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Autore: Lapam8842    25/04/2014    3 recensioni
AU: Tutti umani
Elena e Damon si incontrano su un aereo diretto in Canada. Entrambi hanno scheletri nell'armadio, sentimenti nascosti e un passato troppo livido. Riusciranno a tornare ad amare?
Dal testo:
«Una tenda e un sacco a pelo?» il ragazzo cercò di trattenere le risate, per rispetto delle idee della giovane donna che aveva accanto, e si scoprì particolarmente stupito del clima piacevole che si stava creando, con quella sconosciuta.
«Rida, rida pure. –lo ammonì la bruna- Mi prenderò un anno sabbatico. Niente lavoro, niente famiglia e niente amore.» Diceva questo contando con le dita, in modo autorevole.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Damon Elena Letto
 

13. La bellezza è nella semplicità

 

La felicità non è una destinazione ma la strada della vita.

 
 

Come ci era arrivata Elena in quel letto? Come ci era arrivata a casa di Damon, nuda e in mezzo a due corpi maschili? Cosa aveva fatto? Cosa aveva fatto?! Era andata a letto con due uomini. Uno che conosceva da qualche giorno e l’altro incontrato il giorno prima. Come aveva potuto fare una cosa del genere? Perché si era fatta una cosa del genere? Lei non era una donna oggetto, e soprattutto non andava a letto con sconosciuti! Cosa avrebbe detto sua madre? E Caroline cosa ne avrebbe pensato? Doveva allontanarsi. Sarebbe dovuta partire il giorno prima ed invece era ancora lì, ferma e schiacciata fra due uomini. Con un bel corpo, osservò. E con un buon profumo: quel sapore di sesso e di ormoni appagati. E lei si sentiva rilassata, leggera… forse era stato il sesso più bello della sua vita. Ricordava ancora la lingua di Damon scorrerle velocemente sul corpo e le mani di Enzo sfiorarla dappertutto.

No. No. No. Non si doveva lasciar confondere dalle sensazioni che aveva provato, non doveva ricordarsi lo stordimento e quel formicolio al basso ventre. Doveva resettare tutto e aveva bisogno di una doccia ghiacciata. Dopodiché avrebbe parlato con Damon e forse con Enzo, e l’avrebbe salutato ringraziandolo per i giorni trascorsi insieme e la serata elettrizzante appena passata.

No. No. No. Doccia gelata e subito.” Urlavano disperati quei pochi neuroni rimasti nella sua testa.

Certo che avrebbe potuto baciarlo, solo un bacio innocente per svegliarlo. Dopotutto non poteva muoversi senza far rumore e l’avrebbe dovuto affrontare.

No. No. No. Elena, sono il tuo cervello. Potresti collegarti con me??

«E’ stato un grosso errore.» Si lasciò sfuggire e gli occhi di Damon, chiusi fino a quel momento, si spalancarono all’improvviso, tinti di un colore più scuro e velati da una leggera preoccupazione. Si aspettava una frase del genere e, per la verità, si aspettava una fuga in piena notte. Elena si morse le labbra, colpevole di aver detto una parola di troppo, colpevole di non aver taciuto i suoi pensieri e di aver svegliato il ragazzo.

«Ti sei solo lasciata andare come non facevi da tempo.» Le sussurrò comprensivo, allungando la mano per invaderla del suo calore corporeo ma lei si scansò quasi infastidita.

«Un menage a trois è una cosa normale? Io non sono così. Non faccio questo genere di cose.» affermò seria, irritata ed esasperata. La lotta con le sue convinzioni è forte. Nessuno può cambiare una persona riflessiva facendola diventare avventata e sfrontata.

E Stefan cosa le avrebbe detto una volta scoperta la sua piccola avventura? Quanto ci avrebbe messo per additarla come prostituta? Tremava al solo pensiero.

Tutti l’avrebbero definita “donna leggera, frivola, incline ai rapporti occasionali” e gli sguardi colmi di comprensione per essere “la sposina tradita sull’altare” sarebbero diventati di rimprovero e disgusto.

