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Autore: darkronin    30/04/2014    1 recensioni
Terza e ultima parte (spero) della saga 'L'ira degli Eroi'
Scopriremo, finalmente, come sono connessi tra loro Loki, Thanos e i potenti della Terra e cosa ciascuno di essi nasconda o desideri. Vedremo come i nostri eroi, finalmente riunitisi, finiranno nei guai e cercheranno di uscirne.
- - - - - - Crossover Avengers-X-men col Marvelverse più in generale (come dovrebbe essere in realtà)
- - Altri personaggi secondari aggiuntivi rispetto alla fic precedente: I nuovi personaggi introdotti in quest'ultima parte, per ora, sono solo l'agente 13 Sharon Carter, i gemelli Fenris, Ercole, Sersi, Ares, Danny Rand e Luke Cage, Polaris, Havoc, Ciclope, Sole Ardente, Cable (in minima parte).
+ Riferimenti a World War Hulk, Age of Apocalypse, Secret Invasion, House of M
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: Cross-over, Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'ira degli eroi'
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Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stan Lee, Chris Claremont, Jack Kirby, John Byrne, Dick Ayers e tutti gli altri autori Marvel, della Marvel stessa, dei Marvel studio, Walt Disney Pictures e chialtri mi fossi dimenticata per strada; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

Terza e Ultima parte della saga L'ira degli eroi.


1. Una luce nel buio.






La città sotterranea dei Morlock, al di là della paventata somiglianza con fantomatiche basi aliene ipertecnologiche, non era altro che un intricato dedalo puzzolente di canali fognari che strisciavano nelle fondamenta di tutta la grande conurbazione che aveva come fuochi le città di Los Angeles e San Francisco. Il gruppo misto composto da Vendicatori, X-Men e Fantastici Quattro era perplesso e affascinato. In men che non si dica avevano attraversato mezzo pianeta e si erano affacciati alla mattina di una radiosa giornata. Peccato che fossero ancora tutti troppo lontani da casa per cantare vittoria.
“La megalopoli pensata da Philip K. Dick per Blade Runner, abortita da Ridley Scott e che è parsa credibile solo per quella puttanata di Double Dragon1, esisteva davvero... sotto le due città ma ci aveva preso...” borbottò Henry Pym a metà del viaggio
“Risparmiaci le tue perle di cultura pop, Henry!” lo redarguì Tony Stark, malmostoso per dover fruire di quegli accessi tutt'altro che di livello luxury.
“Da che pulpito la predica... Tu che lo hai come mito: uno che creò un androide a sua immagine e somiglianza e poi fece lo scherzone al mondo scientifico morendo prematuramente...2” lo rimproverò lo scienziato di rimando.
Il portale aperto dagli Agenti dell'Atlas ad Angkor Wat sfociava direttamente sotto il Golden Gate di San Francisco. L'imbocco ai tunnel era camuffato da una grata, la cui rimozione era autorizzata solo agli addetti comunali. La scimmia Ken aveva spiegato che il cartello all'esterno era puramente decorativo. In comune, infatti, nessuno ne sapeva nulla, in realtà.
“E ora? Qual è il piano?” aveva domandato Susan affascinata dalla vista del fiume che scorreva placido sotto di loro.
“Ci penso io!” aveva risposto entusiasta Janet facendosi comparire tra le mani il proprio telefono cellulare con apertura a libretto. Aveva avviato la chiamata a uno dei primi numeri in rubrica e dopo pochi secondi di attesa era scoppiata in saluti gioviali e calorosi. “Allora ti aspettiamo là... grazie! Ti devo un favore! Ci vediamo dopo!!”
“Beh?” aveva domandato Tony, per nulla convinto.
“Prego, signori, da questa parte...” aveva esordito la donna mettendosi a capo del gruppo neanche fosse stata una guida turistica “Alla vostra destra potete ammirare...”
“Jan!” sbottò anche Pym “Vuoi dirci che succede?”
“Surprise!” aveva ridacchiato lei, continuando a decantare le bellezze della città, in cui erano sbucati come dal nulla, visibili da quel punto.
