Hey you!
Come on, shout it
Let's leave the past
behind us
Come on, shout it out
Hey you! (Hey you, JB)
Il Jolly è uno dei pochi posti in città
di davvero americano. Ha i tavolini colorati, le sedie spaiate con i cuscini
imbottiti, le tovagliette e i fiori di plastica. E’ un po’ anni 50, il giallo
del bancone è decisamente troppo acceso ed è il punto di ritrovo di tutti i
ragazzi del liceo. Ci sono ragazze con le gonnelline a pieghe davanti a
bicchieri di acqua tonica e limone, giovani promesse delle sport che divorano
hamburger, i frullati alla frutta e un vecchio jubox.
Uno stereotipo, un classico e, come la maggior parte dei classici, uno dei
migliori.
Nonostante il numero di matricola
universitaria sul tesserino, la patente e diritto al voto, anche Chris, Cam, Jess e gli altri sono al Jolly. Ci sono sette birre
sul tavolo e due piatti di patatine fritte, Cam ha le
mani sporche di ketchup e si parla di vacanze.
“Affittiamo un camper, arriviamo in
Florida”.
“Scherzi? E chi ci guida fin li? Andiamo
a Londra”.
“Ci arriviamo a nuoto? Londra è
carissima!”
“La Spagna, allora”.
“Ci sono già stata”.
“Chris, tu non conti. Sei stata già
ovunque”.
“Il Giappone?”
“Ma soldi in cassa ne abbiamo?”
Perché il bello delle comitive storiche è
che sono organizzate. Hanno delle regole che nessuno ha mai detto ma che tutti
osservano ossequiosamente, il resto del gelato fa fondo comune, quel che è di
uno è di tutti, anche i punti di forza e i problemi. Non si sa bene come si sia
formato questo gruppo mal assortito, sta di fatto che esiste e lo si vede
spesso spintonarsi per strada con quelle risate rumorose e tutti quegli
orecchini che luccicano sotto i lampioni, sulle scale dell’università o alla
stazione, con gli zaini pieni alle sei del mattino. Questi ragazzi girano
continuamente, come trottole, non stanno mai fermi. E parlano di continuo,
scherzano, alzano la voce, si arrabbiano. Ma che avranno mai da discutere tutto
il tempo?
“Cazzo, Max,
quella era la mia!”
“Non rompere e vattene a prendere
un'altra”.
Chris mette la mano sul ginocchio di Camille e “Vado io” le dice prima che morda. La scavalca
con le gambe, salta giù dalla panca e le manda un bacio volante. Si avvicina al
bancone canticchiando, si sporge e ordina altre due pinte.
“Hey” fa qualcuno alle sue spalle.
“Ciao, Nicholas”, poi si sporge e saluta
anche Paul, seduto affianco a lui.
“Chris smettila di fare gli occhi dolci
al ricciolino e porta qui quelle birre!” la voce di Jess attraversa tutto il
locale. La ragazza rotea gli occhi e indica col mento la sua banda al tavolo in
fondo.
“Scusate. Ci si vede in giro”, prende i
boccali pieni fino all’orlo e torna sedersi mormorando qualcosa che fa ridere
la rossa in fondo al tavolo ma che, a quella distanza e con quel chiasso, Nick
non riesce a sentire.
“Conosci Christina Gray?”
gli chiede Paul.
“Abita nel ranch di fronte casa mia.”
“E’ un bel tipo.”
Nick annuisce, con l’aria assorta,
osservandola prendere posto in quell’accozzaglia di gomiti e bracciali che
fanno rumore, la sente ridere, poi appoggia la testa sulla spalla della bionda
accanto a lei. Sorride appena, senza un motivo apparente, ruota sullo sgabello
e “a quanto stanno?” chiede a Paul, concentrandosi sul football in tv.
Quando le luci della città si spengono il
cielo diventa uno spettacolo. Certo, questo è un paesino piccolo, distante
dalle grandi metropoli, qui la gente gira in bici, a cavallo, principalmente a
piedi, si conoscono quasi tutti, a volte il cellulare non prende. Poi arriva la
notte e ti sorprende, se sei ancora sveglio. I lampioni per strada fanno una
luce fioca, appena sufficiente a dipingere un ombra scarna a terra, le insegne
si spengono, le case dormono e se sei col naso insù cominci a contare le
stelle.
