fatto che non sei nel dormitorio dei ragazzi. Ti manca dormire tra loro?”
Star avrebbe voluto rispondere subito di sì ma capiva anche lei che sarebbe sembrato scortese quindi si immedesimò nei discorsi da ragazza che tanto odiava, prese un bel respiro, allargò il suo sorriso e cominciò.
“Ma, no! Scherzi? James e Sirius russano e puzzano da morire poi di tanto in tanto c’era anche Peter, quello è il peggiore. Diciamo che l’unico con cui si può dormire è Remus.”
“Dai, c’è del tenero?” Domandò Sophia invadente come al solito.
“Sof!” La rimproverò Ann scioccata.
“Che c’è? Allora Star?” Insistette quella.
“Niente tenero, adoro Remus ma come amico nulla di più.” Ripose poi.
“Si, si sapeva. Infondo sei ancora innamorata di James.” Ricominciò Sophia.
“James?” Si stupì Star. “Girano ancora voci su di noi?”
“Oh, moltissime. Soprattutto mentre stavate con la bambina, ora si sono un po’ quietate ma diciamo che tutti aspettano una dichiarazione eclatante.” Riferì Ann sincera come sempre.
“Davvero? Buon cielo! Siamo fratelli!” Si indignò lei.
“Beh, fratellastri.” Specificò Sophia ricordando il resoconto del salvataggio dall’orfanotrofio che Star aveva ripetuto per loro una sera.
La ragazza in questione sbuffò spazientita e si infilò sotto le coperte senza più dire nulla.
“Penso che tu non sia stata molto delicata, Sof.” Le fece notare Jane con gentilezza.
La mano di Star sbucò dal bozzolo di coperte in cui si era rintanata e colpì piano la boccia di Jack che guizzò allegro sprigionando delle graziose bollicine.
 
…………….
 
Arrivò presto il diciannove e con esso la luna piena.
Star si tagliò di nuovo i capelli e si rotolò ancora nell’erba ghiacciata.
Quando Remus si trasformò cercò nuovamente di fiutare in lei l’odore di ragazza umana e solo quando fu sicuro di non sentirlo cominciò a rilassarsi e a giocare.
La ragazza e il lupo saltellava da una parte all’altra della stanza sempre un po’ circospetti quando i denti arrivavano troppo vicini ai punti vitali.
All’improvviso Lunastorta spalancò la bocca e prima che Piumadoro potesse capire i suoi intenti e reagire lui le leccò amichevolmente il volto, quasi per rincuorarla.
La ragazza stupita si bloccò fissando il lupo negli occhi e oltre quelle pupille dilatate, nei bordi di esse vide il dolce e caldo color ambrato degli occhi del suo amico.
Ricominciarono subito a giocare anche perché Lunastorta si stava innervosendo, un po’ per il lungo stare fermo e un po’ per il sentire lo sguardo di Star fisso nel suo.
La mattina successiva Star, James e Sirius scomparirono in fretta dal momento che Madama Chips arrivò subito e loro fecero appena in tempo a nascondersi sotto il mantello dell’invisibilità e accucciarsi in un angolo prima che la donna li scoprisse.
Durante la prima ora di lezione di quel giorno Lily passò un bigliettino a Star.
La ragazza le lanciò uno sguardo sorpreso e poi lesse.
“Il vostro amico Remus è stato portato in infermeria sta mattina, lo sapevi?”
Star si voltò verso la rossa facendo un rapido segno di diniego mentre il professor Lumacorno alzava il tono della voce per enfatizzare la sua spiegazione dell’argomento del giorno.
“Tu come lo sai?” Le chiese in un sussurro.
“Faccio un paio di turni d’aiuto a Madama Chips di tanto in tanto.” Le rivelò Lily mormorando.
Star si rimise dritta e cercò di collegare tutti i punti: Remus non si feriva più e Madama Chips lo notava e allora perché portarlo in infermeria se non per fargli un interrogatorio? Ma perché non nell’ufficio di Silente? Magari pensavano fosse merito suo? Volevano studiarlo?
La ragazza cominciò a battere il piede a terra impaziente finché non si alzò in piedi svegliando Sirius e James che sonnecchiavano distrutti seduti accanto a lei.
