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Autore: fourty_seven    20/04/2014    0 recensioni
In un futuro molto lontano, su una Terra diversa da come la conosciamo oggi, un ragazzo, che vive in una enorme baraccopoli, sorta attorno ad una città, lotta contro il suo mondo per cambiare il proprio destino
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Penso che debba parlare te con i tuoi amici.
D’accordo.
Mi guardo attorno, sono in una piccola, o a me sembra tale, stanza. Contro la parete di fondo, vedo Tom e John, spaventati, che mi stanno fissando. Poi Tom grida, correndomi incontro: “Jack sei tu! Sei ancora vivo!”, mi inginocchio per poter essere quasi alto come lui, poi Tom mi abbraccia.
“Jack, per la miseria, che ti è successo? Sei molto diverso rispetto a prima!” esclama John. Penso che si riferisca al fatto che ora, in questo momento, sia molto più alto, rispetto alla prima volta in cui ha visto questa forma. Come avevo già notato, più la nostra forza aumenta, più il nostro corpo si ingrossa.
Comunque non rispondo a John, prima mi guardo attorno per cercare Monica, e la vedo sdraiata su di un materasso, un po’ pallida, ma viva. Poi mi rialzo.
“Dovete venire entrambi con me” dico.
“Ma Monica... Non la possiamo lasciare qua da sola!” dice John.
“È al sicuro finché terremo lontano quel mostro da questo posto; mostro che dobbiamo sconfiggere, altrimenti nessuno sarà più al sicuro; io ed Erik, da soli, non possiamo farcela”. Questo sembra convincerli. “Okay, allora voi raggiungetemi, io vi precedo in volo” detto questo usciamo dalla finestra da cui siamo entrati.
 
 
 
