SOFFIA IL VENTO by
Chiara (
lealidiicaro@libero.it o http://lantrodidedaloupdates.iobloggo.com)
QUARTA PARTE: LUNA
Il cimitero era vuoto e scuro come un
vecchio specchio d'acqua palustre. Bulma e Trunks salivano il sentiero con le
vanghe in spalla, senza dirsi nulla.
C'era una civetta, sopra un albero
accanto al fosso, che li guardava con gli occhi gialli e lucidi.
Bulma stava avanti, facendo luce con
una piccola torcia elettrica. Ad ogni passo si chiedeva cosa fosse venuta a
fare, cosa diavolo credeva di poter risolvere, stando lì. Ad ogni passo
il cerchio di luce innanzi a lei tremolava e illuminava nuovi sassi coperti di
nevischio. Stavano andando verso la loro salvezza personale, ma lei continuava
a sentirsi sporca.
Avrebbe dovuto fare qualcosa di
definitivo, di altruistico. Avvertire la cittadina, qualunque cosa.
Eppure era lì con suo figlio in
piena notte, con quella vanga e il furgone parcheggiato poco in là.
Dissotterrare le tombe, spostare
quella terra coperta d'erbacce e neve e vecchi fiori. Poggiare le mani su quel
legno senza vomitare. Sentirsi dispiaciuta per tutti gli altri, ma uscire dal
cimitero lasciando tutto il resto dietro di sè.
Il male minore che si può
commettere.
Pestò un ramo che le si
spezzò sotto il piede. Un suono secco nel silenzio, nell'impalpabile
rumore dell'inverno.
E perchè Trunks taceva?
Era davvero così stufo di
questa storia da non rendersi conto di quanto fosse sbagliato quello che
stavano facendo?
Era davvero diventato così
freddo?
Così simile..
...a Vegeta?
Bulma pensò a quando aveva
visto il figlio al funerale di
Gohan, con quello sguardo sordo d'odio che avrebbe scoperchiato la tomba, se
avesse potuto. Pensò che era stato allora che era successo tutto, che si
era conto Trunks fosse cambiato. Davanti a quella fila di persone vestite di
nero, in ultima fila lontano da Chichi, aveva quasi sentito qualcosa spezzarsi.
Ma lui non aveva pianto, neanche
quando era arrivato a casa con il cadavere di Gohan in spalla. Aveva gli occhi
rossi e le guance bagnate, i vestiti zuppi di pioggia e lacrime, ma davanti a
lei non aveva pianto.
Non le avrebbe concesso di vederlo per
una volta debole e incapace di reagire, incapace di SPIEGARE, come fosse stato
possibile.
L'orologio di Trunks si era fermato
quel giorno, quando i suoi occhi da acqua si erano mutati in ghiaccio.
L'aveva visto il giorno dopo accanirsi
con una coltello contro l'edera che ricopriva il portello del Trainer
gravitazionale. L'aveva visto scuoiare quella piante con una ferocia che aveva
riconosciuto con sgomento. Guardandolo di sfuggita, per un attimo le era
persino sembrato di vedere quegli occhi mutarsi in pece.
Gli omicidi dei cyborg erano
raddoppiati dopo la morte di Gohan, e personalmente Trunks non aveva mosso un
dito per evitarlo. Solo entrava in quella stanza tutti i giorni dopo scuola, ci
stava delle ore, eludendo le domande della madre che cercava di farsi dire
qualcosa in più.
Era quasi come avere di nuovo Lui, in
casa. Sentire quei colpi provenire dal trainer era una continua stilettata di
ricordi e paure.
Quello che rientrava da scuola era suo
figlio, in ragazzo tranquillo e gentile che aveva visto crescere. Quello che si
allenava invece era un altro, quello che aveva visto una bambina cadere in
mezzo alla strada e l'aveva ignorata, riprendendo ad allenarsi.
Trunks moriva ogni giorno su quella
soglia, e su quella soglia rinasceva ogni sera.
