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Autore: Neyther    18/04/2014    1 recensioni
Novembre 2014, luogo sconosciuto, epoca musicale critica.
Supponiamo che Marianne Gilmour, la classica ragazza “perbene” proveniente da una famiglia benestante e bigotta, nasconda una folle e malsana passione per il rock.
Ipotizziamo,inoltre, che la strada di lei incroci quella dei, "Come si facevano chiamare?", Guns N’Roses, quel tipo di ragazzi che nessun padre, in particolar modo Mick Gilmour, vorrebbe frequentassero la figlia.
Benvenuti nel folle mondo del rock, che malgrado sembri essere scomparso, continua ad esistere nelle viscere delle odierne società.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Axl Rose, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Slash
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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You ain’t the first

 
 
Novembre 2014, luogo sconosciuto, epoca musicale critica.

Supponiamo che Marianne Gilmour, la classica ragazza “perbene” proveniente da una famiglia benestante e bigotta, nasconda una folle e malsana passione per il rock.
Ipotizziamo inoltre la strada di lei incroci quella dei, Come si facevano chiamare? , Guns’n’roses, quel tipo di ragazzi che nessun padre, in particolar modo Mick Gilmour, vorrebbe frequentassero la figlia.

Premessa

Salve,
Ci tengo a precisare che la storia è ambientata nel 2014, in un epoca in cui i Guns’n’roses, i colossi del rock, non sono “ancora esistiti”. Infatti i componenti della formazione storica hanno diciassette anni e hanno una vita ancora “normale”.

November Rain

Pioggia di novembre, interminabile e maledetta pioggia di novembre.
Una goccia bagna la maglia dei Pink Floyd, scivola sul prisma di Dark side of the moon e lascia dietro sé una scia grigiastra.
Impreco.
Amo quella maglia.
Procedo lungo il marciapiede lentamente, impilando i passi, uno dopo l’altro con assoluta precisione per raggiungere la scuola.

Sono Marianne Gilmour, semplicemente detta Mary, ho quindici anni, sono l’unica figlia di Mick Gilmour, sono orfana di madre ed ho un enorme segreto: la mania per il rock.

Un furgoncino nero, alquanto scassato, mi sfreccia accanto, provengono degli schiamazzi dal suo interno. Sono arrivati, Come si facevano chiamare?, i Guns’n’Roses.
Si tratta di un’ associazione a delinquere che si ostinano a definire rock band composta da cinque insignificanti membri: Axl Rose, Slash (è un soprannome, assurdo, ma è pur sempre un soprannome), Izzy Stradlin, Duff McKagan e Steven Adler.
Condividiamo solo l’ossigeno ed il rock. Due cose importanti e vitali. Fine degli scambi fra me e loro.
C’è un muro fra noi, The Wall, e non ho la minima intenzione di abbatterlo.

Si comportano in modo vergognoso, su questo mi trovo d’accordo con mio padre, usano le ragazze, sono sempre circondati da esseri femminili che cambiano qualche volta al giorno, basta che un umano abbia un culo ed un paio di tette ed i Guns’n’ Roses lo portano a spasso con loro per mezza giornata, come un cagnolino.
E’ l’unico motivo per il quale detesto Axl Rose ed i suoi amici: le ragazze che si trascinano dietro. Nonostante quest’ultime si comportino da oche ed adottino spesso un comportamento provocatorio nei confronti del gruppo, essi non si devono sentire autorizzati a sfruttarle in tale modo.

Uno sciame di ragazze infesta l’ingresso del liceo, sono arrivate le “celebrità” della scuola, le più timide se ne stanno in disparte mentre le più sfacciate tentano disperatamente di attaccare bottone con uno dei membri.

Patetiche.

Incontro Elen, una mia cara amica, la saluto ed iniziamo a chiacchierare di argomenti frivoli e, sorpassato il gruppo, ci dirigiamo in classe.
 
***
Trascino il mio povero corpo, sfinito dalle sfiancanti ore di lezione, fuori dall’aula ed arranco fino all’uscita principale.
Piove, ancora.
Disperatamente cerco le cuffie dell’ipod, le infilo nelle orecchie e lascio che la musica fluisca nelle mie orecchie e mi incammino verso casa.
Osservo gli alberi che costeggiano il viale e rifletto sul significato di Sympathy for the devil, se solo mio padre sapesse che sua figlia ascolta musica rock chiamerebbe un esorcista, o forse mi ucciderebbe, è più probabile la seconda.
Un ragazzo mi sbarra la strada, lo riconosco immediatamente, con quella sigaretta fra le labbra ed gli occhiali da sole saldati alle tempie, nonostante piova.
-Ti è caduto questo- mi dice schietto mentre mi porge un giracollo di velluto nero.
Porto una mano al collo e sento quell’assenza.
Afferro il ciondolo della collana, è un plettro di metallo con inciso il nome del mio gruppo preferito, Pink Floyd.
Ringrazio Slash per il suo gesto, quel giracollo ha un valore inestimabile per me.