Damon le circondò le braccia intorno al collo e le regalò un abbraccio. Elena non si ritrasse ma si lasciò andare. Si lasciò riscaldare dal calore della pelle nivea e scolpita, si lasciò riscaldare dalle leggere carezze sui capelli e pianse scossa dai pensieri che le vorticavano in testa. La sera prima il suo corpo era andato in tilt ed ora era la sua mente a metterla di fronte a pensieri contrastanti fra loro e lei non sapeva più cosa pensare. Non sapeva più cosa era giusto e cosa non lo fosse. Non riconosceva il suo comportamento ma da un lato non le sembrava scorretto aver agito d’impulso ed essersi lasciata sopraffare dal piacere fisico ma dall’altro, si sentiva scorretta. Scorretta nei confronti di chi? Stefan l’aveva tradita e lui non aveva più voce in capitolo; Caroline si professava “Miss Liberty 2012” per cui per lei non doveva essere un grosso problema aver dormito con due uomini; Bonnie l’aveva tradita quindi non doveva neanche lontanamente pensare di giudicarla.

«Non è che adesso tirerai fuori una croce e ti metterai a recitare chissà quale preghiera?» domandò scherzosamente Enzo. Damon lo fulminò con lo sguardo ed Elena si staccò velocemente dall’abbraccio del moro. Fu allora che si accorse che il suo petto non era coperto e lo sguardo malizioso di Enzo continuava a fissare quel punto. Damon le si parò davanti.

«Ho già visto tutto, non c’è bisogno che ora diventi una puritana bigotta. Dio non ti perdonerà.»

«Vattene.» disse serio Damon. Non c’era ombra di scherzo nella sua voce.

«Oh, andiamo. Stavo scherzando! Il sesso è stato fenomenale e non c’è bisogno di rovinare il momento con mille turbe mentali. Rilassatevi. E’ così che bisogna reagire dopo una nottata di saltelli. – Visto che nessuno aggiunse nulla, Enzo proseguì il suo sproloquio – Va bene, me ne vado. Comunque se volete, sapete dove trovarmi. Bye.» inforcò la t-shirt e i jeans verde militare ed uscì dalla stanza e probabilmente dalla casa.

«Sai che ha ragione.» disse dopo un po’ Elena. Damon la guardò corrugando la fronte.

«Stanotte ho fatto sesso. Sono stata a letto con due uomini. Ho avuto la più bella esperienza della mia vita, mi sono lasciata andare ai sospiri, agli urli di piacere e non vi ho fermato, né mi sono vergognata. Ma stamattina mi sono svegliata in mezzo a due uomini attraenti e con un fisico scolpito ma io non ho mai avuto un’avventura. Non mi sono mai concessa per puro piacere. Tutto questo è nuovo per me. Sono stata tradita. Non voglio una storia seria e so di non volere un’avventura. Perché so che mi riempirei di pensieri, di paranoie ed analizzerei ogni singolo gesto. Io non posso stare con te. Tu mi confondi. E io non lo so gestire.»

«Io non voglio una storia seria! L’ultima ragazza che ho avuto è morta, Elena. Avevamo bisogno entrambi di staccare il cervello e di lasciarci andare. Non ci siamo dichiarati amore eterno e sicuramente tu confondi me. Ma questo non mi preoccupa perché tu ti preoccupi per entrambi e parli, parli e parli! Tu continui a parlare e…»

Elena li buttò le braccia al collo e non lo lasciò terminare. Gli dischiuse la bocca e giocò con la sua lingua. Li salì a cavalcioni e sfregò la sua intimità contro la sua parte bassa.

«Che stai facendo?» domandò riappropriandosi delle sue labbra.

«Non parlare. Non voglio pensare.»

 

***

«Elena, cos’è quel muso lungo?» domandò la madre alla figlia.

«Stefan.» rispose mesta.

«Vuoi parlarne?»