Verso le sette Bulma sentiva quei passi
avvicinarsi.
-Uff, sono stanchissimo- diceva Trunks
con tono dolce apparendo in cucina-faccio in tempo a fare la doccia prima di
cena?
Naturalmente c'era sempre tempo per la
doccia.
-Vai pure, tanto l'acqua non bolle
ancora.
Bulma calpestò una pietra
liscia e il piede perse aderenza. Si ritrovo bocconi sulla neve, con il fiato
spezzato dal colpo alle ginocchia. La pila rotolò via e si spense.
Trunks tastò l'aria
finchè non trovò la schiena della madre. -Mamma! Ti sei fatta
male?
Bulma sentì quel palmo caldo
poggiarsi sul suo cappotto, un braccio amorevole cingerle la vita e issarla in
piedi.
Riprese fiato lentamente.
-Sì, sto bene. Devo essermi
distratta. Dov'è la torcia?
Trunks lasciò andare la madre
aspettando alcuni secondi per assicurarsi che non cadesse, poi si
allontanò tastando il terreno.
-Eccola- Trunks pigiò il tasto
di accensione -ma credo si sia rotta...
-Fà vedere.
Bulma tese una mano nel buio e Trunks
le passò la torcia.
Era proprio vero, il vetro si era
rotto con l'urto sul terreno. Bulma mise
la torcia in borsa.
-Mi sa che dovremo andare avanti
senza. Riesci a vedere qualcosa?
Un sottile spicchio di luna brillava
in cielo sopra le loro teste. Trunks guardò il cielo e poi la strada.
-C'è troppa poca luce, vedo
solo qualcosa ogni tanto. Ma possiamo volare, se non hai paura...
Bulma si diede mentalmente della
stupida. Ma perchè non ci aveva pensato prima?
-Ma certo! Forza, andiamo che
così facciamo in fretta.
Mentre parlava Bulma fece qualche
passo avanti -maledicendo le ginocchia doloranti- e si ancorò al corpo
del figlio attendendo di essere presa in braccio. Volarono lentamente, attenti
agli alberi e a non alzare troppo il livello combattivo di Trunks. Con i cyborg
non si era mai troppo prudenti, sarebbero potuti essere ovunque.
Atterrarono davanti al cimitero e come
pensavano in cancello era aperto. In quel posto non c'era più un custode
da due anni, troppo lavoro per troppi pochi soldi. Trunks fece cenno alla madre
di fare silenzio ed entrò di due o tre passi oltre il cancello.
Restò in ascolto alcuni secondi, attento ad ogni possibile segno di una
qualche presenza. Niente. Nemmeno un gufo.
Trunks tornò dalla madre e
prese la pala che nel volo aveva affidato a Bulma.
-Non dovrebbe esserci nessuno.
Possiamo entrare.
Bulma fece un cenno di assenso con la
testa e si diresse con passo sicuro verso il Loro gruppo di tombe. Trenta tombe
e destra, vicino al grande olmo. Ma si fermò prima. La tomba di Goku era
subito lì, pochi passi oltre l’entrata.
Bulma guardò
l’espressione fredda del figlio e deglutì con forza.
-Diamoci da fare.- disse –Non
abbiamo molto tempo.
-Va bene.
Bulma vide Trunks prendere i due mazzi
di fiori sulla tomba e lanciarli via in malo modo. Lo vide cominciare a scavare
con movimenti meccanici, senza parlare e senza far trasparire una benchè
minima reazione.
Lei invece restava lì, con la
pala in mano a guardare senza riuscire a far nulla.
Perchè gli faceva così
effetto?
In fondo stavano solo salvando i resti
delle loro persone care, non c’era nulla di sbagliato.
Eppure...
(smettila)
il male minore...
(basta!)
Bulma lanciò uno sguardo alle
altre centinaia di tombe nel cimitero. Altri mille e più fiori, altre
cento e più famiglie, altri milioni e più di lacrime. Bulma si
sentì stringere lo stomaco. Che le piacesse o meno, quello che stavano
facendo NON era la cosa giusta.