Quando gli altri vanno via, Cam si stende sul retro del pick
up, la testa posata sulla borsa, le caviglie incrociate e la sigaretta nella
mano destra. Chris ha la testa dall’altra parte, accanto agli stivaletti neri
dell’amica, ma è nella stessa posizione. Le spirali di fumo si diradano sopra
le loro teste, tutto quello che rimane è il blu intenso del cielo, qualche
nuvola bruna e una miriade di puntini luminosi.
“Max è un
idiota”.
“Gli dai troppa importanza. Lo fa solo
per darti fastidio”.
“Si, ok, ma resta un idiota” perché Camille non è per le
mezze misure.
“Come va con Sam?”
“Forse è quello giusto” e Chris sorride
anche se l’amica non può vederla, perché l’ha sentita tante volte quella frase
che ormai ha smesso di crederci e fare domande.
Cam spegne la sigaretta premendola sul fondo
del cassettone e la butta fuori.
“Sono contenta che tu sia tornata”, poi
si mette seduta, la guarda negli occhi e “davvero” insiste, perché se è vero
che lei si innamora tanto facilmente di un paio di promesse e qualche bacio
caldo, Chris lo fa altrettanto facilmente dei posti in cui va. E più sono
lontani, più le piacciono, anche se questa forse è solo una coincidenza. Quante
volte sono partite insieme e le ha confidato “E’ un posto fantastico, Cam, se potessi non tornerei più!”, sui balconcini degli
alberghi, di notte, con i piedi appoggiati alle ringhiere? Quante volte l’ha
sorpresa con la malinconia negli occhi, di ritorno da un viaggio che aveva fatto
senza di lei? Poi però bastavano un po’ di moine, una serata al Pub per
festeggiare il suo ritorno, settembre e la scuola, i test per l’università e
Chris era di nuovo li, per un altro anno. Cam tirava
un sospiro di sollievo e si dimenticava di quell’ansia che le stringeva lo
stomaco. Ma questo è il loro ultimo anno di università, Christina non avrà più
impegni irrinunciabili e potrebbe non tornare con la fine della prossima
estate. Sparirà col primo aereo e cosa la riporterà indietro? Un giorno la chiamerà
e le dirà: “E’ un posto fantastico, Cam, non torno
più!”, coniugando diversamente i verbi. E a quel punto cosa farà? La seguirà
ovunque decida di andare? Qualsiasi cosa accada? Cambierà tutto (?).
Chris si alza e le prende le mani,
stringe tra le sue le dita congelate dell’amica e le rivolge il sorriso più
brillante del suo repertorio.
“Mi sei mancata, Cam.
Non era la stessa cosa senza di te” e a Camille, per
stasera, va bene cosi.
Nick è già a casa da un’ora e mezza
quando Joe rientra. Si toglie le scarpe, le lascia
all’ingresso e si butta a peso morto sul divano.
“Come va fratello?” lo apostrofa, con gli
occhi chiusi, massaggiandosi con le dita il naso e la fronte. Nick borbotta
qualcosa che Joe nemmeno si prende la briga di
ascoltare, poi gli ruba il telecomando e mette su una sitcom davvero idiota.
“Gesù Cristo, quanto parla quella
ragazza” sbotta. Il fratello non capisce e si volta a guardarlo, perplesso,
cosi aggiunge “Linda Gray. E’ carina ma non chiude
mai la bocca”.
Nick riporta lo sguardo sulla tv, senza davvero
seguirla, leggermente infastidito.
“Sareste perfetti insieme, sai? Lei che
parla e tu ascolti pazientemente con la tua aria bonaria, annuiresti quando
necessario e lei sarebbe contenta.”
“Ancora non te l’ha data, Joe, per questo sputi veleno, vero?”
Joe sorride, con gli occhi fissi sul
programma alla tv.
