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Autore: Avery Silver    26/04/2014    3 recensioni
A volte l'amore non sempre trionfa… non nella vita reale almeno…
Isabella e Edward lo sapevano bene, morendo l'uno per amore dell'altra in un'epoca lontana.
Ma se le loro reincarnazioni si fossero rinate ai nostri giorni? Si sarebbero ancora uccisi? E se lei fosse stata una strega e lui un'inquisitore?
Un'amore impossibile e pericoloso, due destini irrimediabilmente intrecciati… due mondi in collisione e i quattro elementi della natura…
"Non dovevo, non POTEVO fidarmi di lui… anche se quegli occhi di topazio mi ipnotizzavano, mi scuotevano dall'interno, intimamente, lasciando una traccia indelebile nel mio cuore…
Lui era un inquisitore, un cacciatore addestrato dall'Associazione ed io ero la preda. La strega, il mostro…
Perché avrebbe dovuto risparmiarmi?
Avvicinai di più la lama alla gola, fissandolo negli occhi. Volevo che vedesse chi stava realmente uccidendo, una donna e non un mostro. Perché il mostro in quel momento… era lui e soltanto lui.
Strinsi forte i pugni, il cuore sembrava volermi uscire dal petto. Mi sporsi di più avvicinando le sue labbra alle mie, il coltello mi graffiò un po' la gola ma in quel momento… esisteva solo lui. Lui che era il mio perfetto opposto"
Genere: Dark, Erotico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Twilight, Contesto generale/vago
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Oggi

Un vento tiepido mi accarezzava i capelli, il canto degli uccelli mi intratteneva e il verde brillante della foresta intorno a me mi faceva sentire libera, completa.
Lo scrosciare di un torrente vicino si univa dolcemente al canto degli uccelli…
Era il tramonto ormai.
Il cielo era diviso in due, da una parte blu violetto e dall'altra arancio rosato, davvero stupendo.
L'erba e i boccioli dei fiori mi solleticavano le braccia e le gambe scoperte, solo una veste bianca mi avvolgeva, arrivandomi a metà ginocchio.
Quest'estate era stata molto più calda delle altre, perfino adesso che era quasi sera permaneva un'aria ruvida e calda, quasi apprensiva.
Le scie di luce mi vorticavano attorno come sempre, ognuna di un colore diverso dall'altra. Nastri eterei di luce che vorticavano attorno ad ogni cosa incontrassero. Ognuna legata a un'odore o un suono. 
Era da quando avevo tre anni che le vedevo… ed era da quattordici anni a quella parte che la mamma mi mandava da psicologi e dottori di vario genere ma nessuno aveva mai capito cosa avessi veramente.
« Aislinn! » sentii la voce della mia sorellina. Mi alzai di scatto scrutando con gli occhi la foresta, le luci si erano tutte raggruppate in un'unico punto.
Corsi sicura in quella direzione, gli alberi mi passavano accanto, le foglie affollavano il cielo rimandando una fioca luce smeraldina.
Ben presto il paesaggio cambiò da quell'oasi solitaria al terreno arido, caratteristico dell'Arizona.
Mia sorella era là, camminava goffamente tra sassi e cespugli secchi, cercando di raggiungermi. Stringeva con le tenere e fragili mani il cappello di paglia che aveva in testa, i pantaloncini di jeans sdruciti non le proteggevano molto le gambe e la camicetta bianca era troppo leggera per lei.
Le andai incontro riempiendo quei pochi metri che ci dividevano.
« Bonnie che ci fai qui si può sapere? Mamma dov'è? » le chiesi prendendola in braccio.
Ebony era una bambina di appena sei anni, non poteva andare in giro così da sola. Però nostra madre come al solito era una persona totalmente inaffidabile.
« È lì… » mi rispose indicando una macchina a qualche metro di distanza.
« … ha detto che dovevamo venire a prenderti e io mi sono offerta per venirti a chiamare, non ti arrabbiare con lei, per favore… » sussurrò con aria colpevole.
Col cavolo… pensai rabbuiandomi un po' ma cercai di far passare anche questa.
Le sorrisi per rassicurarla e la abbracciai forte.
Mi sarebbe mancata.
Questo posto mi sarebbe mancato… ma lo stavo facendo anche per il bene di Bonnie.
Mia "madre" contava troppo su di me, doveva imparare a prendersi le sue responsabilità e Ebony era tra queste.