Era il minore dei mali.
L’unica soluzione oltre non far
nulla e mandare suo figlio ad ammazzarsi per proteggere i morti di qualcun
altro.
Bulma sentì un tuono scuotere
il cielo in lontananza. Trunks aveva già scavato tutt’intorno alla
tomba di Goku e degli altri ed ora era immobile vicino a quella di Gohan.
Fissava la lapide con uno sguardo che riconobbe. Lo stesso che aveva al
funerale. Quel covo d’odio di chi si sente tradito e abbandonato.
Trunks passò accanto alla madre
senza dire nulla. Le uniche due tombe ancora sotterrate erano QUELLE due.
Decise di lasciare la tomba di suo
padre per ultima e si diresse verso quella di Gohan.
La rosa che sua madre aveva lasciato
era semicongelata, di un rosso vermiglio che stava virando al violaceo. Accanto
a quel piccolo segno
d’affetto c’era un grande mazzo. Gigli bianchi. I fiori che
Chichi aveva cominciato a coltivare nel retro di casa dopo la morte di Goku.
Trunks fissò il nome sulla
lapide, e per un attimo si chiese cosa sarebbe successo se invece di
dissotterrare la cassa l’avesse distrutta per sempre.
Gohan se n’era andato.
L’aveva lasciato SOLO quando aveva più bisogno di lui.
L’aveva protetto, in qualche modo. Ma la cosa aveva solo peggiorato la
situazione.
Trunks si accorse che la madre si era
scossa dai propri pensieri e lo stava fissando. Prese la pala e diede un colpo
violento al terreno, facendo schizzare ovunque neve e terriccio.
Non era GIUSTO, che Gohan fosse morto.
Quasi la sentiva, la voce di Chichi.
Era stata colpa sua se Gohan era
morto, l’aveva fatto per proteggerlo, perchè se fosse stato per
lei avrebbe smesso ormai da tempo. Gohan era morto per salvare lui,
perchè lui e sua madre gli avevano inculcato in testa l’idea che
era LUI che doveva farsi carico delle responsabilità che la malattia
aveva strappato a suo padre.
Trunks continuò a scavare
restando impassibile.
Gohan si era sentito in dovere di
proteggerlo. L’aveva giudicato troppo DEBOLE, per combattere.
L’aveva giudicato debole...
Debole...
La vanga cozzò contro il legno
della cassa. Un rumore sordo, che risuonò secco nel cimitero buio.
Avrebbe voluto prendere quel legno e
spezzarlo e trovare quell’involucro vuoto. Avrebbe voluto svegliarsi,
capire che non era vero niente.
Avrebbe voluto uccidere Gohan,
piuttosto che lasciarlo morire in quel modo.
Era per questo che si allenava.
Perchè lui non era DEBOLE.
Non aveva bisogno di protezione. Di
aiuto. Lui era un sayan, non un ragazzo qualunque.
Lui non aveva bisogno di NESSUNO, che
lo proteggesse.
Di nessuno.
Bulma guardò Trunks
allontanarsi con la prima cassa in spalla.
La tomba di Vegeta era ancora
lì, l’unica intatta del gruppo, accanto al vecchio olmo come un
qualcosa di diverso.
Bulma si avvicinò e
spostò con cura il mazzo di fiori. Era il momento. L’avrebbe fatto
personalmente, senza aiuto.
Piantò con decisione la vanga
nel terreno, tenendo gli occhi chiusi nella parabola finale
dell’attrezzo. Una zolla di terra, erba e neve saltò via, cadendo
il là nel buio.
Un colpo dopo l’altro, non era
difficile. Non c’era nulla di cui impressionarsi. Era solo una tomba,
nulla più.
Bulma continuò a scavare anche
quando Trunks arrivò a prendere la seconda cassa. Era quasi
l’alba, il cielo si stava schiarendo pian piano. Dovevano essere le
sette, forse le sette e mezza.