Attraversarono tutto il Golden Gate a piedi, sperando che nessuno prestasse loro troppa attenzione. Insomma... erano le otto del mattino -li aveva tranquillizzati Pepper che ben conosceva il traffico di San Francisco a quelle ore, lei che per lavoro ci passava spesso (in macchina e non in armatura volante!)- e la gente era assonnata e preoccupata dall'arrivare in ritardo al lavoro.
Meta finale di Janet Van Dyne in Pym era stata l'orrenda e gigantesca scultura in acciaio dorato collocata accanto al Golden Gate. Secondo le intenzioni dell'anonimo artista, che si era rifatto all'arte preistorica, la scultura avrebbe dovuto rappresentare una qualche divinità solare. Statua che era stata collocata giusto sopra uno dei principali accessi ai tunnel dei Morlock al di là del fiume. I mutanti facenti parte del gruppo avevano ben pensato di girare la cosa a loro favore: vista la moltitudine di freak che andavano in visita al dio solare, avevano deciso che la loro stranezza sarebbe stata un'ottima copertura per avvicinarsi alla porta d'accesso principale indisturbati poiché avrebbero potuto muoversi liberamente, mescolandosi a quella folla di svitati.
Qualcuno, probabilmente qualche vandalo o i Morlock stessi, aveva deturpato l'obbrobrio artistico ricavando un passaggio sulla parete che dava verso il bosco. Passaggio che, una volta richiuso, risultava praticamente invisibile a chi non l'avesse cercato espressamente.
Da lì era entrato anche il variegato gruppo di superumani.
Namor li aveva salutati sulla soglia: avrebbe fatto ritorno a NeoAtlantide seguendo il fiume. Li aveva salutati lasciando intendere che, in caso di necessità, potevano contare anche sul suo aiuto.
Il resto del gruppo si era quindi infilato discretamente all'interno, complice il fatto che il parco, a quell'ora, fosse ancora deserto.
Si erano messi, quindi, a cercare il modo per raggiungere Los Angeles e, ora, sfrecciavano per quelle gallerie come un gruppo di bambini in gita, divertendosi e esultando per ogni novità, con il gruppo del Baxter Buiding in testa: il genio di Reed Richards sembrava essere l'unico in grado di interpretare una semplice mappa, Johnny Storm era tutto gasato dal fatto che il resto del gruppo sembrasse dipendere da lui, per una volta, in quell'oscurità impenetrabile, mentre Susan e Ben li affiancavano per sicurezza, una sondando i dintorni, in cerca di potenziali minacce, l'altro pronto ad attaccare qualunque cosa fosse guizzata nel suo campo visivo. Ma quelle gallerie sembravano davvero vuote e abbandonate da diverso tempo.
“Non capisco...” aveva borbottato Ororo Monroe a un certo punto, mentre ancora cercavano un mezzo di locomozione per coprire i diversi chilometri che li separavano dalla loro meta “Dove possono essere spariti tutti quanti?”
“Rogue...?” l'aveva interpellata Nightcrawler, sommessamente, avendo notato la tensione della sorella. Quella aveva cercato di svicolare al suo sguardo indagatore ma quando anche la principessa africana si era avvicinata, richiamata dal teleporta, non aveva potuto far altro che sbuffare e vuotare il sacco.
“Parte dei Morlock è stata sterminata. Alcuni si sono salvati ma sono stati catturati...”
“Come lo sai?” aveva domandato Natasha raggiungendola. Il gruppo aveva momentaneamente sospeso la ricercare e anche Jhonny Storm era calato dal soffitto per ascoltare.
Rogue aveva esitato un attimo. Lei sapeva qual era la verità. Ma poteva dirla agli altri? Era già abbastanza atroce senza che tutte le persone attorno a sé la compatissero... Avrebbe mantenuto il segreto. Non per lui, ma per proteggersi da attenzioni insistenti e non richieste. Aveva alzato lo sguardo sulla parete e individuato la soluzione. Quindi aveva alzato un braccio e aveva indicato i vari graffiti che, qua e là, facevano capolino sulle pareti tondeggianti di cemento armato. Aveva poi spostato l'attenzione ad alcune zone della struttura più scure che, dopo l'applicazione di una maschera protettiva, sembravano esser state soffiate con della fuliggine. Nessuno capiva a cosa potesse riferirsi finché Tony non girò tutt'attorno al gruppo e alzò la mano a livello, mimando il gesto di scaricare uno dei suoi raggi palmari.