« Fai la brava con la mamma mentre non ci sono okay? E se qualcosa ti turba puoi chiamarmi sempre. Io ti sono vicina anche se sarò con il mio papà va bene? » le dissi guardandola negli occhi.
Ebony era la figlia del secondo marito di Renee, la mia madre adottiva.
Anche indesiderata sospettavo… se mia madre l'avesse voluta, l'avrebbe viziata come faceva con la nostra sorella maggiore.
Bonnie mi cinse le spalle con le braccia e mi abbracciò.
« Mi mancherai sorellona… » 
Il suono di un clacson ci interruppe bruscamente.
« Ebony! Aislinn! Muovetevi! » ci chiamò Phil, il nuovo marito di nostra madre.
« Aislinn! Io ho l'appuntamento dall'estetista alle due e non voglio fare tardi! Vuoi muovere quel culo sì o no?!?! » sentii un'altro urlo dalla macchina e una chioma di capelli dorati brillò sfacciatamente alla luce del sole.
Okay… questa era mia sorella maggiore… Rosalie.
Un irresponsabile peggio della madre.
Sospirai alzando platealmente gli occhi al cielo e misi giù Ebony. 
Sì… qualche bel mesetto senza di me che badavo sia alla casa sia alla mia sorellina avrebbe fatto molto bene sia a mia madre che a Rosalie.
« Forza andiamo prima che ci sbranino… » sussurrai mettendomi a correre, la mia mano stretta in quella di Ebony.
« Non capisco proprio perché tu debba partire "cara" la mia sorellina. Rimarrà sempre un mistero per me… » mi aggredì Rosalie sbuffando, appena ci avvicinammo alla macchina.
Le sorrisi. Un sorriso falso come Giuda.
« Nessun mistero Rose è solo che quando te l'ho spiegato il concetto ti è entrato in un orecchio ed è uscito dall'altro, come sempre d'altronde. » ribattei calma, entrando in macchina.
L'odore penetrante del cuoio mi colpì stordendo per un'attimo anche le scie di luce facendole sbiadire un po' sui bordi.
Io non ero una ragazza ribelle.  Ma sapevo riconoscere benissimo un ingiustizia.
Non ero nemmeno una ragazza forte… il più delle volte se mi provocavano abbassavo la testa con la coda fra le gambe. 
Ero più pacifista che altro… credevo che mettersi a discutere con gli altri fosse una grande perdita di tempo, Rose invece pensava che mettersi a discutere un minuto sì e l'altro pure fosse molto produttivo per sapere i gusti e i pensieri della gente.
Ma c'era modo e modo per farlo…
E di certo litigare non era fra di questi.
Ebony si sistemò di fianco a me e Rosalie entrò per ultima. Un intenso profumo di vaniglia riempì l'abitacolo facendomi quasi starnutire.
Un'altra cosa che non capivo di Rosalie era il perché si spruzzasse così tanto profumo da farlo sembrare poi nauseabondo e insopportabile.
« Allora? Sei sicura di voler andare tesoro? » mi chiese Renee, la fronte aggrottata.
Le scie di luce avevano preso un colore rosa pallido…
Il rosa per me rappresentava la preoccupazione.
Sì… quelle luci mi aiutavano anche a capire l'umore delle persone, non solo se sono vicine o lontane.
Le scie intorno a Rosalie erano di un grigio spento…
Il grigio rappresentava l'indifferenza.
« Sì mamma, stai tranquilla. Dopotutto vado da mio padre non da un estraneo. » la tranquillizzai con un sorriso.
Lei sospirò ma annuì rassegnata.
Phil intanto aveva ingranato la marcia ed era già partito verso l'aeroporto.
Notai però che si era schiarito la voce alle parole "mio padre".
Anche se in realtà Charlie non era il mio vero padre, come Renee non era la mia vera mamma.
Solo che quando mi hanno adottata con Renee c'era Charlie e considero mio padre più lui che Phil.
Ma penso che a Phil questa cosa non sia mai andata giù…
Sentii la manina di Ebony che cercava la mia mano.
Mi voltai verso di lei e le andai incontro aggrappandomi alle sue dita.
Le luci di Ebony erano a metà tra il rosa chiaro e l'arancio rosato.
Era preoccupata ma sentiva già nostalgia…
Sospirai e le strinsi più forte la mano con un sorriso di incoraggiamento… più rivolto a me che a lei, e mi girai verso il finestrino.
Mi sarebbe mancata questa città. Mi sarebbe mancato il caldo e i colori sgargianti del cielo e della terra.
