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Autore: YOUSHOULDLETMEBE    02/05/2014    4 recensioni
Le cinque protagoniste di Pretty little liars diventano le cinque protagoniste di Divergent.
***
Dal testo: «Io e te saremo sempre un porto sicuro in cui approdare, per quanto agitato possa essere il mare.»
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hanna Marin
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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POV ALISON

«Ali! Svegliati!» La voce di mia madre risuona attraverso i muri sottili. Mi copro la testa con il cuscino cercando di ignorarla. «Dai! Oggi ci sarà il test!» Balzo in piedi e improvvisamente sono davvero sveglia. Il test. Oggi si deciderà il mio destino. Mi preparo velocemente, indosso un paio di pantaloni neri di pelle e una maglia attillata dello stesso colore, anche le scarpe, ovviamente, sono nere.
Scendo le scale saltando i gradini, quando arrivo in cucina saluto la mamma con un bacio sulla guancia e rubo una ciambella prima di scappare fuori.
Percorro la strada correndo veloce come il vento, quando raggiungo la casa di Caleb busso con violenza sulla porta di legno scuro. «Chi è??» La madre di Caleb grida da lontano.
«Ali!» Caleb spalanca la porta e me lo ritrovo davanti.
«Ciao mà!» Grida alla porta prima di chiudersela alle spalle.
Inizia a correre mentre io sono ancora ferma, lo inseguo e lo raggiungo, non sta andando troppo veloce.
«Sei pronto?» «Sono un intrepido Alison, sono pronto a tutto» mi supera aumentando di velocità. Già, anche io sono un’intrepida, ma non mi sento pronta per tutto questo.
Vorrei dirgli che ho paura; paura di non risultare intrepida, paura di dover lasciare la mia famiglia e anche lui per sempre; ma so che non capirebbe, lui non ha paura, lui è un intrepido.
Mi aspetta davanti alle rotaie del treno, nemmeno mi ero resa conto di averlo perso di vista.
«Muoviti! Arriva!» Il vento gli scompiglia i capelli scuri, io prendo la rincorsa e lo raggiungo subito, adesso anche i miei capelli biondi sono mossi dal vento.
I primi vagoni ci sfrecciano davanti e iniziamo a correre, io salto per prima. Premo il pulsante e la porta si spalanca davanti a me, risucchiandomi nel vagone spazioso.
Mi siedo a terra sistemandomi i capelli e Caleb atterra accanto a me. «Sta mattina mia madre non mi voleva lasciare andare, continuava con quelle stronzate sul non preoccuparmi…» Guardo il pavimento grigio davanti a noi, mia mamma non mi ha incoraggiata, non mi ha detto niente, credeva che non ne avessi bisogno…
Mi sventola una mano davanti agli occhi. «Ci sei?» «Sono un po’… sovrappensiero» Lo guardo negli occhi un po’ preoccupata, lui è il mio migliore amico da sempre, nessuno mi conosce come lui, gli basta guardarmi per leggermi nella mente «Hey, andrà tutto bene! Tu sei Alison Dilaurentis, niente ti potrà fermare! Sei un’intrepida!» Non lo so come faccia, ma sa sempre cosa dire. Gli sorrido.
Saremo intrepidi per sempre, la vita è fatta di dubbi, ma questo non è uno di essi.
I ragazzi iniziano a saltare giù dal treno così io e Caleb ci alziamo e ci spingiamo fuori con loro.
Rotoliamo sulla collinetta verde e ci rialziamo subito.
E’ questa la mia vita, e non dovrei preoccuparmi per questo test, sarà così per sempre.
Corriamo verso la scuola insieme a tutti gli altri intrepidi un attimo prima che la campana suoni.
«Buona fortuna!» Grida attraverso la folla che ci separa.
**
Gli altri intrepidi fanno confusione attorno a me ma io sto ferma, seduta sul tavolo a picchiettare le lunghe unghie sul suo legno.
«Hey!» Caleb mi afferra le spalle da dietro facendomi sobbalzare, scoppia a ridere e quando finisce mi si siede davanti.
«Dov’eri finito? Tra poco tocca a te» Fa un gesto di noncuranza con la mano e sposta la sua attenzione a una bionda al tavolo dei candidi. «Carina eh?» La indica con il mento., la fissava anche sta mattina. «Mhh… Io sono molto meglio Rivers!» Entrambi scoppiamo a ridere confondendoci per un attimo con il resto degli intrepidi.