Bulma scavava e cercava di pensare ad
altro. Pensò innanzitutto che aveva fame, che tornando indietro si
sarebbero fermati da Sin a prendere una cioccolata. Poi pensò che non era certo nelle
condizioni di farsi vedere in giro sudata e coi capelli bagnati dalle gocce che
cadevano dagli alberi. Al massimo a casa c’erano due croissant al
cioccolato, avrebbero mangiato quelli con un buon caffè.
Le gambe continuavano a tremare mentre
scavava, ma perlomeno la mente vagava altrove.
Doveva andare a comprare un paio di
scarponi da neve, pensò anche. Uno per lei e uno per Trunks. Poveretto,
doveva avere i piedi congelati, dentro quelle scarpe.
Le braccia le bruciavano dallo sforzo,
sentiva il sudore colarle sulle braccia sotto il cappotto e la felpa. Le nuvole
di vapore che le uscivano dalla bocca le appannavano di tanto in tanto la
vista, ma dopo una notte insonne non era in grado di dire se fosse il sonno o
il vapore, a giocare brutti scherzi.
Senza rendersene conto si trovò
ad aver smosso tutta la terra fino a lasciare scoperto l’intero coperchio
della cassa di Vegeta.
Trunks ora le era accanto, sudato e
rosso in volto.
Bulma guardò il figlio.
-Hai caricato tutto?-disse, tornando a
fissare la cassa.
Trunks si tolse i guanti.
–Sì, questa è l’ultima.
Una folata di vento sferzò il
cimitero. Trunks era impassibile, quasi fosse lì per lavoro. Ma lei non
ce la faceva.
-Ok, carichiamola-disse con voce
incerta.
Trunks si piegò per afferrare
la cassa e la sollevò. La portò fino alla macchina volando, Bulma
lo seguì a piedi, ora che c’era abbastanza luce da vedere il
sentiero.
Il furgoncino era pieno di bare, il
sedile posteriore di lapidi. Quando Bulma arrivò pensò che
sembravano le attrazioni di una casa degli orrori, di quelle dei lunapark.
Sarebbero potute essere vuote, se
quello fosse stato un gioco.
Lei e Trunks stavano pensando la
stessa cosa.
Forse Gohan non c’era mai
entrato, in quella cosa.
Forse anche Vegeta, non c’era
mai entrato.
Sarebbero potuti essere due pezzi di
legno qualunque, senza significato.
Ma allora perchè le gambe le
tremavano così forte?
Bulma fissò il figlio mentre
caricava la bara di Vegeta sul furgone e chiudeva lo scomparto.
Vide anche quando le mani di lui
scivolarono sulla chiusura coperta di acqua ghiacciata. Vide la bara di Vegeta
scivolare fuori, con quella di Gohan al seguito.
Entrambi rimasero immobili mentre le
due scatole cozzavano sui sassi, mentre una parte del legno marcio cedeva e si
spaccava.
Entrambi videro, due ossa spuntare
dalle due bare.
Un braccio e un cranio.
Poi Bulma non vide più nulla,
tutto divenne nero.
La prima cosa che dovresti sapere
prima di trovarti un posto in cimitero è che un cimitero in città
non è una buona scelta, in tempo di cyborg.
La seconda è che un cimitero
dal terreno troppo fertile non è MAI, in ogni caso, una buona scelta.
I cyborg distrussero il cimitero quel
giorno stesso, poche ore dopo che Bulma e Trunks tornarono a casa. Dopo che
Bulma riprese i sensi sul furgone nessuno parlò. Trunks aveva le pupille
così piccole da sembrare capocchie di spillo. Bulma semplicemente non
riusciva a pensare.
Impiegarono due settimane per trovare
il coraggio si scavare le fosse dietro il frutteto e scaricare quel furgone. E
altre due per anche solo accennare all’argomento durante i pranzi.