Forks era la città più piovosa d'America mi aveva detto mia mamma. Sarebbe stato un bello sbalzo di temperatura, un salto nel buio.
Non ci volle molto… e arrivammo all'aeroporto.
La folla mi investì, le luci mi riempirono gli occhi. Non c'era un'uomo, donna o bambino che non avesse almeno una luce attorno a sé.
Con il tempo avevo imparato anche che il numero di scie luminose aumentava in base all'età della persona.
Però non stavano mai ferme e quindi per me era molto difficile contarle da lontano.
Dopo tutto il procedimento per le valigie e i biglietti finalmente arrivò il momento dell'imbarco.
« Ash ti prego fa attenzione okay? E se vuoi tornare basta che mi chiami e faremo in modo di farti tornare indietro va bene? » mi sussurrò Renee abbracciandomi forte.
Aveva i lucciconi agli occhi e mi sentii in colpa. 
Però era sopratutto per il suo bene e la sua felicità, e se il prezzo era andare via di casa per un po'… lo avrei fatto.
Soffocai un singhiozzo e respinsi le lacrime che cercavano di uscire.
Mi staccai da mia madre e mi misi in ginocchio davanti a Ebony. Lei stava piangendo in silenzio, mi guardava con la tristezza e la preoccupazione negli occhi.
Le asciugai una guancia con le dita e provai a sorriderle.
« Ehi… tesoro non piangere. Non me ne vado via per sempre no? Sto lì solo per qualche mese e poi torno subito da te. Va bene? » le sussurrai cercando di rassicurarla almeno un po'.
Bonnie soffocò un singhiozzo e si tirò indietro una ricciolo castano ramato, gli occhi azzurri gonfi di lacrime.
« Lo so' ma mi mancherai lo stesso. » ribatté lei con voce strozzata.
Mi venne un idea…
Le sorrisi, un luccichio brillò nei miei occhi e mi sganciai una delle due catenine, una lunga con un pendente di zaffiro stellato a forma di goccia e una corta con un pendente a forma di cerchio con una stella dentro, che portavo al collo. Sganciai quella corta e la allacciai al suo collo tirandole indietro i capelli.
« Adesso ti svelo un segreto… » le sussurrai all'orecchio.
«… queste collane che porto sempre al collo me le aveva regalate mia mamma e mio papà prima di morire, quando ero ancora piccola piccola… » le dissi guardandola negli occhi e afferrandola per le spalle continuai « … fino ad oggi non mi hanno mai fatta sentire sola. E quando io non ci sarò e magari hai un po' di nostalgia stringila forte e vedrai che i brutti pensieri spariranno… mi hai capita? » 
Bonnie annuì e strinse forte il pendente sorridendo.
Io risposi al sorriso e infine mi alzai per salutare Phil con una rispettosa stretta di mano e poi mi girai, un po' titubante, per salutare Rosalie.
Si stava mordendo nervosamente il labbro inferiore ma non lasciava trasparire niente.
Però le scie di luce stavano cambiando da quel fastidioso grigio fumo al giallo scuro e rosa chiaro.
Era triste e preoccupata.
Le sorrisi scuotendo la testa e mi avvicinai per darle un bacio sulla guancia.
Lei sembrò sorpresa all'inizio ma poi si ricompose e mi diede anche lei un leggerissimo bacio sulla guancia, quasi non lo sentii.
« Mi mancherai mezzo sgorbio. » sospirò lei alzando suo malgrado gli occhi al cielo.
Io non le risposi, mi limitai a sussurrarle un bel: « Ti prego non lasciare Bonnie da sola. Mi mancherai anche tu… sorellona. ».
E alla fine mi allontanai per salire sull'aereo.
Sì… sarebbe stato un bene per tutti.

E RIECCOMIIII ^^
Ecco un nuovo orribile capitolo *sospiro scoraggiato*
Va beh…
Scusate tanto se ci sono degli orrori grammaticali qua e la ma sono ancora molto giovane ^^"
Però fatemi sapere con un commentino se vi piace e se volete che vada avanti =}
Poi vorrei ringraziare con un bacione  unicagiselleflor e blonde985 per aver recensito ^^
Grazie di cuore ragazze…
E un abbraccio forte forte a andry15 e a Javaneh_97 che hanno messo la mia storia tra le preferite e le seguite.
Grazie di cuore…
E… beh non ho nient'altro da dire ^_*
COmEntAtE!!!
  
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