Una donna entra nella stanza e chiama cinque ragazzi, uno per fazione, tra cui Caleb. Con un saltello incerto scende dal tavolo e si dirige verso la porta scambiando un ultimo sguardo con la candida bionda. «Buona fortuna!» Grido, lui si volta e mi sorride.
Passa molto tempo prima che mi chiamino e quando lo fanno raggiungo la porta quasi tremando. Io sarò nella stanza numero tre, normalmente sarebbe l’aula di biologia, ma non oggi.
«Ciao, mi chiamo George» un pacifico fin troppo allegro mi accoglie e mi indica di sedermi su una strana sedia.
«Alison» dico mentre mi siedo. «Bevi questo» l’uomo mi porge un bicchierino pieno di uno strano liquido quasi azzurrino. Lo fisso incerta e poi lo svuoto all’interno della mia bocca.
Chiudo gli occhi per un istante e quando li riapro sono di nuovo nella stanza numero tre, ma questa volta George non c’è, e sia le pareti che il pavimento sono di specchio.
Infiniti riflessi di me mi circondano e quasi mi sento oppressa da me stessa.
«Scegli» una voce femminile proveniente da un qualche angolo mi indica due contenitori in pietra davanti a me, uno contenente un pugnale e uno una fetta di carne.
Faccio per prendere la carne ma poi mi blocco, questo test dovrà risultare intrepida, lascio stare la carne e afferro il pugnale, tenendolo stretto nella mano destra.
I recipienti scompaiono all’istante e in lontananza un lupo inizia a correre verso di me.
Pensa da intrepida, mi lancio verso il lupo pronta ad ucciderlo ma lui cambia direzione, corre verso una bambina apparsa dal nulla.
Corro verso la bambina e uso il mio corpo per proteggerla. Il lupo ci raggiunge, salta verso di me e poi sparisce, mi guardo intorno, adesso sono all’interno di un pullman completamente vuoto… no, c’è un uomo seduto non troppo lontano da me. «Hey tu!» Mi chiama. Mi avvicino con passo incerto verso di lui. «Conosci quest’uomo?» Indica una foto sul giornale cha in mano. Si. «No, mi dispiace, non l’ho mai visto prima» alza gli occhi al cielo. «Tu menti! Per favore… Se lo conoscessi potresti salvarmi» Mi afferra il braccio con fare supplichevole, mi libero dalla sua presa con uno strattone «Non lo conosco, mi dispiace» Chiudo gli occhi e quando li riapro sono di nuovo nella stanza tre, accanto a George, che mi guarda preoccupato.
«Allora? Qual è il risultato?» Non sembra voler rispondere, mi sembra quasi stregato. «Allora?» Torna a sembrare normale, ma è ancora preoccupato. «Intrepida» Caccio un sospiro di sollievo «…E abnegante» resto immobile, che significa? Come posso appartenere a due fazioni? «Divergente» sussurra. Divergente.
Frottole, i divergenti non esistono, quando ero bambina erano i protagonisti delle favole al posto delle fate, sono reali quanto la magia, sta mentendo, è ovvio, eppure… Eppure qualcosa mi spinge a credergli. «Non devi dirlo a nessuno, intesi? Ti ucciderebbero» «Che cos… Chi?» Mi scorta fuori senza rispondere alla mia domanda, né a quella né a tutte le altre che avrei voluto rivolgergli.
Torno a casa senza fretta e non cerco Caleb, ci vedremo domani, e poi per il resto della nostra vita, sarò un’intrepida.

ANGOLO AUTRICE:
Ed eccomi dinuovo qui! Allora, qualche nota sui primi cinque capitoli:
-saranno piuttosto brevi rispetto agli altri, ma è un effetto VOLUTO.
-il punto di vista cambierà in quanto i contesti sono diversi ma, a partire dal sesto capitolo, il punto di vista sarà SOLO di Hanna, in quanto mio personaggio preferito, fatta eccezione, forse, e dico forse, per alcuni casi particolari, per cui continuerò ad inserire il POV.
Quindi, ringrazio tutti quelli che hanno letto la mia prima fanfiction, è soprattutto grazie ai vostri commenti e ai vostri complimenti che ho deciso di scrivere questa seconda storia.
Alla prossima,
--Sara
   
 
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