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Autore: _Arika_    16/07/2008    8 recensioni
Nel mondo del futuro è inverno. Mirai no Trunk e Mirai no Bulma mandano avanti le proprie vite, Trunks con il liceo e Bulma con le invenzioni.
Ma un giorno arriva una terribile notizia.
I Cyborg stanno cominciando a distruggere i cimiteri.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: 17, 18, Bulma, Trunks
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SOFFIA IL VENTO by Chiara ( lealidiicaro@libero.it o http://lantrodidedaloupdates.iobloggo.com)



QUARTA PARTE: LUNA



Il cimitero era vuoto e scuro come un vecchio specchio d'acqua palustre. Bulma e Trunks salivano il sentiero con le vanghe in spalla, senza dirsi nulla.

C'era una civetta, sopra un albero accanto al fosso, che li guardava con gli occhi gialli e lucidi.

Bulma stava avanti, facendo luce con una piccola torcia elettrica. Ad ogni passo si chiedeva cosa fosse venuta a fare, cosa diavolo credeva di poter risolvere, stando lì. Ad ogni passo il cerchio di luce innanzi a lei tremolava e illuminava nuovi sassi coperti di nevischio. Stavano andando verso la loro salvezza personale, ma lei continuava a sentirsi sporca.

Avrebbe dovuto fare qualcosa di definitivo, di altruistico. Avvertire la cittadina, qualunque cosa.

Eppure era lì con suo figlio in piena notte, con quella vanga e il furgone parcheggiato poco in là.

Dissotterrare le tombe, spostare quella terra coperta d'erbacce e neve e vecchi fiori. Poggiare le mani su quel legno senza vomitare. Sentirsi dispiaciuta per tutti gli altri, ma uscire dal cimitero lasciando tutto il resto dietro di sè.

Il male minore che si può commettere.

Pestò un ramo che le si spezzò sotto il piede. Un suono secco nel silenzio, nell'impalpabile rumore dell'inverno.

E perchè Trunks taceva?

Era davvero così stufo di questa storia da non rendersi conto di quanto fosse sbagliato quello che stavano facendo?

Era davvero diventato così freddo?

Così simile..

...a Vegeta?

Bulma pensò a quando aveva visto il figlio al funerale di Gohan, con quello sguardo sordo d'odio che avrebbe scoperchiato la tomba, se avesse potuto. Pensò che era stato allora che era successo tutto, che si era conto Trunks fosse cambiato. Davanti a quella fila di persone vestite di nero, in ultima fila lontano da Chichi, aveva quasi sentito qualcosa spezzarsi.

Ma lui non aveva pianto, neanche quando era arrivato a casa con il cadavere di Gohan in spalla. Aveva gli occhi rossi e le guance bagnate, i vestiti zuppi di pioggia e lacrime, ma davanti a lei non aveva pianto.

Non le avrebbe concesso di vederlo per una volta debole e incapace di reagire, incapace di SPIEGARE, come fosse stato possibile.

L'orologio di Trunks si era fermato quel giorno, quando i suoi occhi da acqua si erano mutati in ghiaccio.

L'aveva visto il giorno dopo accanirsi con una coltello contro l'edera che ricopriva il portello del Trainer gravitazionale. L'aveva visto scuoiare quella piante con una ferocia che aveva riconosciuto con sgomento. Guardandolo di sfuggita, per un attimo le era persino sembrato di vedere quegli occhi mutarsi in pece.

Gli omicidi dei cyborg erano raddoppiati dopo la morte di Gohan, e personalmente Trunks non aveva mosso un dito per evitarlo. Solo entrava in quella stanza tutti i giorni dopo scuola, ci stava delle ore, eludendo le domande della madre che cercava di farsi dire qualcosa in più.

Era quasi come avere di nuovo Lui, in casa. Sentire quei colpi provenire dal trainer era una continua stilettata di ricordi e paure.

