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Autore: lafilledeEris    26/04/2014    5 recensioni
Ci sono quelle piccole cose di cui nessuno di noi può fare a meno. Abbiamo tutti quelle persone che, in un modo o in un altro, segnano la loro strada insieme a noi. Esistono quei piccoli riti di cui nessuno al mondo può privarci.
Huntbastia!AU Sebastian!Chef/ HUnter!Lawyer NYC AfterDalton
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Hunter Clarington, Sebastian Smythe
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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II

 

[ Blink 182 – I Miss You]

 

 

Delle volte l'onestà non paga. Così, impariamo a costruirci dei castelli perché le nostre bugie abbiano solide fondamenta. Troviamo più facile mentire guardando la persona interessata dritta negli occhi, è come una penitenza che pensiamo possa servire a lenire il nostro peccato. Non sarà mai così, ma ci piace pensarlo. Perché ci fa comodo. Non esiste un vero metodo per fare ammenda, solo conviverci. E continuare a mentire, sperando che quel teatrino regga.

Ad Hunter piaceva guardare Sebastian mentre cucinava, insomma, gli piaceva vederlo concentrato in quello che faceva, la passione che ci metteva, la cura con cui preparava tutto, nella sua uniforme – che sicuramente all'inizio era linda e pulita – sporca di sugo e olio.

Anche in quel momento, mentre sistemava il letto di rucola sul piatto per la tagliata di vitello. Poteva sembrare una cosa stupida, ma Hunter aveva capito che quello la diceva lunga sull'animo dell'amico. Era un perfezionista, prestava attenzione a tutto, questo non riguardava solo preparare dei piatti in cucina, ma sapeva bene anche come potesse prendere a cuore le persone.

Sebastian poteva sembrare un menefreghista egocentrico, ma Hunter lo aveva visto. Aveva visto il vero Sebastian.

“A che pensi?” Smythe interruppe il flusso dei suoi pensieri, richiamando la sua attenzione.

“Che ho fame e tu non ti muovi” rispose fintamente piccato, pur essendo stato preso in contropiede. Quei pensieri erano qualcosa di solo suo, gli affollavano la mente da troppo tempo, ma non poteva permettersi di esternarli. Sarebbe stato come lanciare una bomba e aspettare di contarne i feriti. C'erano giorni in cui quei pensieri lo accompagnavano sino al momento in cui metteva piede al ristorante. Era come se avesse una cicatrice, la cui causa era Sebastian, ma poi questo si rivelava essere la sola cura. Così, li relegava nei meandri più profondi della sua mente, concentrandosi solo sulla serata.

Quella sera aveva persino litigato con Melanie. Voleva dimenticare il motivo che aveva fatto nascere la discussione.

“Ehi!” Sebastian cercò di attirare l'attenzione di Hunter, quando gli posò davanti il piatto con la tagliata di manzo, con rucola e scaglie di parmigiano. “Tutto bene?” Lo squadrò, piegando la testa da un lato, cercando di intercettare il suo sguardo tenuto basso.

Hunter scosse la mano davanti al viso, prendendo una forchetta, mentre Sebastian gli versava un bicchiere di vino rosso.

“Tutto bene” cercò di minimizzare.

“Fammi indovinare, guai in paradiso?”

“Solo Meredith che inizia ad invadere troppi spazi. Questa tagliata è ottima!” cercò di sviare argomento, concentrandosi sul cibo di quella sera.

Sebastian si sporse oltre il bancone, guardandolo sottecchi, con un'espressione indagatrice.

“E'Melanie” lo corresse Sebastian “L'ho chiamata io così ieri sera. Ti prego, dimmi che non avete litigato perché tu l'hai chiamata con un altro nome mentre facevate sesso!”

Hunter si ficcò in bocca un boccone di carne, abbastanza grande da ritardare il momento in cui avrebbe dovuto dare spiegazioni.