 
Ritorno da Erik il più velocemente possibile, e senza neanche farlo apposta lui sta attaccando. Sta per colpire una testa dalla direzione opposta alla mia, e io decido di fare un attacco combinato. Accelero ulteriormente e nell’esatto momento in cui lui colpisce una testa, io colpisco l’altra, facendole così scontrare fra di loro. Il boato dell’impatto è fortissimo, ma non mi sembra che si sia fatto granché. Io ed Erik ci allontaniamo.
“Ottimo tempismo” dice.
Io sorrido: “Dopotutto non eravamo la miglior coppia di guerrieri?”.
Sorride anche lui: “Già”. E ci lanciamo all’attacco assieme, perfettamente coordinati. Evitiamo una coda, e colpiamo ancora una volta una testa, scagliandola a terra; riprendiamo quota e ci lanciamo sull’altra. Continuiamo così per qualche minuto. Ma anche se gli facciamo male, non riusciamo a ferirlo.
“È inutile” commenta Erik, quando ci fermiamo, entrambi con il fiato grosso.
“Ho un idea. Colpiamolo contemporaneamente” dico.
“Fino ad ora che abbiamo fatto?” risponde.
“No, intendo colpire lo stesso identico punto assieme, con tutte le nostre forze”.
“Sì, forse potrebbe funzionare”.
Atterriamo a qualche centinaio di metri da lui. Con un gesto indico il punto: la gola della testa di destra. Ci prepariamo. Poi scattiamo contemporaneamente. Battiamo le ali contemporaneamente, producendo un’onda d’urto che distrugge le poche costruzioni rimaste ancora in piedi alle nostre spalle. E voliamo in avanti, veloci, troppo veloci per lui.
Colpiamo il punto contemporaneamente, esattamente lo stesso punto nello stesso istante; i nostri due pugni affiancati sprofondano per qualche centimetro nella gola del mostro. Mentre l’onda d’urto del nostro colpo scaglia via sia noi che lui.
Mi rialzo da terra, spazzolando via polvere e detriti vari con un sorriso sulle labbra; questa volta ci siamo riusciti. Ho il ricordo preciso dalla mia mano che affonda nella sua gola; se non è morto, ci è andato vicino. Mi volto verso Erik e vedo che anche lui sta sorridendo. Sento dei passi alle mie spalle; mi volto e vedo John e Tom, sono arrivati un pochino in ritardo.
“Mi spiace, la vostra presenza non è più richiesta” commenta divertito Erik.
“Perché?” chiede John. Erik indica il corpo del mostro: “Ormai è morto” dice, sorridendo. Ma John ribatte serio: “Penso che lui non condivida il tuo parere”. Non capisco subito a chi si sta riferendo, poi un’idea assurda mi nasce nella mente. Mi volto e purtroppo quest’idea trova conferma: non è ancora morto, anzi sembra più in forze di prima. È immobile con le quattro zampe ben piantate nel suolo, i colli inarcati e le due teste che ci osservano dall’alto, con la bocca aperta, in quello che potrebbe essere un sorriso di trionfo.
Quello che succede dopo è troppo veloce, perché possa reagire in tempo.
Le due teste e le due code si muovono contemporaneamente contro noi quattro. Riesco a capire che una delle code è diretta verso di me, ma non riesco a fare null’altro che ripararmi con un braccio, il quale, assieme a tutta la parte sinistra del mio corpo, dalla spalla in giù, viene tranciato di netto. Mentre cado vedo che Erik riesce miracolosamente ad evitare la coda diretta verso di lui, altrimenti sarebbe morto. John, che si è trasformato da pochi secondi, riesce a bloccare la testa, che si è diretta contro di lui.
Invece Tom non reagisce in tempo. L’enorme bocca si spalanca e lo inghiotte.
Per qualche secondo rimaniamo immobili; io a terra, Erik in aria e John, che sta ancora tenendo la testa tra le zampe.
Poi un ruggito bestiale squarcia l’aria; un ruggito che proviene da John. Lancia la testa a terra e inizia a colpirla e mentre la colpisce cambia, comincia a trasformarsi nuovamente.
Il suo corpo si ingrandisce, diventa alto quasi quanto il mostro; i suoi occhi cominciano a brillare di un rosso intenso, mentre, partendo proprio da sotto gli occhi, la sua pelle comincia a venire ricoperta di qualcosa simile al metallo; questa copertura riveste il suo corpo fino all’addome.
Quando la trasformazione è terminata, quindi dopo pochi secondi, John con una zampata colpisce la testa, lanciandola via, con tale forza da riuscire a spostare l’intero corpo, che si rovescia su di un fianco. Poi continua ad attaccarlo senza dargli tregua. Il mostro prova a reagire, cercando di mordergli una spalla, ma le sue zanne stridono al contatto della pelle metallica di John e poi si spezzano. Erik scoppia a ridere e io lo imito. C’è molta soddisfazione nel vedere quel lucertolone prendersele di santa ragione.
Dopo l’ennesimo colpo, John si allontana ansimante. Purtroppo non ha ottenuto molti risultati, solo qualche graffio.
Non ci credo, non è possibile che sia così forte.
Io e Erik ci prepariamo ad intervenire per aiutare John, che sta per attaccarlo nuovamente, ma veniamo anticipati.
Una coda guizza fulminea e apre uno squarcio nell’addome scoperto di John.
Si sente un urlo di dolore, poi l’enorme mole di John cade pesantemente al suolo, facendo tremare tutto. Rimango immobile per qualche istante, poi mi lancio in avanti urlano; una testa scatta nella mia direzione e con un morso mi trancia in due.
Cado a terra.
 
 
 
 
 