“Ha ragione...” aveva detto dopo aver ripetuto la cosa un paio di volte “Ma la sorgente dev'essere molto più grande e potente di un normale lanciafiamme...”
“Un atomizzatore...” Aveva azzardato anche Pym, inclinando la testa nel tentativo di riuscire a vedere le cose da un altro punto di vista. “Di circa trenta centimetri di diametro...”
“Se installato su una mano...le proporzioni porterebbero a qualcosa alto cinque metri... non potrebbe mai passare di qua! Non agilmente...” aveva replicato Reed soppesando le variabili
“Se avesse forma umanoide. Ma se fosse installato su una struttura insettoide?” aveva ribattuto T'Challa, unendosi al dibattito degli altri per la prima volta.
“Per entrare qua dentro, solo qualcosa che richiami i rettili potrebbe muoversi abbastanza agevolmente... in particolare, le serpi d'acqua. Potrebbero essere risalite facilmente tramite questi condotti!” aveva replicato Pym che non voleva essere secondo a nessuno, neanche quando si parlava di cooperare.
“Chi dice che abbiano scelto una sola forma di robot da mandarci contro?” Rogue era sbottata tra l'incredulità generale.
“Questo non cambia la mia domanda. Tu come lo sai?” aveva insistito Natasha
Rogue, a quel punto, aveva sostenuto lo sguardo della rossa “Gambit era nato ladro...” aveva appena cominciato che Kurt si era illuminato di improvvisa comprensione “Maccerto! Conosce a mena dito il linguaggio dei graffiti. Non ci vuole certo Chyper per arrivarci...”
“E come sai dei robot? Che non hanno una sola forma?” aveva rincarato la dose la spia, pronta a uno dei suoi interrogatori da manuale.
“Perché...” aveva cominciato la mutante che subito si era bloccata. Aveva tratto un paio di profondi respiri, quindi aveva ripreso “Li ho visti, nella sua memoria. Ho visto i disegni dei prototipi...”
“E lui cosa ne sapeva?” aveva domandato Ororo il cui sguardo si era fatto duro e tagliente come quello della spia.
“Remy è... era...” aveva alitato sconvolta “Il figlio di Nathaniel Essex. E' stato da lui di recente e quando... prima che lui... che noi... che io perdessi il controllo...” quasi aveva sputato quelle parole pur di trarsi d'impaccio
“Ok, a noi non frega molto né di Beautifull né di Dallas...” aveva tagliato corto Pym beccandosi l'ennesima occhiata risentita dalla moglie. A quel punto si era voltato verso Tony, chiedendo mutamente spiegazioni su cosa avesse detto di sbagliato, e quello aveva levato gli occhi al cielo per tanta dabbenaggine.
“Essex...” aveva detto Ororo con una sicurezza e una freddezza invidiabile, tipica di chi è abituato a comandare o a ridurre ai minimi fattori cose molto complicate “E' il genetista che collabora coi politici che hanno detto di voi...” aveva spiegato indicando Tony “..che siete pericolosi, con il signor Norman Osborne, che ha riorganizzato lo S.H.I.E.L.D., e con tutta quella gente responsabile di progetti come Arma Plus. E' colui nelle cui mani sono finiti i vostri brillanti progetti ed è sempre lui che collabora con coloro che vogliono detronizzarvi...” aveva aggiunto fissando i due sovrani.
“Ok. Chiaro, limpido, cristallino... Siamo nella merda!” Tony era sbottato “E allora?”
“E allora...” Janet aveva risposto indispettita puntandogli un dito al petto “Questa povera gente, già sfortunata di suo, è stata usata come bersagli di tiro al piattello per le esercitazioni!”
“Esercitazioni per cosa?” aveva domandato Ben Grimm mostrando tutta la sua perplessità
“Per attaccare tutti i superumani!” aveva risposto Pepper più intuitiva di altri supercervelloni nella sua semplicità.
“Ma la notizia è solo della settimana scorsa!” aveva replicato ancora Tony
“Ancora non lo capite? Quello è un pretesto! Chissà da quanto tempo non aspettavano altro che poter dare quel tipo di annuncio!” aveva sentenziato Janet
“Da quanto non senti Callisto?” aveva domandato Kurt alla mutante che era stata rappresentante dei Morlock
“Qualche mese... Forse anche un anno...” aveva risposto la principessa africana, sentendosi responsabile di quanto avvenuto.