“Professore, mi scusi, potrei salire in infermeria? Penso di non sentirmi molto bene.” Domandò Star.
Lumacorno preso alla sprovvista la lasciò uscire, i due amici della ragazza la fissarono straniti ma impotenti.
Star salì di corsa le scale e si precipitò nel bianco ambiente dell’infermeria.
Come aveva immaginato Madama Chips era china su Remus e in compagnia di Silente, entrambi smisero di parlare voltandosi verso di lei.
“Star!” Esclamò Remus stupito.
“Signorina Potter.” La salutò Silente con un cenno del capo e un amabile sorriso.
“Lily mi ha detto che eri qui. Che succede?” Chiese lei spostando lo sguardo dal suo amico ai due adulti.
“Il signor Lupin si è sentito male stamane e dal momento che non sembrava un malessere molto comune e vista la sua situazione precaria sono stato informato.” Replicò Silente poi prese il braccio di Madama Chips guidandola nel suo ufficio. “Ora va tutto bene, verificate voi stessa.” La rassicurò chiudendosi dentro lo stanzino.
Star si avvicinò di corsa al letto di Remus. “Dunque?” Domandò agitata.
“Si chiedono cosa abbia influito sul mio cambio di comportamento. Credono sia dovuto alla mia maggiore serenità nel comportarmi da umano e vogliono vedere se veramente questo può riflettersi sul lupo.” Spiegò il ragazzo sottovoce.
“Perfetto. Mi sono preoccupata tantissimo. Pensavo che sapessero delle nostre lune, o anche che ti analizzassero da cima a fondo per capire come sei riuscito a combattere il lupo.” Rivelò la ragazza carezzando i capelli castani dell’amico che le sorrise gentile.
“Tutto bene. Forse è meglio se torni a lezione.” Le ricordò lui.
Star annuì e fece per voltarsi ma Remus la afferrò per un polso.
“Stanotte…” Cominciò. “…l’ho fiutato. Tu, sei triste, perché fingi il contrario?”
La ragazza sospirò. “Immaginavo. Mi hai leccato in modo strano. Comunque… passerà.”
Detto questo uscì dalla stanza senza aggiungere altro.
La campanella suonò proprio quando Star era ormai vicina ai sotterranei, gli studenti uscirono in fretta dalle aule ma lei aveva una’altra ora di pozioni quindi continuò a camminare verso la sua meta.
All’improvviso un ragazzo slanciato dai capelli castani le bloccò la strada.
“Star! Non dovresti essere in classe a quest’ora?” Le chiese.
“Si, ero passata in infermeria per prendere una pozione contro il mal di gola.” Si inventò la ragazza.
“Allora dovrai tornare subito in classe.” Sbuffò Dennis fissando in basso.
I corridoio cominciarono a svuotarsi nuovamente, solo alcuni amici del ragazzo rimasero a pochi metri da loro attendendo pazienti.
Star rise. “Perché? Tu no? Sarai già in ritardo.”
“Io ho un’ora buca, avevo sperato di poter godere della tua compagnia ma… è meglio se vai.”  Spiegò Dennis.
La ragazza ci pensò su un attimo mordendosi il labbro inferiore.
“Magari posso concedermi una passeggiata verso la torre del Grifondoro, infondo sto male.” Replicò poi con calma.
I verdi occhi del ragazzo si illuminarono. “Davvero?”
Star annuì.
Dennis sorrise largamente e le indicò i suoi amici come per invitarla ad avvicinarsi.
“Oh, eccola qua! Ci mancavi sai!” Esclamò uno di loro accogliendola nel gruppo.
“Grazie Riot, ma è passato solo qualche giorno dall’ultimo nostro incontro in biblioteca.” Gli ricordò lei con gentilezza.
“Lo sappiamo ma di te non ne abbiamo mai abbastanza. Oltretutto in quelle ore dobbiamo studiare per forza, ora invece possiamo parlare di altre cose.” Ribatté un altro ragazzo dai capelli rossi, cugino di terzo grado di Arthur Weasley.