Elena si buttò fra le braccia della madre e scoppiò in un pianto liberatorio. Miranda le accarezzò delicatamente i capelli e la lasciò sfogare. Elena singhiozzava disperata, con il fiato corto, scossa dai tremori. Si sentiva vuota. Il suo cuore si era rotto, infranto, caduto, spezzato. Aveva deciso di portare un po’ di brodo di pollo a Stefan, per farli passare l’influenza. Era una settimana che non avevano avuto modo di ritagliarsi un po’ di tempo da soli e quella era l’occasione perfetta per dimostrare al suo ragazzo quando lo amava, anche se era colpito da un virus che lo costringeva a stare a letto a riposare. Elena aveva noleggiato una videocassetta, una commedia romantica e leggera per trascorrere un po’ di tempo o se Stefan se la fose sentita, avrebbero potuto baciarsi per poi fare l’amore. Era quasi un mese che lui non la sfiorava, che anzi, non la guardava con malizia. Quando era l’ultima volta che avevano parlato normalmente, senza parlare di appuntamenti di lavoro o dei preparativi del matrimonio? Stava tutto succedendo così in fretta che non si era mai fermata a pensare davvero a quelle piccole mancanze. Stefan era stressato. Non aveva bisogno di altre pressioni, così allontanò quelle piccolo riflessioni ed aprì la porta d’ingresso dell’appartamento di Stefan. Il brodo era ancora caldo, il suo alito fresco e i vestiti puliti. Indossò il grembiule da cucina e si diresse in camera da letto, senza far rumore. Stava per bussare ma si ritrovò a spiare dallo spiraglio della porta aperta.

Pelle nocciola contro quella candida, baci passionali, mani fluide che tastavano senza vergogna il corpo dell’altro, ansiti sempre più forti.

Il piatto si infranse ai suoi piedi. Il mondo girò sempre più forte, le gambe correvano senza meta, il fiato spezzato. Il cuore cadde, insanguinato, trafitto dalle uniche persone che non si aspettava l’avrebbero calpestata. Lacrime impacciate segno di un amore troppo grande, le cosparsero il volto. Trema ma corre come se una scarica di elettricità l’avesse colpita e non sapesse che altro fare. Quella non poteva essere la sua vita. Non poteva aver visto quei corpi incastrati perfettamente. Si stava sbagliando. Era tutta una menzogna.

«Stefan stava facendo l’amore con Bonnie.» E non appena sentì le sue stesse parole, capì di non poter più tornare indietro. Le avevano strappato senza ritegno il cuore e non si erano preoccupati di raccoglierglielo.

«Oh, tesoro. Pensa se l’avresti scoperto una volta sposata. E’ stata una benedizione. Ora puoi licenziarti da quello stupido lavoro, trovare la tua strada e un vero uomo.»

Elena sciolse l’abbraccio e la guardò con il viso rigato dalle lacrime. La voce le uscì tenue e tremante ma decisa:«Io amavo Stefan. Avrei costruito la mia vita con lui. Non posso pensare ad un altro uomo. Io volevo solo Stefan.»

«Allora fingi che non sia mai accaduto. Perdonalo silenziosamente e non ritrarti quando lui cercherà il tuo corpo, come ha fatto con Bonnie.»

«Sei ingiusta.» disse, mettendosi le braccia al petto.

«No, tu lo sei, se pensi che io guarderò la mia unica figlia, distruggersi per un ragazzo che non la sa apprezzare.»

«Mamma, Stefan mi amava. Mi ha sempre trattata bene.»

«Elena, ti ho insegnato a non accontentarti delle briciole. La vita è ricolma di rischi imprevedibili ed occasioni positive. Stefan non ti ha regalato grandi emozioni. Non accontentarti di vivere una vita piatta. Là fuori il mondo è ricco di possibilità. Trova il lavoro che ti piace, vivi di avventure, lasciati andare, ubriacati. E torna più forte di prima. Solo così troverai quell’amore che ti consuma, che arde di passione e voglia dell’altro.»

 

***

«Svegliati pigrona!» La salutò Damon, profumato di pulito, aprendo la finestra della stanza. Elena mugugnò qualcosa di insensato e nascose il viso sotto il cuscino.