____
Al liceo, mentre tutti si affannavano
facendo ricerche su questa o quella facoltà, Christina aveva già le idee
chiare. Cosi due mesi dopo il diploma, esattamente due anni fa, si è ritrovata terza
nella graduatoria del test d’ingresso, ha ricevuto una borsa di studio per
merito, un tesserino e la piantina del campus su cui ha evidenziato in rosso le
aule e la biblioteca del suo corso. Ha scelto Scienze Politiche perché il mondo
le è sempre piaciuto e vorrebbe girarlo tutto per stringere le mani alle
nazioni, collaborare per la pace e lo sviluppo, raccontarlo sempre con stupore
e competenza, provando a trasmettere la sua magia. Suo padre le ha sempre
detto, scherzando, che potrebbe anche disfarsi dei suoi documenti, che ormai è
e si sente cittadina del mondo, ha girato più lei in 22 anni che lui in 51
primavere e che se la vede correre da un paese all’altro, sempre indaffarata,
con quel suo cipiglio che mette su quando si concentra per qualcosa di
difficile o sta pensando o vuole intavolare una discussione su temi che i suoi
coetanei non hanno nemmeno mai preso in considerazione. Mr
Gray è orgoglioso di questa figlia che si da tanto da
fare e ha a cuore tutti i problemi del mondo, che legge continuamente ed ha
tutte quelle persone attorno che la guardano come se fosse la loro ancora.
Quindi anche se a volte i bilanci la
fanno dannare, quell’esame di economia è la terza volta che lo ripete e
sospetta che l’assistente di diritto internazionale ce l’abbia un po’ con lei
per quella volta che l’ha corretto in aula, le piace quello che studia,
l’ambiente in cui si ritrova, tutti quegli attivisti, quegli ideali, i cori un
po’ da stadio nel cortile contro questo o quel politico e le riunioni nella
saletta in fondo al corridoio al primo piano, due volte al mese, in cui si
sente davvero importante e tutti l’ascoltano.
“Hey, Gray! -
si sente chiamare, mentre attraversa il cortile, alla fine dell’assemblea -
bell’intervento, oggi”. Un ragazzo con i capelli corti e gli occhi neri la
raggiunge. Il sole scintilla sul suo piercing al labbro, ha felpa tutta storta
addosso e odora di tabacco.
“Grazie.”
Lui allunga una mano, le nocche nere di
inchiostro – freedom -, l’anellino di metallo si
sposta sul labbro teso in un sorriso. “Marcus Eaton”
si presenta. Annuisce, ha sentito il suo nome, fa parte del comitato degli
studenti.
“E
cosi non ti piace come gestiamo i fondi del governo, eh?”. Stringe gli occhi
per ripararsi dal sole ma Chris vede ugualmente quel guizzo malizioso e gli
sorride allo stesso modo.
“No, per niente. E penso che quella di
festeggiare la fine e l’inizio di ogni anno accademico sia l’idea di un criceto
in crisi d’astinenza, non di uno studente dell’ultimo anno” espone tranquilla,
mostrando i denti perfettamente allineati.
“Nessuno mi aveva mai dato del criceto in
crisi di astinenza”.
“C’è sempre una prima volta, no?”
Lui ride, tenendosi lo stomaco e i
muscoli delle braccia guizzano nella maglietta nera.
Poi guarda dove si sta dirigendo e
“Prendi l’autobus?” chiede.
Chris sbuffa, “Problemi con la macchina”.
“Ti do un passaggio, cosi mi dai qualche
altra idea su come gestire i fondi, che dici?”
In realtà,
l’ultima parte doveva essere in un capitolo a parte (che ho già scritto) ma lo
avrebbe reso eccessivamente lungo. Cosi ho pensato di spezzarlo e inserire
questa prima parte qui perché era più attinente al Hey you! del titolo.
Insomma,
avete fatto caso al modo sciolto con cui interagisce per la prima volta con
Marcus? Con Nick non si è comportata allo stesso modo.
Quindi…
qualche idea su Marcus? Pensate di ritrovarlo successivamente?
Qualche
idea, supposizione…? E Linda e Joe? Camille?
Se ne
avete voglia, fatemi sapere cosa ne pensate. I miei contatti sono nella bio e sotto i precedenti capitoli. A presto!