Quelle tracce erano fresche ma i Morlock non erano nuovi ad attacchi di quel tipo e se anche Callisto era caduta, aveva pensato Rogue, la cosa che dava loro la caccia doveva essere spietata. Si era data della stupida per l'ennesima volta. Tante parole dolci, tante moine... tutto per ingannarla bene... l'aveva distratta, come diceva lui, alla perfezione. “Ci stanno braccando come souris!” aveva sibilò frustrata. “Topi!” aveva aggiunto, rendendosi conto di aver parlato con termini francesi assorbiti dal Cajun.
“Eliminare le difese della Terra, eliminando noi...” aveva ragionato Rogers a voce alta “Dev'essere tutto vero: Loki deve aver elaborato un piano con i potenti della Terra per poter tornare senza trovare alcun ostacolo...”
“Continuo a non essere convinto delle sue intenzioni... per quanto, devo ammetterlo, il cervo malefico abbia giocato bene la sua parte...” aveva replicato Tony
“Quale parte del ti defenestro per farti vedere che hai torto marcio non ti è chiara?” lo aveva canzonato Pepper. Per tutta risposta lui si era imbronciato.
A salvare la situazione abbastanza tesa, era intervenuto Kurt che aveva individuato una galleria secondaria dotata di un rudimentale binario sulle cui rotaie viaggiavano surrogati anteguerra di vagoni riadattati a carrozze passeggeri. Distratti da quel ritrovamento, l'argomento era caduto in silenzio.
Nemmeno si fosse trattato di un gruppo omogeneo di ragazzini in gita al parco divertimenti, i convogli erano stati ripartiti istintivamente e senza attriti: dopo i Fantastici Quattro, schierati in modalità d'assalto, si erano schierati i più giovani, più o meno avvezzi e, ciononostante, galvanizzati dall'avventura elettrizzante (i fratelli mutanti e Janet Van Dyne); dietro di loro venivano quelli indifferenti ma curiosi dell'esperienza che stavano vivendo (Pepper, Natasha, Steve ed Henry Pym); seguivano, svogliati e annoiati, quelli abituati alla velocità e dall'ego così smisurato da non poter permettere la presenza di altri individui in uno spazio così stretto (Warren e Tony). In ultimo, separati dal resto del convoglio da un carrello che conteneva le armature di Stark, viaggiavano i due africani. Più precisamente, Ororo cercava di tenersi più impegnata di quanto fosse necessario: dovendo sospingere tutta la carovana, grazie al proprio controllo delle forze elementali, Ororo cercava di ignorare il proprio compagno di viaggio e i discorsi lasciati in sospeso in precedenza. Ma T'Challa non sembrava altrettanto intenzionato a lasciar correre. Così, quando fu certo che lei stesse agitando l'aria solo per mantenere l'aura della divinità impegnata, aveva ridacchiato della messa in scena, aspettandosi la sua successiva reazione.
“E' tutta discesa, ora... puoi riposare un po'...” disse tirandola a sé. “Come ti senti? E' stretto, qui...” Domandò, alludendo alla claustrofobia di lei ma giocando sul fatto che fossero in qualche modo costretti a un contatto ravvicinato.
Ororo incespicò sui propri piedi, ancora calzati dei tacchi vertiginosi della sera prima, e, sbilanciata da quel mezzo non propriamente stabile, gli rovinò addosso. Proprio come lui aveva voluto. Il suo abbraccio era caldo e accogliente: quasi dimenticava di trovarsi sottoterra, in cunicoli che, di quando in quando, intersecavano canali fognari. Ma non era così angusto da scatenarle il panico: avevano una libertà di una mezza dozzina di metri per lato e non era più difficile che restare chiusa in una stanza qualunque. Doveva solo cercare di evitare di pensare al fatto che stessero avanzando in gallerie scavate decine di metri sotto terra.
“Allora? Che ne pensi?” domandò cercando di mantenere la sua voce il più neutra possibile.