«Ti ho preparato la colazione. Ho pensato che un po’ di  gelato indiano andasse bene.»

»Forse dovremo parlare di ciò che è successo.»

Damon la ignorò:«Ti farò fare un giro per la città e stasera ho una bella sorpresa per te.»

«Mi hai sentito?» chiese scocciata la bruna.

«Si, ma ho deciso di ignorarti e sarebbe meglio se fingessimo che non fosse successo nulla, altrimenti ti riempirai di rughe per le facce pensose che assume il tuo viso quando pensi troppo.»

Elena sorrise per la descrizione di Damon ma continuò:«Ma se per caso, capitasse che ci sfiorassimo e la tensione fra noi aumenti?»

«Ti aspetto di sotto. Hai dieci minuti.»

 

***

Aveva deciso. Era il momento giusto per impegnarsi seriamente. Stava con Rose da tre anni, anche se in realtà era un po’ meno, ma non importava. Lui voleva passarci il resto della vita. Non erano stati anni facili e pieni d’amore: c’erano state incomprensioni, aspettative e segreti trapelati sottopelle, gelosie ma anche risate, sbronze euforiche e gesti sinceri. Il loro legame era unico, solido ma soprattutto vero. Rose era diventata il suo appiglio nelle giornate nere, la luce in fondo al tunnel e il bisogno di lei, non cessava mai ed anzi, aumentava a dismisura. Se lui guardava al domani, la vedeva accoccolata sulla sedia a dondolo avvolta in un morbido plaid panna, ad osservare le fiamme che riscaldavano il salotto, dal camino. La vedeva con in mano un libro di fiabe e a leggerle con affetto ai bambini. Riusciva a vederla con indosso un grembiule mentre estraeva dal forno caldo il tacchino ripieno, ormai bruciato dalle troppe ore di cottura. La vedeva chiaramente emozionarsi e piangere il giorno dei diplomi. Le sembrava di sentirla bisticciare con la figlia per un abito troppo aderente. Lui la vedeva ovunque nel suo domani e doveva solo chiederle di restare. Doveva chiedere di lottare per il loro amore. Mesi prima lo psicologo aveva detto che Rose stava lottando con il passato, sempre così vivido in lei e che solo una scossa positiva l’avrebbe aiutata davvero a non lasciarsi abbattere e a sconfiggere l’oblio nel quale entrava usando droga. Aveva assecondato ogni sua stravagante idea, anche quella che riguardava quel coglione di Giuseppe. Avevano vissuto i mesi più intensi della sua vita, sfidando la gravità, buttandosi dalla cima di un ponte legati ad un elastico, per finire quasi con la faccia nell’acqua del fiume; si erano immersi scorgendo la bellezza senza tempo della barriera corallina, abitata da pesci di ogni tipo e rocce particolari; e poi quella mattina si era svegliato e aveva capito il suggerimento dello psicologo. Quella mattina aveva capito che voleva Rose e la voleva sempre, probabilmente la voleva dal loro incontro bizzarro in quel bar. E così aveva deciso di farlo e subito. Sapeva che l’avrebbe trovata in cucina, nella loro futura cucina. Ma quanto ci aveva messo a capire che voleva lei soltanto? Damon aveva affittato un appartamento solo per stare il più possibile con lei, che alla fine, si era quasi trasferita da lui.

«Rose?» la richiamò entusiasta e con il sorriso stampato in faccia.

«Rose?» proseguì più incerto e un po’ allarmato. Forse era già uscita, anche se, generalmente, si salutavano con un bacio prima di dividersi.

«Rose?» alzò la voce una volta raggiunta la cucina.

Rose era riversa sul pavimento, tremante e della saliva le usciva dalla bocca. Damon si buttò a terra, gli occhi di Rose erano dilatati e sembrava fosse in un altro mondo. Lui le parlava e cercava di tenerle ferma la lingua, ma lei sembrava non sentire. Con un gesto fulmineo, chiamò i soccorsi, tirando fuori dalla tasca il cellulare. Avevano detto che sarebbero stati lì a breve. I minuti passavano e sembravano ore. Rose continuava ad essere scossa dai tremori lungo tutto il corpo. Il volto era imperlato di sudore e la carnagione era pallida.

