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Autore: athazagorafobia    25/04/2014    1 recensioni
Era iniziato come uno screzio il loro, come uno scherzo del destino; completamente a caso.
Era nella natura di Elena essere curiosa, e fin dalla più tenera età aveva fatto dono di questa sua piccola caratteristica.
Quando aveva visto il migliore amico della sorella giocare ad un gioco su internet appunto si era incuriosita, ci avrebbe giocato anche lei.
Passano gli anni e il gioco diventa abitudine, ma non è più abitudine ciò che invece accade intorno.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO 2

 
  
 
“Era questa la fregatura con lui.
Riuscivamo a non chiamarci,
a non scriverci,
a non cercarci.
Riuscivamo a non sentirci per settimane,
a volte per mesi.
Riuscivamo per qualche tempo ad
ignorarci alla perfezione.
Non so come, non so perché.
Ma era uno di quei rapporti “vorrei stare con te,
ma non te lo dimostro troppo”.
E giuro non ce l’avevo con lui.
Ce l’avevo con me perché al suo ritorno io mi facevo trovare.
Mi trovava esattamente dove mi aveva lasciata.
C’è forse fregatura peggio di questa?”
 
- Elena -
Bastarono quelle parole.
Dopo aver ignorato tutti gli sguardi, o meglio i non sguardi di quei giorni .
 Non sembrava dispiaciuta, ma neanche contenta o allegra come ero io.  Eppure dovevo avergli trasmesso almeno una qualche sensazione simile alle mia .
 
Bastarono quelle parole per zittirmi. Bastò quella parola, con quel tono di voce e quell’espressione per far ritornare tutti i dubbi , quelli che avevo ignorato e tralasciato presa dal momento.
Elisa mi guardò preoccupata.
- Lo dico per te  . Lo dico perché sono preoccupata per te . E lo so che ora tu sei felice.  Ma ho paura che ti illuda .-
Elisa aveva ragione.
Era quasi un anno che ci conoscevamo.
Per lui ero rimasta un passatempo.
Per me era diventato come l’ossigeno.
Aspettavo in ogni momento che mi scrivesse ; mi addormentavo sperando di sognarlo e appena aperti gli occhi andavo a leggere il suo messaggio di buona notte della sera prima .
Ma Elisa aveva torto.
In ogni messaggio che leggevo, anche se presa dalla contentezza del momento, riuscivo a sentire la distanza.
Riuscivo ad immaginare le otto ore di viaggio che avremmo dovuto fare per incontrarci, anche solo una volta.
Le risate che donava ai propri amici e alle persone che vedeva tutti i giorni.
I baci che dava alla ragazza .
Io non ero felice.
Lui me ne parlava sempre . Di quanto erano fragili le ragazze, e di come si divertiva a prenderle in giro, ad andarci un momento prima e poi a lasciarle.
Mi parlava di Rita, quella con cui stava, di come gli fosse sempre andata dietro, e di come non gli importasse che andasse anche con le altre.
Mi parlava di quando si amavano e un momento dopo mi chiedeva di spogliarmi, giusto per farlo eccitare un po’.
E io lì presa dal fatto dedicava un po’ della sua giornata a scrivermi ridevo e gli rispondevo di no, non notando quanto fosse macabra la sua richiesta.
Non notando che come tutte le altre gli morivo dietro.
Chissà se se ne era accorto che gli morivo dietro.
Chissà se se ne era accorto che io nel mio mondo non ci sapevo stare; che con lui mi sentivo viva, sentivo di contare qualcosa.
Lui mi sfidava, mi faceva mettere in dubbio la mia vita, le mie convinzioni.
Eppure lui mi feriva, o meglio lasciavo che la situazione mi ferisse.
 
Elisa mi guardava.
Non sapeva cosa mi passasse per la testa.
Sapeva solo dei miei pensieri per quel ragazzo.
Oh, quei pensieri li sapeva tutti .
Le raccontavo di ogni volta che mi scriveva, di quanto fossi felice.
Di quanto fossi triste lo capiva.
- Hai ragione. Dovrei smetterla .-
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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