La prima cosa che faccio quando mi riprendo è cercare Erik. Gli occhi si spostano da soli e mettono a fuoco una figura in cielo.
Là, non è ancora morto, ma è ferito abbastanza gravemente.
Dobbiamo... Dobbiamo andare ad aiutarlo.
Ci rialziamo con grande fatica, abbiamo la vista annebbiata e le nostre gambe non ci reggono più. Con un colpo d’ali ci alziamo in cielo, diretti verso Erik. Senza neanche muovere una testa nella nostra direzione il mostro ci colpisce da dietro con una coda. Veniamo lanciati via.
Ci schiantiamo contro il tetto di un palazzo e fortunatamente ci fermiamo. Proviamo ad alzarci, ma cadiamo in ginocchio.
Ormai è finita.
Vedo Erik venire colpito e cadere a terra; non si rialza. Lentamente il suo corpo torna umano.
Basta. Basta è finita, è inutile continuare; ha vinto lui. È troppo forte.
No! Jack non arrenderti!
Per quale motivo. Se ci arrendiamo magari ci grazierà con una morte rapida.
NO! JACK! Jack reagisci, ti prego! Se tu non vuoi combattere, non posso farlo neanche io!
Perché? A che scopo continuare. Basta, basta, basta...
Chiudo gli occhi e lentamente sprofondo nel buio, mentre ritorno umano.
Poi all’improvviso un urlo, un urlo umano. Apro gli occhi e vedo una figura correre verso il mostro. La riconosco immediatamente: Monica.
 
 
 
(Erik)
L’ultimo colpo non riesco ad evitarlo e vengo scaraventato al suolo.
 
 
 
 
 
Mi spiace, ma ho raggiunto il limite.
Non ti preoccupare, non solo tu. Anch’io mi sento a pezzi.
Lentamente ritorno umano, ed è ancora peggio. Riesco solo a voltarmi a pancia in su, e rimango in questa posizione ad osservare il mostro.
Stiamo per morire.
Sì, ancora una volta siamo stati sconfitti da quell’abominio.
Mi spiace. Però non è ancora detto. Magari Jack può...
Ma non completo la frase perché Jack sta lentamente tornando umano sotto ai miei occhi.
No, maledizione Jack, non puoi arrenderti! Solo tu puoi ancora riuscire a sconfiggerlo!
Provo ad alzarmi in piedi, ma vengo fermato da un grido. Metto a fuoco una figura che sta correndo verso la zampa del mostro armata di un tubo di ferro.
Che uomo coraggioso.
Poi riesco a vederla bene e mi accorgo che è Monica.
Nel momento in cui la riconosco, un altro grido, che non ha nulla umano risuona nell’aria. Dopodiché la costruzione su cui si trovava Jack crolla.
Dal nulla sbuca una figura, proprio di fronte a Monica, che ferma con una sola mano la zampa del mostro, che si stava per abbattere su Monica.
Osservo la figura appena comparsa: è un essere incredibile, che non ho mai visto, ma che in qualche modo mi ricorda la trasformazione di Jack. Solo che rispetto a questa ha un particolare in più: è scuro, nero, come se la luce del sole non lo illuminasse, come se deviasse prima di toccare il suo corpo.
L’altro braccio di Jack compie un leggero movimento e l’intera zampa del mosto si stacca dal corpo, cadendo al suolo accompagnata da una fontana di sangue nero. Contemporaneamente la figura di Jack sparisce e sul corpo del mostro si apre un profondo squarcio, da fianco a fianco. L’intero corpo dell’essere si inarca, mentre un terribile grido di dolore esce dalle sue due bocche; grido che viene interrotto poiché su entrambe le gole, contemporaneamente, si apre un taglio, che continua ad ingrossarsi, finché entrambe non si staccano e cadono al suolo.
Jack, anzi un essere che dovrebbe essere Jack, compare qualche istante dopo accanto al corpo, senza vita, del mostro.
Io non faccio nulla, anche perché non ne avrei la forza, rimango semplicemente fermo a contemplare questo essere d’ombra, che mi è al tempo stesso sconosciuto e famigliare.
All’improvviso il corpo ha uno spasmo e la figura cade in ginocchio, con le mani si afferra la testa, mentre dalla sua bocca esce un urlo, anzi un suono, acuto e lacerante.
 
 
 
 
(Jack)
Improvvisamente ritorno a vedere. Di fronte a me c’è il mostro, morto; entrambe le teste giacciono al suolo, staccate di netto dal resto del corpo.
Ma che...
Poi mi torna in mente tutto e, urlando di dolore, sprofondo nel buio.
 