“Che è una brutta situazione...” rispose lei, imbarazzata
“Parlavo di noi due...” replicò il re alludendo al bacio che si erano scambiati prima che la sala da ballo si trasformasse in un campo di battaglia.
“Non mi pare il momento...” sibilò di rimando la mutante
“Ah no?” lo sguardo scettico e divertito del re l'aveva rimessa al suo posto “Io penso di sì. Abbiamo un paio d'ore a disposizione. Dopo di che è probabile che ci troveremo a viaggiare su una limousine... tanto per non dare nell'occhio... tutti stretti gli uni agli altri, senza un minimo di privacy”
“Ma Callisto... i Morlock...” protestò ancora la donna
“Lo so, hai ragione: è una brutta situazione. Ma ora non puoi farci nulla...” disse aiutandola a sedersi accanto a lui su quella specie di zattera.
“Tu volevi friggere Warren!” protestò, quasi che, tornando ad aggredirlo i suoi propositi potessero cambiare.
Lui scosse la testa, deluso “Xavier non ti ha informato? Ha detto che l'unico metodo per fermare Angelo, in caso di corto circuito, è folgorarlo...”
“Te lo stai inventando al momento!” protestò lei
“L'ha detto il dottor McCoy. Ma mentre aspettiamo di risolvere la questione, possiamo ritornare a noi? A dove ci eravamo interrotti?”
“Non pensare di incantarmi con due moine!” replicò Ororo volutamente tagliente. La sera prima gli aveva quasi perdonato ogni cosa, sotto l'effetto degli ormoni che le impedivano di ragionare. Ma ora era diverso. Fece appello a tutto il suo sangue freddo, cercò di focalizzarsi sulla propria natura mutante in modo da sentirsi orgogliosamente superiore e non cedere alle sue parole.
Ma lui, come sempre, la spiazzò, forse leggendole l'anima. “Non mi permetterei mai. Sei pur sempre una dea e considero già un onore il fatto che tu mi rivolga ancora la parola. Capisco che tu sia arrabbiata con me. Ne hai tutti i motivi. Ma vorrei che valutassi le mie parole...” disse con la tranquillità che contraddistingueva un sovrano abituato a gestire beghe di ogni levatura e che non si lasciava facilmente impressionare. Neanche da una divinità “...Darci una possibilità... Non ti sto mica chiedendo di sposarmi seduta stante!” sbottò a sottolineare l'innocenza dei suoi intenti “O meglio. Te lo chiederei anche ma so che ti scalderesti subito...” si corresse. Per tutto il tempo non aveva fatto altro che guardare dritto davanti a sé, fiero e orgoglioso. Non temeva la sua reazione, né cercava di compiacerla. Le aveva esposto le sue intenzioni con lucida rassegnazione.
“Cos'è che faresti tu?” replicò lei con un tono di voce che, per la sorpresa, le sfuggì involontariamente inviperito.
T'Challa si volse a fronteggiarla. La scrutò come se fosse la prima volta che la vedeva davvero “Ti sposerei qui e ora, su questo malandato vagone di fortuna. Ora posso. Sono re. Il consigliere reale può solo sottoporre alla mia attenzione le candidate, ma la scelta spetta a me. Certo, per ufficializzare la cosa dovrei rientrare in Wakanda e seguire i protocolli, allestire una festa sontuosa che non si prepara da sola e non dal giorno alla notte... Ma a parte questi dettagli...”
“Chiamali dettagli...” ironizzò lei
“... Non vedo cos'altro dovrei aspettare. Quindici anni sono un tempo abbastanza ragionevole, credo, per sbollire la carica ormonale, riuscire a ragionare lucidamente sul partner e capire se la donna che vuoi sia o meno adatta al ruolo che intendi proporle...”
“Quindici anni sono proprio un'inezia...” sbuffò la mutante, divertita
“E dunque, mia unica dea, posso chiedertelo? O intendi folgorarmi per averlo solo pensato?”
“Ti sei comportato male...” recriminò lei, distogliendo lo sguardo “Ma in quanto divinità, sono magnanima e, soprattutto, sono superiore a certe paranoie tutte umane.” disse facendo scendere la sua concessione dall'alto: che si sentisse un pochino in colpa! Nonostante il giorno prima l'avesse quasi assolto da ogni responsabilità per un comportamento tanto meschino, con il nuovo giorno era rinsavita e tornata sulla propria posizione: avrebbe potuto lottare un po' di più per lei, se davvero ci avesse tenuto tanto.