Sebastian continuava a guardarlo, ancora tremendamente vicino. Ed era tutto così strano. Non per quella vicinanza – Hunter non provava vergogna nello stare così vicino all'altro perché era l'unico modo che aveva per potergli stare accanto -, quanto per quello sguardo. Quei grandi occhi verdi, che lo squadravano, lo spogliavano, lo privavano della forza per ragionare in maniera razionale. Per una frazione di secondo, temette potessero carpirgli la verità.

Ebbe la certezza di aver ripreso a respirare solo quando Sebastian si allontanò.

“Mi sono stufato” Hunter fece spallucce, per simulare una sicurezza che in quel momento non aveva “E' diventata troppo appiccicosa, sta prendendo una confidenza che io non le permetto”. Sollevò un angolo delle labbra, come schifato solo all'idea. Finì il vino nel bicchiere e lo porse a Sebastian per farselo riempire di nuovo.

“Era tutto così facile quando eravamo alle superiori” commentò Sebastian, mentre dopo aver versato il vino ad Hunter, lo versava per sé, bevendolo e facendo passare la lingua sulle labbra. Hunter non abbassò lo sguardo, un po' perché non gli piaceva sentirsi in soggezione ( e quella sera era già successo troppe volte), un po' perché gli piaceva guardare Sebastian. Non riusciva a non chiedersi come riuscisse ad essere così magnetico, così accattivante, come potesse riuscire ad concentrare l'attenzione sempre su di sé con piccoli gesti.

“Mi piacevano le superiori” rispose, pungendo con la forchetta, un pezzo di carne e parmigiano.

“O ti piaceva chi riuscivi a portarti a casa dopo le competizioni col Glee Club?” Sebastian ghignò, ricordando l'abitudine dell'amico di portarsi a casa qualcuno dei Glee Club sconfitti, come premio di consolazione, diceva lui.

“Tu sei riuscito ad andare a letto con Santana e Hummel. Insieme” puntualizzò, a ricordare quel momento come un gesto eroico degno di nota. Hunter ricordava quella sera, Santana Lopez era in un periodo di crisi con la sua biondina svampita, Hummel era un po' alticcio e stava cercando di far ingelosire Anderson, per cui, a quanto dicevano tutti, avesse una cotta pazzesca, di cui tutti si erano accorti. Tranne il diretto interessato, ovviamente.

La mattina dopo, nessuno dei tre non ricordava poi tanto di quella sera.

Era stato strano, perché poi Santana e Kurt erano entrati a far parte delle loro vite, dato che lei abitava con Sebastian e lui lavorava con Hunter nello stesso studio legale.

“E Anderson ancora me lo rifaccia” ricordò Hunter, pungendo con violenza, un innocente ciuffo di rucola.

“ Alla Dalton sei diventato un mito!” disse Sebastian, intento a sistemare varie pentole nella lavastoviglie.

“Già, cosa non si fa per la gloria!” esultò fintamente entusiasta Clarington.

“Poi ci sono stati Jeff e Nick?” cercò di ricordare Sebastian, corrucciando le sopracciglia, mentre di picchiettava il mento.

Hunter alzò gli occhi cielo.

“Quella non conta, non fa testo. Jeff voleva fare un regalo alternativo – mimò con le dita due invisibili virgolette – a Nick”.

“Beh, allora è andato sul sicuro, sul pacco e sul fiocco” commentò sarcastico Sebastian. Quel ricordo suscitava in Sebastian sempre una certa ilarità. Soprattutto perché Sterling aveva effettivamente convinto Hunter a bardarsi con grosso fiocco rosso di tessuto proprio lì.

“Giuro che se ridi ti pungo con la forchetta!” lo minacciò Hunter.

Sebastian si morse il labbro inferiore, camuffando la risata con una colpo di tosse.

Hunter non aveva mai rivelato il vero motivo per cui cercava tutte quelle distrazioni. Non era riuscito ad essere onesto con Sebastian.