 
Sospiro, allungando le braccia dietro di me e mettendomi in una posizione più comoda, mentre osservo il sole tramontare sul rifugio di Franky, su ciò che un tempo era la mia casa. Sono voluto tornare qui oggi, perché domani mattina questo posto verrà raso al suolo, tanto non ce n’è più bisogno. Così ho voluto dargli un ultimo saluto, a lui e a tutti quelli della mia vecchia famiglia, che ora non ci sono più.
“Senti Jack, ti volevo dire una cosa. Quando, quando la situazione sarà tornata abbastanza alla normalità, mi piacerebbe tornare nel luogo in cui sono nato. Ora che qui è tutto finito, mi piacerebbe tornare a casa”. Io continuo a guardare il sole.
Sono passati quasi tre mesi dal giorno in cui, da quanto mi dicono, ho ucciso anche l’ultimo dei nostri nemici. E la maggior parte di questo tre mesi li ho passati dormendo. Beh, non proprio dormendo, perché ero stanco; diciamo che ero svenuto molto profondamente e nessuno riusciva a svegliarmi. Quell’esperienza, l’aver liberato completamente il vero potere di Regina, ha sconvolto entrambi, sia me che lui.
Non soltanto ne ho risentito fisicamente, ancora oggi mi sono debolissimo: ogni azione, che richiede un certo impegno, per me è impossibile da compiere (è per questo che mi sono fatto accompagnare qui da Erik, da solo non sarei mai riuscito ad arrivarci); ma anche mentalmente. Come ha detto Regina stesso, è già un bel risultato che io ora non sia completamente pazzo, anche se spesso mi capita di dimenticarmi che sono, così, all’improvviso, oppure di non riuscire più a distinguere i miei ricordi, la mia vita, dalla sua. E questo è successo perché in quei minuti, in cui abbiamo sconfitto i dottore, le nostre menti, le nostre coscienze erano diventate completamente un tutt’uno; ma la mente di un uomo normale viene completamente annientata al contatto di quella di un essere come Regina.
Tuttavia una nota positiva c’è: ora siamo più legati, più... vicini. Non abbiamo più bisogno di comunicare, capiamo istantaneamente le intenzioni dell’altro.
Mi volto verso Erik: “Non ti devi sentire in obbligo verso di noi; questa non era la tua casa, eppure hai lottato per proteggerla. Sentiti libero di andare quando vuoi”. Lui torna a contemplare la Città, ora diversa rispetto a prima.
 Infatti, mentre io dormivo, gli altri si sono dati da fare. I sopravvissuti dello scontro, soltanto qualche milione di persone, sui miliardi che erano prima, si sono uniti hai pochi Cittadini, che hanno preferito uscire dalla città sotterranea e tornare a vivere in superficie, approfittando di un momento di confusione generale, appena dopo la nostra vittoria.
Abbiamo scoperto che sotto la Città ne esiste un’altra, forse ancora più grande, in cui erano stati fatti evacuare i cittadini quella notte, e in cui la maggior parte di loro continuerà a vivere. Mentre qui in superficie abbiamo iniziato ad abbattere il Muro e le baracche che circondavano la Città, dato che da ora in poi saremo tutti uguali.
Certo, c’è comunque un senso di risentimento fra i Cittadini e gli abitanti delle baracche; ci vorranno anni prima che scompaia, però ora siamo tutti più felici; anche se questa felicità è costata cara.
“Grazie, Jack” mi risponde Erik, “Ora andiamo. Monica e John ci staranno aspettando, anche se la prima penso che sia più interessata a te che a me!” continua, deridendomi.
“Ancora con questa storia! Secondo me sei geloso!” dico, ridendo,  mentre mi alzo in piedi. Poi Erik mi afferra e ci alziamo in volo.
Guardo per un ultima volta il rifugio di Franky, la croce bianca spicca, illuminata dal sole.
Franky, Michael, Tom, Tauros e tutti voi, miei vecchi fratelli.
Addio.
  
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