Ma era inutile prendersi in giro: non aveva smesso di pensare a lui per un istante in tutti quegli anni, la ferita le bruciava ancora come appena inferta. Quando Forge, poi, si era fatto avanti il mondo le era crollato sulle spalle e si era voltata dall'altra parte: un altro si stava facendo avanti, chiedendole di accompagnarlo per la vita, un altro uomo che non era quello che aveva sempre amato e mai dimenticato. Quella dichiarazione l'aveva precipitata nella realtà e nella disperazione: era stata una stronza a frequentare Forge mentre il suo cuore e la sua mente erano occupate da T'Challa ed era stata una stronza anche se non aveva mai voluto ferire realmente l'altro mutante con cui si sentiva così in armonia. Soprattutto, si era svegliata bruscamente, rendendosi conto della situazione in cui si trovava: come capita nei sogni, in cui un bisogno viene soddisfatto anche per interposta persona, lei aveva curato il suo animo ferito tramite il pacifico sciamano delle pianure per rendersi conto solo all'ultimo che sovrapponeva a lui l'immagine del principe wakandiano, illudendosi che fosse questi a darle tutto ciò che, in realtà, le donava l'altro.
Ora, il suo cuore non ce la faceva più a trattenersi dall'irrorare sangue in ogni capillare, dandole un pericoloso senso di vertigine. Nonostante il tempo trascorso, lui la desiderava ancora.
Poteva concedersi a T'Challa? Certo che poteva, per la Dea! Era quello che voleva di più al mondo, che aveva anelato con ogni fibra del suo essere per anni. Aveva scoperto che non c'era malafede nelle sue azioni ma solo un egual desiderio. Finalmente otteneva quanto desiderava. Ma questa conquista non la stava ripagando con un senso di tranquillità. Al contrario, si sentiva agitata e nervosa: lo stava tenendo troppo sulla corda? Anno più anno meno, ormai, cosa importava? Oppure era stata troppo precipitosa, ponendosi in posizione di svantaggio rispetto a lui, dimostrandogli tutta la sua debolezza?
Se non fosse stata più che certa del tipo di persona che era il re dello stato africano confinante con la sua terra natia sarebbe stata vittima certa del panico. Non si stava illudendo: T'Challa era davvero buono e non avrebbe mai infierito così meschinamente sulle debolezze di chicchessia.
“Certo non è il luogo e il momento in cui mi sono sempre immaginato questa scena però... Ororo...” disse con tono solenne, portandosi la mano di lei, stretta tra le sue, al cuore “...vuoi sposarmi e condividere con me il peso della corona?”
Lo sferragliare assordante delle carrozze che imboccavano l'ennesima galleria coprirono la risposta ma il re parve ugualmente soddisfatto: si tirò addosso la donna e la baciò appassionatamente.




1    Double Dragon e la conurbazione S.F.-L.A.

2    Philip K. Dick è uno dei più grandi autori di fantascienza mai esistiti. Pazzo e visionario, nel 2005 fu creata una testa robotica -che andò persa, casualmente- e pochi anni dopo ne venne preparata una seconda versione più avanzata che, addirittura, indossa gli abiti dell'autore morto ormai 30 anni fa.

AV AV AV AV AV AV AV AV AV AV AV AV AV AV AV AV AV AV AV AV

Ben ritrovati a tutti.
Rieccomi qui, come promesso, dopo la mia trasferta Irlandese.
Peccato solo essere tornata e aver trovato un gran casino a casa e non avere, quindi, tempo per postare come previsto... d'ora in poi vedrò di organizzarmi meglio ma per un mesetto non garantisco la consueta puntualità. Mi scuso profondamente per questo!
Bene... ricominciamo da dove avevamo lasciato: il viaggio verso casa ha inizio! Non durerà molto, credetemi.
Per quel che riguarda il titolo, se siete esperti della materia, troverete interessante l'assonanza con la N-zone (in inglese si pronuncia EN... molto simile a End). Altrimenti non perdeteci troppo la testa: capirete strada facendo.
   
 
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