«Rose, resta con me.» pregò il moro, spostandole una ciocca di capelli dietro l’orecchia.

«Rose, ti prego.» continuò con gli occhi lucidi, con le lacrime che tentavano di uscire e la voce incrinata.

«Non puoi lascarmi anche tu. Resta con me, Rose. Resisti.» pianse disperato accarezzandole la testa. Rose aveva chiuse gli occhi. I tremori erano cessati.

«Amore? Amore mio, apri gli occhi. Ti prego, apri gli occhi.»

Rose non si muoveva più. La cassa toracica era immobile. La saliva si era fermata. La testa era diventata pesante sulle sue cosce.

«No, Rose. Non puoi farmi questo.»

Scomparsa. Liquefatta. Svanita. In una nuvola di dolore.

 

***

«Mamma.» disse timidamente quando dall’altra parte sentì la voce rassicurante e dolce della madre.

«Ciao tesoro, come stai? Fa freddo in Canada?»

«Ho conosciuto un ragazzo.» Ammise d’un fiato, senza pensare. Era quello che voleva fare. Aveva chiamato l’unica persona che mai l’avrebbe giudicata e che mai avrebbe smesso d’amarla per le azioni compiute.

«Ed è bello?» le chiese con frivolezza ed allegria.

«E’ il più bel ragazzo che io abbia mai visto.» rivelò con le guance in fiamme per l’imbarazzo.

«E gli hai chiesto di uscire a cena?» domandò con il sorriso sulle labbra, felice di sapere che la figlia stava andando avanti nonostante tutto.

«Io… mamma… abbiamo fatto l’amore. Ed è così sbagliato. E’ sbagliato dirlo a te, che sei mia madre ed è sbagliato essersi gettata fra le braccia di un altro, così presto. Ed è sbagliato perché mi illuderò di nuovo. È sbagliato perché riporrò speranze in lui e poi mi volterà le spalle, tradendomi con un’altra.»

 

***

«Rick, ho fatto l’amore con Elena.»

«Che cosa? Ti lascio solo un attimo e guarda cosa combini.» sembrava quasi volesse ridere divertito dalla sua affermazione. E Damon non sapeva cosa fare. Cosa dovrebbe fare con quella ragazza che lo attira con il suo canto da sirena? Come dovrebbe comportarsi con lei e cosa lo spingeva a starle vicino?

«Solo che lei vuole analizzare, pensare e io no. Io… noi siamo stati bene ed è questo che conta perché se mi mettessi a pensare, il mio pensiero andrebbe a qualcun’altra. Ed Elena non è Rose e mai lo sarà.»

 

***

«Non sono tutti come Stefan. Tu ti sei lasciata andare e non c’è nessuna legge che ti vieti di divertirti con un altro ragazzo. Non ci sono tempistiche giuste per voltare pagina. Non commettere l’errore di paragonare le esperienze, i ricordi con gli attimi presenti. E sai perché?»

«No, mamma.» sanciva con una nuova nascente speranza.

«Perché tu sei un’altra persona. La vita ci cambia. Ci fa aprire gli occhi, ci arricchisce e ci svuota innumerevoli volte ed innumerevoli volte le nostre reazioni saranno diverse perché avremo imparato le lezioni che verranno impartite.»

***

«Lo so io e lo sai tu. Forse lei sarà il tuo salvagente o quella che ti butterà in mare. Perché Elena è così vera e piena di vita che o la ami o la odi. Non ci sono mezze misure con lei.»

«Ho intenzione di farle vedere la città e poi salutarla e lasciarla andare. Non posso coinvolgermi. Non voglio coinvolgermi in lei. Ho paura di lei. i suoi grandi occhi marroni sono un tornado di emozioni e io ho paura di ferirla. Ho paura di ferirmi perché se cominciassi a cedere al suo sorriso dolce, a quelle guance che si colorano per l’imbarazzo, finirebbe male e non voglio stare male. Non posso.»