Quello che rientrava da scuola era suo figlio, in ragazzo tranquillo e gentile che aveva visto crescere. Quello che si allenava invece era un altro, quello che aveva visto una bambina cadere in mezzo alla strada e l'aveva ignorata, riprendendo ad allenarsi.

Trunks moriva ogni giorno su quella soglia, e su quella soglia rinasceva ogni sera.

Verso le sette Bulma sentiva quei passi avvicinarsi.

-Uff, sono stanchissimo- diceva Trunks con tono dolce apparendo in cucina-faccio in tempo a fare la doccia prima di cena?

Naturalmente c'era sempre tempo per la doccia.

-Vai pure, tanto l'acqua non bolle ancora.

Bulma calpestò una pietra liscia e il piede perse aderenza. Si ritrovo bocconi sulla neve, con il fiato spezzato dal colpo alle ginocchia. La pila rotolò via e si spense.

Trunks tastò l'aria finchè non trovò la schiena della madre. -Mamma! Ti sei fatta male?

Bulma sentì quel palmo caldo poggiarsi sul suo cappotto, un braccio amorevole cingerle la vita e issarla in piedi.

Riprese fiato lentamente.

-Sì, sto bene. Devo essermi distratta. Dov'è la torcia?

Trunks lasciò andare la madre aspettando alcuni secondi per assicurarsi che non cadesse, poi si allontanò tastando il terreno.

-Eccola- Trunks pigiò il tasto di accensione -ma credo si sia rotta...

-Fà vedere.

Bulma tese una mano nel buio e Trunks le passò la torcia.

Era proprio vero, il vetro si era rotto con l'urto sul terreno. Bulma mise la torcia in borsa.

-Mi sa che dovremo andare avanti senza. Riesci a vedere qualcosa?

Un sottile spicchio di luna brillava in cielo sopra le loro teste. Trunks guardò il cielo e poi la strada.

-C'è troppa poca luce, vedo solo qualcosa ogni tanto. Ma possiamo volare, se non hai paura...

Bulma si diede mentalmente della stupida. Ma perchè non ci aveva pensato prima?

-Ma certo! Forza, andiamo che così facciamo in fretta.

Mentre parlava Bulma fece qualche passo avanti -maledicendo le ginocchia doloranti- e si ancorò al corpo del figlio attendendo di essere presa in braccio. Volarono lentamente, attenti agli alberi e a non alzare troppo il livello combattivo di Trunks. Con i cyborg non si era mai troppo prudenti, sarebbero potuti essere ovunque.

Atterrarono davanti al cimitero e come pensavano in cancello era aperto. In quel posto non c'era più un custode da due anni, troppo lavoro per troppi pochi soldi. Trunks fece cenno alla madre di fare silenzio ed entrò di due o tre passi oltre il cancello. Restò in ascolto alcuni secondi, attento ad ogni possibile segno di una qualche presenza. Niente. Nemmeno un gufo.

Trunks tornò dalla madre e prese la pala che nel volo aveva affidato a Bulma.

-Non dovrebbe esserci nessuno. Possiamo entrare.

Bulma fece un cenno di assenso con la testa e si diresse con passo sicuro verso il Loro gruppo di tombe. Trenta tombe e destra, vicino al grande olmo. Ma si fermò prima. La tomba di Goku era subito lì, pochi passi oltre l’entrata.

Bulma guardò l’espressione fredda del figlio e deglutì con forza.

-Diamoci da fare.- disse –Non abbiamo molto tempo.

-Va bene.

Bulma vide Trunks prendere i due mazzi di fiori sulla tomba e lanciarli via in malo modo. Lo vide cominciare a scavare con movimenti meccanici, senza parlare e senza far trasparire una benchè minima reazione.

Lei invece restava lì, con la pala in mano a guardare senza riuscire a far nulla.

Perchè gli faceva così effetto?

In fondo stavano solo salvando i resti delle loro persone care, non c’era nulla di sbagliato.