Non era riuscito a confessare quale fosse la ragione che lo spingeva a finire a letto con così tante svariate persone. Forse, per la prima volta in vita sua, provava un po' di vergogna in ciò che faceva. Ma doveva, perché dopo quella sera a casa di Sebastian c'era un vuoto, all'altezza della spalla, nell'incavo del collo.

Una mancanza che col tempo aveva imparato a colmare. Ci aveva fatto l'abitudine, a cambiare subito le lenzuola dopo che si svegliava e aveva condiviso il letto con qualcuno, a non restare sino al sorgere del sole nella stanza che lo aveva ospitato per una notte.

Si ricordava il momento preciso in cui aveva deciso che quello sarebbe stato il suo chiodo scaccia chiodo.

Avevano vinto le Regionali, in quel periodo Sebastian stava – o meglio, finiva a letto spesso – con Thad. Così, si era domandato, perché, se poteva farlo Sebastian di finire a letto con chi volesse, non poteva farlo anche lui.

Era successo tutto dopo che era finito ad asciugare quelle dannate lacrime, dopo quella sera. Tutto era iniziato e finito quella sera. Era stata come una collisione di fatti, tutti troppo confusi, troppo affrettati.

Sembrava così facile. Spegnare il cervello, lasciarsi andare all'istinto, farsi guidare dai bisogni più primordiali.

“ E Nick sembrava anche abbastanza soddisfatto” soppesò pensieroso Sebastian.

“Tu in quel periodo stavi con Thad....”

“Ehi, frena le parole! Io e Thad ci divertivamo e basta”.

“Questo non era quello che diceva lui” lo provocò Hunter, sapendo già come avrebbe reagito.

Sebastian arricciò il naso.

“ So bene cosa dicesse Thad”.

“Aveva preso la vostra storia abbastanza seriamente”.

Sebastian alzò il dito come per zittirlo.

“Aveva capito male, anzi malissimo”.

Si accorsero che era finito il vino rosso e Sebastian ripiegò sulla birra.

“Non capirò mai perché hai questo rifiuto ad impegnarti”.

“Io- Sebastian si indicò- non sono uno da impegni a lungo termine, da rose, da anniversari...”

“Questo perché le tue storie non arrivano a durare un mese” lo anticipò Hunter.

“Ma mi ci vedi a fare tutte queste cose?”

Hunter conosceva la risposta.

“Assolutamente, no!” sentenziò serio.

“Ecco, appunto!”

Hunter diede l'ultimo lungo sorso alla birra. Capì che doveva andare. Prima che fosse troppo tardi, prima che tutto quello diventasse insostenibile.

“E' il caso che vada” Hunter guardò l'orologio che portava al polso. “Domani ho un'udienza alle otto e mezzo”. Sbuffò, spettinandosi i capelli.

“Beh, tanto ci vediamo domani?”

Hunter annuì, mentre si infilava il giubbotto.

“'Notte, Bas”.

“'Notte, Hunt”.

Accadeva spesso che Hunter, dopo quei momenti imbarazzanti, quando aveva la verità sulla punta della lingua, si desse alla fuga. Quando tutto sembrava complicarsi e Hunter sentiva la paura prendere il sopravvento, scappava. Da quel sorriso, da quelle battute, da quegli occhi verdi. Da Sebastian.

 

 

 

N.d.a Lo so, sono tornata presto, ma ne ho approfittato del tempo libero mentre ascoltavo musica trashissima e avevo l'ispirazione, anziché cazzeggiare, mi sono detta che dovevo scrivere ma sono comunque riuscita a cazzeggiare, la mia cronologia parla chiaro. u.u

Questo capitolo doveva risultare scanzonato, di passaggio. Invece è partito il megapippone mentale, mea culpa.

Amo scrivere dal punto di vista di Hunter, perché lo trovo completamente nuovo per me e mi diverto un sacco.

So che non è molto lungo come capitolo, ma conto più sulla sostanza e sul contenuto, piuttosto che sul papiro chilometrico in cui mi perdo io stessa.

Spero in un vostro commento.

 

Alla prossima,

 

Nico.

   
 
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