-Bella maglietta, ti piacciono i Pink Floyd? Facevano musica incredibile, erano i sovrani del progressive. –

Gli sorrido, anche se quattro ore fa ho pensato di odiarlo, è la prima persona che apprezza i miei gusti musicali e non mi giudica perché non ascolto gli artisti commerciali del Ventunesimo secolo.

- E’ la prima volta che mi trovo d’accordo con qualcuno a proposito della musica. –

- Non mi sorprende. – dice lui calmo, mentre s’accende una sigaretta con lo zippo – Il rock non è per tutti, cara. –

- Ti devo dare ragione anche su questo. – ammetto riferendomi anche all'affermazione sui Pink Floyd

Rideva, in modo strano, è difficile con una sigaretta fra le labbra, è affascinante ugualmente, tutti i Guns lo sono, sembrano provenire da un’altra epoca.
Si sposta i riccioli pece dalla fronte e mi tende una mano.

- Mi chiamano Slash. –

- Marianne. –

-Come la canzone. –

Annuisco. Proprio come la canzone So long Marianne, mio padre mi dette questo nome in seguito alla morte di mia madre causata dalla mia nascita.

So long, Marianne   

Addio, Marianne

Il ragazzo non può saperlo ed io non racconto dettagli così personali, quindi mento raccontando che mio padre adora la musica di Leonard Cohen.

Non è poi così male

Mi sorprendo a pensare, forse mi sono davvero sbagliata ed ho dato giudizi troppo affrettati, in effetti, di questo ragazzo, non so nulla.

-Ciao rocker, ci si becca in giro. –

Le sue possenti braccia mi avvolgono, è più alto di me, la mia testa si scontra col suo petto ed inalo il suo odore. Sa di tabacco, di pioggia, di rock.
E' davvero socievole, mi ha appena conosciuta e mi tratta come un'amica di vecchia data. Proprio come avresti fatto tu, dice l'ironico vocina della mia mente.
Infamo sottovoce l’acqua che scorre incessante sui miei capelli

-Stai tranquilla, niente dura per sempre, nemmeno la fredda pioggia di novembre. –

Sorrido sincera a questa bizzarra osservazione.

-Ciao Slash. –

Si muove dentro di me, qualcosa, la vergogna.
Vergogna di aver giudicato quello strano ragazzo estroverso ed i suoi amici in modo così cattivo e meschino. Sono pessima, come dice sempre mio padre, pessima e severa.

Forse non sono tutti come lui, Rose sembra davvero il classico stronzo.

Forse, solo forse.

Ancora una volta ho espresso giudizi affrettati, sono davvero mediocre.
Slash mi fa un cenno da lontano, sta facendo le corna. Quel gesto mi fa sorridere, mi ricorda i concerti, quando la folla delirante urla verso la band, donando la propria energia mediante quelle corna che si agitano il direzione del palco.
Lo imito e lo osservo scomparire dietro l’angolo.

Rock is the way \m/

Ormai è il mio motto, perché quella musica è un’iniezione di vita, mi fa sentire viva, vera.
Stringo il plettro fra le dita, il contatto con quella placchetta metallica è piacevole, rilassante. Ringrazio quel ragazzo nella solitudine della mia mente e riprendo la via di casa.

Grazie Slash, non puoi immaginare il valore che ha quel ciondolo per me.

Me lo regalò Angie, prima di togliersi la vita.
Successe un anno fa, quasi due, quando frequentavo ancora le medie.
Compì quel gesto per porre fine ad un’esistenza troppo estenuante, grave e difficile per il suo minuto corpicino.

Non ho mai pianto per lei, nemmeno una lacrima.
Mi consideravo egoista, per il dolore che provavo per la sua assenza. Avrei dovuto piangere per lo strazio che l’aveva tormentata, non per il male portato dalla sua mancanza.
Avrei dovuto dire “Sono triste per te” o “Sono dispiaciuta che tu stia male” non “Mi dispiace” perché era lei a soffrire, non io.
Avrei dovuto tante cose.
Il passato è passato ormai, è una vecchia foto che continui a osservare consapevole che mai rivivrai quel momento incastonato nella carta.
Le voglio bene ancora, mi ha arricchito la vita, in quei tre anni condivisi insieme.
Ciò che mi ha dato è stato più di ciò che mi ha tolto la sua scomparsa.

Angie.

Angolo Autrice!

Sto osando, osando tantissimo, con questa fanfiction.
Ed è anche dura da scrivere, questa dannatissima storia, però mi ci sto affezionando molto.
Allora, cosa penserà Marianne?
Slash è diverso, ma Duff, Izzy, Steven e Axl, il più odiato dei cinque?
Sono i terribili bambinetti da lei detestati da sempre?
Alla prossima guys!

Se avete consigli, opinioni, critiche… recensite, mi farebbe molto piacere :)
Mi approfitto un altro secondo di voi pubblicizzando la mia storia originale:
 “Sweet child o’mine”.
 
Vostra
Neyther :)
  
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