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Autore: Blue Poison    21/04/2014    3 recensioni
Dal settimo capitolo:
Così cominciò a cantare: chiuse gli occhi e si appoggiò con la mente al ricordo musicale della base prodotta dal violino, quasi imitandone i movimenti con le mani; le parole erano dolci e il ritmo rilassante e lento.
Si lasciò trasportare dalla musica, ancora una volta, e Will, accanto a lui, fece lo stesso, seppur mantenendo gli occhi ben aperti.
(Raccolta di one-shots collocate prima degli eventi de L'Angelo)
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James Carstairs, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Deep into the nightmare
 
Jem sprofondò nell’incubo.
Il pungiglione di Yanluo gli forò la pelle lattea e gli iniettò il suo veleno nelle vene: il mondo si sgretolò davanti ai suoi occhi e la sua mente si perse nei suoi stessi labirinti.
Il dolore esplose, spietato, e divagò in ogni singola fibra del suo corpo, impossessandosi prepotentemente del suo autocontrollo e facendo così in modo che qualunque gesto o pensiero divenisse involontario.
Le grida e i sussurri che la sua voce produceva, le idee e i concetti che aleggiavano nella sua testa: Jem divenne vittima del suo stesso corpo, attore e spettatore di quella macabra tragedia.
Sfortunatamente per lui, lo spettacolo era solo all’inizio.
Vide una Londra uggiosa che nulla poteva contro l’inferno dentro il quale stava bruciando: il cielo piangeva lacrime amare e alimentava le fiamme ardenti, che con il loro tocco accarezzavano fameliche la città.
L’aria era impregnata delle voci delle anime senza età intrappolate nell’essenza del mondo; molte avevano già abbandonato le loro spoglie mortali, altre vi erano ancora legate, ma tutte insieme producevano un suono insopportabile, un urlo raccapricciante e senza fine.
Jem non capiva nemmeno più dove si trovava.
Nell’Ade? All’Istituto? In un limbo?
L’unica cosa certa era che quel suono gli stava perforando i timpani come un ago nella stoffa.
Poi, di colpo, tutto tacque.
Un’onda di sangue si riversò nelle strade in un vortice scarlatto, che lentamente tinteggiò tutto con il colore della morte.
A Jem sembrò quasi di esservi immerso, tant’è che gli si bloccò il respiro.
Istintivamente chiuse gli occhi e quando li riaprì si ritrovò circondato da raccapriccianti creature di metallo, che gli camminavano attorno con gambe e braccia a terra, come enormi ragni predatori; deglutì a vuoto, solo per ottenere un suono strozzato dalla sua gola arida.
Il panico emerse dentro di lui, mentre cadeva in ginocchio nella cruda consapevolezza che la vita gli stava venendo strappata via con violenza: una mano sentenziatrice che gli serrava il collo, come a volerlo spezzare.
Per la prima volta dopo molto tempo, Jem ebbe paura.
Una paura talmente reale e viva da inglobarlo completamente, paralizzarlo e consumarlo nel profondo, secondo dopo secondo.
Si sentì spingere verso la morte da un dolore crescente, dominante.
Talmente intenso da farlo impazzire.
Ma nel momento in cui Jem credette veramente di non avere più nulla da sperare, cominciò a svegliarsi.
Tornò alla realtà così velocemente, che per poco non cadde dal letto per la foga con cui si stava dimenando; i suoi occhi furono accolti da un’oscurità innocua, rovinata da una pallida stregaluce appoggiata su un comodino lì vicino.
Jem la osservò per lunghi istanti, ansimante, rabbrividendo ogni qualvolta una goccia di sudore gli colava lungo il collo o la schiena: la piccola luce risultava rassicurante come la voce di una madre dopo un incubo.
Che cosa avrebbe dato per sentire quella della sua, ora…
Si tirò a sedere con una lentezza esasperante e piano piano i ricordi gli tornarono alla mente come pezzi di un puzzle, permettendogli di fare mente locale: si trovava alla Città Silente, in ruolo di “ospite” e “paziente”.
La sua cella non era chiusa a chiave per non dargli l’idea di essere un prigioniero; le catene erano state momentaneamente rimosse e sul letto erano state aggiunte delle coperte, che Jem scostò sul fondo a causa di una vampata di calore.
Fratello Enoch gli aveva fatto visita quella sera, prima che si addormentasse, a ricordargli che l’indomani avrebbero interpellato uno stregone per cercare di trovare una cura alla sua malattia.
Già, malattia…
Jem raggiunse in pochi passi lo specchio appeso al muro e sollevò appena la stregaluce che aveva preso dal comodino.
Un ragazzo stanco, con marcate occhiaie sotto gli occhi e di una magrezza non indifferente gli ricambiò lo sguardo; ma ciò che lo fece sussultare fu un luccichio fra i suoi capelli.
Sulle prime, Jem pensò fosse un riflesso dovuto alla pietra che aveva in mano, ma avvicinandosi di qualche centimetro alla superficie riflettente capì che non era così.
Una lunga striatura argentea gli colorava diverse ciocche e brillava nell’oscurità, come una lama ben affilata.
Curiosità, angoscia e sconsolatezza si manifestarono sul suo viso, insieme a un’altra vasta serie di emozioni che Jem non aveva mai provato prima d’ora.
Ebbe un senso di repulsione verso se stesso; si sentì sporco.
Contaminato da una sentenza che gli scorreva nelle vene sotto forma di tossina e che non avrebbe tardato a concretizzarsi.
Sì, perché Jem sapeva perfettamente che il suo tempo era contato: giorni, mesi, anni non facevano differenza.
Sarebbe morto e si sarebbe ricongiunto con i suoi genitori sulla Ruota.
E sarebbe di nuovo tornato puro.
 
 
 
 

Angolo Autrice:
Mi scuso immensamente per il ritardo! :c
Ho avuto un sacco di cose da fare fra scuola e altro e, sfortunatamente, la mia ispirazione aveva scelto di abbandonarmi soprattutto durante i pochi momenti liberi che avevo, ‘sta traditrice cwc
Ma poco importa, perché –alla faccia sua- sono riuscita a finire anche questa one-shot!
Ho notato che le visualizzazioni sono tantissime e ne sono davvero felice :33 Lasciate anche una recensione, se vi va!
Intanto ringrazio chi ha recensito e chi legge in silenzio.
Alla prossima!
 
Blue Poison
 
 
  
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