«E così facendo non vivresti più. Che scrittore può scrivere d’amore se si lascia inaridita la vita? Che scrittore può scrivere d’amore, se non vede via d’uscita dal tunnel?»

 

***

«Mamma, tu pensi che io sia sbagliata?» domandò con voce appena udibile.

«No, tesoro. Tu non sei sbagliata. Hai riposto fiducia ed amore in persone che non hanno saputo apprezzare. Io non so se questo ragazzo sia solo un bel corpo ma so che se continui a pensarci, non saprai mai come andrà. Vivi. La vita ti darà mille occasioni per inaridirti. Trova qualcuno che ti faccia germogliare con cura e dedizione. Non è la fine del mondo se anche con lui non va. Risali in sella e pedala.»

«Fosse così semplice.»

«Non lo è affatto. Ci saranno giorni in cui vorrai stare sotto la coperta e mangiare gelato – Elena scoppiò a ridere al ricordo di poche settimane prima – ma è proprio in quei giorni che devi alzarti e reagire.»

«Quindi dovrei vivere il momento?» chiese titubante alla madre.

«Vivi Elena. Vivi.»

«Ti voglio bene, mamma.»

 

***

«Ho bisogno di tempo.» ribadì il moro, stringendo più forte il telefono.

«Rose vorrebbe che tu la lasciassi andare. Rose vorrebbe che tu andassi avanti.»

«Come posso farlo se ho paura dell’abbandono? Ogni donna, davvero importante, nella mia vita, è morta. Non è andata dall’altra parte del mondo per mietere chilometri di distanza. È morta.» sbottò spazientito all’amico, che pareva non capire.

«Damon, tu sei il creatore del “goditi il momento-time”. Perché ti stai facendo così tanti problemi?»

Damon guardò la cornetta, come se la vedesse per la prima volta.

«E’ Elena. Lei mi manda in tilt.»

«Goditi il momento, Damon. Falle vedere la città, portava a “La Ronde” e falla ridere. Ridete insieme e poi chissà… non fasciarti la testa prima di essertela rotta.»

 

***

La mattinata era volata al Parc de Mont Royal, il parco situato sulla collina ad ovest della città, dove ogni domenica mattina viene organizzata la “Tam Tam Sundays”, una vera e propria istituzione intramontabile del quartiere Plateau, dove centinaia di persone si danno appuntamento per suonare, ballare e far festa, oltre alle diverse bancarelle di prodotti artigianali originali. Si erano poi spostati nel punto più panoramico del parco: Kondiaronk, dove si può osservare tutta la città dalla cima del promontorio e Damon l’aveva guidata alla Croix du Mont-Royal, realizzata in memoria del fondatore del villaggio, che aveva ringraziato Dio per averli risparmiati da un’inondazione.

Nel pomeriggio Damon l’aveva portata al Jardin Botanique, uno dei più grandi giardini del mondo. Si erano fermati a lungo in quello d’ispirazione giapponese con ninfee, bonsai, rododendri, rocce e piccole cascate. Quello era un posto rilassante, tranquillo e molto zen. Erano passati dal frastuono del mattino alla pace intesa e spiazzante nel giro di poche ore. Elena aveva riso, si era divertita, e lì in quegli enormi giardini, si stava perdendo, assaporando la pienezza della tranquillità e dell’assenza di pensieri. Percepiva un benessere interiore che cresceva e la faceva star bene. C’erano solo rumori leggeri, ovattati quasi ed odori, profumi casti, blandi che le solleticavano il naso.

Verso il tardo pomeriggio erano saliti su un traghetto ed avevano attraversato il fiume Saint-Laurent, fermandosi su Île Saint-Hélène, una delle due isole che costituiscono Parc Jean-Drapeau.

Erano entrati a “La Ronde”, gigantesco parco divertimenti, ed erano saliti su “Le monstre” montagne russe più alte del mondo. Elena aveva urlato forte, stringendo convulsamente la cintura di sicurezza ma aveva voluto salirci ancora ed ancora. Aveva quasi perso la voce a furia di urlare.