“Molto galante, Frederick.” Si complimentò con lui Star.
“E’ un piacere esserlo con te.”
Arrivarono fino al ritratto della Signora Grassa e i compagni di Dennis salirono in fretta lasciandoli soli in corridoio.
“Ehm…” Cercò di sdrammatizzare lui impacciato.
“Credo che salirò anch’io, vorrei dormire un po’.” Esordì Star sorridendo.
“Oh, si. Vai pure.” Dennis si scosse e le indicò la porta come se fosse casa sua.
“Si, so dov’è.” Gli fece notare lei abbozzando una risatina e pronunciando la parola d’ordine.
Dennis la seguì nella sala.
“Senti, un giorno, quando ti sentirai meglio, verresti a camminare con me, magari fuori, vicino al lago?” Le chiese piano.
La ragazza alzò le spalle. “Perché no?” Rispose e poi salì nella sua stanza.
Quando suonò la campanella dell’intervallo Star stava leggendo seduta in una poltrona in Sala Comune, Sirius e James la raggiunsero trafelati.
“Tutto bene?!” Chiese James ancora a due metri da lei.
“Ah-a.” Replicò la ragazza lentamente senza alzare gli occhi dal libro.
“No, perché sei sparita così e non sapevamo perché…” Ritornò all’attacco suo fratello.
“Lily mi aveva riferito che Remus era in infermeria e mi sono preoccupata perché sta notte non si è ferito quasi mai quindi non avrebbero dovuto portarlo lì. Per fortuna volevano solo fargli i complimenti per l’autocontrollo. Sarei tornata subito in classe ma Dennis aveva un’ora buca così sono tornata qui con loro ma ne ho anche approfittato per riposare un po’.” Raccontò lei sempre leggendo.
“Hai marinato un’ora di lezione per Dennis? La cosa si fa seria.” Scherzò Sirius con un ghigno sul volto.
“Cosa si fa serio Sirius? Odio Pozioni quasi quanto te e Frederick è un Prefetto quindi nessuno poteva dirmi niente, ogni scusa è buona per perdere un’ora di Pozioni.” Replicò Star sbuffando.
“Giusto. Anche Frederick è nel suo gruppetto? Buon a sapersi.” Sbadigliò Sirius gettandosi su una poltrona lì accanto.
“Non ti rilassare, ora abbiamo Difesa Contro le Arti Oscure che ci aspetta.” Gli fece notare lei tirandogli un calcetto e chiudendo finalmente il libro.
“Bene.” Commentò James. “Andiamo, oggi ricominciamo a fare le lezioni all’esterno.”
“Ma se c’è ancora neve!” Brontolò Sirius.
“Si, ma stiamo parlando del signor Franks, quando mai si è perso l’occasione di gelarci le chiappe con qualche bella caduta nella neve?” Ricordò loro Star alzandosi.
“MAI!” Risposero rassegnati e in coro James e Sirius cominciando ad avviarsi verso il parco.
Quando il terzetto si unì finalmente al resto della loro classe di Difesa Contro le Arti Oscure la campanella era già suonata da alcuni minuti.
“Siete in ritardo!” Fece loro notare il signor Franks.
“Lo sappiamo ma…” Cercò di giustificarsi James.
“Niente ‘ ma ’ ! Vedete di darvi una mossa la prossima volta e ora correte in cerchio mentre spiego al resto di questi puntuali studenti la lezione di oggi.” Sbraitò il professore.
“Perché dovremmo correre in cerchio?” Si lamentò Sirius.
“Perché così imparerete a muovere le vostre gambe con più velocità quando sapete di rischiare di essere in ritardo.” Replicò Franks, poi batté forte le mani. “Ora correre, forza, scattare!”
I Malandrini cominciarono a muoversi prima di esserci costretti.
“Allora ragazzi, oggi faremo un altro percorso militare, voglio che siate capaci di combattere anche sulla neve! Il nemico non si ferma mai! Dovrete imparare anche questo quindi preparatevi a bagnarvi un bel po’.” Cominciò il professore.