Eppure...

(smettila)

il male minore...

(basta!)

Bulma lanciò uno sguardo alle altre centinaia di tombe nel cimitero. Altri mille e più fiori, altre cento e più famiglie, altri milioni e più di lacrime. Bulma si sentì stringere lo stomaco. Che le piacesse o meno, quello che stavano facendo NON era la cosa giusta.

Era il minore dei mali.

L’unica soluzione oltre non far nulla e mandare suo figlio ad ammazzarsi per proteggere i morti di qualcun altro.

Bulma sentì un tuono scuotere il cielo in lontananza. Trunks aveva già scavato tutt’intorno alla tomba di Goku e degli altri ed ora era immobile vicino a quella di Gohan. Fissava la lapide con uno sguardo che riconobbe. Lo stesso che aveva al funerale. Quel covo d’odio di chi si sente tradito e abbandonato.

Trunks passò accanto alla madre senza dire nulla. Le uniche due tombe ancora sotterrate erano QUELLE due.

Decise di lasciare la tomba di suo padre per ultima e si diresse verso quella di Gohan.

La rosa che sua madre aveva lasciato era semicongelata, di un rosso vermiglio che stava virando al violaceo. Accanto a quel piccolo segno d’affetto c’era un grande mazzo. Gigli bianchi. I fiori che Chichi aveva cominciato a coltivare nel retro di casa dopo la morte di Goku.

Trunks fissò il nome sulla lapide, e per un attimo si chiese cosa sarebbe successo se invece di dissotterrare la cassa l’avesse distrutta per sempre.

Gohan se n’era andato. L’aveva lasciato SOLO quando aveva più bisogno di lui. L’aveva protetto, in qualche modo. Ma la cosa aveva solo peggiorato la situazione.

Trunks si accorse che la madre si era scossa dai propri pensieri e lo stava fissando. Prese la pala e diede un colpo violento al terreno, facendo schizzare ovunque neve e terriccio.

Non era GIUSTO, che Gohan fosse morto. Quasi la sentiva, la voce di Chichi.

Era stata colpa sua se Gohan era morto, l’aveva fatto per proteggerlo, perchè se fosse stato per lei avrebbe smesso ormai da tempo. Gohan era morto per salvare lui, perchè lui e sua madre gli avevano inculcato in testa l’idea che era LUI che doveva farsi carico delle responsabilità che la malattia aveva strappato a suo padre.

Trunks continuò a scavare restando impassibile.

Gohan si era sentito in dovere di proteggerlo. L’aveva giudicato troppo DEBOLE, per combattere.

L’aveva giudicato debole...

Debole...

La vanga cozzò contro il legno della cassa. Un rumore sordo, che risuonò secco nel cimitero buio.

Avrebbe voluto prendere quel legno e spezzarlo e trovare quell’involucro vuoto. Avrebbe voluto svegliarsi, capire che non era vero niente.

Avrebbe voluto uccidere Gohan, piuttosto che lasciarlo morire in quel modo.

Era per questo che si allenava.

Perchè lui non era DEBOLE.

Non aveva bisogno di protezione. Di aiuto. Lui era un sayan, non un ragazzo qualunque.

Lui non aveva bisogno di NESSUNO, che lo proteggesse.

Di nessuno.

Bulma guardò Trunks allontanarsi con la prima cassa in spalla.

La tomba di Vegeta era ancora lì, l’unica intatta del gruppo, accanto al vecchio olmo come un qualcosa di diverso.

Bulma si avvicinò e spostò con cura il mazzo di fiori. Era il momento. L’avrebbe fatto personalmente, senza aiuto.

Piantò con decisione la vanga nel terreno, tenendo gli occhi chiusi nella parabola finale dell’attrezzo. Una zolla di terra, erba e neve saltò via, cadendo il là nel buio.

Un colpo dopo l’altro, non era difficile. Non c’era nulla di cui impressionarsi. Era solo una tomba, nulla più.