«L’ultima volta, giuro!» aveva detto entusiasta e a corto di fiato ma Damon fece cenno di diniego col capo.

«Perché?» chiese piano, quasi triste, come una bambina dispiaciuta dal no ricevuto dai genitori.

«Perché adesso ho una sorpresa per te e dobbiamo raggiungere quel punto –indicò la riva del fiume dove si stava raggruppando un po’ di gente.- per l’international des feux loto Québec

«Cosa significa?» domandò curiosa e con il ritrovato sorriso.

«Aspetta e vedrai. Ne varrà la pena.»

Elena avrebbe voluto dirli che tutta la giornata in sua compagnia era valsa la pena, che avrebbe voluto conoscerlo prima per ridere a crepapelle, ballare con un robot impacciato, urlare a più non posso e sentirsi bene, senza pensare alle conseguenze. Avrebbe voluto dirli che con lui stava bene e che non aveva senso definire un rapporto indefinibile e speciale. Era così presa dalle sue elucubrazioni mentali che il primo botto la spaventò. Alzò gli occhi al cielo e si perse nella bellezza dei fuochi d’artificio che coloravano la notte di verde, rosso, bianco, viola… sembrava la proiezione delle gocce d’acqua che schizzano impazzite infrangendosi nel fiume; altri ricordano dei delfini che escono dall’acqua realizzando un armonioso tuffo, altre ancora dalle majorette che ballano facendo fluttuare il bastone in alto, ci sono quelli che ricordano le lacrime leggere di gioia e soddisfazione, quelli che ti lasciano senza parole, o ancora, rossi come delle palle di fuoco che si diverte ad inghiottire un mangiafuoco. Tutti illuminano il paesaggio e si infrangono in acqua, specchiandosi come per magia. Quando possono essere sorprendenti dei fuochi d’artificio? Quando rumore, quante sensazioni possono creare? Damon si avvinò ad Elena e le cinse i fianchi, accarezzandole la braccia, infreddolite dalla sera. Ma non fa solo quello perché il cuore di Elena batteva impazzito e fa quasi più rumore d tutti quei fantastici botti. Quanto può regalarle quel ragazzo? Quanto bene può farle il fratello del suo ex ragazzo?








 

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Ciao a tutti, spero di non avervi annoiato con questo lunghissimo capitolo. 

Abbiamo visto il risveglio dei tre, la reazione di Elena, il suo non voler pensare e buttarsi fra le braccia -e non solo...- di Damon. Poi ci sono due flashback importantissimi: abbiamo il tradimento di Elena e la morte di Rose. Le telefonate intrecciate di Damon ed Elena e alla fine, la giornata passata insieme.

Dunque:  in questo sito in basso c'è la cartina di Montreal. Più a sinistra vedete Mont Royal, mentre l'isola che vedete sulla destra -dove c'è la scritta Montreal..- è l'isola di Sant'Elena, dove andranno nel tardo pomeriggio al parco divertimenti. 

Qui trovate un video in merito al Tam Tam sundays. Ho scelto questo fra altri video perchè riassume quello che succede la domenica mattina da quelle parti; mentre dopo il primo minuto di questo video potete vedere il panorama dalla collinetta. 

Alcune immagine del Giardino botanico, recuperate tramite facebook altrimenti se volete dare un occhio più approfondito questo è il loro sito internet.

Le monstre, ve lo metto solo perchè ad un certo punto potete vedere la vista sul fiume -che non è niente di spettacolare, ma non è male..- 

mentre il video che vi consiglio in assoluto -dura una mezz'oretta ma merita- Competizione internazionali dei fuochi d'artificio del Quebec. Questo video mi ha aiutato a scrivere l'ultimo pezzo del capitolo. Sono rimasta letteralmente a bocca aperta.

E dopo avervi spompato a furia di chiacchere, vi lascio con questo quesito: come vorreste che continuasse la storia? =P

a presto, un bacio

 

 

 

  
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