Intanto i tre correvano, dopo il terzo giro la neve mezza sciolta si compattò sotto i loro piedi formando un sottile strato di ghiaccio sul quale il trio continuava a scivolare ad alternanza. Finché Star non prese a strisciare a terra la scarpe come se fossero pattini velocizzando la sua andatura e limitando il rischio di cadere. Subito fu imitata dai suoi amici e poco dopo partì una vera e propria gara tanto che anche gli altri alunni cominciarono a compattare la neve per creare piste di pattinaggio mentre il povero professore faticava a tenere l’ordine.
“Fermi! Smettetela!” Gridò il signor Franks correndo verso il gruppo di ragazzi più vicino, così facendo però perse l’equilibrio su una lastra di ghiaccio e cadde all’indietro atterrando sul suo deretano.  
Sirius gli passò accanto scivolando. “Ma prof! Deve stare più attento e cominciare ad imparare a pattinare, cosa farà se dovrà combattere sul ghiaccio?!” Lo prese poi in giro con un mezzo sorrisino di scherno.
Il povero professore si rialzò cercando stabilità e sbraitando di qualche assurda guerra magica a cui aveva preso parte e che nessuna si trovava sul ghiaccio ma nessuno lo ascoltò così la lezione si concluse nel più completo caos e gli studenti tornarono tranquilli al castello tutti allegri.
Remus corse loro incontro entusiasta.
“Sono libero!” Gridò felice. “Hanno finito i loro interrogatori, complimenti e test vari!”
“Siamo felici per te!” Si entusiasmò Star ma non disse nient’altro per tutta la giornata.
 
……………
 
Qualche notte dopo James scese piano in Sala Comune con il Mantello dell’Invisibilità sotto braccio. Trovò sua sorella seduta su una poltrona a leggere, le si avvicinò di soppiatto e le posò le mani sugli occhi.
“Chi sono?” Cantilenò il ragazzo cercando di camuffare la voce.
“James Potter, mio fratello. Che razza di domande fai? E perché mi hai chiuso gli occhi?” Replicò quella sconvolta.
“Dai, nessuno ti aveva mai fatto questo giochino? Quando si fa la persona con gli occhi chiusi se presa alla sprovvista spesso fatica a riconoscere anche i suoi più grandi amici, per questo è divertente.” Spiegò James sorpreso.
“Ahn… ok, se lo dici tu.” Sbuffò Star di rimando ritornando a posare gli occhi sul suo libro.
“Sei proprio triste, vero?” Chiese suo fratello dopo alcuni minuti.
“No, James. Sto bene.” Rispose lei.
Il ragazzo non replicò ma alzò un sopracciglio con aria scettica e disperata ringraziando che Star non potesse vederlo.
“Vieni a fare un giro con me.” Le propose tirandola per un braccio con talmente tanta forza che più che un invito sembrava una costrizione.
Si coprirono con il Mantello appena fuori dalla torre e percorsero alcuni corridoi in silenzio.
Inconsapevolmente si trovarono in un’area del castello inutilizzata e da loro inesplorata.
“Dove siamo?” Sussurrò James spaesato, cosa strana da parte sua.
“Dovresti dirmelo tu, sei tu quello che gira di notte, non io.” Replicò Star piatta.
Suo fratello le lanciò uno sguardo preoccupato e poi la guidò dentro un paio di aule in quel corridoio, dopo aver appurato che nessuno veniva più in quel posto da anni si tolsero il mantello e si avviarono verso una stretta scala a chiocciola in legno.
“Hai mai visto scale di legno?” Chiese il ragazzo incuriosito.
Lei scosse piano la testa salendo sul primo gradino scricchiolante. James la bloccò prendendola per un braccio e poi la superò continuando a salire.
“Lasciami testare questo legno, sembra troppo pericolante.” Bofonchiò cauto.
“Come me.” Mormorò la ragazza.
Lui la sentì ma fece finta di niente. Infondo quante volte Star si era paragonata a qualcosa di brutto? Fin troppe. Anche se questa volta c’era qualcosa di diverso. Non era arrabbiata, e poi… pericolante? Sapeva di instabile e lei non poteva essere instabile! Non se lui era presente.