L’unica cosa che fece Bulma,
appena arrivata a casa, fu prendere il telefono.
-Pronto?-disse una voce
dall’altra parte, rispondendo dopo tre squilli.
Bulma prese coraggio. –Chichi,
sono Bulma...
Bulma sentì la donna riflettere
sul se sbatterle il telefono in faccia o no.
-Cosa vuoi?
Bulma prese un foglietto dal tavolino
e lo stropicciò.
-Hai sentito la notizia dei cimiteri?
-Sì.
Il tono di Chichi era freddo e distaccato.
Aveva portato i fiori due giorni prima perchè l’aveva sentito, che
sarebbe successo qualcosa.
Bulma esitò. Per la prima volta
dopo tanti anni, non era più sicura di nulla. Nemmeno se sapere che le
tombe erano salve le avrebbe fatto piacere.
-Volevo solo dirti che io e Trunks
abbiamo dissotterrato le tombe per portarle via, ora sono qui, se le vuoi
portare a casa dirò a Trunks di venire a darti una mano.
Era una cosa folle, lo sapeva, ma
tentar non nuoce.
All’altro capo del telefono
Chichi sospirò. –Se ti dicessi di no cosa faresti?
Bulma riprese il foglietto in mano.
-Bhè, il frutteto a casa mia
è grande, pensavo di seppellire di nuovo tutti lì.
-Fallo pure.
Bulma capì il sottinteso. Non
c’era molto spazio vicino a casa di Chichi per seppellirli, ed essere una
donna sola con due morti in giardino avrebbe fatto impazzire chiunque.
Bulma prese fiato. –Allora li
seppellisco qui, non farti problemi a venire.
Seppellire l’ascia di guerra. In
quel momento gli insulti che la donna aveva rivolto a lei e suo figlio le
scivolarono via di dosso.
Seppellire l’ascia di guerra.
Per una volta smettere i giocare a chi soffre di più.
Chichi annuì e disse che
qualche volta sarebbe passata, se non distubava. Le due donne si salutarono e
Bulma riattaccò.
Sentendo la notizia al telegiornale,
poche ore dopo, si trovò per la prima volta a pensare al futuro. Vide
donne piangere sulle macerie del cimitero.
E capì che l’unica
soluzione...
(tornare indietro)
In fondo...
(tornare indietro)
Era solo...
(creare un mondo diverso)
Il male minore...
Ma era sempre meglio di nulla.
I ciliegi sono in fiore da due giorni,
Alissa ti sta accanto in silenzio.
La terra ha attecchito bene, sembra
quasi siano sempre stati lì.
Guardi quella lapide e poi guardi il
trainer. Sullo sportello c’è la polvere.
Domani partirai, e sono due mesi che
non ti alleni.
Ti senti stupido per non aver capito,
per esser stato così cieco.
Vedere quelle ossa ti ha svegliato, ti
ha fatto capire che essere vivi è sempre e comunque meglio di essere
morti. Gohan in quella bara ha la stessa età che hai tu ora, e a questo
non avevi mai pensato.
Guardando quella bara hai capito che
lui non era un padre, lui era un ragazzo come te.
E che come te aveva paura.
Adesso ringrazi Gohan tutti i giorni,
grazie a lui hai imparato.
Che un livello combattivo non ti
renderò forte, se non lo userai per aiutare.
Guardi la tomba e poi dici ad
Alissa:-I tuoi zii avevano ragione, in cortile è molto meglio che al
cimitero.
La ragazza ti sorride.
E allora sai cosa fare.
Prendi il pennarello dallo zaino.
Attraversi il cortile. Appoggi la mano sulla parete della macchina.
E scrivi l’unica cosa che ti
viene in mente.
HOPE.
N.d.A
Questa è la concluione della storia, voglio ringraziare tutti voi che avete letto e commentato, spero che la storia vi ia piaciuta e una volta finiti i commenti anche sulla conclusione risponderò a tutte le vostre eventuali domande e commenti ^^