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Autore: Mary SG    16/04/2014    0 recensioni
Sentivo il materasso lasciare la forma del suo corpo e avvicinandosi a me per baciarmi la testa affettuosamente annusando il profumo dei miei capelli, muschio bianco. Era il suo profumo preferito.
-Spero che questa volta non ti abbia fatto del male- aveva detto sussurrandomi leggermente vicino al mio orecchio facendomi scaldare con il calore della sua voce.
-No tranquillo.-
-Buonanotte sorellina-si stava avviando verso la soglia della porta ed era rimasto lì finché poté sentire la mia risposta.
-Buonanotte Gerard-
[non è una frerard]
Genere: Fluff, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gerard Way, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo: Di Rabbia e Tristezza pt.1
Autrice: Annamaria (@nixhtmare on twitter)
Point Of View: 1st person (protagonist)
Note: Buonsalve! Finalmente dopo quasi due mesi di assenza sono riuscita a pubblicare il terzo capitolo (buuuh). Uhm, che dire.. spero vi piaccia e per osservazioni/commenti/chiarimenti sulla storia mi farebbe piacere saperlo. Ci vediamo al prossimo capitolo! Buona lettura!


 
Just You Me and an Another Song

Chapter 3 - Di Rabbia e Tristezza pt. 1

Fortunatamente Gerard entrò con dieci minuti di ritardo, e dopo aver subìto la ramanzina del professore di chimica, uno dei professori più detestabili dell’intero liceo, si avvicinò per sedersi al banco accanto a me. Appena il mio sguardo incrociò il suo, mi mostrai arrabbiata ma lui con la sua non curanza sbuffò leggermente, prese il libro di chimica e si sporse sul mio banco per vedere il numero della pagina, cosa che non gli interessava ma che era costretto a fare per fingere di seguire la lezione e non ricevere un’altra sgridata dal professore che aveva promesso di farlo bocciare di nuovo. Lo tenni d’occhio fino a quando  non ebbe trovato la pagina e dopo essersi accorto che io lo stavo guardando, mi fece cenno di cosa volessi, ma mi mostrai talmente arrabbiata che si girò dall’altra parte per qualche secondo e si rigirò facendomi le spallucce in modo da dire che non era colpa sua.
Lasciai perdere il suo comportamento per ritornare a seguire la lezione e mi dissi che non appena fosse suonato l’intervallo ci avrei parlato. Appena finita l’ora di chimica, si susseguirono matematica e letteratura e al suonare della fine della terza ora, che segnava l’inizio dell’intervallo, la classe si vuotò velocemente per uscire fuori a prendere una boccata d’aria e fumarsi una sigaretta. Lo stesso fece Gerard, il quale prese il suo pacchetto dalla tasca della felpa, ne sfilò accuratamente una e se la portò dietro l’orecchio, prendendo l’accendino. Dopodiché si diresse verso la porta della classe, e determinata, gli andai incontro decisa a parlargli. Lo fermai prendendolo dalla manica della felpa nera, e lui si girò verso di me con aria interrogativa.
-Che c’è?-
-Perché sei entrato in ritardo? Che hai fatto?- dissi incrociando le braccia sul petto- Se non sbaglio mi avevi promesso che non l’avresti più fatto-
-Reese,  non ho fatto nulla di male e tranquilla, riuscirò a passare l’anno- disse poggiando la mano sul mio braccio – e poi, siamo a metà marzo e non faccio stronzate dall’ultima volta che mi hanno sospeso, quindi smettila di fare la mamma e pensa un po’ più a te-  continuò guardandomi per poi girarsi e attraversare il corridoio che pullulava di ragazzi che prendevano le loro cose dai loro armadietti.
Mi sentii come uno straccio, come la stessa persona che diventavo mentre Gerard “abusava” di me. Ebbi come un vuoto dentro, io mi preoccupavo per lui ma non ricevevo mai questi trattamenti da lui. Presi lo zaino e ci ficcai le cose che avevo lasciato sul banco e mi diressi verso il mio armadietto, dove mi aspettavano le mie amiche.
-Allora, stasera cosa si fa?- domandò Emma toccandosi le punte dei capelli in quel modo così odioso –vi prego basta film horror, sono due volte di seguito che li guardiamo!- disse piagnucolando come al solito.
-Va bene, e cosa vuoi guardare?- domandò Helen.
Iniziò a pensare guardandoci un po’ spaesata – film comico? – disse indecisa.