Dopo solo due giri i ragazzi furono costretti ad appoggiare entrambe le mani sulle pareti di pietra per non perdere l’equilibro data la ripidezza dei gradini.
Alcuni passi dopo passarono vicino ad una finestrella, Star si fermò a guardare la notte lasciandosi sferzare il viso dall’aria fredda.
Il ragazzo si bloccò non sentendo più i suoi passi alle sue spalle e la fissò per alcuni minuti decidendosi solo dopo molto a rompere il silenzio.
“Cos’hai?”
Lei, ferma qualche scalino più in basso si voltò verso James e sorrise. “Sono stanca, solo molto stanca.” Sdrammatizzò con serenità, fece per continuare la salita ma suo fratello sospirò pesantemente e si sedette su un gradino con gli occhi chiusi.
Quando li riaprì il volto di sua sorella era esattamente all’altezza del suo, come aveva sperato, si perse per un secondo solo nell’immenso cobalto di quegli occhi sapendo già che non avrebbe colto in essi alcuna emozione. Quella ragazza era fin troppo allenata a nascondere i suoi sentimenti.
“Realmente, cos’hai?” Domandò di nuovo in tono talmente fermo da far accapponare la pelle.
Star abbassò lo sguardo non riuscendo a sostenere quello di James.
“Guardami negli occhi.” La riprese lui con lo stesso tono.
Lei rialzò il viso. “Sono triste.” Ammise e nello stesso momento anche i suoi occhi cedettero alle emozioni.
Il ragazzo sorrise rilassato e aprì le braccia aspettandosi che sua sorella vi ci si tuffasse dentro.
Star, però, lo fissò disperata, si strinse il polso destro con la mano sinistra e scese di qualche gradino.
James lasciò cadere le braccia sconvolto e un’espressione amara gli colmò il volto.
“Torniamo indietro.” Le propose poi.
Il ritorno fu carico di un silenzio assordante, intriso di disagio.
Salirono ognuno nel proprio dormitorio senza nemmeno salutarsi.
James si infilò sotto le coperte sospirando di nuovo.
“Che c’è?” Chiese una voce bella sveglia alla sua destra.
“Sirius!” Bisbigliò il ragazzo sorpreso. “Come mai non dormi?”
“Qualcosa è caduto dal mio letto e mi ha svegliato e non riesco più a prendere sonno, ma non ho voglia di alzarmi e raccogliere il mio oggetto misterioso.” Rispose Sirius.
“Saranno le tue mutande, le lasci ovunque.” Scherzò James.
“Non credo che le miei mutande siano abbastanza pesanti da farmi svegliare.” Replicò acido Sirius.
“Però non mi hai smentito! Bene, inizi ad ammettere di essere disordinato quanto…” La battuta di James si spense come il sorriso del ragazzo e a Sirius non servì vederlo in viso per capire.
“Stavi per riferirti a Star, vero? Hai parlato con lei prima? Che è successo?”
Così come James sapeva capire bene Star, Sirius sapeva capire bene James.
“E’ triste, ma … rifiuta di aprirsi, rifiuta di essere consolata, rifiuta ogni cosa.” Replicò il ragazzo accendendosi di rabbia e sconforto.
“Forse non è solo triste. Forse ha anche paura.” Azzardò Sirius dopo un po’.
“Si…” James rimuginò per alcuni minuti su quell’affermazione e poi si addormentò, esausto.
“Potrei darle l’indirizzo di mia cugina Andromeda? Che dici? Magari vuole solo parlare con una ragazza. Giusto? Giusto?” Continuò Sirius ma poi si rese conto di essere rimasto l’unico sveglio e si rigirò nel letto.
 
 
…………….
 
 
“Ancora qualche tiro, Greg! Voglio vedere più precisione!” Gridò Jordan cercando di sovrastare il rumore del forte vento. “E tu, Malcom, parale. A tutti i costi.”
Il Capitano della squadra di Grifondoro si voltò poi verso dei giocatori e batté le mani per attirare l’attenzione.