Bulma continuò a scavare anche quando Trunks arrivò a prendere la seconda cassa. Era quasi l’alba, il cielo si stava schiarendo pian piano. Dovevano essere le sette, forse le sette e mezza.

Bulma scavava e cercava di pensare ad altro. Pensò innanzitutto che aveva fame, che tornando indietro si sarebbero fermati da Sin a prendere una cioccolata. Poi pensò che non era certo nelle condizioni di farsi vedere in giro sudata e coi capelli bagnati dalle gocce che cadevano dagli alberi. Al massimo a casa c’erano due croissant al cioccolato, avrebbero mangiato quelli con un buon caffè.

Le gambe continuavano a tremare mentre scavava, ma perlomeno la mente vagava altrove.

Doveva andare a comprare un paio di scarponi da neve, pensò anche. Uno per lei e uno per Trunks. Poveretto, doveva avere i piedi congelati, dentro quelle scarpe.

Le braccia le bruciavano dallo sforzo, sentiva il sudore colarle sulle braccia sotto il cappotto e la felpa. Le nuvole di vapore che le uscivano dalla bocca le appannavano di tanto in tanto la vista, ma dopo una notte insonne non era in grado di dire se fosse il sonno o il vapore, a giocare brutti scherzi.

Senza rendersene conto si trovò ad aver smosso tutta la terra fino a lasciare scoperto l’intero coperchio della cassa di Vegeta.

Trunks ora le era accanto, sudato e rosso in volto.

Bulma guardò il figlio.

-Hai caricato tutto?-disse, tornando a fissare la cassa.

Trunks si tolse i guanti. –Sì, questa è l’ultima.

Una folata di vento sferzò il cimitero. Trunks era impassibile, quasi fosse lì per lavoro. Ma lei non ce la faceva.

-Ok, carichiamola-disse con voce incerta.

Trunks si piegò per afferrare la cassa e la sollevò. La portò fino alla macchina volando, Bulma lo seguì a piedi, ora che c’era abbastanza luce da vedere il sentiero.

Il furgoncino era pieno di bare, il sedile posteriore di lapidi. Quando Bulma arrivò pensò che sembravano le attrazioni di una casa degli orrori, di quelle dei lunapark.

Sarebbero potute essere vuote, se quello fosse stato un gioco.

Lei e Trunks stavano pensando la stessa cosa.

Forse Gohan non c’era mai entrato, in quella cosa.

Forse anche Vegeta, non c’era mai entrato.

Sarebbero potuti essere due pezzi di legno qualunque, senza significato.

Ma allora perchè le gambe le tremavano così forte?

Bulma fissò il figlio mentre caricava la bara di Vegeta sul furgone e chiudeva lo scomparto.

Vide anche quando le mani di lui scivolarono sulla chiusura coperta di acqua ghiacciata. Vide la bara di Vegeta scivolare fuori, con quella di Gohan al seguito.

Entrambi rimasero immobili mentre le due scatole cozzavano sui sassi, mentre una parte del legno marcio cedeva e si spaccava.

Entrambi videro, due ossa spuntare dalle due bare.

Un braccio e un cranio.

Poi Bulma non vide più nulla, tutto divenne nero.


La prima cosa che dovresti sapere prima di trovarti un posto in cimitero è che un cimitero in città non è una buona scelta, in tempo di cyborg.

La seconda è che un cimitero dal terreno troppo fertile non è MAI, in ogni caso, una buona scelta.


I cyborg distrussero il cimitero quel giorno stesso, poche ore dopo che Bulma e Trunks tornarono a casa. Dopo che Bulma riprese i sensi sul furgone nessuno parlò. Trunks aveva le pupille così piccole da sembrare capocchie di spillo. Bulma semplicemente non riusciva a pensare.

Impiegarono due settimane per trovare il coraggio si scavare le fosse dietro il frutteto e scaricare quel furgone. E altre due per anche solo accennare all’argomento durante i pranzi.