-Okay, vada per quello – confermò Helen. – magari decidiamo al momento possiamo vederlo su internet, tanto venite da me – Reese,  Lucy.. voi venite o avete degli impegni?- domandò guardando Lucy e me, mentre cercavo di sistemare le cose nel mio armadietto. Rispose Lucy accettando, dicendo che per lei non c’era nessun problema. Di solito lei, avendo un ragazzo usciva con lui, ma alternava i weekend per stare anche con noi. Nelle nostre serate preferivamo essere solo fra donne e non volevamo maschi fra i piedi; a questo punto avrei potuto portare Mikey con me, secondo il mio parere stava bene con Emma, ma erano miei pensieri e probabilmente sarebbero rimasti solo tali.
La risposta toccava a me. Non sapevo se andare o meno; sicuramente quella sera Gerard mi avrebbe usata e poi dopo sarebbe uscito con i suoi amici, facendomi rimanere sola a casa con Mikey e dopo avremmo giocato ai suoi videogiochi da nerd. Avrei preferito dire di si, fottermi di lui per stare con le mie amiche ma c’era qualcosa che mi impediva di dire no, di stare a casa con Gerard. Infatti la mia risposta fu negativa, e mi inventai una scusa per convincerle di non poter assolutamente venire.  Helen mi guardò con aria sospetta, era l’unica con Violet a sapere della mia storia con Gerard e capì subito che quella era una scusa. 
Mi allontanai da loro e camminai lentamente per il corridoio dirigendomi nell’aula di storia, ma dopo nemmeno due minuti mi raggiunse Helen che mi guardò con aria interrogativa.
-Beh, non credi che dovresti dirmi qualcosa?-
Sospirai pesantemente –Gerard ­– dissi piano guardando il pavimento marmoreo.
-Lo avevo capito – disse quasi sussurrando – che ti ha detto prima che uscisse?-
-Niente che non mi abbia ferita-
-Reese, la tua non è amicizia. Dovresti averlo capito. Dovresti fottertene come lui fa con te!- disse Helen determinata.
Helen aveva ragione, non dovrei interessarmi di lui, dovevo pensare a me stessa e a far stare bene me non lui. Ma il mio fottutissimo amore per Gerard mi ferma e riusciva a farmi cambiare idea, tornando da lui strisciando ai suoi piedi e ad essere usata ogni volta. Annuii leggermente ed entrai in classe non appena la campanella suonò, prendendo posto agli ultimi banchi. Poco dopo rientrarono gli altri compreso Gerard che, non badante della mia persona si sedette al banco vicino al mio e ripose il suo accendino nella tasca dei suoi jeans. Non mi rivolsi verso di lui e iniziai a prendere il mio blocco da disegno per fare qualcosa dato che il prof mancava e al suo posto c’era una supplente parecchio irritante.  Con la coda dell’occhio vidi che Gerard fece lo stesso ma notai che non aveva nessuna idea visti i numerosi fogli già sprecati sparpagliati sul suo banco. Passammo l’intera ora di storia a non parlarci e a non scambiarci nessuno sguardo e facemmo la stessa cosa anche durante educazione fisica, con la sola differenza che lui rimase nello spogliatoio tutto il tempo e quando la professoressa Parker se ne accorse, mandò me a chiamarlo e a venire subito se non voleva passare il sabato pomeriggio in punizione. Costretta a chiamarlo entrai nello spogliatoio e guardai da ogni parte per vedere dov’era. Stava in un bagno a fumare, avevo sentito l’odore del fumo non appena mi avvicinai alla porta del bagno. Bussai piano e lui velocemente aprì la porta leggermente spaventato.
-Pensavo fosse la Parker -  disse riprendendo la sigaretta e portarsela sulle labbra aspirando il fumo della sigaretta.
-No, mi dispiace sono io. Ma la Parker vuole che tu esca subito – risposi scocciata sbattendo la porta e dirigendomi verso l’uscita dello spogliatoio.
-Si può sapere che cazzo hai?- domandò sbottando e uscendo dal bagno, facendomi fermare prima di aprire la porta dello spogliatoio -  non te la sarai mica presa solo per quei fottuti dieci minuti di ritardo?- non risposi, rimasi lì ferma guardando il pavimento. – fanculo – disse alla fine ritornandosene nel bagno in cui aveva fumato.
-Non sai quante volte ti ci ho mandato io- sussurrai, sperando di potesse sentirmi, e uscii dallo spogliatoio sbattendo leggermente la porta e dirigendomi dalla professoressa dicendo che Gerard non si sentiva bene e che fra un po’ sarebbe uscito. Non sapevo nemmeno perché lo proteggevo. Alla fine della lezione salutai le mie amiche nel piazzale della scuola e aspettai che uscisse Mikey per poi andare a casa; non aspettai nemmeno Gerard, sicuramente lui aveva altro a cui pensare. 
  
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