“James, puoi cominciare a cambiarti, metti a posto il boccino, Robin va pure anche tu. Sirius acchiappa i bolidi, sistemali e poi sparisci.” Jordan mise su un tono scherzoso e Sirius gli rispose con un sogghigno divertito prima di scendere. “Star?” Chiamò poi. La ragazza gli si avvicinò lanciandogli uno sguardo interrogativo. “Non ti ho visto al massimo oggi. Tutto ok?” Le chiese gentile.
“Si, tranquillo. Ero solo un po’ stanca.” Replicò lei.
Jordan le sorrise piano accennando verso gli spogliatoi.
Star scese a terra e filò a cambiarsi, voleva salire alla torre il prima possibile. Per tutta la settimana aveva evitato di parlare troppo con James dopo la loro chiacchierata notturna su quelle strane scale, ma ora le mancava troppo suo fratello. Già aveva perso Anne, allontanarsi dagli altri non l’avrebbe aiutata. Lo sapeva. Anche se era troppo facile scegliere di fingere.
Si incamminò verso il castello a passo di marcia, ma non bastò, James e Sirius la videro qualche metro più in giù e suo fratello cominciò a correre.
Accelerò ancora di più, non voleva assolutamente causare altro dolore in quel ragazzo che le aveva dato tutto. Ogni cosa. Star Potter non scappa. Non era mai scappata, ma ora aveva molta paura, paura dello sguardo di James quando si era allontanata da lui di riflesso, come un animale ferito, paura di perdere ancora.
Si ritrovò in Sala Comune senza ricordare come avesse fatto le scale, cercò di svincolare verso il dormitorio femminile ma Remus la intercettò.
“Ehi, Star? Sembri scossa.” Esordì Remus afferrandole un braccio.
Lei finse tranquillità in meno di un secondo e il ragazzo la lasciò in imbarazzo.
“Scusa, ti ho fatto male?” Le chiese.
Star rise poi sussurrò. “Mi fai a pezzi ogni mese e credi che se mi afferri per un braccio io sento dolore? Sei pazzo!”
Anche Remus accennò ad un sorriso.
“Potrei chiederti un enorme favore? Normalmente andrei da Madama Chips ma non mi sembra il caso ora, o meglio non voglio più vedere l’infermeria per un bel po’.” Cominciò il ragazzo.
“Certo, dimmi.”
“Ho un gran dolore alla spalla destra, dove sono stato morso, mi capita spesso e come ti ho detto di solito vado dalla Chips però, se non ti è di troppo disturbo, almeno per questa volta puoi pensarci tu?” La pregò lui con aria così dolce e sofferente che la ragazza accettò.
Salirono insieme nel dormitorio maschile e Remus si distese a pancia in giù sul letto come gli era stato ordinato da Star. Lei gli si sedette sopra la parte bassa della schiena facendolo avvampare nel cuscino.
“Faccio male?” Gli domandò sentendo i suoi muscoli irrigidirsi.
“Nonono!” La tranquillizzò lui agitato.
La ragazza posò entrambe le mani sulla spalla destra e un gran calore avvolse Remus in quella zona, dopo pochi secondi si spostò soddisfatta lasciandolo sedere.
“Ecco fatt…” Ma la felicità di lei si interruppe, i passi e le voci di Sirius e James risalivano le scale.
Star si morse il labbro e con uno scatto assurdo si chiuse nel bagno.
“Lei è qui, vero?!” Gridò James spalancando la porta. Remus poté solo annuire perplesso.
Subito il ragazzo occhialuto si voltò verso il bagno cominciando a martellare di pugni l’uscio.
“Esci fuori! Ora!” Urlò James a pieni polmoni.
Dall’interno si udì la voce soffocata ma calma della ragazza: “No, fratello. Se vuoi dirmi qualcosa dimmela, ma non puoi costringermi a guardarti negli occhi. Altrimenti vinci sempre tu.”
 
 
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He he…. Vi ho lasciato in sospeso? Lo spero! Voglio che soffriate agonizzanti nell’attendere il mio prossimo capitolo … Muhahahahaha!!!!
Non vi preoccupate, non sarò sempre così cattiva, ammesso che qualcuno legga ancora questa storia… solo che mi sono incasinata e dovevo per forza dividerlo in questo modo assurdo.
 
Detto questo
Ciao ciao.

  
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