L’unica cosa che fece Bulma, appena arrivata a casa, fu prendere il telefono.

-Pronto?-disse una voce dall’altra parte, rispondendo dopo tre squilli.

Bulma prese coraggio. –Chichi, sono Bulma...

Bulma sentì la donna riflettere sul se sbatterle il telefono in faccia o no.

-Cosa vuoi?

Bulma prese un foglietto dal tavolino e lo stropicciò.

-Hai sentito la notizia dei cimiteri?

-Sì.

Il tono di Chichi era freddo e distaccato. Aveva portato i fiori due giorni prima perchè l’aveva sentito, che sarebbe successo qualcosa.

Bulma esitò. Per la prima volta dopo tanti anni, non era più sicura di nulla. Nemmeno se sapere che le tombe erano salve le avrebbe fatto piacere.

-Volevo solo dirti che io e Trunks abbiamo dissotterrato le tombe per portarle via, ora sono qui, se le vuoi portare a casa dirò a Trunks di venire a darti una mano.

Era una cosa folle, lo sapeva, ma tentar non nuoce.

All’altro capo del telefono Chichi sospirò. –Se ti dicessi di no cosa faresti?

Bulma riprese il foglietto in mano.

-Bhè, il frutteto a casa mia è grande, pensavo di seppellire di nuovo tutti lì.

-Fallo pure.

Bulma capì il sottinteso. Non c’era molto spazio vicino a casa di Chichi per seppellirli, ed essere una donna sola con due morti in giardino avrebbe fatto impazzire chiunque.

Bulma prese fiato. –Allora li seppellisco qui, non farti problemi a venire.

Seppellire l’ascia di guerra. In quel momento gli insulti che la donna aveva rivolto a lei e suo figlio le scivolarono via di dosso.

Seppellire l’ascia di guerra. Per una volta smettere i giocare a chi soffre di più.

Chichi annuì e disse che qualche volta sarebbe passata, se non distubava. Le due donne si salutarono e Bulma riattaccò.

Sentendo la notizia al telegiornale, poche ore dopo, si trovò per la prima volta a pensare al futuro. Vide donne piangere sulle macerie del cimitero.

E capì che l’unica soluzione...

(tornare indietro)

In fondo...

(tornare indietro)

Era solo...

(creare un mondo diverso)

Il male minore...

Ma era sempre meglio di nulla.


I ciliegi sono in fiore da due giorni, Alissa ti sta accanto in silenzio.

La terra ha attecchito bene, sembra quasi siano sempre stati lì.

Guardi quella lapide e poi guardi il trainer. Sullo sportello c’è la polvere.

Domani partirai, e sono due mesi che non ti alleni.

Ti senti stupido per non aver capito, per esser stato così cieco.

Vedere quelle ossa ti ha svegliato, ti ha fatto capire che essere vivi è sempre e comunque meglio di essere morti. Gohan in quella bara ha la stessa età che hai tu ora, e a questo non avevi mai pensato.

Guardando quella bara hai capito che lui non era un padre, lui era un ragazzo come te.

E che come te aveva paura.

Adesso ringrazi Gohan tutti i giorni, grazie a lui hai imparato.

Che un livello combattivo non ti renderò forte, se non lo userai per aiutare.

Guardi la tomba e poi dici ad Alissa:-I tuoi zii avevano ragione, in cortile è molto meglio che al cimitero.

La ragazza ti sorride.

E allora sai cosa fare.

Prendi il pennarello dallo zaino. Attraversi il cortile. Appoggi la mano sulla parete della macchina.

E scrivi l’unica cosa che ti viene in mente.

HOPE.


N.d.A
Questa è la concluione della storia, voglio ringraziare tutti voi che avete letto e commentato, spero che la storia vi ia piaciuta e una volta finiti i commenti anche sulla conclusione risponderò a tutte le vostre eventuali domande e commenti ^^
  
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